Udo Dirkschneider è un nome ben conosciuto nell’ambito del metal. Storico cantante della band tedesca Accept, da più di vent’anni ha intrapreso una proficua carriera solista con gli U.D.O.

Nel 2020 Udo Dirkschneider unisce le forze con il tenente colonnello Christoph Scheibling e la Musikkorps der Bundeswehr, la famosa Concert Band delle Forze armate tedesche da lui diretta, per dare alla luce a un progetto musicale quasi unico nel genere.

We Are One è un disco decisamente differente, un disco che vi farà sentire il rocker tedesco e la sua band come non li avete mai prima.
Gli U.D.O. e la Musikkkorps der Bundeswehr avevano già collaborato in occasione della Navy Metal Night del 2014 e a Waken l’anno successivo. Questa collaborazione si è ulteriormente rafforzata con l’album uscito il 17 luglio per la AFM Records.

Che heavy metal e orchestra si leghino e armonizzino molto bene tra di loro è cosa risaputa, ma solitamente, fatta eccezione per il synphonic metal che fa storia a sé, la maggior parte delle band che decidono di esibirsi con un’orchestra reinterpretano e riarrangiano brani del loro repertorio passato.

Coadiuvato dai suoi ex compagni dei tempi degli Accept, Stefan Kaufmann (batteria e cori) e Peter Balte (basso, cori e voce solista occasionale) e con l’aiuto dei compositori e arrangiatori Guido Rennert e Alexander Reuber, Udo Dirkschneider e la sua band hanno invece scelto di incidere un album di inediti.
Tanti talenti dagli stili diversi tra loro hanno fatto scorrere una linfa vitale di idee ed emozioni all’interno dell’album con risultati sorprendenti.

Pandemonium, il brano d’apertura, parte subito con l’orchestra che fa il suo ingresso in modo trionfale con i fiati e la sezione ritmica in evidenza, a fare da apripista per l’entrata in scena degli U.D.O. e della voce graffiante di Dirkschneider.

Il quale con gli anni non ha perso quell’aspra ruvidità che lo contraddistingue e che sa usare su molteplici livelli di registro, sempre taglienti e accurati, portandolo a essere una vera e propria leggenda tra i cantanti metal di sempre.

A seguire troviamo la title track We Are One, che aveva preceduto l’uscita del disco di un paio di settimane, con il suo ritmo travolgente a partire dal basso in marcia fino ad arrivare al coro dal sapore pop rock quanto basta per renderla un sicuro successo durante gli show dal vivo.
Uno di quei brani che fanno esplodere le arene senza scadere nel banale e stereotipato.

Certo, il brano potrebbe far venire un colpo ai fan di lunga data degli U.D.O., ma non temete, anche qui la sua voce è sempre la solita “sciabolata assassina” che inchioda. Cosa che si perpetua in ogni brano del disco cantato dal frontman teutonico.

Il disco avanza deciso per tutte le quindici tracce, spaziando tra il metal più ruggente, come la citata Pandemonium, Love and Sin e We Strike Back (che rimanda al classico dei classici dell’era Accept, Fast as a SharkRestless and Wild, 1982).

A brani più intimisti come Blindfold (The Last Defender), interamente cantata da Manuela Markewit, gli strumentali Blackout, Natural Forces (ci porta di peso su di una nave pirata che solca i sette mari), Beyond Gravity e Beyond Good and Evil (in realtà contiene un piccolo pezzo cantato da un coro), ne seguono più trascinanti come Future is the Reason Why, Mother Earth e la menzionata title track We Are One.

La demi ballad in stile metal anni ottanta Neon Diamond, cantata in coppia ancora una volta con Manuela Markewit vanta un assolo di sax un po’ straniante, ma nel complesso non stona nell’insieme del disco.

Here we go Again, dal sapore funky, e le buone metal tracks Children of the World e Rebel Town vanno a completare il set totale del disco.
I testi spaziano dall’inquinamento alla difficoltà nei rapporti personali, dai rifugiati all’immigrazione.

 

We Are One mette insieme la durezza dell’heavy metal con la ricercatezza della musica per orchestra.
In un panorama musicale fatto di tante uscite simili tra loro, l’ultima fatica degli U.D.O. è un album diverso che si contraddistingue per l’unicità della sua struttura musicale, per la composizione delle canzoni e per l’orchestrazione ispirata.

Con questo disco il gruppo tedesco si spinge oltre le barriere del metal, come solo una band influente come questa può permettersi di fare, rimanendo allo stesso tempo credibile.
È uno strano miscuglio di stili che forse non piacerà ai duri e puri del metal, dividendo gli ascoltatori tra chi non lo potrà sopportare e in chi lo metterà tra gli album preferiti.

Senza l’orchestra il disco avrebbe funzionato lo stesso? Non ha senso chiederselo, poiché l’insieme delle parti ha una profondità che non sarebbe possibile ottenere se non unendo i riff metal graffianti e travolgenti a un’orchestra perfetta.

Forse l’album dura troppo, ma questo è un problema trascurabile nel complesso dell’esperienza di ascolto.
Ripensando alle uscite del passato di Accept e U.D.O., non è proprio il disco che ci si sarebbe aspettati da Udo Dirkschneider, ma mantiene l’essenza di quello che il frontman è sempre stato, anche se dotato di una potente orchestra che non fa da semplice contorno.

La vera sorpresa è che tutto funziona alla grande. Non sarà così per tutti, ma per quelli che andranno oltre, eccome se funziona.

Metalorchestramagorico!

U.D.O.
&
Das Musikkkorps der Bundeswehr

We Are One

Heavy Metal
Classic / Synphonic

AFM Records
17 luglio 2020

U.D.O.
Udo Dirkschneider: vocals
Andrey Smirnov: guitars
Fabian Dee Dammers: guitars
Tilen Hudrap: bass
Sven Dirkschneider: drums

Manuela Markewit: vocals *

track list
Pandemonium
We Are One
Love and Sin
Future Is the Reason Why
Children of The World
Blindfold (The Last Defender) *
Blackout
Mother Earth
Rebel Town
Natural Forces
Neon Diamond *
Beyond Gravity
Here We Go Again
We Strike Back
Beyond Good and Evil

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *