All’inizio degli anni ottanta i grandi successi del fumetto “popolare” cominciavano già a essere un ricordo. Un po’ tutti gli editori erano a caccia di nuove formule che consentissero di rimettere in carreggiata le loro periclitanti pubblicazioni. Ogni volta che una testata dava segni di miglioramento, scattava la rincorsa all’imitazione (come sempre, d’altronde: basta pensare a Bonelli che a suo tempo per inseguire i successi di Capitan Miki mise in campo il Piccolo Ranger).

Così quando il Corriere dei Ragazzi, passato sotto la direzione di Raffaele D’Argenzio, fu trasformato in Corrier Boy e poi Boy Music riuscendo a invertire la tendenza con un significativo incremento di vendite, diversi settimanali concorrenti cercarono di clonarne la formula, e altri nacquero dal nulla per inseguirne il successo. Tra questi, il nuovo settimanale dell’Editoriale Corno, Adamo (inizialmente Adamo Pop), che ospitava articoli su musica e spettacolo in genere, e soprattutto cinque episodi a fumetti. 

SONNY SOLO, DALLE PAGINE DI ADAMO


A gestire gli articoli era stato chiamato Graziano Origa, mentre dei fumetti si occupava Luciano Secchi, direttore responsabile della testata e direttore generale della Corno. 
Graziano Origa puntò molto su Renato Zero, evidentemente confidando di attrarre la vasta platea dei suoi “sorcini”, che però con altrettanta evidenza preferivano comprare i suoi dischi e riviste strettamente musicali, che non quell’ibrido di musica e fumetti non eccelsi, e comunque slegati sia dalla musica sia dalla filosofia zeriana.

Le storie dei fumetti, diciamolo, erano un po’ buttate lì come arrivavano. La cura redazionale era vicina allo zero: nessuno ha mai messo mano sulle mie storie, sulle quali ho corretto refusi e ingenuità a distanza di quarant’anni, in occasione della raccolta in volume di cui qui sotto vedete la copertina.

SONNY SOLO, DALLE PAGINE DI ADAMO


Il resto delle serie era almeno un gradino più giù. Personaggi già ampiamente sfruttati, disegni di livello artigianale (molte le produzioni dello Studio Rosi, di altalenante valore), e qualche autore “nascente” come Salvatore Deidda, Michele Pepe e Corrado Roi.

L’elemento peggiore erano le sceneggiature; se quelle di Stefano Negrini (alcune delle quali ho disegnato anch’io) erano passabili, altre erano impresentabili. Non c’è dunque da meravigliarsi che la pubblicazione non abbia avuto successo, chiudendo dopo una cinquantina di numeri e lasciando un bel buco nelle casse dell’editore.

SONNY SOLO, DALLE PAGINE DI ADAMO


Per me, professionalmente, fu un’occasione molto importante. Dopo la chiusura de Le Sexy Operette (di cui ho recentemente ristampato alcuni episodi nel volumetto “Le Sexy Parodie” sempre per le Edizioni Foxtrot) che mi avevano dato lavoro per quasi quattro anni e permesso di crescere tecnicamente, mi arrabattavo a fare lavoretti di ogni genere, soprattutto d’inchiostrazione.

Su Adamo ebbi modo di lavorare finalmente con un editore “serio” e, dato l’approccio abbastanza abborracciato alla composizione del giornale e il livello medio delle collaborazioni, mi ritrovai ad avere molto spazio. E libertà.

Oltre a realizzare una serie di storie autoconclusive, infatti, mi furono affidate ben due serie. Di una, I ragazzi di Stoner, facevo solo i disegni su testo di Gabriella Mariani, mentre dell’altra ero autore completo: testo, disegni e persino il lettering erano opera mia. Tutti gli episodi venivano pubblicati così come li avevo partoriti, senza che nessuno “perdesse tempo” a fare controlli redazionali.

(Qui sotto, le due testatine della serie e la copertina del numero di Adamo in cui apparve il primo episodio).

SONNY SOLO, DALLE PAGINE DI ADAMO
SONNY SOLO, DALLE PAGINE DI ADAMO
SONNY SOLO, DALLE PAGINE DI ADAMO


L’unico intervento del direttore fu al momento della presentazione del progetto. Avevo chiamato il personaggio Sonny Shawnee (come la tribù indiana), ma Secchi mi disse che era troppo difficile da leggere/pronunciare per i lettori, e mi impose di sostituirlo con il più scorrevole Sonny Sold.

Io trovai ragionevole la sua obiezione, ma poco adatto il nuovo cognome: sold (venduto) mi sembrava non attagliarsi al carattere della mia creatura, simpatico ladruncolo-baro-imbroglione dal cuore d’oro, e proposi in alternativa Sonny Solo, sicuramente più in linea con le solitarie attività della scanzonata canaglia.

Il mio suggerimento cadde nel vuoto. Fui costretto a tenermi il “venduto”, e soltanto in occasione della ristampa integrale di tutti gli episodi usciti sul settimanale ho potuto restituire al personaggio il nome che ritenevo più adeguato.

All’epoca gli editori e i direttori dei “giornalini” erano dei padri-padroni e i rapporti tra loro e gli autori erano improntati alla totale sudditanza, al punto che generalmente nessun disegnatore richiedeva indietro le tavole consegnate né tantomeno si azzardava a esigere diritti d’autore sui propri lavori.

Io, per di più, non sapendo in che altro modo operare fiscalmente, mi ero iscritto agli Artigiani e fatturavo le storie, senza sapere che così facendo cedevo fisicamente le pagine disegnate. Tutti gli originali di Sonny Sold e degli altri racconti realizzati per Adamo sono perciò rimasti alla Corno e poi finiti chissà dove (un paio di storie, rimaste inedite, furono cedute alla Rizzoli che le pubblicò proprio sulle pagine del citato Boy Music con la firma di Ronco, evidente anagramma di Corno!).


L’unico sistema per conservare un’evidenza della mia opera era fare delle fotocopie prima di spedire le tavole, ma in quegli anni (almeno a Siena, dove abitavo) non era facile farsi fare delle copie di buona qualità nelle cartolerie, vuoi per l’arretratezza di alcuni modelli di fotocopiatrici, vuoi per l’incapacità di chi le utilizzava.

Così, quando ho deciso di riproporre in volume quelle storie, ho dovuto scansionare le pagine in parte dalle fotocopie abbastanza buone e in parte dai numeri del settimanale, con la complicazione che i primissimi episodi erano stati colorati (e in che maniera: come potete vedere nelle immagini sopra, nel primo episodio avevano vestito Sonny di rosso e blu, facendolo somigliare più a un odierno benzinaio della Tamoil che al protagonista di avventure ambientate nei ruggenti anni Venti).

Per mettere insieme questo libro mi sono perciò dovuto armare di santa pazienza ritoccando e, dove necessario, ridisegnando parti delle vignette. Non è venuto un lavoro perfetto, ma credo che consenta comunque di restituire piacevolmente alla lettura quegli episodi altrimenti condannati all’oblio o al lontano ricordo dei pochi lettori che avevano avuto modo di conoscere Sonny in quell’inizio di anni ottanta.

Rileggendo le storie mi sono reso conto che lavorando a braccio e, come ho detto, in totale libertà, non avevo realizzato una successione di racconti slegati come la maggior parte delle altre serie presenti nel settimanale ma, almeno a partire dal terzo episodio, un’unica vicenda che ne fa un piccolo romanzo a fumetti, come ho scritto nella copertina della ristampa.

La sola cosa che gli mancava per essere tale è un finale che, all’epoca, non potei neppure concepire visto che l’interruzione della collaborazione arrivò in maniera repentina e inaspettata. L’ho aggiunto adesso, scrivendo e disegnando due nuove tavole per dare al mio simpatico mascalzone il lieto fine che, dopo tante peripezie, meritava.

Al momento di “andare in stampa” (in realtà di caricare il file del libro sul programma di Kindle Direct Publishing di Amazon) mi sono posto il problema se fare il libro in brossura (cioè con copertina  “leggera”) o cartonato (con copertina “pesante”), e ho chiesto il parere ai miei lettori.

C’è stata un’ampia prevalenza di richieste per la versione più economica, ma non sono mancati i convinti sostenitori dell’edizione più “elegante”. A quel punto mi sono ricordato che… potevo accontentare tutti, e ho caricato sul sistema una versione “normale” in brossura intitolata SONNY SOLO e una con copertina rigida che ho chiamato (ma solo sul sito di vendita: la copertina è identica per entrambe le versioni) SONNY SOLO deluxe.

Sono entrambe in vendita su Amazon già da qualche giorno, rispettivamente a 12 e 15 euro.

Buona lettura e grazie, da parte del buon vecchio Sonny a chi sta già acquistando l’integrale della serie “adamitica”.



2 pensiero su “SONNY SOLO, DALLE PAGINE DI ADAMO”
  1. Bellissimo excursus, sia per la storia editoriale della testata Adamo, che per la singolare vicenda del personaggio da te creato.
    Molto interessante, anche la testimonianza diretta del rapporto con il direttore generale della Corno.
    Curiosità: per i tratti del volto, ti sei ispirato a qualche protagonista del cinema di allora ?
    In alcune tavole, sembra di intravedere i connotati di Jean Paul Belmondo.
    Ancora complimenti, cordialità.

    1. Grazie per i complimenti. Per il personaggio, sei decisamente fuori strada: la mia fonte d’ispirazione era… Giorgio Gaber! 🙂

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