Il cinema è sempre a caccia di nuovi personaggi da offrire in pasto al pubblico. Per placare questa insaziabile voracità ha sottoposto a un autentico saccheggio la letteratura mondiale, da quella popolare a quella più colta, fagocitando opere immortali e modesti canovacci. A un certo punto si è accorto che esisteva un altro vastissimo serbatoio a cui attingere: quello dei fumetti.

Eroi per definizione, i personaggi dei comics rappresentavano l’immensa opportunità di coinvolgere ancora di più il pubblico adolescenziale e le classi meno acculturate, cresciute leggendo le strisce sui quotidiani. Ben presto, quindi, approdò al cinema una nutrita pattuglia di eroi del fumetto.

Bisogna tenere presente che negli anni trenta i cinema non offrivano solo un lungometraggio come oggi, ma anche una serie di cortometraggi di diverso genere (come farà la televisione quando si svilupperà anni dopo). Non poteva mancare, per esempio, il cinegiornale, più spettacolare e dinamico dei nostri telegiornali soprattutto perché mancava il mezzobusto (le notizie venivano lette fuoricampo, in genere da una voce altisonante). C’erano poi i cartoni animati, da Topolino di Walt Disney a Braccio di Ferro di Max Fleischer.

I fumetti non apparivano solo nella versione animata, ma anche con attori in carne e ossa. Ad aprire le danze fu Flash Gordon, che dal 1936 fu protagonista di tre interessanti serial.
I serial erano costituiti da una lunga serie, appunto, di episodi a puntate di una ventina di minuti l’uno, un po’ come i telefilm di oggi.

Ogni episodio finiva con un cliffhanger, ossia una situazione in cui l’eroe o i suoi amici si trovano in grave pericolo. Ciò spingeva gli spettatori a ritornare al cinema la settimana dopo per vedere il seguito in cui, con grande disinvoltura, tutto si risolveva in pochi attimi prima dell’inevitabile nuova minaccia fatale.

Il successo di Flash Gordon, interpretato da un credibile Buster Crabbe, fu presto imitato da altre case di produzione. Arrivarono le Avventure di Capitan Marvel, con il supereroe interpretato da Tom Tyler. Batman, incarnato da Lewis Wilson.

Capitan America con Dick Purcell.

Fino al classico Superman, con Kirk Alyn.

Tutte serie che rimasero inedite in Italia, dove per i cinema si importavano solo i lungometraggi e i cartoni animati.
Quindi neppure The Phantom, sul quale ci soffermeremo, è stato visto dagli italiani

Nato come striscia quotidiana il 17 febbraio 1936, The Phantom (conosciuto in Italia come l’Uomo Mascherato) fu creato dallo sceneggiatore Lee Falk, già autore del fortunato Mandrake the Magician, e disegnato da Ray Moore. Avvolto da un alone leggendario, The Phantom combatteva il male in tutte le sue forme.

Due vignette di un striscia di The Phantom, pubblicato dai quotidiani americani dal 1937 e subito dopo in Italia dal settimanale “L’Avventuroso”

 

Tutto era iniziato nel lontano 1586, quando l’unico superstite di uno spietato massacro, operato dai pirati singh nel golfo del Bengala, aveva giurato di consacrare la propria vita e quella dei suoi discendenti allo sterminio della pirateria. Il ruolo di The Phantom veniva così trasmesso di generazione in generazione.

Gli unici al corrente di questo passaggio di testimone erano i pigmei Bundar, che ribattezzarono l’eroe con l’appellativo di “Ombra che cammina”.
Ad affiancare l’attuale Phantom c’era la bella Diana Palmer, che, contravvenendo alle regole sulle eterne fidanzate dell’eroe, non solo in seguito sposerà il suo uomo, ma gli darà anche due gemelli.

Una vignetta della tavola domenicale di The Phantom, uscita a partire dal 1939

 

Fin dall’inizio il personaggio incontrò i gusti del pubblico e, per inerzia, anche lui fu trascinato nel rutilante mondo del cinema. Con l’episodio “The Sign of Skull”, veniva inaugurato il serial di The Phantom in 15 episodi prodotto dalla Columbia Pictures.

Si era nel 1943, nel pieno della Seconda guerra mondiale, quando la calzamaglia di The Phantom venne indossata senza infamia e senza lode da Tom Tyler, lo stesso attore che aveva interpretato Billy Batson/Capitan Marvel.


La trama era molto semplice. Il professor Davidson parte alla ricerca della mitica città di Zoloz. Sulla sua strada incontra un’altra spedizione, guidata dal perfido dottor Premmer che lo uccide per impossessarsi delle ricchezze della città e del suo misterioso segreto. Un giorno, però, appare dal nulla un eroe misterioso che lo fronteggia apertamente. Si fa chiamare The Phantom, è il figlio illegittimo di Davidson.

Il serial raggiunse una discreta popolarità, ma il successo non fu trascendentale.
Del resto i serial erano cortometraggi fatti con pochi soldi e attori di seconda fila, dato che l’investimento importante veniva canalizzato nei lungometraggi.

Nel 1955 si pensò di riprendere il serial con John Hart nel ruolo del protagonista. Però non uscì con il nome di Phantom perché, per una serie di problemi sui diritti del personaggio, fu parzialmente rigirato e ribattezzato Captain Africa.

In seguito la ricca programmazione televisiva provocò l’estinzione di cinegionali, cartoni animati e serial, riducendo lo spettacolo cinematografico a unico lungometraggio.

Di passaggio citiamo una produzione turca di Phantom, tra il 1968 e il 1971, decisamente sottotono e da dimenticare.
Si dovette arrivare al 1996 per rivedere l’Ombra sullo Schermo con il film “The Phantom”, prodotto dalla Paramount Pictures, per la regia di Simon Wincer e la sceneggiatura di Jeffrey Boam (autore della sceneggiatura di Indiana Jones e l’ultima crociata). Pellicola che rappresentò la classica occasione mancata.

Il film “The Phantom” è ambientato negli anni trenta e incorpora elementi estrapolati da parecchie delle prime avventure delle strisce a fumetti dell’Uomo Mascherato. Allo scopo di recuperare i teschi dei Touganda, che secondo antiche leggende possiedono un potere occulto, viene organizzata una spedizione in una remota isola chiamata Bengalla. Il potere dei teschi è quello di sprigionare una spaventosa energia in grado di provocare immani catastrofi per tutta l’umanità. Il villain di turno è Xander Drax. Toccherà, ovviamente, a The Phantom l’improbo compito di fermarlo e salvare il mondo.

Pur potendo contare su un buon cast con Billy Zane nella parte dell’Ombra, Kitty Swanson in quella di Diana Palmer, Treat “Hair” Williams nei panni di Xander Drax e pure una giovane Catherine Zeta Jones, la pellicola non ebbe un felice riscontro commerciale, forse a causa del budget risicato e di una regia troppo piatta. L’insuccesso fu tale che da noi il film (con il titolo The Phantom – Il ritorno dell’Uomo mascherato) venne distribuito esclusivamente in videocassetta.

Da anni si sente parlare di un rilancio cinematografico del personaggio, ma il ventilato progetto The Phantom Legacy non è mai decollato. È un peccato perché il passato dell’Ombra che cammina merita maggiore rispetto. Nelle mani giuste e con un accorto aggiornamento, potrebbe funzionare ancora.
Sull’onda lunga dei cinecomics sui supereroi, qualche produttore potrebbe dare una chance a quell’uomo con la mascherina con ottanta anni sul groppone ma ancora tanta vitalità.

È un auspicio e una speranza.

 

 

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