Tra le nuove leve della satira, Walter Leoni si è ritagliato una spazio fatto di simpatia del disegno, non partigianeria (mette alla berlina tutti indistintamente) e ricchissima recitazione dei personaggi.

La satira, da decenni, in Italia si nutre di vignette singole, e nessuno tra gli autori esce da questo formato tradizionale. Che è poi quello che i giornali stessi, d’altronde, riservano a questa forma di “giornalismo illustrato”. All’interno di questo spazio dedicato, ogni autore si esprime secondo il proprio gusto e talento. Si va così dalle sapide battute di una Ellekappa, bravissima a infilare il suo affilato coltello nelle pieghe e nelle piaghe della politica e della società appoggiandosi a un abbozzo di disegno abbastanza sgraziato nel quale è a volte difficile riconoscere delle figure umane, a Vauro dal disegno sintetico ma ben costruito che spara sui politici dal suo piedistallo di comunista dichiarato (anche se questo non gli ha impedito qualche anno fa di fare armi e bagagli e lasciare il quotidiano comunista il manifesto per approdare al forse più remunerativo il Fatto Quotidiano di taglio liberal-antiberlusconiano); da Giannelli con le sue vignette “grisagliate” (così battezzate dai curatori dell’imprescindibile pagina Facebook “Capire Giannelli“) tardo forattiniane servite da un disegno carente di prospettiva e dalla calligrafia quantomai rozza e spesso mancante di punteggiatura e accenti, al bravo Lele Corvi con i suoi ometti dall’aria simpatica e la testa grossa; fuori categoria Altan, che quasi sempre preferisce mettere in scena i semplici cittadini con arguti e filosofici commenti sullo stato mentale dei vari ceti sociali italiani.

Le modalità principali delle vignette satiriche sono due: il semplice botta e risposta tra due personaggi (politici o persone comuni) o uno o più personaggi che commentano un “titolo” posto sopra la vignetta.

Anche Leoni fa vignette satiriche singole, ma essendo anche un fine fumettista tende a uscire dalla gabbia delle modalità suddette moltiplicando i botta e risposta tra i protagonisti, o il numero delle vignette ascendendo così direttamente al raccontino sequenziale. E se i “satirici” classici risolvono spesso con un gioco di parole il non facile compito di inventarsi quotidianamente una battuta, l’autore orvietano non prende nemmeno in esame la possibilità di farlo. Alla battuta secca, con gioco di parole o meno, lui preferisce altri generi umoristici: dietro i suoi dialoghi spunta quasi sempre il teatro, magari nella forma dell’avanspettacolo. I suoi personaggi, semplici cittadini o politici che siano (ma il vignettista non risparmia neppure giornalisti o mezzibusti televisivi), vengono presi dall’autore e trasformati in attori (o marionette) di una pièce dai dialoghi spumeggianti. Questo genere di narrazione consente a Leoni di tirar fuori la reale natura dei protagonisti con una finezza di analisi da psicologo (o psichiatra?) consumato.

A sostenere la recitazione dei personaggi c’è un disegno lineare ma ricchissimo, estremamente gradevole e colorato con gusto e sapienza.

Non ricordo quale sia il primo lavoro di Walter che ho visto, ma so chiaramente qual è quello che mi ha fatto innamorare definitivamente di lui: potete leggerlo qui sotto. In una manciata di vignette l’autore è riuscito a mostrare, divertendo fino allo sghignazzo, tutte le contraddizioni e assurdità dell’allora nascente nuovo movimento politico.

Da fumettista, Leoni ha creato il panel di Sergio l’Orso Bipolare e, da quando è diventato padre, si diverte anche a tratteggiare esilaranti scenette di vita quotidiana.

Non mancano, tra i suoi divertissement, vignette dedicate a icone fumettistiche come l’Uomo Ragno, Superman o Hulk.

 

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