Massimo Zanardi è uno dei personaggi più rappresentativi della disillusione giovanile che caratterizzò gli anni ottanta. Eppure rimane anche una scheggia impazzita che non si riesce a comprendere fino in fondo.
Un giovane che, come cantava Giovanni Lindo Ferretti “non studia, non lavora, non guarda la tv, non va al cinema e non fa sport”. Il simbolo vivente di una generazione che, come ha detto Pier Vittorio Tondelli, “non ha mai realmente creduto in niente se non nella propria dannazione”.

Zanardi appartiene, come il suo creatore, a un gruppo di ragazzi che guardò le facce dipinte degli indiani metropolitani, una sorta di hippy italiani, contestare i leader sindacali e politici.  “La fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà” era uno dei loro slogan più riusciti.
Nel complesso li chiamarono i ragazzi del Movimento del ’77. Massimo Zanardi è uno di loro. “La sua caratteristica principale è il vuoto”, ebbe a dire in una intervista Andrea Pazienza, il suo creatore.
Ricordiamo assieme tutte le sue avventure. 

Giallo scolastico (Frigidaire n. 5, marzo 1981) – Voto: 10

“Giallo scolastico” è un debutto clamoroso. L’incipit “Perché il freddo, quello vero, sa essere qui. In fondo al mio cuore di sbarbo” mette a nudo una fragilità. Una fragilità che ci mette poco a trasformarsi in rabbia.

TUTTE LE STORIE DI ZANARDI


Andrea Pazienza ambienta il suo “giallo” a scuola dove, i nostri tre “eroi”, Zanardi, Petrelli e Colasanti vivono di scherzi e di droga. E chi se ne importa se gli scherzi sadici a volte finiscono male. Tanto c’è sempre la droga ad aggiustare tutto. 

Pacco (Frigidaire n. 11, ottobre 1981) – Voto: 8

“Pacco – Un’avventura estiva di Zanardi”, Andrea Pazienza lo realizza in vacanza. Non ha i pennarelli giusti, ma va bene così. Inizia con Zanardi che si tromba la donna di un altro, ma è ancora una storia di droga.

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Zanardi, Zanna per gli amici, e gli altri mettono insieme i soldi per acquistare hascish, ma finisce male. Un tipo chiamato “l’Impiccato” li frega. Zanna però non può accettare di farsi fregare. Raggiunge l’Impiccato a settanta chilometri di distanza e lo colpisce con un mattone sulla testa.

Verde matematico (Frigidaire n. 15, febbraio/marzo 1982) – Voto: 7

“Verde matematico” mette in scena un conflitto generazionale. Genitori e figli non si capiscono, hanno valori diversi. Zanardi e Petrilli sfruttano i problemi di una certa Lisa per sottrarre un ingente quantitativo di morfina dalla farmacia del padre.

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L’ennesima storia di droga, quindi, ma meno lineare e solida delle due precedenti. In un quadro di vuoto esistenziale generale, Zanardi risulta fin troppo umano, in confronto alla mediocrità degli altri personaggi che passano sul mondo senza lasciare un segno.

Notte di carnevale (Frigidaire n. 18-20-23, maggio-luglio-novembre 1982) – Voto: 8,5

Il vero protagonista della prima storia a colori di Zanardi è in realtà il debole Petrilli. È vero che fa parte del terzetto di eroi che rappresentano le tre diverse personalità di Andrea Pazienza, ma fino adesso partecipava alle vicende rimanendo sempre un po’ sullo sfondo.

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Portatore di valori un po’ più “sani”degli altri due, Petrilli è destinato a soccombere, cosa che puntualmente si verifica in questa splendida storia dove muore orrendamente consumato dalle fiamme di un incendio che ha contribuito a generare.

La proprietà transitiva dell’uguaglianza (prologo realizzato per il volume “Zanardi”, Primo Carnera Editore, febbraio 1983) – Voto: 7

Questa storia (realizzata in occasione della pubblicazione della prima raccolta delle avventure di Zanardi, in modo che fungesse da cornice a tutte le altre già pubblicate) si suggerisce sia parte di un sogno di Petrilli: Pazienza comincia a farsi beffe della realtà.

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Andrea Pazienza fa morire per la seconda volta Petrilli, che era appena defunto nella storia precedente, inducendo il lettore a credere che stavolta Sergino muoia “sul serio” e che le avventure del terzetto finiscano qui. Ma non sarà così. 

Massimo Zanardi l’inesistente (Frigidaire n. 29, aprile 1983) – Voto: 6,5

Breve storia sotto forma di diario dove la personalità di Zanardi viene descritta da due ragazze: sua sorella Luisa, e Serena, una compagna di classe. “Sta in camera sua e ascolta lo stesso nastro”, scrive Luisa sul diario, mettendo in risalto l’ossessività del fratello.

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“È elegantissimo, pensa che oggi è venuto a scuola con lo smoking nero”“i ragazzi lo copiano”. Scrive Serena, affascinata dal carisma del nostro. Per poi stramaledirlo nella pagina finale.

Lupi (Corto Maltese anno 2 n. 5, maggio 1984) – Voto: 8

“Lupi” è, come recita l’occhiello al titolo, “l’amore che si può ancora tradire”. Un gioiellino splendidamente illustrato, che, grazie alla resa pittorica delle tavole a colori, ci trasporta in un’atmosfera onirica fino a quel momento inconsueta per il personaggio.

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Le tavole ci raccontano una storia di ordinaria follia, dove viene prima attentamente programmato e poi cinicamente messo in pratica l’assassinio di un certo Riccardo. Di lui sappiamo solo che era uno “sfigato”. 

Cravatte (Alter alter n. 11, novembre 1984) voto: 6,5

Con i personaggi del clamoroso romanzo d’esordio di Bert Easton Ellis, “Meno di zero”, Massimo Zanardi condivide la mancanza assoluta di una dimensione interiore. Largo all’esteriorità, dunque, che in questa storia è rappresentata da un accessorio apparentemente assurdo come la cravatta.


“La prima sera si mostrò con la cravatta alle sbarbe in piscina”. “La sera dopo metà dei giovani portava la cravatta”. “La terza sera tutti ne avevano una”. Ma Zanardi non c’era più.

Zanardi. La prima delle tre (Alter alter numero 1/2, gennaio/febbraio 1985) – Voto: 7

Questa storia inizia con la frase: “Certe volte vorrei essere uno psicopatico vero”. Che rivela come Andrea Pazienza probabilmente si sentisse una via di mezzo tra una persona “sana” e, appunto, uno psicopatico.


E doveva essere così, almeno a giudicare dalla litigata tra lui stesso e il suo personaggio principale che occupa ben 8 pagine e si conclude naturalmente con la vittoria di Zanardi. Come a dire che ormai Pazienza non ha più il controllo sulla sua creatura, ormai è Zanardi che decide tutto.

 

I modi, prologo (Comic Art n. 28, dicembre 1986) – Voto: 6,5

“Ti dico che riposare una testa sconvolta in un grembo conosciuto e amato è quanto di più bello sia dato da vivere a un uomo. La femmina è meravigliosa”. Andrea Pazienza conosceva bene la dimensione divina della donna e il suo potere soverchiante.


E forse è per questo che, come fanno tanti maschi, Pazienza tentava spesso nei fumetti di riequilibrare i rapporti in maniera feroce, presentando donne umiliate, prevaricate, violate e private di diritti. Come in questa storia.

I modi, capitolo 1: Cuore di mamma (Comic Art n. 28, dicembre 1986) – Voto: 6,5

Con “Cuore di mamma”, le storie di Zanardi iniziano a perdere quell’atmosfera cupa che le aveva innalzate a emblema dei ribelli senza una causa di una generazione cinica e inconcludente.


Inizia a questo punto, preannunciata dalla storia precedente, un discesa agli inferi che ha come protagonista l’ossessiva ricerca di situazioni “scabrose” e “immorali”. In questa storia il nostro trio ricatta una “milf”, madre di un loro coetaneo, costringendola a soddisfare le loro voglie sessuali.

I modi, capitolo 2: Cenerentola 1987 (Comic Art n. 29/31, gennaio/marzo 1987) – Voto: 9

In questo episodio assistiamo a uno dei più crudeli scherzi di Zanardi, che culmina, in un finale da tragedia greca, in una “un’atroce beffa dal sapore mitologico”, quando una delle vittime scopre di aver commesso incesto con la sorella.


Il furore tragico per la violazione di un tabù, qui rappresentato magistralmente, non è che l’ultimo capitolo di una disperata trilogia che mette in scena il fascino del dominio assoluto sulla vittima. Il quale produce un piacere devastante, capace, come le droghe, di riempire temporaneamente il vuoto.

Zanna la vecchiezza è una Roma (Comic Art n. 32, aprile 1987) – Voto: 6,5

Si dice che quando Andrea Pazienza ascoltava i versi di Boris Pasternak declamati da Carnelo Bene, “La vecchiezza è una Roma senza burle e senza ciance, che non prove esige dall’attore ma una completa e autentica rovina”, si buttasse a terra piangendo.


Con questa storia Pazienza ci parla di un oggetto misterioso, una cerimonia di iniziazione esoterica, un’arcana metamorfosi. Senza dire una parola, Zanardi si trasforma nel predatore assoluto passando attraverso gli stadi di pipistrello e di mantide religiosa. 

Zanardi at the war (Comic Art n. 36, settembre 1987) – Voto: 6,5

Il male assoluto sembra essere stato una costante fonte di fascinazione per Andrea Pazienza, come testimoniato dalla sua passione per il romanzo “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad e per la sua libera trasposizione cinematografica nel film di Francis Ford Coppola, Apocalypse now (1979).


Uno dei momenti cruciali del film, quello in cui un invisibile cecchino vietcong bersaglia i marines americani sparando senza sosta contro le loro postazioni, è ripreso pari pari in questa storia ambientata nel 1942 sul fronte russo.

Zanardi medioevale (Comic Art, n. 37/39-42/43, ottobre/dicembre 1987 – marzo/aprile 1988) – Voto: 7

Nell’incompiuto “Zanardi medievale” sembra davvero di ascoltare le campane a morto. Anche se il tripudio di colori che lo caratterizza parrebbe affermare il contrario, tutti quegli alberi spogli che innalzano i loro rami neri verso il cielo fanno pensare all’estate fredda di novembre, il mese dei morti.

A questo punto del percorso non esiste più quella via di uscita trasgressiva e ironica che aveva connotato le sue prime tavole. Queste ultime opere sembrano il segno di una resa. 



Storiella bianca (Comic Art n. 40, gennaio 1988) – Voto: 6

“Storiella bianca” dimostra come Andrea Pazienza in prossimità della morte (che sarebbe giunta qualche mese dopo) non aveva perso la voglia di divertirsi: è ancora capace di dare vita a storie giocose e divertenti come nei lontani tempi di Cannibale.



L’inseparabile trio (Zanardi, Colasanti, Petrilli) alla ricerca di una piacevole vacanza si ritrova bloccato in una piccola casetta sperduta in mezzo alla neve a San Severino Marche. Senza riscaldamento, senza viveri e senza nemmeno una canna da fumare.

La logica del fast food (Comic Art n. 41, febbraio 1988) – Voto: 6,5

L’ultima storia di Zanardi è anche una delle più crude. Disegnata in un ruvido bianco e nero che appare quasi sgradevole, soprattutto se paragonato al contemporaneo barocchismo di Zanardi medievale. La logica del fast food ha il suono sinistro del gesso che scorre sulla lavagna.


Qui Andrea Pazienza sembra toccare il fondo, rinnegando in un certo senso anche se stesso. Se l’apparente leggerezza di Zanardi medievale è una fuga nel sogno, questa storia ci riporta alla pesantezza della realtà che si trasforma in commedia.


 

3 pensiero su “TUTTE LE STORIE DI ZANARDI”
  1. Riccardo. Di lui sappiamo solo che era uno “sfigato”.

    no è uno spacciatore, pregiudicato armato di pistola. La storia lascia intedere che c’è stato uno screzio con zanardi per della droga.

  2. se si legge la storia precedente(zanardi l’inesistente) una idea ce la si può fare. Zanardi ha un debito irrisolto con la malavita e per rimediare fa fuori Ricardo, personaggio che evidentemente ha recato un torto alla mala e difatti appare in una sorta di latitanza. Del perché il suddetto conoscesse Zanardi o quale sia il motivo della “commissione” non ci è dato saperlo in ogni caso

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