Abbiamo parlato qui e qui della carriera di The Spirit, creato nel 1940 da Will Eisner. Ora trattiamo della sua vita successiva fatta di ristampe e di scoperta in Europa, ma non solo.

Già nel 1952, l’anno in cui la serie originale finiva, alcuni episodi di The Spirit del dopoguerra furono ristampati nella testata omonima dell’editrice Fiction House con il sottotitolo di Master Crime Fighter (“Maestro della lotta al crimine”), ma durò solo per cinque sporadici numeri fino al 1954.

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The Spirit n. 1 (Fiction House, 1952)

 

Un’altra ristampa da parte dell’editrice IW/Super Reprint tra il 1963 e il 1964, con taglio più fantascientifico e la dicitura Master of Mistery (“Signore del mistero”), non ebbe miglior fortuna limitandosi a due soli numeri.

A richiamare l’attenzione del pubblico più maturo sull’eroe di Will Eisner fu il suo ex-collaboratore Jules Feiffer, che nel saggio The Great Comic book Heroes (“I grandi eroi degli albi a fumetti”), pubblicato a puntate dalla rivista Playboy e in volume nel 1965, parlò di Spirit e del suo autore in termini entusiastici.

Con le oltre seicento storie di Spirit a cui attingere e i pochi albi di ristampe dedicatigli di volta in volta, finora non c’era bisogno di altri episodi inediti, ma Will Eisner scelse quel momento per realizzarne uno nuovo dopo più di tredici anni.

Scrisse e disegnò una storia di Spirit di cinque pagine particolarmente satirica e auto-ironica, con i personaggi cambiati dopo tutto il tempo trascorso e ambientata esplicitamente a New York (invece che nell’immaginaria Central City).

Uscì nel gennaio 1966 sull’inserto domenicale del New York Herald Tribune, insieme a un articolo celebrativo su Spirit e il suo autore scritto da un’altra sua ex-collaboratrice, Marilyn Mercer.

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The Spirit pubblicato sul New York Herald Tribune nel 1966

 

Si iniziava così a costruire il mito di Eisner, per bocca di un paio di critici non proprio neutrali, ma che almeno sapevano molto bene di che cosa parlavano.

Tra il 1966 e il 1967, su due albi di ristampe di Spirit della Harvey Publications, oltre a crearne ex-novo le copertine Will Eisner scrisse e disegnò altre due storie inedite di sette pagine.

La prima era una nuova versione delle origini di Spirit, in cui tra l’altro si vedeva Ellen Dolan fidanzata con Denny Colt (alias Spirit) fin dall’inizio.

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The Spirit n. 1 (Harvey, 1966)

 

Nella seconda storia si faceva luce per la prima volta sulle origini del misterioso genio criminale Octopus. Per ognuno dei due albi, Eisner disegnò anche una rubrica a fumetti di due pagine intitolata Il Laboratorio di Spirit.

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Copertina di The Spirit n. 2 (Harvey,1967) riutilizzata in Italia per Eureka n. 17 (Editoriale Corno, 1969)

 

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Le origini di Octopus da The Spirit n. 2 (1967), tradotta su Eureka n. 24 del 1969

 

Gli albi della Harvey erano in formato gigante e proponevano ben otto episodi per volta. Un terzo numero, di cui Will Eisner aveva già disegnato la copertina, non sarebbe mai uscito.

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Will Eisner negli anni sessanta mentre disegna Spirit per gli albi Harvey

 

Nel 1968 seguì la prima ristampa in due volumi delle prime strisce di Spirit, anche se non integrale, da parte dell’editore Ed Aprill.
Tali iniziative contribuirono a richiamare l’attenzione su un fumetto mai tradotto nei paesi europei. Non tardarono ora a interessarsene due riviste italiane, tra le prime in Europa a occuparsi di critica fumettistica e del recupero di vecchie opere.

La versione delle origini di Spirit del 1966, ideale per introdurre il personaggio, fu così il suo primo episodio tradotto in italiano nell’ottobre 1968, sul n. 43 della rivista Linus, ma pare che ci fosse stato un imbarazzante equivoco.

In realtà i diritti del personaggio per il nostro paese erano già stati ceduti alla concorrenza, ovvero all’Editoriale Corno, per cui Spirit apparve poi regolarmente sulla rivista Eureka e i suoi supplementi, a partire dal n. 17 del marzo 1969, con una selezione di avventure solo inizialmente in ordine cronologico.

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Terza versione delle origini di Spirit dal n. 1 del 1966, tradotta su Linus n. 43 del 1968

 

Fu sempre la Corno a pubblicare, nel 1972, il primo volume antologico in italiano interamente dedicato a Spirit, il n. 9 della collana Eureka Pocket.
A quel punto, dato il prestigio di cui godevano all’epoca le riviste italiane nel settore, si può dire che la serie di Eisner fosse stata lanciata anche a livello internazionale.

Le traduzioni di Eureka introdussero l’abitudine, ripresa anche da altri, di rendere l’originale slang di Ebony con una parlata da “bovero negro”, facendogli per esempio chiamare Spirit “badrone” laddove nella versione americana diceva “mister” e “boss”, accentuando così la caratterizzazione vagamente “razzista” del personaggio.

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Ebony nella Spirit Section n. 338 originale (1946) e su Eureka Pocket n. 9 (1972)

 

A parte le strisce giornaliere, le edizioni originali di Spirit, sia degli inserti domenicali sia delle loro ristampe in albi, fino ad allora negli Usa erano sempre state a colori. Linus ed Eureka erano invece riviste in bianco e nero e quindi pubblicarono Spirit senza colori, a parte tre o quattro rari casi sulla seconda rivista.

Ma i disegni di Will Eisner non sembravano soffrirne: le storie piene di ombre e campiture nere acquistavano un’atmosfera dal fascino ancora più noir, che accentuava certi paralleli con il cinema espressionista.

La forzata scelta delle riviste italiane anticipò una tendenza diffusasi anche in patria, visto che dagli anni sessanta il bianco e nero iniziò a essere la regola per le pubblicazioni a fumetti rivolte a un pubblico più maturo, un contesto in cui l’eroe di Eisner poteva inserirsi…

Infatti, tra il 1972 e il 1973, mentre l’importanza dell’opera di Will Eisner veniva rimarcata nei saggi di altri autorevoli esperti di storia del fumetto come Jim Steranko e Catherine Yronwood, negli Usa fu ristampata in bianco e nero un’edizione amatoriale quasi integrale dei primi quarantuno episodi di Spirit, suddivisi in quattro set da dieci section l’uno, detti Spirit Bags.

L’unico saltato fu il quarto episodio, forse escluso per il tema del voodoo collegato agli afroamericani in modo un po’ razzista o forse soltanto per la sua difficile reperibilità, ma infine anch’esso fu recuperato in un’edizione bootleg nel 1979. L’iniziativa però non andò oltre.
Per il momento non c’era speranza di veder ristampati in ordine anche gli altri seicentoquattro episodi.

Del resto la stampa degli Spirit Bags non era il massimo. Era ottenuta riproducendo in bianco e nero gli inserti originali a colori, per cui questi si trasformavano in toni di grigi, in certi punti particolarmente scuri.
Ma come accadeva nelle riviste italiane in bianco e nero, il tono generale che ne risultava poteva avere un vago fascino noir.

Nel 1973 uscirono alcuni dei nuovi episodi brevi di Spirit realizzati da Will Eisner a mezzatinta, su due albi di ristampe pubblicati da una casa editrice “alternativa”: la Kitchen Sink Enterprises dell’autore underground Denis Kitchen.

Anche questi albi erano in bianco e nero e il loro taglio un po’ underground era evidente nelle belle copertine fronte-retro disegnate appositamente da Eisner.

Dal punto di vista grafico, l’autore vi proseguì gli esperimenti iniziati con le copertine che aveva disegnato per passati editori come Quality e Harvey. Infatti non scrisse il nome del personaggio in alto come in una normale testata, ma lo rese un ingombro inserito nelle scene, una struttura solida sempre diversa come nelle sue classiche splash page.

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The Spirit n. 1 (Kitchen Sink, 1973)

 

The Spirit n. 2 (Kitchen Sink, 1973)

 

Ognuno dei due albi di 32 pagine della Kitchen Sink ristampò quattro episodi di Spirit del 1946-1947, con brevi episodi inediti nelle quattro pagine avanzate. Quelli, alternati alle ristampe del n. 1, erano quattro tavole autoconclusive, con gag satiriche in cui l’autore di Spirit dimostrò molto… spirito, mettendo i suoi abituali personaggi a confronto con i giovani contestatori e le critiche al “sistema” di quegli anni.

Tavola satirica di Will Eisner su The Spirit n. 1 (Kitchen Sink, 1973)

 

Il n. 2 della Kitchen Sink conteneva un episodio inedito di quattro pagine, basato su un soggetto scritto da Will Eisner nel 1950 e mai usato prima. Vi riappare la collezionista di mariti P’Gell, che qui mostra anche tendenze lesbiche.

Del resto l’albo è interamente dedicato alle apparizioni di P’Gell e lei stessa lo definisce in copertina come una rivista per adulti. Ma mentre nel n. 1 i colori delle vecchie storie furono semplicemente eliminati, nel n. 2 furono sostituiti da toni di grigi a retini. Una soluzione grafica che avrebbe influenzato le successive ristampe di Spirit fino alla metà degli anni ottanta.

Nello stesso periodo Spirit apparve insieme al commissario Dolan su un’ironica copertina disegnata da Eisner per il n. 3 dell’albo underground Snarf, sempre pubblicato dalla Kitchen Sink. Questo ripetuto accostamento del personaggio con il contesto underground è meno strano di quanto possa sembrare.

Snarf n. 3 (Kitchen Sink, 1973)

 

In fondo, pur essendo un autore di storie dal sapore pulp degli anni quaranta, Eisner era stato un precursore degli esperimenti tipici dei successivi fumetti alternativi, spesso opera di autori che si ispiravano a stili del passato.

Uno dei più importanti disegnatori underground, Richard Corben, si ispirò proprio alla corposità plastica e alle tipiche caricature grottesche eisneriane, pur accompagnando questi elementi con una grandeur fantasy.

Un altro episodio di Spirit di cinque pagine, iniziato da Eisner in occasione di un corso e anch’esso definibile underground per l’ambientazione moderna e i contenuti provocatori, fu completato a colori dall’autore dietro le insistenze dello sponsor Walter Hansen e pubblicato da quest’ultimo in un’edizione speciale nel 1973.

L’apporto principale di Will Eisner alle ristampe di Spirit che seguirono fu una lunga serie di copertine, a partire da quelle per la rivista bimestrale The Spirit che l’editrice Warren Publishing produsse dall’aprile 1974.

Le copertine erano disegnate da Eisner e completate da Ken Kelly o altri artisti, che a volte ne trasformarono i disegni in veri e propri dipinti e altre si limitarono a colorarli. Ma il loro lavoro, spesso pieno di colori accesi, brillanti o aggressivi, non soddisfaceva molto il meticoloso creatore di Spirit.

Copertina di The Spirit n. 2 (Warren, 1974), poi ricolorata da Will Eisner

 

In genere i coloristi che collaboravano con la Warren non comprendevano lo spirito della serie, impostata su toni noir più realistici.

Comunque con questa edizione di grande formato rivolta a lettori maturi, le ristampe delle storie di Eisner poterono ritrovare il loro pubblico ideale, quello degli adulti che leggevano i giornali con i quali uscivano in origine, senza contare le nuove generazioni che le scoprivano per la prima volta.
La collana riuscì a durare ben oltre i pochi albi delle edizioni precedenti.

The Spirit n. 1 (Warren, 1974)

 

La Warren proseguì la testata regolare The Spirit per sedici numeri, su cui furono riprodotte storie di Eisner del dopoguerra senza un ordine preciso, soprattutto in bianco e nero con toni di grigi e ogni tanto a colori.
Lo stesso editore pubblicò, nel 1975, uno Spirit Special interamente a colori.

Anche quando la Warren smise di pubblicarla, la rivista The Spirit non si interruppe. Dal n. 17 del 1977 fu proseguita dalla Kitchen Sink, che inizialmente optò per il solo bianco e nero sempre a toni grigi, cominciando a ristampare anche molti episodi del periodo bellico mescolati con quelli del dopoguerra.

The Spirit n. 17 (Kitchen Sink, 1977)

 

In Italia alcune di queste versioni di Spirit a mezzatinta sarebbero state pubblicate dal 1979 al 1981 sulla rivista Alter Alter, con traduzioni abbastanza disinvolte e discutibili. E, sempre in Italia, dal 1982 al 1985 sulla rivista amatoriale di grande formato Nostalgia Comics, in un’edizione generalmente più accurata.

Forse la frequentazione dell’editrice Warren specializzata in horror, influenzò un po’ Eisner nel modo di riutilizzare il suo personaggio. Infatti, nel 1976 Spirit apparve in veste di anfitrione stile Zio Tibia in un volume illustrato realizzato da Eisner e pubblicato dall’editrice Grosset & Dunlop, sotto l’etichetta Tempo Books, dal lungo titolo di The Spirit’s Casebook of True Haunted Houses and Ghosts (“L’archivio di Spirit degli autentici edifici infestati e spettri”).
Un altrettanto lungo sottotitolo ne chiariva ulteriormente i contenuti: “Storie di casi documentati assemblati per il vostro spavento e divertimento dal grande nemico del crimine”.

The Spirit’s Casebook of True Haunted Houses & Ghosts (Tempo Books, 1976)

 

Sempre nel 1976, da buon “spirito”, l’eroe di Central City fece un’apparizione sul n. 50 di Vampirella, testata della Warren, in una storia di otto pagine dell’omonima vampira sexy intitolata “La cosa nella tomba di Denny Colt”.

Altre copertine furono disegnate da Will Eisner per la ristampa in quattro volumi delle strisce di Spirit, pubblicata da Ken Pierce tra il 1977 e il 1980.
Nel 1977 uscì un bellissimo portfolio, edito da Richard Pryor, con dieci grandi elaborate illustrazioni di Eisner colorate a mano, dedicate ai momenti fondamentali della carriera di Spirit.

Le illustrazioni furono poi ristampate dalla Kitchen Sink Press nel 1981, nel bel volume Will Eisner Color Treasury (“La miniera a colori di Will Eisner”), insieme all’episodio a colori del 1973 e a molte copertine delle edizioni Kitchen Sink e Warren, già colorate da Eisner o da lui ricolorate appositamente.

Will Eisner Color Treasury (Kitchen Sink, 1981)

 

The Spirit – The First 93 Dailies (Ken Pierce, 1977)

 

In appendice alla rivista di Spirit della Kitchen Sink, dal 1978 iniziarono anche a uscire alcuni graphic novel di Eisner a puntate. Dopo la riscoperta e la riaffermazione del suo personaggio, il grande maestro poté dedicarsi alle nuove opere contando su una relativa tranquillità economica e notorietà, ma non volle creare altre storie di Spirit, di cui la scorta a cui attingere era già così ampia. Con una sola eccezione…

Sul n. 30 della rivista The Spirit del 1981 uscì l’ultima storia scritta da Eisner, definita Spirit Jam (alla lettera: “Marmellata di Spirit”) con un intraducibile gioco di parole. Lo si può interpretare come Ingorgo o Mischia su Spirit, riferendosi all’abituale ritrovarsi di Spirit incastrato tra mucchi di criminali e donne fatali che vogliono farlo fuori (ridurlo a marmellata, appunto).

Per assonanza con Gem, suona anche come La gemma di Spirit, visto che la storia ruota attorno a un diamante, ma come in Jam Session il principale significato è Improvvisazione di Gruppo per Spirit, con riferimento al particolare procedimento usato per realizzarla.

The Spirit n. 30 (Kitchen Sink, 1981)

 

Le trentasei pagine del più lungo singolo episodio di Spirit uscito fino ad allora, furono realizzate da cinquanta autori diversi, che si divisero il compito di sceneggiarne e/o disegnarne una a testa.

Tra questi ci furono Eisner stesso che ne disegnò tre, un altro paio di maestri della sua generazione come Milton Caniff e Harvey Kurtzman, e anche grandi fumettisti che avevano preso molto da lui, come Richard Corben e Frank Miller.

The Spirit n. 30, pag. 28 (Kitchen Sink, 1981)

 

Dal 1981 al 1983 la Kitchen Sink pubblicò tre volumi della serie Spirit Color Album, selezioni di storie di Spirit del dopoguerra riprodotte con i nuovi colori con cui erano apparse su riviste europee, un’edizione da cui sarebbero stati ripresi anche molti degli episodi usciti in Italia su Comic Art dal 1986 in poi.

Spirit Color Album vol. 2 (Kitchen Sink, 1982)

 

Anche questi volumi a colori, come quasi tutti gli albi e riviste di Spirit usciti in precedenza, riproponevano storie della sua saga selezionandone solo alcune tra quelle considerate meglio riuscite, senza rispettare un preciso ordine cronologico (seguito strettamente solo dalle due edizioni di ristampe delle strisce giornaliere e dalla serie amatoriale degli Spirit Bags), ma proprio in quel periodo qualcosa stava per cambiare… come vedremo in un prossimo articolo.

 

 

(Da Dime Web).

 

 

 

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