“La valle della paura” è un’avventura di Tex pubblicata in striscia nella XXV serie, Drago Nero, nel 1960 (e in seguito nel formato libretto che conosciamo oggi). Questa storia del giustiziere del Far West è interessante per molti aspetti.

In 9 albi a striscia, Gian Luigi Bonelli inserisce Tex Willer all’interno della letteratura popolare. Un Bonelli che era, come sappiamo, accanito lettore di romanzi e certamente nella sua libreria non mancavano le storie di Sherlock Holmes, il detective creato da Arthur Conan Doyle.

 

14425395_10209323370472650_4713923037977153787_o-1


“La valle della paura” è una storia per molti aspetti holmesiana, a partire dal titolo identico all’ultimo romanzo di Conan Doyle con protagonista Sherlock Holmes.

In questa storia del ranger in camicia gialla ci sono il mistero e il senso di terrore che derivano da uno sconosciuto tagliatore di teste, il quale colpisce gli sfortunati che si avventurano nella prateria di notte. Il decapitatore ha l’aspetto di un gorilla e monta un cavallo nero brandendo una grossa scimitarra.

 

12314328_10207048012470122_3110209651827092442_o-1


La prateria notturna del New Mexico, resa inquietante dalla presenza dell’orrendo gorilla nel racconto di Gian Luigi Bonelli, è come la landa desolata e nebbiosa del Devonshire nella quale si aggira il tremendo mastino dei Baskerville nel più famoso episodio di Sherlock Holmes.

Come in due altre famose storie di Holmes, ”Uno studio in rosso” e “Il segno dei Quattro”, anche nell’episodio di Tex la soluzione del mistero ha origine in un paese lontano e l’assassino è pure lui una vittima.

 

14445091_10209323400513401_3910710565727950802_o


C’è il lontano ed esotico Borneo nel racconto di Bonelli, simile alla lontana e coloniale India da cui viene il martoriato assassino del “Segno dei quattro”. O ci sono le praterie del West con la saga dei Mormoni da cui viene il tormentato assassino di “Uno studio in rosso”, la prima avventura del detective di Baker Street.

Pure la scena finale dove Tex si dimostra clemente verso la figlia dell’assassino, evitando di denunciarla anche se sapeva quello che faceva il padre, ricorda una storia di Sherlock Holmes, “L’uomo dal labbro storto”, dove il detective è altrettanto clemente verso un uomo che si traveste da mendicante.

 

12307978_10207048382959384_6262107217221308482_o
Questi sono gli ingredienti per una piccola storia a fumetti che si ispira a grandi classici di Conan Doyle, se pure in chiave western. Un esempio della letteratura popolare illustrata che ha caratterizzato Tex.

12304451_10207048018510273_3958492952419126354_o
Tex alla fine dell’episodio svela l’identità del tagliatore di teste, un finto invalido messicano proprietario di un isolato ranch che si traveste da gorilla per placare la propria sete di sangue. Barrera, il messicano, ha infatti vissuto nel Borneo: in quel selvaggio paese asiatico fu catturato dai dayaki, una tribù indigena decisa a liberarsi dagli occidentali invasori. L’uomo venne torturato e costretto ad assistere al massacro dei suoi amici. Ma riuscì a sopravvivere e a fuggire grazie all’aiuto di una donna dayaki che lo aveva preso in simpatia, la bella Mayumba. Ma Barrera è divenuto oramai folle per la notte di terrore che ha vissuto, e una voce nella sua mente malata periodicamente lo spinge a uccidere…

 

 

Un pensiero su “TEX WILLER INCONTRA SHERLOCK HOLMES”
  1. E’ interessante, però l’unico dubbio che mi viene è: nel Borneo esistono i gorilla? Non mi risulta, peccato che siano circoscritti al continente africano, il primate classico dell’area geografica è l’orango. Quindi Bonelli si è preso più che una licenza, ha impiantato una specie in un’area in cui non esiste. Certo che travestirsi da orango era meno affascinante, questi ha sicuramente un aspetto meno minaccioso del gorilla.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *