È in distribuzione, nelle sale cinematografiche desertificate dal Covid e dalle piattaforme domestiche, un film con un che di ambiguo: Supereroi.

Il titolo può far pensare a epici scontri tra personaggi in tute colorate, che lanciano raggi di energia e sfrecciano nei cieli… ma, come ha spiegato in una intervista il regista Paolo Genovese, il titolo scelto era «il primo e l’unico che volevo. Perché penso che fra tutti i supereroi possibili, le coppie siano i più supereroi di tutti. Per resistere, in coppia, ci vogliono davvero i superpoteri: comprensione, pazienza, tenerezza, sensibilità, altruismo».

TRA CINEMA E FUMETTI AL TEMPO DEI SUPEREROI MAINSTREAM
Insomma, il film parla di sentimenti e la scelta del titolo forse è anche un modo per strizzare l’occhio al pubblico di altri generi cinematografici. In ogni caso, chiamare così unopera di tema intimistico e non avventuroso, è davvero un segno dei tempi.

Una volta i supereroi erano rivolti a un pubblico di ragazzini, prevalentemente maschi, e venivano disdegnati dagli adulti, mentre oggi anche un capitano d’industria può citare Iron Man senza paura di sembrare ridicolo.

Per arrivare a questo risultato ci sono voluti almeno settant’anni (la prima apparizione di Superman è del 1938), e non è detto che sia un fenomeno irreversibile. Magari è solo merito del successo commerciale dei film dei Marvel Studios, e forse la moda tramonterà.

Però è già da qualche anno che i supereroi sono usciti dal mondo dei lettori di fumetti “nerd” e sono diventati uno strumento utilizzabile per ogni tipo di linguaggio e di messaggio.
È
del 2003, per esempio, un romanzo tradotto anche in Italia, Tutti i miei amici sono supereroi, del canadese Andrew Kaufman, in cui praticamente tutta la popolazione è composta da persone con superpoteri. Sono usati ironicamente dall’autore per descrivere dei tipi sin troppo umani, nonostante tutto.


TRA CINEMA E FUMETTI AL TEMPO DEI SUPEREROI MAINSTREAM

Tornando all’opera di Genovese, oltre al titolo c’è un altro legame forte con il mondo del fumetto: la protagonista, nella finzione, è proprio una disegnatrice; e, come sempre avviene in questi casi, la produzione del film è dovuta ricorrere all’ausilio di un vero cartoonist.

Per dare realismo alle scene in cui l’attrice Jasmine Trinca disegna le strisce di un personaggio immaginario, Drusilla, è stata ingaggiata Veronica Malatesta, disegnatrice e illustratrice free lance che ha accompagnato il film anche in varie interviste e proiezioni pubbliche, nella sua città (Teramo) e altrove.

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Capita non di rado che il protagonista di un’opera cinematografica o fumettistica eserciti, nella finzione, proprio il lavoro di fumettista. Del resto, se si narra la storia di qualcuno, non è indifferente fargli svolgere questo o quel mestiere. Il lavoro, a volte, definisce il personaggio, e la scelta del mestiere segue le mode ed i periodi storici.

Per esempio, in un gustoso libro del 1979, Il cinema vuol dire Riti, miti e convenzioni dello schermo, di Maurizio Porro e Giuseppe Turroni, alla voce “Architetto”, si legge: «è soprattutto nei film italiani… il simbolo del professionista in crisi. Negli ultimi venti anni non si è mai visto, in un film, un architetto felice: essi sono sempre dilaniati in primo luogo dalla routine borghese che il mestiere impone, e inoltre non hanno mai una vita coniugale felice. La moglie ninfomane è il minimo che possa loro capitare…».


In attesa che qualcuno si diverta a definire lo status del disegnatore di comics quale protagonista di film, visto che la professione di architetto a quanto pare ha perso un po del suo appeal, ricordiamo che anche nel fumetto vi sono numerose storie in cui sceneggiatori o disegnatori sono personaggi o comprimari della storia stessa.


Gli appassionati di supereroi Marvel conoscono, per esempio, le appari
zioni di Stan Lee e Jack Kirby come autori di fumetti che si presumono realizzati per narrare le “vere” avventure dei Fantastici Quattro, come mostra questa sequenza tratta dal n. 10 del 1963.

TRA CINEMA E FUMETTI AL TEMPO DEI SUPEREROI MAINSTREAM

Un po’ meno antica, e forse meno nota, questa sequenza tratta da Fantastic Four n. 176 del 1976, con testi di Roy Thomas e disegni di George Perez.


In Italia il repertori
o più completo dedicato agli autori di comics come personaggi di film e fumetti si trova nel libro di Fumettisti d’invenzione, scritto da Alfredo Castelli ed pubblicato da Coniglio Editore nel 2010.

È un volume informatissimo, coloratissimo, ricchissimo, che nell’anno di uscita vinse il Premio Franco Fossati per la saggistica fumettistica, ma che forse è stato penalizzato dal fallimento della casa editrice, dichiarato dal Tribunale di Roma il 19 aprile 2012. In ogni caso, il libro merita assolutamente di essere letto (è facilmente reperibile nel circuito dell’usato e dei remainders).

Molti sono i film citati ove compare come personaggio un autore di fumetti. In questi casi di solito la macchina da presa inquadra strisce o tavole realizzate appositamente per il film da “veri” disegnatori, e spesso anche la mano di questi ultimi intenti a disegnare.

Limitando l’attenzione agli Stati Uniti ed agli artisti che hanno collaborato in carriera con la Marvel, c’è anche Gene Colan.
Apprendiamo
dal libro di Castelli che nel film horror The ambulance (in italiano L’ambulanza, 1990), girato in parte nella sede della Marvel, con Stan Lee che interpreta se stesso ben prima dell’inizio dei suoi cameo nei film dell’Mcu, Gene
Colan presta la mano al protagonista Eric Roberts (nel film il cartoonist Josh Baker) per far apparire sullo schermo una strip dal titolo Doctor Strong.

Nella serie tv Suspence (sei stagioni dal 1949 al 1954), nell’episodio “The comic strip murder”, il
personaggio del cartoonist protagonista è interpretato dall’attore Don Briggs, ma il fumetto di cui questi è autore nella finzione, Buzz O’ Keefe, è disegnato da Dick Ayers, che negli anni a venire sarà inchiostratore di Jack Kirby e matitista per varie serie della Marvel.


Qualche considerazione in più merita il film
del 1981 La mano, un horror che reca un firma autorevole, quella dell’allora poco noto Oliver Stone, destinato a una controversa ma importante carriera come regista di film storici e politici.


Il protagonista del film, interpretato da Sir Michael Caine, nella finzione è autore di una strip per i quotidiani, Mandro, effettivamente disegnata da Barry Windsor Smith, un artista tornato in libreria di recente dopo anni di silenzio con il graphic novel Mostri (in Italia edito da Mondadori), che qualcuno ancora preferisce per i suoi inizi sulle pagine di Conan il Barbaro.

Ed è proprio a Conan che si ispira il personaggio di Mandro, di cui appaiono diverse strisce nel film, non senza una curiosa evoluzione: a un certo punto l’agenzia che produce la striscia, dopo l’incidente in cui il protagonista ha perso la mano destra, affida il personaggio a un nuovo autore che lo rende meno eroe, più introspettivo e riflessivo, portando Caine a ribellarsi e a gridare «Non si tagliano le palle a Superman!» (in originale: «You don’t cut the balls off Superman»).

Qui sotto due fotogrammi del film. Nel primo si assiste alla fase di rifinitura del disegno già realizzato, ma la macchina da presa tiene in ombra lattore e non si comprende se si tratti di Caine o Smith (curiosamente, entrambi londinesi del West End).


Nel secondo si vede bene Michael Caine, e si può comprendere la quantità di materiale disegnato da Windsor Smith per il film, anche se alcune tavole restano solo sullo sfondo, per abbellire lo studio in cui il protagonista realizza i suoi fumetti:

Nel volume Oliver Stone interviews, a cura di Charles L. P. Silet (University Press of Mississippi, 2001, inedito in Italia), si legge che Stone scelse personalmente Windsor Smith avendo ammirato la sua versione di Conan.
Si narra anche
un interessante aneddoto: «I disegni realizzati da Smith per il film sparirono dal set a una velocità stupefacente, indubbiamente a causa del valore che i collezionisti di tavole originali vi attribuivano Ciò che Stone riuscì a salvare, insieme allo storyboard di Smith, si trova sotto chiave».

Qualcosa, in un modo o nell’altro, deve essere sopravvissuto, se la nota casa d’aste Heritage
Comics ha venduto questa doppia striscia di Mandro per 25.200 dollari nel 2018.


Di intrecci, anche casuali, tra cinema e fumetti, se ne possono trovare allinfinito. Restando alla figura di Michael Caine, attore versatile di eccezionale spessore che purtroppo ha da poco annunciato il suo ritiro dalle scene, basti ricordare che ha interpretato anche il maggiordomo Alfred in tre film di Batman tra il 2005 ed il 2012. Mentre in Le regole della casa del sidro, diretto nel 1999 da Lasse Hallström, per il quale ha vinto un Oscar come attore non protagonista, recita al fianco di un giovane Tobey Maguire, che di lì a poco diverrà noto come interprete di Spider-Man (per i vecchi lettori, LUomo Ragno) nella trilogia diretta da Sam Raimi, ora riapparso nel fortunato Spiderman: no way home.

Sperando di poter tornare tutti a vedere film in sala con piena libertà e sicurezza, non resta che parafrasare il regista Paolo Genovese ed illuderci che forse, in fondo, siamo davvero tutti supereroi. Anche perché, nellattuale emergenza sanitaria, i superpoteri di comprensione, pazienza, sensibilità, sono quelli di cui abbiamo un disperato bisogno.

 

2 pensiero su “TRA CINEMA E FUMETTI AL TEMPO DEI SUPEREROI MAINSTREAM”
  1. Il fumettista in crisi lo ha portato su carta Andrea Pazienza (Penthothal, Pompeo) e su schermo Renato De Maria (Paz!), in tempi più recenti abbiamo Zerocalcare.

  2. il bel libro di Castelli, “Fumettisti d’invenzione”, si trova su Amazon italiana nuovo con lo sconto del 60 per cento (9,86 euro invece di 24,50); mi è appena arrivato, compratelo al volo;

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