Nel dopoguerra le strisce umoristiche di produzione statunitense hanno avuto spazio, in Italia, sulle pubblicazioni più diverse: su alcuni quotidiani del mattino come Il Giorno di Milano (ma soprattutto su quelli del pomeriggio, come Paese Sera di Roma), su riviste di giochi come la Settimana Enigmistica dove Andy Capp diventò popolare con il titolo di Carlo e Alice, e su settimanali per ragazzi come Il Monello che ospitava la strip di Nancy, ribattezzata Arturo e Zoe. Queste pubblicazioni si limitavano ad acquistare i diritti delle serie estere più note, ma la produzione umoristica autoctona veniva indirizzata a storielle di più pagine o comunque almeno di un’intera tavola.

Solo con l’uscita della rivista Linus, che portò con forza alla ribalta il format della striscia di tre-quattro vignette dandole lo status di prodotto culturale per adulti e iniziando a concedere spazi anche ad autori italiani, è nata una “scuola” di autori umoristici che hanno adottato, ognuno a modo suo, questa modalità. Il primo è Girighiz di Enzo Lunari, piccolo troglodita disegnato all’inizio in maniera piuttosto rudimentale e poi via via sempre più riccamente. Altre strisce pubblicate sulla rivista nel corso degli anni, il Trino di Altan (un “dio” pasticcione incaricato da un “superiore” di creare il mondo) e il Bobo di Sergio Staino, divenuto (insieme al Cipputi del già citato Altan, realizzato però in forma di singole vignette) rappresentante fumettistico della sinistra, quella “borghesizzata” nel primo caso e operaia nel secondo.

Le strisce entrarono prepotentemente nel mondo dell’editoria nostrana trovando spazio non solo nelle riviste a imitazione di Linus nate come funghi dopo il successo della capostipite (Eureka, Il MagoTommy, Horror, Sgt. Kirk, Psyco, Whisky & Gogo, Comics & Quiz, Napoleone, Super Vip, Humour e Off Side, di cui ho già parlato in un altro articolo al quale vi rimando per l’elenco delle strisce lì apparse). Ma a parte Eureka della Corno, furono tutte destinate a una vita effimera, come la maggior parte delle strisce apparse su di esse (altre notizie in merito le trovate nell’articolo dedicato ai personaggi ambientati in Italia). In ogni caso, una nuova sezione della produzione fumettistica italiana era stata aperta, e non si è più chiusa.

La prima striscia autoctona ad apparire su un quotidiano è stata Sturmtruppen di Franco Bonvicini, in arte Bonvi, vincitrice di un concorso indetto da Paese Sera e di conseguenza su di esso pubblicata. Diventata fumetto di punta della citata Off Side, è passata poi sulle pagine di molte altre pubblicazioni, da Eureka a Sturmtruppen magazinen a il Giornalino, e protagonista di molte raccolte in volume.

Sul Vitt, settimanale per ragazzi “erede” del più noto il Vittorioso, è nata invece un’altra delle primissime strisce di casa nostra, il Vermetto Sigh di Massimo Mattioli.

Dalla “bottega” di Bonvi è uscito un altro autore, Guido Silvestri in arte Silver, padre del fortunatissimo Lupo Alberto, passato dalle pagine del Corriere dei Ragazzi a quelle di Eureka e a un mensile “orizzontale” tuttora in edicola di cui è titolare di testata, anche se con la nascita di quest’ultimo la versione a strisce ha lasciato presto il posto alla “tavola” suddivisa in due pagine. Il successo della pubblicazione portò alla nascita di altri giornaletti nello stesso formato. Il più fortunato fu Nilus (divertimento nel divertimento, il nome del personaggio era l’anagramma di Linus, uno dei principali protagonisti dei Peanuts e nome della testata che, come abbiamo visto, dette il via alla produzione di strip italiane) con le strisce dei fratelli Origone pubblicate dal 1976. Silver utilizzò le strisce anche per l’originale “fumettizzazione” delle gag dei due noti comici zelighiani Gaspare e Zuzzurro.

La rivista Fox trot! da me portata in edicola con i colleghi-soci Paolo Di Pietrantonio e Stefano Casini, oltre a proporre la versione definitiva del mio Dante, ospitò (come la testata “sperimentale” Fritto Misto) anche il Boia Fausto di PdP e la Clinica Spennapolli di Francesco Natali, autori che ritroveremo più avanti.

Sulla rivista Psyco vide la luce Casimiro vampiro crumiro di Carlo Peroni. L’autore senigalliese replicò il sottogenere sul Corriere dei Ragazzi con la striscia Zio Boris su testi di Alfredo Castelli che, qualche anno più tardi, tentò senza successo di venderla a un syndicate statunitense in una versione disegnata da Silver.

 

Le strisce umoristiche, nel loro periodo di “moda”, furono ospitate anche sulle pubblicazioni più insospettate. È il caso delle due serie del livornese Alberto Fremura: l’ispettore Chelseabradburingingtonessexbrown (che si aggiudica il record di personaggio protagonista col nome più lungo di tutti i tempi) e 001 agente segretissimo apparse rispettivamente su Il Giallo Mondadori e Segretissimo e poi raccolte dalla Longanesi in volume nel 1978, con una sfiziosissima prefazione disegnata con testi in rima del folle Benito Jacovitti. Quest’ultimo non è mai stato colpito dalla “febbre della striscia”, ma ne ha comunque realizzate alcune con vari protagonisti come Oreste il Guastafeste, Giuseppe o Giorgio Giorgio detto Giorgio.

Negli anni novanta alcuni autori hanno portato in edicola la rivista pocket L’Isola che non c’è dove, tra tante storielle umoristiche di varia lunghezza, c’è un’unica striscia: il Mac Murphy di Luigi Sime Simeoni.

Sul settimanale paolino Il Giornalino, per quanto ne so sono stato io con la mia versione parodistica della “Divina Commedia” (seguita da quelle di “Iliade”, “Odissea”, “Eneide” e “Gerusalemme liberata”) a introdurre il format della striscia umoristica, seguito qualche anno più tardi da Stefano Frassetto con il suo esilarante Ippo e poi anche dal mio Capitan G.

Finito il “periodo d’oro” delle strisce italiane, per sopravvivere autori e personaggi hanno trovato spazio… dove capitava. Personalmente, oltre a continuare a pubblicare su Fumo di China (che avevo portato in edicola e gestito da editore per una decina d’anni, prima di passare il testimone ai ragazzi riminesi di Cartoon Club) il mio Dante, l’inedita metafumettistica Sonia Strip e poi “Renzo & Lucia, i Promessi Sposi a fumetti”, con le mie Edizioni Foxtrot, oltre a riproporre le parodie apparse sul settimanale cattolico o su mensili enigmistici (il Sando pubblicato su Enigmistica & Quiz della Corno e il Pinguino Colofòn per l’Enigmistica Illustrata della Bonelli), realizzavo in fascicoli per la fumetteria l’inedita presa in giro di “Guerre Stellari”, recentemente raccolta in volume da Dada Editore. Nel frattempo piazzavo come inserto della rivista Storia illustrata la biografia a strisce “Benito, storia del Duce a fumetti”.

Quello delle agende scolastiche è stato forse il principale rifugio di strisce e “strisciaroli” negli ultimi vent’anni. Soprattutto la Comix, reduce dall’esperienza della rivista omonima, di cui parlo anche nell’articolo linkato sopra, ha dato spazio negli anni ad autori come il già citato Francesco Natali,  Lele Corvi (Crow’s village), il Cius (Quiff) e Roberto Totaro (Nirvana). Finché è durata, anche la Gazzenda, agenda della Gazzetta dello Sport, ha ospitato strisce (Tinì Trantran e Rokko Cipolla sono state ripubblicate su Giornale POP) come Mostrip di Albo, Papero del Giappone e Animaletti crudi  di Daw, A Panda piace di Bevilacqua, RX di Roberto Gionta, Zira di Paolo Pidipì Di Pietrantonio, Clinica Spennapolli di Francesco NataliGhigo di Maurizio Rosenzweig e Eden di Mirone e Panaro.

L’altro spazio disponibile nel nuovo millennio, grazie allo sviluppo di internet, è quello della rete dove accanto ai webcomic nati direttamente in quell’ambito, hanno trovato rifugio alcuni autori già passati dalla pubblicazione cartacea. Per quello che riguarda la prima modalità, antesignana è la Shockdom: sul suo sito hanno trovato spazio e acquistato popolarità autori come Sio (Scottecs), Eriadan, Kaneda (“Due cuori e una gatta”), Manu (“Deficients and Dragons”), Bigio (Drizzit) e altri, tutti poi pubblicati anche su carta in edizioni per libreria o edicola. Molti degli autori “cartacei” che si sono ritagliati uno spazio in rete si ritrovano invece su Balloons, il blog delle comic strip. Potete andare a “sfogliarlo” direttamente al link. Senza dimenticare Giornale POP, che ha presentato le strisce de I Chinson di Mario Airaghi e Prof Knox di Pino Creanza, mentre in passato ha pubblicato Frank Carter di Carlo Coratelli e Fortunato Latella, e Horrorlandia di Tommaso Calzavara.

Per quello che mi riguarda, online ho prodotto per qualche anno la strip Tekapìtestimonial della Teka Edizioni, per la quale ho anche realizzato le strisce del Diario scolastico Teka incentrate su un Alessandro Manzoni fanciullo alle prese con le varie materie scolastiche, in compagnia del baco da seta Filo.

Ci sono comunque ancora (rare) pubblicazioni cartacee che ospitano strisce: è il caso dei settimanali dell’Aurea (ex Eura) che, oltre alle strip inglesi che vedono protagonista il legionario Beep Peep regolarmente pubblicate su Lanciostory, sulla collana gemella Skorpio ospitano le ottime Ghigo lo Sfigo di Laura Stroppi (nato sulla citata L’Isola Trovata, ma all’epoca in forma di storielle e non di strisce) e Rapa & Nui di Rasori/Sommacal/Stroppi. E la rivista della Svizzera italiana 20 minuti che pubblica regolarmente la striscia di Stefano Frassetto, 35MQ (sottotitolo: “idioti in condominio”).

Anche Leo Ortolani, nel corso della carriera, non ha resistito al richiamo delle strisce: una basata sui suoi ricordi del servizio militare (“L’ultima burba”) e l’altra, spesso consistente in un’unica vignetta anche se in formato striscia, realizzata per un quotidiano locale (“Quelli di Parma”). Entrambe sono state riproposte in appendice agli albi di Rat-Man.

La Sergio Bonelli Editore, infine, dopo l’esperimento abortito di dedicare un periodico nello stesso formato di Lupo Alberto al personaggio televisivo del Doctor Beruscus (comunque non a strisce), si è deciso ad approdare alla strip con i Bonelli Kids (testi di Alfredo Castelli, Tino Adamo e Sergio Masperi; disegni di Luca Bertelè) prima pubblicate in rete e poi raccolte in un volume quadrotto, nel tentativo di avvicinare per quella via i lettori più giovani alle proprie testate.

6 pensiero su “LE STRISCE ITALIANE: IERI E OGGI”
  1. La rivista era “L’Isola che non c’è”, non “L’Isola Trovata” 😉 lapsus più che comprensibile per i nostalgici di Orient Express e delle riviste di fumetto d’Autore.
    En passant, oltre a Sonia Strip dovresti aver realizzato un altro metafumetto (non a striscia), “Lady Crime” che compariva su Dark: hai qualche informazione in più da darmi in merito? Grazie

  2. Grazie per la precisazione, Luca. Davvero un lapsus… visto che l’ho fatto coi giornalini aperti accanto al computer! Correggo subito. Lady Crime non era “metafumetto”, ma solo un racconto-nel-racconto (come poi ho fatto con “Darkiller”, romanzo-nel-romanzo “Il pianeta scomparso”.

    1. ok, grazie, pensavo che anche Lady Crime potesse tornare utile per i Fumettisti d’Invenzione (chissà, forse sì!)

  3. Tino Cavagnoli era piuttosto bravo, ed altri suoi colleghi si potrebbero citare, per esempio Marzio Lucchesi (con o senza Romano Garofalo) e Clod, per non parlare dei “grandi” (Silver, Origone, Fremura, Lunari …); altre strisce dell’epoca erano più scarse.
    Ed anche le strisce pubblicate sul “Comix” della Franco Cosimo Panini spesso non erano un granchè, le italiane e talvolta anche le americane; “I tecnocratici” di Totaro invece (visto che è citato nell’articolo) si salvava.
    Le strisce pubblicate in rete erano una produzione abbastanza imponente fino a qualche tempo fa (io stesso ne avevo messe in rete diverse, adesso non ci sono più, giusto giusto Vinus su “Anacanapana”), e parecchie erano degne di nota. Però, se da un lato autori meritevoli restavano in ombra, dall’altro emergevano altri meno meritevoli e meno “politicamente corretti”. A questo si aggiunge che molte strisce consistevano nella raffigurazione dell’autore stesso, di solito in compagnia della fidanzata; “troppi autori pochi personaggi” è stato detto di recente (a proposito però della fase successiva, quella in cui tutti cercano di invadere le librerie con dei “romanzi disegnati”, ma anche per le strisce va benissimo).
    Alla fine i più si sono stancati del giocattolo, e tanti siti sono scomparsi col loro contenuto.

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