Weekend con il morto di Ted Kotcheff è… aspetta, come si dice? Imparando dagli errori, abbiamo perfezionato le catastrofi.
Ecco, a volerlo riassumere in poche parole, questo rende piuttosto bene il concetto. L’idea stessa alla base di Weekend con il morto.

Siamo nel 1989, agli sgoccioli di un decennio fatto di eccessi e stramberie in cui sembrava non esserci limiti. Nessuna spallina era troppo grande, nessun pantaloncino troppo corto e nessun colore troppo molesto.
Va da sé che nessuna premessa fosse troppo stupida.

 

Weekend con il morto, sole e spiaggia…

WEEKEND CON IL MORTO

Siccome siamo proprio nel 1989 qualcuno avrà pensato che trascinarsi in giro un cadavere per giorni fosse l’idea comica del secolo. Weekend con il morto è un film fatto della stessa materia di cui sono fatte le cazzate.

Nonostante tutto, Ted Kotcheff decide di lanciarsi in un progetto che, nel 90% dei casi, risulta fallimentare in partenza: una commedia con protagonista un morto.
Per dire, prima di lui, pure Alfred Hitchcock ci aveva provato con La congiura degli innocenti.

Forse, metti che Alfred era molto più avanti rispetto ai suoi tempi. Metti che, proprio per questo, con gli anni La congiura degli innocenti è stato rivalutato dalla critica. Tuttavia all’uscita fu un floppone. Uno di quelli tremendissimi, però.

I motivi per cui soggetti come Weekend con il morto non funzionano possono essere tanti. Parecchi. Moltissimi. Giusto per dirne uno, che non tutti capiscono o apprezzano l’umorismo nero. Tanto più difficile, poi, se messo nel modo sbagliato.

WEEKEND CON IL MORTO

La storia del film, piuttosto semplice, gira su Larry (Andrew McCarthy) e Richard (Jonathan Silverman). Classica coppia di amici anni ottanta, entrambi impiegati di una megasocietà di assicurazioni anni ottanta, nella New York degli ottanta. Da un lato, Richard è il classico yes man sempre in piega e fissato con il lavoro.

Dall’altro, Larry è l’equivalente in carne e ossa di Philip J. Fry di Futurama. Impressione questa, resa ancor più forte dal fatto che da noi Larry è doppiato da Fabrizio Manfredi, proprio la voce di Fry.

Dunque, succede che in piena estate, di domenica pure, Richard si trascina Larry in ufficio.
Questo perché, nel frattempo Richard impila figure di niente una dietro l’altra con Gwen, la collega di cui si è invaghito.
Tra una scartoffia e l’altra viene fuori che, molto probabilmente, la società per cui lavorano è stata truffata, visto l’ammanco di quasi quattro milioni.

Richard e Larry scoprono così che qualcuno” ha versato più e più volte il premio sulla polizza vita di un tizio che a quanto pare è morto quattro volte. Cosicché, con la speranza di aver fatto il colpaccio del secolo, corrono da Bernie Lomax (Terry Kiser), il loro capo.

WEEKEND CON IL MORTO

Bernie Lomax prende atto della cosa e allora applausi e congratulazioni, baci di qua, abbracci di là. Invita Larry e Richard a passare il weekend nella sua villona al mare su Hampton Island.
Problema: è proprio Bernie il tipo morto quattro volte che sta truffando la società.

Quindi, con l’aiuto di Vito, un boss della mala con cui Bernie ha degli agganci, organizza un piano invitando i ragazzi da lui. Lo scopo è far passare Larry per “una checca impazzita” che ha truffato la società così da potersi permettere di cambiare sesso e sposarsi con Richard.
Una volta sull’isola, però, Richard lo lascia, lui dà di matto e commette un omicidio-suicidio.

Vito pare apprezzare il piano e dice che manderà Paulie a occuparsi della cosa. Peccato per un piccolo dettaglio sfuggito a Bernie: Vito sa benissimo che si ingroppa con nonchalance sua moglie.

Quindi, una volta sull’isola, Paulie segue gli ordini di Vito e invece di uccidere i ragazzi schiaffa un siringone nelle chiappe di Bernie per mandarlo in overdose, uccidendolo sul colpo. Paulie va via, mentre Richard e Larry arrivano a casa del capo.

I due fanno quello che fanno tutti gli umili quando si trovano di colpo nel lusso accecante: si guardano attorno senza capire una mazza.
Così, dopo aver girovagato un po’, scoprono che Bernie è morto. Proprio nel momento in cui la casa viene invasa da gente. Perché Bernie è (era) uno che conosce tutti e tutti conoscono Bernie. Perciò ogni weekend la sua casa si trasforma in un rave dove chiunque entra ed esce alla cazzomannaggia.
Ecco, magari non è tanto l’intreccio, la storia della truffa e via dicendo.

Tutto sommato, la storia regge bene anche così. Ma è a questo punto che le cose in Weekend con il morto cominciano a farsi strane.
D’accordo, siamo in una commedia anni ottanta e, perciò, l’ammore innanzitutto. Guarda là, c’è Gwen: allora va be’, dai. Devo andare a conquistarla.

Alla probabile accusa di occultamento di cadavere magari ci pensiamo dopo. E metti che questo è Richard, quello serio.
Invece Larry, figuriamoci, se ne va direttamente in giro con il cadavere di Bernie. A cui lega pure dei fili agli arti a mo’ di marionetta e ci gioca a Monopoli.

A quanto pare, andare in giro con un cadavere in decomposizione è il trend del momento. Da qui in poi Weekend con il morto si regge tutto sulle gag con protagonista un cadavere.

Si diceva dei motivi per cui, spesso e volentieri, è difficile far uscire qualcosa di buono da soggetti del genere e perché quasi nessuno va a impelagarsi con queste faccende, giusto?
Ecco, il fatto è che portarsi in giro un cadavere e sbatterlo di qua e di là non è proprio il massimo del divertimento, insomma.

Certo, vero è che parliamo di black comedy. La quale funziona quando viene fatta in un certo modo. Tipo Fargo, Brian di Nazareth, Piccoli omicidi fra amici, Il Dottor Stranamore, La congiura degli innocenti e compagnia cantante, no?

Questi film trattano tutti argomenti generalmente considerati molto seri, se non addirittura tabù. Come la guerra, per esempio. Oppure la morte, la violenza, la religione, la malattia (e quindi la disabilità), la sessualità, la diversità culturale, l’omicidio e così via.

Concetti che letti in chiave satirica diventano paradossalmente comici. Così funziona.
Non di certo facendo reggere tre quarti di film su gag sceme con un cadavere.
Va be’, Weekend con il morto è una commedia nera, dirai. Il cadavere trascinato in giro tipo portachiavi ci può stare, dirai.

Il problema non è questo, ma la costruzione degli avvenimenti che non lasciano sottintendere nulla. In altre parole, Kotcheff prova pure a mettercela la pezza facendo riconoscere ai protagonisti l’assurdità della situazione, ok?

Però, sai perché non funziona? No, non è perché vedere un cadavere sbattuto qua e là come una pezza, con la testolina che dondola tipo bobble head sia grottesco o di cattivo gusto. Anzi, fa ridere. Dopotutto, la commedia stessa si basa sull’offesa.

Semmai devi esserti drogato come un cavallo per non renderti conto di star a parlare con un cadavere. Questo è, fondamentalmente, il motivo principale per cui Weekend con il morto non funziona: per andare avanti, il film richiede che tutti gli altri personaggi siano stupidi a livelli da lobotomia.

Quando metti in piedi scene come quella in cui l’amante di Bernie si presenta a sorpresa da lui e poi cerchi di farmi credere che questa tizia non si è minimamente resa conto d’essersi accoppiata con una salma, stai dando per scontato che pure gli spettatori abbiano subito una lobotomia.

 

Ebbene, direi che anche per questa volta è tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

 

 

Un pensiero su “WEEKEND CON IL MORTO SALUTA GLI ANNI ’80”

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