Stan Lee e Jack Kirby sono la leggendaria coppia che ha praticamente creato l’universo Marvel.

La loro proficua collaborazione ha visto nascere negli anni sessanta personaggi come i Fantastici Quattro, Hulk, Thor, i Vendicatori, gli X-Men e tutto l’incredibile cast di nemici e amici a loro legati.

Ha visto rinascere a nuova gloria anche vecchi eroi come Capitan America e Namor il Sub-Mariner, riproposti sotto una nuova luce dopo i fasti degli anni quaranta.

Stan e Jack erano anche due persone poco concilianti, che pare non andassero troppo d’accordo. Il famoso metodo Marvel, con i quali i due hanno creato tutta questa mitologia moderna, rende difficile capire fino a dove arrivava il contributo di un autore e dove iniziava quello dell’altro.

Dopo tanti attriti il duo si è sciolto nel 1970, con l’abbandono della Marvel di Kirby per approdare alla concorrente Dc Comics. 

Con il tempo l’opinione dei fan si è divisa sull’argomento, dando vita ad accese discussioni su chi avesse più merito dell’altro.

Ogni “stanleenista” e ogni “kirbyano” ha le tesi a favore del proprio beniamino e contro l’altro.  Vediamole insieme.



CONTRO STAN

Stan Lee viene definito “furbo”, in quanto per il citato metodo Marvel non si può stabilire quale fosse il suo reale contributo alle trame.

Lee firmava le storie anche quando di suo aveva messo poco, riducendo così pubblicamente il lavoro del collega a quello di “semplice disegnatore”.

Il “metodo Marvel” usato da Stan Lee consisteva nel buttare giù qualche idea su quello che sarebbe dovuto accadere nell’episodio, e spesso lo faceva solo a voce. Quindi il disegnatore sceneggiava la storia in totale libertà e dopo Stan aggiungeva didascalie e dialoghi.

Risulta quindi evidente che gli autori con cui Stan ha collaborato non erano solo dei disegnatori. Jack Kirby aveva creato una miriade di personaggi anche prima del 1961, e lo stesso Steve Ditko, co-creatore dell’Uomo Ragno e del Dottor Strange, avrebbe dimostrato in seguito di saper creare da solo tanti personaggi. Si pensi al secondo Blue Beetle, Capitan Atom, Creeper e Hawk & Dove, a onor del vero va però detto che nessuno di questi personaggi ha avuto anche solo la metà del successo che hanno ottenuto quelli creati in coppia con Stan Lee.

Un esempio dell’indispensabile contributo di Kirby alle storie sta nella realizzazione di Thor: i primi episodi del personaggio, dopo l’iniziale realizzato da lui stesso, erano un ripetersi di lotte contro bizzarri alieni o emissari comunisti (lo stesso accadeva su Iron Man e su Hulk). Solo l’intervento di Kirby, peraltro appassionato di mitologia nordica, ha dato poi a Thor quel patheon di dei e l’epica che hanno reso il titolo un cult.

Eclatante è anche il caso di Silver Surfer, personaggio che non appariva nemmeno nel concepit iniziale di Lee: fu una creazione completa di Jack Kirby.

A quanto pare, Lee semplicemente gli aveva chiesto, in occasione del numero 50 della serie Fantastic Four di far combattere il Quartetto “contro dio”.

Kirby aveva pensato che un dio avrebbe avuto bisogno di un messaggero per annunciarne l’arrivo, ed ecco Silver Surfer.

Jack Kirby amava Surfer, ma Lee se ne impadronì scrivendone una serie personale e facendolo disegnare a John Buscema anziché a lui. Kirby era scontento del trattamento riservato da Lee alla sua creatura, scrivendolo in un modo che Kirby riteneva banale, sosteneva ingenerosamente che lo aveva trasformato nel “solito e noioso alieno caduto sulla Terra”.

Di fatto senza Kirby (e Ditko) Stan Lee non ha mai creato personaggi rilevanti nell’universo Marvel.

A onor di cronaca possiamo citare qualche eccezione come i malvagi Kingpin e Mefisto, mentre il supereroe Capitan Marvel si è subito rivelato un insuccesso e Falcon in fondo è solo una spalla passeggera di Capitan America.

In tal senso è il caso di citare le serie di Iron Man e Devil, personaggi il cui contributo di Kirby è limitato nel primo caso e nullo nel secondo: è palese che, per esempio, i due eroi non possono vantare una galleria di avversari memorabili come quelli di Capitan America, i Fantastici Quattro e Thor (ma anche di Hulk e degli X-Men fino a quando le serie sono state gestite in coppia con Kirby)

Devil vedeva ripetersi le medesime tematiche amorose di Iron Man, il triangolo Matt/Karen/Foggy replicava quello di Tony/Happy/Pepper, e aveva una caratterizzazione che ricordava quella dell’Uomo Ragno, prima che Frank Miller la cambiasse completamente.

Spesso Devil affrontava nemici presi da altre serie, inventati appunto da Kirby (o Ditko) come Electro, Mister Hyde e il Cobra, lo Scarabeo, Trapster, il Dottor Destino o il Bue. Quelli creati da lui insieme a John Romita e Gene Colan

non apparivano particolarmente riusciti. 




Inoltre aveva idee bislacche come quella del “gemello” di Matt, Mike Murdock (un personaggio dimenticato dagli autori successivi) o storie come la seconda apparizione del Gufo, in cui l’avvocato cieco Matt Murdock viene mandato in giro in un’isola deserta per trovare i testimoni di un processo fittizio,  o “la prigione vivente”, in cui il Dottor Destino si scambia di corpo con Devil… e non capisce che lui è un non vedente.

Lo stesso accade all’interno della serie di Doctor Strange: il dottore era decisamente un personaggio più figlio di Ditko che di Lee, che lascerà infatti i testi a Roy Thomas dopo l’abbandono di Steve.

Inoltre, tutte le serie lasciate da Kirby hanno faticato non poco a riprendersi dal suo abbandono, e l’hanno fatto solo quando altri autori sono subentrati a Lee.



CONTRO JACK

I detrattori di Kirby sostengono che il Re non avesse una grande predisposizione per la scrittura, e che non sapesse sviluppare le sue numerose idee. 

Anche se da solista aveva scritto e disegnato serie come il Quarto Mondo e Kamandi, alcuni non trovano altrettanto azzeccati Demon e Omac: ottime idee, realizzazione modesta. 

Il suo stile di scrittura è definito verboso, con inutili didascalie che spiegano quanto sta avvenendo nelle vignette, rendendo il tutto poco scorrevole. Inoltre i suoi personaggi parlano in maniera “arcaica”.

Insomma, necessitano disperatamente di uno sceneggiatore e di un ottimo dialoghista com’era Stan Lee.

I personaggi totalmente di Kirby per la Dc, salvo quelli del Quarto Mondo, non avendo una continuity comune agivano in mondi separati (Kamandi e Omac, per esempio, erano ambientati in futuri alternativi scollegati tra loro).

Anche i lavori del suo ritorno in Marvel non hanno avuto lo stesso successo di quelli fatti in coppia con Lee: Machine Man, per quanto interessante e affascinante, non ha sfondato né è divenuto un personaggio di punta. Gli Eterni e un’opera epica ricca di grandiose idee, ma si è rivelata contorta e senza sbocchi.

Più ancora dei Nuovi Dei (New Gods), gli Eterni si sono dimostrati di difficile gestione, tanto che anche gli autori successivi hanno fatto fatica a districarsi con i personaggi, che per questo sono rimasti inutilizzati per moltissimo tempo, salvo alcune sporadiche miniserie dedicate a loro.

Anche le sue run da solista su Capitan America e Pantera Nera non furono apprezzate. Il suo tratto era sempre dinamico e graffiante, ma le storie non tenevano conto dello spirito del tempo. Mentre forse ne tenevano fin troppo conto gli sceneggiatori che lo avevano preceduto nelle due serie, Steve Englehart e Don McGregor.

Nella saga della “Bomba della follia”, per esempio, Capitan America collabora con il segretario di stato Henry Kissinger, mentre soltanto un anno prima il ciclo de “L’impero segreto” e la successiva saga di Nomad mostravano un Cap aspramente critico verso il governo. Le due versioni stridevano tra loro, ma Jack Kirby neppure leggeva gli albi realizzati dai colleghi e comunque non condivideva i temi della contestazione giovanile imperanti in quegli anni.

Lo stesso accade su Pantera Nera. Kirby non tiene conto delle tematiche razziali affrontate da McGregor, come la lotta contro il Ku Klux Klan, né della complicata relazione con l’americana Monica Lyne e le sue difficoltà ad adattarsi nel paese di Wakanda

Al contrario di Stan Lee, che peraltro cercava di non urtare i contestatori perché rappresentavano una parte dei lettori, Jack Kirby non teneva conto di questi aspetti, proiettando gli eroi in un contesto ricco d’avventura, pieno di idee interessanti, ma privo di contenuti sociali e approfondimenti psicologici. 

Per Kirby contava l’epica e l’avvenuta. Non era molto avvezzo alla contemporaneità e ai cambiamenti sociali del tempo, al contrario di Lee, che aveva sempre il polso della situazione ed era molto attento a ciò che volevano i giovani.



A FAVORE DI STAN 

Stan Lee ha conferito un’anima ai personaggi dei comic book. Su questo punto tutti concordano. 

Se i Fantastici Quattro n. 1 è in parte un rifacimento di una vecchia serie di Kirby per la Dc, i Challengers of the Unknown, in cui un gruppo di esploratori era alle prese con mostri e isole misteriose, Lee ha dato a Reed e soci quel tocco di umanità che è stato fondamentale per il loro successo. Seconda la leggenda, Lee seguì il consiglio della moglie Joan di scrivere un fumetto “come sarebbe piaciuto a te” e lui caratterizzò i personaggi con personalità spesso in conflitto tra loro. 

A Stan Lee va dato il merito di aver reso tutti i personaggi Marvel dell’epoca realistici e umani, in cui il loro potere era anche una maledizione (i famosi “supereroi con superproblemi”) che li rendeva introversi e tormentati, conscio delle difficoltà che i lettori adolescenti avevano nel rapportarsi agli altri.

Stan Lee ha tolto gli adolescenti dal ruolo di spalla dell’eroe, tipico nei fumetti di quei tempi, e li ha resi protagonisti delle serie, come nel caso dell’Uomo Ragno, dei giovani mutanti degli X-Men e della Torcia Umana dei Fantastici Quattro. 

Il loro linguaggio, moderno e spesso alla moda, era una vera novità per l’epoca.

Persino Capitan America, creato da Joe Simon e Jack Kirby nel 1940, era diventato un personaggio più umano e interessante con la “cura Lee”: il suo senso di colpa per la perdita di Bucky lo aveva reso un eroe tormentato e tragico e non più l’infallibile eroe di un tempo. Anche se questo lo faceva diventare un po’ monocorde.

Merito di Lee la creazione della continutiy, che mostra gli eroi agire contemporaneamente nella stessa città e nello stesso tempo, a volte incrociandosi. Dà così la sensazione di leggere un grande romanzo a puntate in un’ambientazione sconfinata e credibile. Ciò è stato facilitato dal fatto che i personaggi erano quasi tutti disegnati (e co-sceneggiati) da Jack Kirby.

Anche il tempo passava abbastanza realisticamente per i personaggi dei fumetti Marvel, seppur più lentamente. Si evolvevano come il lettore (si pensi alla carriera scolastica di Peter o al matrimonio di Reed e Sue), non rimanevano in un costante “anno zero” come gli eroi delle altre case editrici fino a quel momento.

Ma il suo capolavoro è l’aver reso l’alter ego dell’eroe, l’uomo sotto la maschera, il vero coprotagonista della storia. Aveva aggiunto anche tematiche da soap opera alle avventure da supereroi per dare vita a qualcosa di unico.

Ecco perché il personaggio di maggior successo della Marvel, l’eroe di punta, è l’Uomo Ragno, in cui le vicende mondane di Peter Parker sono il cuore pulsante della serie. L’Uomo Ragno era un giovane con un costume, non un eroe tutto d’un pezzo, inimitabile e irraggiungibile, lontano dai modelli rappresentati da Superman e Batman.

Anche la sua diatriba con Steve Ditko sullo sviluppo delle storie dell’Uomo Ragno, che ha portato il disegnatore ad abbandonare la serie, non gli ha fatto perdere la presa sul personaggio. Stan Lee, in coppia con John Romita, è riuscito a dargli una nuova dimensione facendo di Peter un ragazzo meno introverso e più intraprendente.

Stan Lee iniziò anche a scrivere storie di una certa rilevanza sociale, come l’episodio sulla dipendenza alle droghe di Harry Osborn in Amazing Spider-Man n. 96/98, pubblicata senza l’approvazione del Comics Code Authority, l’organismo di autocensura dei fumetti dell’epoca.

Inoltre occorre tenere sempre presente che Stan Lee era il direttore della Marvel: era lui a fare i progetti editoriali e ad avere l’ultima parola su tutto.



A FAVORE DI JACK

Jack Kirby è stato indubbiamente uno degli autori di fumetti più influenti di sempre, sia come disegnatore sia per l’incredibile fantasia che aveva nel creare storie.

Era una fornace di idee che spaziavano in ogni genere narrativo, dallo spionaggio all’horror e alla fantascienza, che Kirby amava mescolare dando vita a opere uniche.

Moltissimi dei suoi personaggi, specie i villain (senza i quali non si può fare una buona storia) sono entrati di prepotenza nell’olimpo dei fumetti, si pensi al Dottor Destino, Galactus, Magneto e Darkseid.



Tutte le serie Marvel dove Kirby ha collaborato con Stan Lee hanno visto nascere alcuni dei personaggi più influenti di sempre, colonne portanti della mitologia pop. La caterva impressionante di avversari sempre originali e fantastici che ogni mese faceva esordire su Captain America, Fantastic Four, The Mighty Thor sono ancora oggi ritenuti tra i migliori di sempre.

L’epica che sapeva trasmettere nelle sue avventure aveva pochi eguali. Kirby ha influenzato centinaia di autori non solo del fumetto, ma anche di altri media, se pensiamo ai Masters of the Universe, a Star Wars e persino al Trono di Spade.

Una caratteristica peculiare delle storie di Jack Kirby era il ruolo dato alle donne: i suoi personaggi femminili erano meglio delineati di quelli scritti in coppia con Stan Lee. Andavano in missioni pericolose tutte da sole e combattevano al pari degli uomini. Sharon Carter, Lady Sif, Medusa, Big Barda e persino la semisconosciuta Donna Maria Puentes, per citarne alcune, erano decisamente più agguerrite delle varie Betty Ross, Karen Page o Pepper Potts.
(Stan Lee aborriva l’idea degli scontri fisici tra uomini e donne, anche se faceva qualche eccezione). 

Nei Nuovi Dei ha creato un’intera squadra di donne guerriere, le Female Furies, guidate da un personaggio come Granny Godness, che ribalta gli stereotipi del genere femminile, essendo un’anziana nonnina che fa la sadica aguzzina.

Anche un colosso consolidato come la Dc Comics, con un ricco e variegato cast di personaggi, ha dovuto riconoscere la grandezza del genio di Kirby. Lo dimostra il valore che ha dato al concetto di Quarto Mondo, in particolare al villain Darkseid, che ha influenzato molta della produzione negli anni successivi.

Le sue storie erano spesso accompagnate da concetti fantascientifici, come la Zona Negativa, il cubo cosmico, i Life Model Decoy, il Baxter Building, i boomdotti, le scatole madri, tutti prodotti della sua fantasia che ancora oggi arricchiscono le pagine dei fumetti e anche le pellicole cinematografiche ispirate ai suoi lavori. 



CONCLUSIONE

Stan Lee e Jack Kirby ereano autori eccentrici dagli stili molto differenti. Chi era meglio dei due?

Da solo, Kirby ha dimostrato di saper creare intere mitologie e interi mondi, come si è visto con gli Eterni, Kamandi o i Nuovi Dei. 

I lavori da solista di Lee sono generalmente meno interessanti con un’unica eccezione, quella dell’Uomo Ragno, dopo l’uscita di scena di Steve Ditko (che comunque ne era il co-creatore). 

Stan Lee creava l’uomo, Jack il superuomo. La collaborazione tra i due ha giovato a entrambi e siamo tutti concordi nel dire che la somma dei due è migliore di quanto fatto singolarmente.

Come sarebbe stata la Marvel senza uno dei due? Semplicemente non ci sarebbe stata, o comunque non avrebbe avuto personaggi tanto forti da durare fino al giorno d’oggi.


 


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