ZIO PETROS E LA CONGETTURA DI GOLDBACH

Se qualcuno ha mai pensato che non sia possibile fare arte del romanzo con la matematica, Apostolos Doxiadis ha smentito splendidamente questo pregiudizio.

Apostolos Doxiadis

Apostolos Doxiadis, in greco Απόστολος Δοξιάδης, è nato a Brisbane in Australia, ma è cresciuto ad Atene.
Fu ammesso alla University of Columbia di New York all’età di quindici anni (!) dopo aver presentato una sua ricerca al Dipartimento di Matematica e, in seguito, frequentò la École Pratique des Hautes Études di Parigi.

Più tardi, per motivi non chiariti, ma mi viene da pensare che Zio Petros e la congettura di Goldbach non siano del tutto estranei, qualcosa dell’universo matematico lo impaurì – come ha affermato lui stesso – e gli fece abbandonare la matematica per dedicarsi, invece, alla regia teatrale e cinematografica. Ma un amore così grande non si può dimenticare e, probabilmente, Doxiadis doveva liberarsi e testimoniare il lato pauroso del suo primo amore perché, a conti fatti, nel romanzo traspare con evidenza l’intento tragico dell’argomento.

Che cos’è la congettura di Goldbach? È uno dei misteri ancora irrisolti in matematica, nella teoria dei numeri. La teoria è imputata al matematico prussiano Christian Goldbach, tutore del figlio dello Zar che, nel 1742, contattò Eulero comunicandogli una teoria secondo la quale “Ogni intero maggiore di 5 può essere scritto come somma di tre numeri primi“. Eulero riformulò il problema nella seguente versione equivalente: “Ogni numero pari maggiore di 2 può essere scritto come somma di due numeri primi“. E questa rimase la forma con la quale ancora oggi viene formulata. Il punto è che nessuno, all’oggi, è riuscito a dimostrarla, sebbene la maggioranza dei matematici ritenga che sia vera, in base a considerazioni statistiche e probabilistiche ricavate con il teorema dei numeri primi.

Un nipote e uno zio, quest’ultimo disprezzato e reietto dalla famiglia per aver donato tutta la sua vita al “niente” sprecando il suo incredibile talento in una fantascientifica dimostrazione, sono avvicinati dalla passione comune per la matematica. Ambientato originariamente in Grecia, ma successivamente negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Germania e poi ancora in Grecia – a seconda che abbiano preponderanza la voce narrante del nipote o i lunghi flashback di zio Petros Papacristos – il romanzo indaga l’avventura misteriosa e i segreti dolorosi di un obiettivo irraggiungibile. Quanto sia irraggiungibile – a dispetto del motto della famiglia che recita rabbioso “Il grande segreto della vita è porsi sempre obiettivi raggiungibili” – lo scoprirà alla fine il nipote, in un crescendo di eventi quasi da thriller.

Il romanzo, vincitore del Premio Peano per il miglior libro di divulgazione matematica del Duemila  e tradotto in una quindicina di lingue, ha, fra l’altro, il merito non solo di avvicinare il grande pubblico a un argomento ignoto, ma probabilmente anche quello di ri-accattivarsi la curiosità della ricerca da parte di esperti matematici.

Romanzo carico di profonda umanità, Zio Petros e la congettura di Goldbach catalizza domande importanti, soluzioni aperte, intuizioni geniali che finalmente impegnano la vita del quotidiano e, allo stesso tempo, ne distruggono l’aspetto mortificante del ripetuto e del rifatto, del sempre lo stesso. Perché proprio dall’impegno assoluto e dalla determinazione quotidiani, dalla ricerca appassionata e dallo studio – che non è studio coatto e ripetizione idiota e decerebrata – nasce lo sbocco creativo, alle cui spalle sta il lavoro minuto per minuto. Una intera vita per la scintilla dell’eternità.

Ο θείος Πέτρος και η Εικασία του Γκόλντμπαχ

 

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