Due generi fumettistici, apparentemente opposti, sono stati creati da autori ebrei americani: i supereroi e le graphic novel.
Lo vogliamo ricordare a pochi giorni dal 27 gennaio, la Giornata della memoria che commemora le vittime dell’Olocausto, la Shoah, lo sterminio del popolo ebraico avvenuto durante la Seconda guerra mondiale a opera dei nazisti. Un evento terrificante avvenuto dopo i secoli di persecuzioni che le genti di religione ebraica hanno subito nel corso dei secoli.

Una straordinaria mostra itinerante realizzata dal Museo dell’arte e della storia dell’ebraismo di Parigi è ora al Museo ebraico di Bruxelles: “I supereroi non muoiono mai, fumetti e memorie ebraiche”. La mostra ripercorre in cinque sezioni cronologiche lo sviluppo dei fumetti americani come prodotto della cultura ebraica e di una storia di persecuzioni, esodi e migrazioni forzate.

I SUPEREROI SONO STATI CREATI DAGLI EBREI

Supereroi e memorie ebraiche, da questa tragica e tumultuosa storia di persecuzioni e fughe nasce, dalla vigilia della Seconda guerra mondiale agli anni sessanta, una generazione di fumettisti ebreo-americani che creano il genere supereroistico con Superman, Batman, Captain America, i Vendicatori, gli X-Men e molti altri.
Gli autori sono Jerry Siegel, Joe Shuster, Will Eisner, Jack Kirby e tanti altri. Inoltre, alcuni di loro rinnoveranno il fumetto moderno con l’ideazione delle graphic novel
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I SUPEREROI SONO STATI CREATI DAGLI EBREI
Superman di Jerry Siegel e Joe Shuster

Molte sono le tavole originali esposte nella mostra belga, in particolare quelle degli X-Men e Captain America disegnate dal grande Jack Kirby, senza dimenticare opere di Will Eisner e del più recente Art Spiegelman. Originale la chiave interpretativa e l’ottica storica e culturale della mostra, che mettono in relazione la storia del fumetto con quella della comunità ebraica europea alle prese con l’antisemitismo.

In fuga dall’oppressione e dai pogrom nell’Europa dell’Est, una prima generazione di immigrati ebrei approda a New York all’inizio del Novecento.

 

Dallo shtetl alla “metropoli tentacolare”

I primi decenni del secolo vedono formarsi una generazione di autori e fumettisti ebrei americani. La maggior parte di loro proviene da famiglie di immigrati europei fuggiti dall’antisemitismo e dalla miseria per stabilirsi a New York, nel Lower East Side, a Brooklyn o nel Bronx. Le loro strisce raccontano con umorismo, come tutti i fumetti dell’epoca, lo shock culturale che questa generazione affronta mentre persegue il suo “sogno americano”.

I SUPEREROI SONO STATI CREATI DAGLI EBREI
Striscia giornaliera Abie the Agent di Harry Hershfiel

I fumetti sono nati negli ultimi anni dell’ottocento sulle pagine dei quotidiani, l’apporto ebraico in questo medium giunge quando il genere è già consolidato. Sui giornali ebraici pubblicati in lingua yiddish si fa notare il vignettista Zuni Maud, mentre nei quotidiani a grande diffusione in lingua inglese pubblicano autori propriamente fumettisti come Harry Hershfiel e Milt Gross. I loro fumetti presentano personaggi più o meno indifesi immersi nella “metropoli tentacolare” di New York.
Sono piccoli eroi guidati dal desiderio di progresso sociale e da un impegno appassionato per la democrazia.

I SUPEREROI SONO STATI CREATI DAGLI EBREI
Nize Baby di Milt Gross, tavola degli inserti domenicali a colori dei quotidiani

Spesso questi autori per esprimersi usano quello che viene chiamato yinglish, una miscela della loro lingua madre, l’yiddish, dialetto tedesco parlato dagli ebrei originari dall’Europa orientale, e di inglese. Questi vivaci fumetti contribuiscono a forgiare l’immagine dell’immigrato ebreo alle prese con i meccanismi frustranti dell’integrazione economica, sociale e culturale.

I più noti autori ebrei degli anni trenta sono Al Capp (nato Alfred Caplin), autore di Li’l Abner, e Lee Falk (nato Leon Gross), creatore degli avventurosi Mandrake e Phantom, quest’ultimo, pure creato per i quotidiani, è il precursore dei personaggi in costume dei nascenti comic book (albi a fumetti).

 

 

I primi supereroi

Se l’ingresso degli ebrei nel fumetto sindacato, cioè quello dei quotidiani, non è stato centrale, diversa è la situazione dei comic book. Gli editori dei fumetti, a partire da quelli delle future Dc Comics e Marvel, erano ebrei come la maggioranza degli autori. La comparsa di supereroi in quelle pagine è quindi legata al pieno processo di integrazione degli immigrati ebrei negli Stati Uniti.

Capitan America di Joe Simon e Jack Kirby

Ai figli degli immigrati ebrei dobbiamo la creazione dei primi supereroi, a partire da Superman, realizzato nel 1938 da Jerry Siegel e Joe Shuster. Nel 1939 è la volta di Batman, realizzato da Bob Kane e Bill Finger. Fino a Capitan America, realizzato nel 1941 da Joe Simon e Jack Kirby (nato Jacob Kurtzberg) per la propaganda antinazista quando gli Stati Uniti erano ancora neutrali nel conflitto mondiale.

Dopo un declino decennale, gli anni sessanta vedono la rinascita dei supereroi, alcuni dei quali mostrano alcuni indizi della propria identità ebraica. Creato da Stan Lee (Stanley Lieber) e Jack Kirby nel 1961, la Cosa dei Fantastici Quattro può essere interpretato come una variante del Golem, un essere del folklore ebraico che prende vita dall’argilla.

Altri elementi significativi della cultura ebraica trovano eco negli X-Men, esseri mutanti respinti dagli umani a causa della loro diversità come lo erano stati per secoli gli ebrei.

 

 

Will Eisner: dal fumetto alla graphic novel

Figlio di un pittore ebreo austriaco, Will Eisner è nato nel 1917 nello Stato di New York. La sua giovinezza è segnata dall’antisemitismo strisciante che alligna anche nella metropoli americana. Fumettista di talento, ha sedici anni quando pubblica il suo primo lavoro, l’illustrazione di un articolo sulla povertà nel Bronx intitolato “Il ghetto dimenticato”.

Eisner è stato uno dei primi a produrre fumetti per i nascenti comic book, quando ancora non era stato trovato il filone dei supereroi. Nel 1936, con il socio Jerry Iger fonda un importante studio nel quale lavorano giovani ebrei destinati al successo nell’età d’oro del fumetto (conclusasi nel 1955). Autori come Bob Kane, Jack Kirby, Dick Powell e Lou Fine. Dal 1940 al 1952, Eisner realizza anche lui un eroe mascherato, Spirit, un detective che cerca di mantenere l’ordine e la giustizia, realizzato con un tratto grafico e un ritmo modernissimo.

Spirit di Will Eisner

Nel 1978, ritornando al fumetto, Eisner “inventa” la graphic novel con la pubblicazione di “Un contratto con Dio”, opera semi-autobiografica che racconta la vita degli immigrati ebrei prima della guerra.
Oggi, il più importante premio conferito a un autore di fumetti negli Stati Uniti prende il suo nome: l’Eisner Award.

 

 

Il racconto della memoria

Gli autori ebrei americani diventati adulti negli anni del dopoguerra sono caratterizzati dal gusto per il racconto introspettivo. La consapevolezza di essere “diversi”, nonostante l’integrazione ormai scontata, induce questi artisti a esprimersi spesso su tematiche sociali.

Nella rivista Mad Magazine, pubblicata dal 1952 dalla Ec Comics, il fondatore-direttore ebreo Harvey Kurtzman fa la parodia della società americana mettendo in mostra i suoi vizi. Il fumetto dei comic book diventa più profondo di quanto era stato fino a quel momento rivolgendosi anche agli adulti, tanto da cambiare presto il formato diventando una rivista in bianco e nero.

Nel 1972, Art Spiegelman, formatosi come autore underground negli anni sessanta, si lancia nella stesura dell’opera che lo impegnerà per tredici anni: Maus, un magistrale resoconto della vita di suo padre, sopravvissuto all’Olocausto (1986). Da questo momento il “formato” delle graphic novel viene lanciato definitivamente, trovando uno spazio fisso in libreria.
Sempre ispirati alla cultura underground, altri autori scrivono storie autobiografiche o di fantasia riservate agli adulti, con gli antieroi in preda alla complessità dell’esistenza moderna.


Tra questi, sotto l’ironico titolo di American Splendor (1976), Harvey Pekar descrive il destino di un uomo comune alle prese con la banalità della vita quotidiana.
Il lavoro di Aline Kominsky-Crumb (“Dirty Laundry” del 1974 e “Love that Bunch” del 1990), dà voce alle donne, da sempre ai margini del fumetto.
Seguendo Eisner sulla strada della memoria storica, altri autori come Miriam Katin, “Siamo soli”, e Bernice Eisenstein, “Ero un bambino tra i sopravvissuti all’olocausto”, si concentrano sui propri destini segnati dal genocidio.
Esplorando altri aspetti della memoria, Ben Katchor offre una visione documentata e poetica della vita degli ebrei newyorkesi in “The Jew of New York” (2000). Mentre James Sturm sottolinea le ambiguità dell’integrazione in “The Golem’s Mighty Swing” (2001).

 

Superheroes Never Die

A ottant’anni dalla creazione di Superman e Captain America, la figura del supereroe rimane centrale nelle nostre culture contemporanee. Mentre le generazioni precedenti di autori ebrei tendevano a trasmettere i propri messaggi in modo implicito, i nuovi autori, tra i quali gli ebrei rappresentano ormai una minoranza, sono sempre più diretti. Le cause per le quali gli eroi dei nostri giorni combattono possono essere le disparità di genere, etniche e sessuali. Ma oggi come ieri il supereroe è un essere diverso, con una doppia identità, spesso scarsamente integrato e talvolta respinto ai margini della società.


Di fronte a noi c’è sempre un futuro incerto e i supereroi creati dagli ebrei tra gli anni trenta e sessanta, insieme ai loro moderni epigoni, rimangono un baluardo alle ansie, alle rinunce, ai fallimenti.
Una società in continua evoluzione ha sempre bisogno di supereroi.

 

Di Tuzzo

Un pensiero su “I SUPEREROI SONO STATI CREATI DAGLI EBREI”
  1. Aggiungerei che i supereroi hanno un approccio molto diverso con il “mondo” intorno a loro. Ben voluti (Avengers, Superman). Temuti (cosi si dice) gli X-Men. Ho sempre trovato incoerente il fatto che mutanti negli Avengers erano amati da tutti, ma invece negli X-Men c’è sempre questa aria di psicodramma. “Tutti ci odiano. Ossignore come si fa”. Beast (Bestia) era il piu gioviale, piu amato dal pubblico negli Avengers, poi negli anni 90 va negli X-Men e si trasforma, si incupisce. E’ irriconoscibile. Insomma…. gli X-Men e tutta la loro storia sono un po pallosi.

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