Trifone figlio di Dioniso è un perfetto signor nessuno, un semplice tessitore egiziano nato l’8 dopo Cristo e morto dopo il 70.

Un signor nessuno tra milioni di signor nessuno che hanno popolato il mondo, ma di lui sappiamo sorprendentemente tanto. E quello che sappiamo vi sorprenderà.

La storia di Trifone l’ho trovata in un gran libro: “The Historical Jesus: The Life of a Mediterranean Jewish Peasant” di John Dominic Crossan. L’autore è uno dei maggiori studiosi del Nuovo Testamento e del cosiddetto “Gesù storico”. Non tutte le sue idee sono mainstream, ma è un autore fondamentale che ha scritto libri belli oltre che importanti.

Nel libro, Crossan tenta anche di ricostruire l’ambiente e lo stile di vita di Gesù e della sua famiglia. Come esempio di qualcuno della stessa classe sociale di Gesù usa proprio Trifone, sul quale abbiamo una vasta documentazione.

Come facciamo ad avere una “vasta” documentazione su un signor nessuno? Chi mai ha scritto di lui? Chi ha raccontato la sua vita? Dell’Impero romano spesso dimentichiamo che aveva una amministrazione avanzata ed efficiente. Amministrazione significa burocrazia, quindi documenti e scartoffie.

Tutti noi nelle nostre case abbiamo uno scatolone o un faldone di ufficio bello pieno. Lo scartafaccio delle carte importanti: la successione, i documenti del catasto, le dichiarazioni dei redditi e le ricevute di pagamento, magari le carte di qualche causa importante.

Anche Trifone aveva il suo scartafaccio ed è arrivato fino a noi. Se di Trifone non avevate mai sentito parlare prima, magari avete sentito il nome di Ossirinco. Era una città piuttosto importante nell’antico Egitto, a sud dell’attuale Cairo. Oggi è famosa perché da più di un secolo gli archeologi scavano e studiano la sua discarica. Sì, la discarica: dalla spazzatura si scoprono tante cose, quando il clima caldo e secco dell’Egitto conserva perfettamente il papiro.

Ossirinco è una miniera di testi antichi. Ci ha donato opere perdute di letterati come Pindaro, Saffo, Alceo, Archiloco, Menandro, Eschilo, Sofocle e Euripide. Per non parlare di testi fondamentali per la storia del cristianesimo arcaico, dai vangeli apocrifi alle opere di Ireneo. Inoltre ci ha donato cartacce più banali: dalle liste della spesa alle lettere private. Una miniera in gran parte ancora da studiare. Tra queste carte ci sono tutti i documenti gelosamente conservati da Trifone.

Trifone nacque nell’8 dopo Cristo sotto Ottaviano Augusto, l’imperatore che sconfiggendo Clepoatra, l’ultima regina della dinastia tolemaica, aveva inglobato l’Egitto nei territori governati da Roma. Aveva due fratelli più piccoli: Thoönis e Onnophris. Aveva preso il nome del nonno, che era il capofamiglia e che ogni anno elencava tutta la famiglia in una lista censuaria per definire l’importo della tassa del testatico. Grazie a queste liste scopriamo il nome della nonna, Timotos, e di suo padre e di sua madre, Dioniso e Thamounion, e dei due zii Didimo e Thoonis.

I nomi della famiglia fanno ritenere che la famiglia di Trifone fosse formata da coloni di origine greca stabilitisi in Egitto in epoca tolemaica, o quanto meno di egiziani ormai ellenizzati. I documenti ci fanno anche capire che l’attività della famiglia fosse quella della tessitura della lana, non del molto più pregiato lino egiziano.

Altra nota importante che dobbiamo tenere a mente: malgrado queste carte, non c’è nessuna prova che qualcuno della famiglia fosse in grado di scrivere o anche solo di leggere. Tutti i documenti sono scritti da scribi professionisti. Anzi, sappiamo di certo che Trifone non sapeva scrivere da solo, perché specificato in diverse carte.

Quasi sicuramente Trifone non ebbe nessuna istruzione formale e sappiamo che iniziò a lavorare al telaio prima dei 14 anni, ce lo raccontano sempre le dichiarazioni e le ricevute delle tasse pagate (non vi starò ad annoiarvi sui pagamenti, un argomento triste e, già a quel tempo, ignobilmente complicato).

Si sposa intorno ai 20 anni con Derentro, figlia di Eraclide. Non fu un matrimonio fortunato. Tra le carte troviamo una denuncia fatta da Trifone ad Alessandro, stratega (il più alto funzionario cittadino) di Ossirinco, nell’anno 35: accusa la moglie di essersene andata di casa portandosi via alcuni oggetti di sua proprietà con la complicità della madre, per un valore di 40 dracme, e ne richiede la restituzione.

In una maniera che può ricordare certe cause di separazione moderne, nella denuncia Trifone si dilunga a precisare di aver sempre trattato bene sua moglie e di aver sempre provveduto a lei, concedendole anche “lussi” che andavano al di sopra delle sue possibilità economiche, ma che lei ha scelto comunque di andarsene portandosi via oltretutto roba non sua.

TRIFONE, UN UOMO ANTICO CHE CONOSCIAMO GRAZIE ALLA BUROCRAZIA

Malgrado le accuse e i lamenti di Trifone, viene da pensare che forse Derentro avesse le sue buone ragioni, visto che scopriamo che solo pochi mesi dopo Trifone inizia a convivere con un’altra donna, Sareo, figlia di Apione.

Non è un matrimonio, è una convivenza di “prova”, regolata da un contratto scritto fra Trifone e il padre di lei. Con tanto di “caparra” da usare per il mantenimento della donna, che Trifone avrebbe dovuto restituire con ben il 50% di interesse se il rapporto si fosse interrotto.

Non sappiamo se la minaccia di dover pagare più di 100 dracme di penale abbia contribuito o se forse questa volta le cose andassero meglio, ma non si lasciarono. Hanno una prima figlia nel 37, che Trifone riconosce prendendosi carico del suo mantenimento. Anche qui con un documento scritto in maniera sorprendentemente moderna, e infine, dopo 7 anni, la coppia si sposa ufficialmente.

La vita sembra trascorrere tranquilla. Gli unici problemi sembrano essere una denuncia per un tentativo di aggressione e, possiamo intuire, la morte del padre, Dioniso, visto che Trifone inizia ad agire come capo famiglia siglando il contratto di apprendistato di suo fratello minore Onnophris con un altro tessitore, Abaro.

Nello stesso periodo l’altro fratello, Thoonis, lascia la città, Ce lo dicono i documenti con cui viene richiesto che sia cancellato dalla residenza e dalle liste fiscali.

Intorno al 40 Trifone e Sereo hanno un altro figlio, un maschio, Apione, ma proprio Apione sarà oggetto di una serie di eventi che marcano la differenza di quel mondo dal nostro.

Sareo, nel 45 DC, viene chiamata in giudizio di fronte allo stratega di Ossirinco, tale Tiberio Claudio Pasión, con l’accusa di rapimento. O meglio, tecnicamente, del furto di un giovane schiavo!

La documentazione del procedimento legale è piuttosto completa, con le dichiarazioni giurate delle varie parti in causa e permette di ricostruire gli avvenimenti.

Poco dopo la nascita di Apione, Sareo prende a balia, dietro pagamento, un infante schiavo. Il neonato era stato abbandonato (in un canale di scolo, dicono i documenti), triste avvenimento che doveva risultare comune in quell’epoca. Era stato preso come schiavo, così prevedeva la legge per chi si prendeva cura di un neonato abbandonato, da un certo Pesuris, che lo aveva affidato a Sareo perché fosse allattato insieme al proprio figlio Apione.

A un certo punto uno dei due bambini muore e qui nasce la diatriba, Pesuris sostiene che a essere morto è Apione, il figlio di Sareo, e Trifone che quello vivo è lo schiavo di sua proprietà e se lo porta via. Ma Sareo si introduce di soppiatto nella sua casa e se lo riprende, sostenendo che il bambino fosse suo figlio e che a essere morto fosse il povero schiavo Eracle.

La cosa finisce in tribunale tra le carte bollate e gli avvocati Teone e Aristocle. Alla fine lo stratega Tiberio Claudio Pasión dà ragione a Trifone e alla moglie: a essere morto è lo schiavo, il bambino è il loro figlio.

La cosa non finisce lì, tra le carte troviamo altre denunce fatte da Trifone contro Pesuris, che a suo dire continua a perseguitarlo e a ostacolarlo con malevolenza. A cui se ne aggiunge un’altra di una aggressione contro Sareo, da parte di una donna fomentata sempre da Pesuris.

All’età di 42 anni, nel 50, Trifone viene congedato con documento ufficiale del prefetto del Basso Egitto da ogni futuro servizio militare a causa di problemi alla vista (il documento parla di cataratta).

Se la salute sembra non aiutarlo, il resto continua a sembrare positivo. Nasce un secondo figlio maschio, Thoönis, e gli affari sembrano prosperare. Tanto da spingerlo a comprare altri due telai.

Nel 55, all’età di 47 anni, abbiamo un altro documento importante. Trifone acquista da un cugino “metà di un casa di tre piani” confinante con la casa che aveva ereditato da sua madre e locata all’angolo tra la strada chiamata Temegenouthis e la via dei Pastori, al prezzo di 426 dracme di argento (più una tassa del 10% per il passaggio di proprietà… il mondo non è cambiato).

La particolarità di questo documento è che ci permette di dare uno sguardo all’aspetto di Trifone, perché, per identificarlo con sicurezza, lo scriba lo descrive in dettaglio: di media altezza, con la pelle chiara e la faccia allungata, ha una cicatrice sul sopracciglio e un’altra sul ginocchio destro

Ci sono altri documenti che riguardano i commerci di Trifone e l’apprendistato del suo terzogenito Thoonis presso il tessitore Abaro (forse un parente del tessitore con lo stesso nome che 35 anni prima aveva preso come apprendista il fratello di Trifone), e altre ricevute delle tasse fino al 70, compresi i documenti che lo presentano come vittorioso in un ricorso fiscale.

Dopo di che la traccia documentale scompare: a 62 anni Trifone sparisce nell’anonimato. Di lui e di Sareo e dei loro figli non sappiamo altro. Forse il resto della loro storia si trova nei papiri ancora da decifrare e classificare, magari ancora sotto la sabbia del deserto o più probabilmente questi sono scomparsi per sempre.

Quello che possiamo dire è che queste carte ci aprono uno spiraglio di luce non su un imperatore, un letterato o qualche altro grande uomo che si muove sul palcoscenico della storia, ma su un uomo normale, sulla sua vita dietro le quinte della grande storia. Con i suoi amori e suoi dolori, le sue piccole beghe e i suoi piccoli e grandi successi. Una vita che suona a tratti moderna come le nostre e in altri momenti esotica, se non aliena.

Una vita normale, ma non banale.

 

 

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