Terminator – Destino oscuro, in tutti i sensi. Pensandoci, un brivido corre lungo la schiena: mai, mai scorderai l’attimo, la terra che tremò. A causa del facepalm simultaneo di tutti gli abitanti della Terra quando, cos’era, fine 2017 mi pare, annunciarono un nuovo film di Terminator. L’eco di Terminator Genisys, uscito nel 2015, era ancora forte. Stavolta però, era diverso. Doveva essere diverso.

Dopo un cumulo di iterazioni una peggio dell’altra, il cui unico pregio era far sembrare un po’ meno orribile quella precedente, finalmente i diritti di baracca e burattini sarebbero tornati nelle sue grinfie. Finalmente, dopo trent’anni, Terminator sarebbe tornato a James Cameron. Tuttavia, un Destino oscuro si affaccia all’orizzonte…

… Terminator – Destino oscuro verso Ricomincio da capo.

 

TERMINATOR - DESTINO OSCURO DELLA MARMOTTA

 

Nel 1993, diretto da Harold Ramis, uscì il film Ricomincio da capo. Solito brutto titolo italiano rispetto all’originale Groundhog Day (“il giorno della marmotta”, appunto). Nel film Bill Murray è un meteorologo che viene inviato in un paesino di provincia per fare un reportage sulla festa del Giorno della marmotta. Adrenalina pura, insomma.

Il problema sta nel fatto che Phil, il personaggio di Murray, rimane bloccato in un loop temporale: ogni mattina si sveglia ed è costretto a rivivere sempre, ancora, ancora e ancora il Giorno della marmotta. Insomma, Phil è la giustapposizione di Terminator e Terminator – Destino oscuro ne è, praticamente, la conferma.

Perché il franchise di Terminator ha sempre avuto un problema fondamentale… anzi, facciamo due, va’. In primis, non avrebbe mai dovuto essere un franchise. In secondo luogo, dopo i primi due film, niente di ciò che è accaduto dopo ha mai avuto una particolare importanza. Al contrario, a lungo andare Terminator è diventato una specie di bizzarro tropo.

TERMINATOR - DESTINO OSCURO DELLA MARMOTTA

 

Ogni film di Terminator presuppone la stessa cosa: un’intelligenza artificiale chiamata Skynet a un certo punto sarebbe diventata autocosciente e avrebbe progettato lo sterminio sistematico della razza umana. Dopo anni di massacri, il suo piano non riesce. La razza umana insorge e sta per vincere la guerra.

Così Skynet manda indietro nel tempo un Terminator per uccidere chiunque potrebbe avere un ruolo di primo piano nella resistenza al genocidio. La Resistenza intercetta i piani e, a sua volta, manda indietro nel tempo un protettore per difendere chiunque sia il bersaglio designato da Skynet.

Il problema sta nel fatto che possono cambiare i tempi, le mode e i toni, ma ci si trova ad andare a parare sempre sullo stesso punto. Sono trentacinque anni che va avanti ‘sta pappardella. Dei quali, quasi venti ormai, sono stati spesi a ripetere che il Giorno del Giudizio è inevitabile. Alé.

TERMINATOR - DESTINO OSCURO DELLA MARMOTTA

 

Una lenta parabola discendente in cui (mettici pure una serie tv) non una, non due, non tre ma per ben quattro volte, a botta di soldoni, l’imperativo è stato cercare di convincere il pubblico a desiderare qualcosa che, chiaramente, non vuole. Perché? Perché, forse e sottolineo forse, uno poi si stanca di vedere sempre la stessa storia.

Terminator – Destino oscuro diretto da Tim Miller, con il ritorno di Linda Hamilton e Arthur Schwarzenegger, sembrava voler fare, almeno su carta, un vero passo avanti. Molto tempo e molte promesse sono state fatte per spiegare che questo film sarebbe stato diverso. Soldoni spesi a mani bassissime per dire che Destino oscuro è un sequel diretto di Terminator 2. Il quale, molto elegantemente, fanculizza tutto quanto venuto in seguito.

Il sottinteso era chiaro: cari spettatori, ci abbiamo messo quasi vent’anni ma alla fine ci siamo resi conto che abbiamo fatto sempre più schifo. Adesso però arriva James Cameron e salverà Terminator. Eh… Invece, la realtà dei fatti è ben diversa.

Seguendo il playbook di Star Wars: Il risveglio della Forza, Destino oscuro altro non è che l’ennesimo risveglio nel Giorno della marmotta. Tutto è esattamente uguale. Non solo. Il film riesce nell’incredibile risultato di raccontare la stessa storia e, nel frattempo, andare in overdose di tutte le cazzate che sono venute fuori nel corso degli anni. Ah, e anche dimostrare come, alla fine, Cameron sia un ipocrita.

TERMINATOR - DESTINO OSCURO DELLA MARMOTTA

 

Naturalmente, il nucleo essenziale di Terminator è sempre stato quello da film creature features. Il quale poggiava su di una suggestiva back-story di fantascienza. Tanto suggestiva quanto fragile. Allontànati dal nucleo per esplorare il contesto, e tutto viene giù come un castello di carte.

Ogni film venuto dopo T-2 ha dimostrato in pieno questo semplice assioma. Dopo trentacinque anni ci sono voluti James Cameron, Charles Eglee, Josh Friedman, David S. Goyer, Justin Rhodes e Billy Ray per scrivere soggetto e sceneggiatura di Destino oscuro. Sei persone ci sono volute per arrivare a capire questo semplice concetto. Sei persone per confezionare un film basato principalmente sull’azione piuttosto che sull’esposizione.

Il punto è che, sì, finalmente siamo tornati all’essenza di base, al nucleo centrale di Terminator. Il problema sta nel fatto che questo poteva andar bene vent’anni fa. Certo non ora. Emulando, fin troppo da vicino, i primi due film, Destino oscuro si schianta contro un muro di cemento armato su cui, a caratteri cubitali, c’è scritto: ripetitività.

TERMINATOR - DESTINO OSCURO DELLA MARMOTTA

 

La storia, come detto, è sempre uguale. Futuro. Guerra. Viaggio nel tempo di un robot cattivo che deve uccidere il leader della resistenza. Guerriero che fa la stessa cosa, però per proteggere il leader della Resistenza. Cacchio, c’è pure l’inseguimento con il camion, uguale uguale ripetuto in ogni film dal 1991.

L’azione in sé, come da copione, si svolge in tre grandi macrosequenze: il suddetto inseguimento in autostrada con il camion. Bello, sicuramente. Un rissone pazzesco nel centro di detenzione alla frontiera. Non proprio entusiasmante, ma in fondo caruccio. L’ultima, lunghissima e articolata, una baracconata in cgi stile Michael Bay. Solo scura, pastosa e confusa per mascherare evidenti problemi di budget.

Per quanto riguarda lo storytelling invece, c’è da dire che… niente. Solito pastrocchio, overdose di cazzate ai limiti del sopportabile. In sé, Destino oscuro ruota sulla stessa cazzata di Terminator 3, ripresa poi da tutti gli altri film. Cioè, che il Giorno del Giudizio è inevitabile. Evidentemente questo è l’unico modo per continuare a giustificare l’uscita di un nuovo film.

Viene ripescata la stessa cazzata dell’ibrido uomo-macchina, cioè il Marcus Wright visto in T- Salvation. Dulcis in fundo, la stessa cazzata di T-Genisys: futuro alternativo, Skynet non è mai nato. Al suo posto c’è questa nuova I.A., che se nel 2015 la chiamavano Genisys, adesso si chiama Legion. Ovvio, il Giorno del Giudizio è stato rimandato. In un modo o nell’altro qualcosa doveva andare storto.

TERMINATOR - DESTINO OSCURO DELLA MARMOTTA

 

Per il resto è facile intuire come la sceneggiatura faccia acqua da tutte le parti. Dopotutto il punto era concentrarsi solo sull’azione, no? Dopotutto, il grande super-mega-wow twist che avrebbe dovuto rendere Terminator – Destino oscuro diverso da tutti gli altri film, ti viene sbattuto in faccia nei primi cinque minuti di film.

Niente spoiler, chiaro. Tuttavia, questo porta a tutta una serie di conseguenze piuttosto scontate. In particolare, si perde tempo a chiarire (come se ce ne fosse bisogno, ormai) che il Giorno del Giudizio è stato solo rimandato. D’accordo. Saranno pure trent’anni, ma fa niente: continuiamo a ripeterlo.

A causa dell’evento che accade nei primi cinque minuti di film, Legion non è Skynet ed è arrivato dopo. D’accordo pure qui. Ma nessuno si è preoccupato di distinguere, almeno, una I.A. che odia gli esseri umani dall’altra? Non c’è alcun movente o significato per Legion, al di là di un generico “l’ha creato l’esercito”. Ok, come nei film degli anni cinquanta. Seems legit.

Le poche spiegazioni che il film si prende la briga di dare, le dà in modo veramente irritante. Come se il pubblico, in qualche modo, dovesse stupirsi di rivelazioni tanto ovvie e basilari. Ripeto: niente spoiler. Però, dai trailer tutti si saranno resi conto che il trio T-800, Sarah e John è stato sostituito, giusto?

Adesso abbiamo Grace, la bionda guerriera del futuro interpretata da Mackenzie Davis al posto del T-800. Mentre, al posto di John Connor, c’è Dani. Interpretata da Natalia Reyes. Prima che qualunque guerriero della giustizia sociale 2.0 si armi di politicamente corretto e si fiondi giù dall’alto del suo castello fatato sulle nuvole, il fatto che gli eroi della storia siano donne non è un problema.

 

Il problema nasce nel momento in cui le metti lì per prendermi per il culo come spettatore. In particolare, Terminator – Destino oscuro, grazie a quei primi cinque minuti, affronta la questione del perché Dani sia importante per il futuro come se, in qualche modo, dovesse essere una svolta brillante e innovativa, anziché la cosa più ovvia possibile.

Il problema sta esattamente dove stava quello del reboot dei Ghostbusters: un atteggiamento importante finto-autorevole nel proclamare: “Visto? Pure le donne possono essere guerriere!” . Vaglielo a dire a Furiosa di Mad Max e Undici di Stranger Things. Solo i due personaggi migliori mai venuti fuori negli ultimi quindici anni. E sono donne, eh. Mi chiedo, ci sono volute sei persone per sputarmi dritto in un occhio ‘sta cazzata?

Per quanto mi riguarda la cosa peggiore in assoluto sono quei primi cinque minuti di film. Facciamo un passo indietro. Riguardo Terminator Genisys, Cameron diceva: “Mi sento di dire che la saga si è rinvigorita, come se fosse un rinascimento. Vi sono piaciuti i film di Terminator? Allora amerete questo film!”.

Naturalmente capisco che, certo, non si sarebbe mai messo a spalare melma su un film in cui recita il suo amico Arnold. Però, sai com’è… un po’ tutti alla fine si sono chiesti: “Quanto t’hanno pagato per dire ‘sta cosa?”. Mi pare lecito, no? Ecco, tanto quanto, il beneficio del dubbio è sempre concesso. Facciamo ancora un altro piccolo passo indietro.

 

Diciamo nel 1992 circa, quando uscì Alien 3. Quando James Cameron, fece ‘na cagnara assurda prendendola quasi sul personale quando scoprì che avevano deciso di far morire Hicks, Newt e Bishop. A detta sua era stato come uno schiaffo in faccia. Buongiorno coerenza, eh. Trent’anni dopo quasi, e bastano giusto cinque minuti per buttare nel cesso, come se nulla fosse, le uniche due cose buone uscite da tutto ‘sto teatrino.

In generale, Terminator – Destino oscuro non è un brutto film. Sicuramente è un grandissimo passo avanti rispetto a tutta la fetenzia a marchio registrato che ci siamo dovuti sciroppare in questi anni. Sicuramente piacerà a molti, tra spettatori generici e appassionati medi di fantascienza.

Se poi vogliamo metterla nella sua ottica di riferimento, appare chiaro quanto non apporti nulla di nuovo alla saga. Ennesimo episodio generico, arrivato con sedici anni e tre film di ritardo. Il vero nemico non è Skynet/Genisys/Legion/Whatev. L’obiettivo dei personaggi non è impedire il Giorno del Giudizio, ma spezzare l’incantesimo del Giorno della marmotta.

Ebbene, detto questo credo che sia tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

 

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