La serie “What If?” (cosa succederebbe se…?), lanciata dalla Marvel nel 1977, deriva dalle “Imaginary Stories” della Dc Comics che nella fine degli anni cinquanta aveva permesso di variare i consueti toni narrativi.
L’idea di universo alternativo è stato introdotto da Otto Binder in Superman 146 del luglio 1961: due mesi prima del n. 123 di Flash “Flash dei due mondi”, nel quale il Flash della silver age incontra quello della golden age. Alla base di questo concetto c’è la celebre sequenza onirica di “La vita è meravigliosa” di Frank Capra, dove il protagonista interpretato da James Stewart immagina come sarebbe stato il mondo senza di lui.
Le Storie immaginarie della Dc erano però solo varianti pittoresche a sé stanti, in un numero “speciale” all’interno della serie regolare. Solo molti anni dopo sarebbero state collegate al concetto dell’universo multiplo.


I “What If?” della Marvel sono, invece, una serie mensile apposita dove vengono pubblicate le versioni “alternative” delle storie dei personaggi. Episodi che si innestano nella continuity con una forte carica di fascino perché prevedono punti focali delle vicende già raccontate in cui l’azione si ramifica in direzioni diverse, provocando sviluppi completamente diversi.
Su questo presupposto si baseranno in seguito anche grandi saghe all’interno delle serie regolari, come la “Age of Apocalypse” degli X-Men anni novanta.

Negli episodi di “What If?” il narratore è l’Osservatore, un alieno in grado di visualizzare l’immane complessità dei mondi alternativi creati a partire da questi punti focali.
Il primo “What If?” non ufficiale, del 1972, è scritto da Archie Goodwin, sceneggiatore temporaneo dei Fantastici Quattro: nel n. 118 di questa serie aggiunge una breve storia alla principale, in cui la Cosa si imbatte in un mondo nel quale i raggi cosmici hanno mutato Ben Grimm in Mister Fantastic e Reed Richards nella Cosa.

L’editor in chief Roy Thomas, appassionato di fantascienza, propose all’editor Goodwin di sviluppare l’idea in una serie vera e propria. Il risultato furono, appunto, i “What If?”:  “E Se l’Uomo Ragno si fosse unito ai Fantastici 4?” inaugurò la nuova serie nel febbraio del 1977.
Purtroppo la Marvel non investì molto nella testata, affidandola spesso a team di secondo piano e presumibilmente pagati meno degli autori più capaci. Così, salvo eccezioni, la qualità delle storie fu piuttosto mediocre.
Esaminiamo alcuni degli episodi che fanno eccezione, riproducendo quello straniamento e quella intensità propria delle vecchie Imaginay Stories della Dc.


Per esempio, il n. 24, “Se Gwen Stacy non fosse morta” di Tony Isabella e Gil Kane. In questo episodio, la decisione di Spidey di tuffarsi anziché usare la ragnatela per fermare la caduta di Gwen, paradossalmente, porta alla scoperta da parte di J.J. Jameson della sua identità. Ne consegue l’incriminazione e la fuga di Peter alle soglie del matrimonio, con il rischio che si trasformi veramente in una minaccia per la gente.

Nel n. 27, “Se Fenice non fosse morta” di Mary Jo Duffy e Jerry Bingham, Jean Grey sopravvive allo scontro con gli Shiar, si riunisce agli X-Men e con loro salva il mondo da Galactus, il quale però la avverte dell’impossibilità per una forza cosmica di restare nei limiti di un essere umano. Di qui, assistiamo alla graduale riemersione di Fenice Nera, all’eliminazione di Kitty testimone dello squilibrio mentale di Jean, e allo scontro finale in cui gli X-Men vengono sterminati. Lo shock dell’involontaria e finale uccisione dell’amato Scott causa in Jean una vampata suicida, che annienta l’intero pianeta.


Nel n. 32, “Se i Vendicatori avessero perso la sfida contro Korvac” di Mark Gruenwald e Greg LaRocque, il semidio Korvac prende il sopravvento sugli Avengers, usandoli prima come armata per la sottomissione dei governi mondiali, e poi come difesa dall’attacco dei Poteri Cosmici concorrenti: dai Celestiali a Galactus. L’ostacolo finale alla folle crociata di Korvac per il dominio assoluto è lo stesso Osservatore, a capo di un’immensa flotta di tutte le razze superevolute del cosmo. Korvac, manipolato dalla Morte che si è segretamente rafforzata grazie all’incalcolabile elenco delle vittime della guerra totale, dilata la propria sostanza sino a identificarsi con Eternità, e impiega contro i nemici l’Annullatore Assoluto, cancellando involontariamente l’Universo. Siamo nella grande metafisica marvelliana.


Sono molte le situazioni raccontate nei “What If?”. Nel n. 22 (di Don Glut e Fred Kida) il giovane Victor Von Doom dà retta a Reed Richards che lo mette in guardia sul suo esperimento al college, evita così l’incidente e si reca in Tibet per cercare di liberare l’anima di sua madre dall’inferno, sfida Mephisto e, trionfante, torna a Latveria come un eroe e un liberatore anziché un tiranno. Ma la vendetta infernale, che scocca proprio durante il suo matrimonio con Valeria, darà una piega amara a tutta la vicenda.


Nel n. 42 (di Peter B. Gillis e Ron Frenz) la Donna Invisibile dei Fantastici Quattro muore di parto perché i compagni tardano a tornare dalla Zona Negativa. Folle di rabbia, Reed si imbarca in una campagna di vendetta contro Annihilus sino allo scontro finale nel quale muoiono entrambi.

La serie si conclude senza particolare gloria con il n. 47, uscito nell’ottobre del 1984. Nel 1989 esce la seconda serie di “What if?”, che durerà altri 115 numeri concludendosi nel 1998.

Nel n. 30 di questa seconda serie, “Se la figlia di Sue fosse sopravvissuta”, assistiamo alla terrificante storia del secondogenito di Sue e Reed: un mostro vampiresco in sembianze umane che uccide uno dopo l’altro i membri del gruppo, sino a venire scagliato dal fratello Franklin Richards nella Zona Negativa.


Diversi “What If?” sono stati via via integrati nella continuity del Multiverso come realtà parallele ufficiali, mentre da altri sono stati tratti spunti narrativi per quelle principali: come Jane Foster nei panni di Thor nel n. 10 della prima serie destinata a diventare la seconda consorte di Odino (di Don Glut e Rick Hoberg e copertina di John Buscema). O una mescolanza delle due cose, come i Vendicatori degli anni cinquanta, ripresi poi in Avengers Forever.


Altri episodi ancora sono delle riscritture d’autore, come la versione difforme della storia di Devil ed Elektra in “E se Elektra non fosse morta” su “What If?” n. 35. Infine, nel n. 21 della prima serie abbiamo il sequel al n. 1 della stessa serie: “E Se Sue avesse sposato Namor”, il primo caso di sequenzialità interna in questa collana fatti di episodi chiusi.

In Italia furono pubblicati, a suo tempo, solo una parte degli episodi di “What If?”.

 

 

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