Vincenzo Mollica, uno dei giornalisti più conosciuti del piccolo schermo, modenese di nascita, vive a Roma, in pensione ufficialmente dal 29 febbraio 2020, dopo 40 anni al Tg1.
Non ha mai perso la sua buona dose di ironia, anche di fronte alla degenerazione della vista e al Parkinson, “perché oggi il Parkinson balla il rock & roll”, come ha detto al direttore Giuseppe Carboni mentre gli reggeva il microfono durante i saluti e i ringraziamenti alla Rai e ai colleghi, anche “ai figli di mignotta”, sempre fedele ai suggerimenti dell’amico Federico Fellini: “Vincenzo, non sbagliare mai il tempo di un addio o di un vaffanculo”.

VINCENZO MOLLICA DISEGNATORE DI BETTY BOOP
Non è solo uno dei più noti giornalisti della Rai, dove si è sempre occupato di spettacolo, cinema, musica e fumetto, ma è anche un disegnatore con la grande passione per l’arte contemporanea. La sua arte, rivisitata in chiave fantastica e con una buona dose di ironia, ha come musa ispiratrice Betty Boop, la femme fatale di cartoni animati proiettati nei cinema tra il 1931 e il 1939.
Betty Boop è in un certo senso primo cartone erotico. Seguendo la moda del tempo, Betty è una ragazza con il taglio dei capelli corti e frangetta nerissimi, indossa vestitini succinti che lasciano poco spazio alla fantasia. Venne considerata talmente troppo sexy da richiedere un intervento drastico nelle sue storie: iniziò così a fare le faccende domestiche e ad accudire animali, sostituendo la mise con abiti castigati. Oggi Betty Boop è ancora un fenomeno di costume, con magliette, borse, orecchini e altri gadget con la sua effigie.

VINCENZO MOLLICA DISEGNATORE DI BETTY BOOP
“Non saprei dire quando sia apparsa per la prima volta nel mio cervello la parola boopismo, racconta Vincenzo Mollica. “Sicuramente è stata una sorpresa, un qualcosa che ha attraversato la mia mente. Con il passare del tempo mi ci sono affezionato e l’ho coltivato come una pianticella, mi sono fatto travolgere dai vaneggiamenti che suggeriva, che cominciarono così… Il boopismo, pur appartenendo a pieno titolo alla categoria delle avanguardie storiche del Novecento, non è mai stato delimitato come movimento artistico, nessuno è riuscito a stabilirne i confini. È durata dieci anni questa mia ricerca, inseguendo indizi di un movimento artistico che per la sua storia ufficiale non è mai esistito. Tutto è iniziato una notte di marzo in cui nacque mia figlia Caterina, fantasticando su quali immagini giocose avrebbero potuto accompagnare l’avvio della sua vita”.

Nel corso di questa avventura Vincenzo Mollica ha incontrato alcuni amici che hanno voluto testimoniare l’incontro tra l’artista e la fede boopista. Gli scritti di Francesco De Gregori, Pablo Echaurren, Milo Manara sono da considerarsi come vere perizie sulla sua bizzarria.

VINCENZO MOLLICA DISEGNATORE DI BETTY BOOP
Vincenzo Mollica ha tenuto per sé gelosamente questi suoi disegni. Solamente nei primi anni novanta si lasciò convincere a renderli pubblici. Fu proprio nel 1994 che conobbi Vincenzo e le sue “Tracce di Boopismo”, partecipando come collaboratrice durante le prime fantastiche edizioni del suo Festival dell’Umorismo nell’Arte a Grottammare (Ascoli Piceno).

La sua timidezza venne finalmente sconfitta nel 2006, con una prima mostra personale dei suoi disegni, intitolata “Scarabocchi senza fissa dimora”, ospitata presso il Complesso del Vittoriano a Roma. “Negli anni ho disegnato a corrente alternata, quando la vista e la fantasia me l’hanno consentito. Non ho mai vissuto il disegno come un esercizio, piuttosto come una merenda fuori programma”.

 

 

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