The Monster Squad (1987), arrivato da noi con l’agghiacciante titolo Scuola di Mostri, è un film abbastanza particolare. Lo è per tutta una serie di motivi sbagliati, ma tant’è. Il fatto è che gli ottanta sono stati anni di film per adolescenti: Risky Business, The Breakfast ClubLa storia infinita, I GooniesBella in rosa, Una pazza giornata di vacanza, giusto per dirne qualcuno al volo.

Da Piramide di paura a Ritorno al futuro sono partiti con il dominare i botteghini e poi sono finiti per diventare dei classici di culto. Adesso però metti che per ogni La storia fantastica c’era un Piccoli mostri. Per ogni Labyrinth un Legend. Per ogni Ragazzi perduti un Licenza di guida.

Ciò significa che non tutti potevano essere un regista come Chris Columbus in una produzione del Señor Spielbergo. Spesso e volentieri, tolta la patina amarcord color giallo-Ferrero Rocher, molti di questi film hanno una fama quasi esclusivamente dovuta alla nostalgia. Tolta quella, finiscono per schiantarsi contro un muro. 

SCUOLA DI MOSTRI È CAPACE MA NON SI IMPEGNA



Scuola di mostri parte di botto, presumibilmente in Transilvania. Presumibilmente perché il posto non viene apertamente specificato, ma visto che la Transilvania è praticamente il caput mundi per ogni stereotipatissimo film di mostri al 99% sicuro siamo lì. Arroccato nel suo castello Dracula sta facendo… beh, sì… i suoi affari da Dracula, insomma. 

Questo gruppo di zoticoni autodefinitisi i combattenti della libertà (?!), fa irruzione a colpi di dinamite. Capitanati dal professor Van Helsing, naturalmente, gli zappaterra della libertà sono lì per impedire che il male dilaghi sulla Terra. Come? Grazie a un rituale da far recitare a una vergine messo a punto da Van Helsing, affinché il gioiello di Dracula (una pacchianata di proporzioni clamorose) sprigioni il suo potere. 

SCUOLA DI MOSTRI È CAPACE MA NON SI IMPEGNA



Ovvero, apre una sorta di limbo in cui confina “le creature delle tenebre”, e diciamo che la cosa riesce pure. Più o meno. Cento anni dopo in America, Sean e Patrick, due ragazzini delle medie, si trovano nell’ufficio del preside ad affrontare le conseguenze dei loro gravissimi atti di ribellione giovanile. Infatti, i due sono stati sorpresi in classe a fare disegnetti di mostri.

Eh, signora mia, oggi iniziano a disegnare mostri, domani chissà dove andranno a finire. Nel frattempo l’attenzione si sposta su un terzo componente del grupetto: Horace, elegantemente soprannominato Rotolo per via della sua “peculiare fisicità”, il cui sport preferito, a quanto pare, è prendere schiaffi. Peccato che a un certo punto, a togliergli l’oro per i meglio schiaffi pigliati a buffo, arriva lui: Rudy

SCUOLA DI MOSTRI È CAPACE MA NON SI IMPEGNA



A Rudy, un curioso quanto desolante incrocio fra Tom Cruise e Fonzie a misura de Le piccole canaglie, gli basta arrivare in sella alla sua bmx nel cortile della scuola e accendersi la paglia con il cerino sfregato sul tacco dello stivale per mettere tutti in riga facendo piovere ammirazione. Aperta e chiusa parentesi: forse proprio questo è il punto più debole di Scuola di mostri. No, non tanto l’aspetto di Rudy da ragazzo di famiglia-bene vestito da Renegade per carnevale.

Nel senso che, sì, fa ridere pure le mosche, certo, ma il problema sta nel fatto che sia un liceale di sedici-diciassette anni. Perciò, questa cosa di volersi unire al Club dei mostri fondato da una manica di dodicenni con sede legale nella casetta sull’albero e sedute tolte all’ora di cena quando la mamma chiama, proprio non regge e diciamo pure che è la cosa, paradossalmente, meno credibile di tutto il film.

SCUOLA DI MOSTRI È CAPACE MA NON SI IMPEGNA



In ogni caso, mentre il Club dei mostri in seduta plenaria decide se sia il caso di accettare Rudy, i mostri tornano alla carica. Anche se in modo non proprio chiarissimo, comunque tornano alla carica. Passati cento anni, Dracula è libero (?) e si ritrova, guarda caso, proprio nella città dei protagonisti. Tra parentesi, Dracula è interpretato da Duncan Regehr. Ovvero Zorro nella serie anni novanta che qui da noi andava su Solletico.

Quindi, Zorracula, per prima cosa mette in piedi la sua cricca di mostri-servi personale, con lo scopo di impossessarsi nuovamente del gioiello-pataccone e usarlo (?) affinché il male possa trionfare sulla Terra. Tuttavia, c’è un grosso però: il diario di Van Helsing, quello dove aveva scritto per filo e per segno dove trovare e come usare il gioiello, viene regalato a Sean dalla madre. Unico problema: non hanno la più pallida idea di cosa ci sia scritto. Per questo decidono di andare dall’abominevole uomo tedesco. 


È un tipo abbastanza inquietante che vive in fondo alla strada. Effettivamente, il tedesco, cioè Leonardo Cimino, il medico personale del Barone in Dune, conosciuto ai più per la parte di Abraham Bernstein in Visitors, ha la faccia del tipo inquietante. Intanto, a sorpresa, si rivela una brava persona e aiuta i ragazzi. Una volta a conoscenza del contenuto del diario, preso atto della recente ondata di mostri avvistati in città, i ragazzi fanno due più due.

Sono assolutamente convinti che il Club dei mostri, cioè loro, sia l’unica cosa in grado di fermare l’avanzata del male. Perciò, fatti armi e bagagli, si imbarcano nella loro personalissima piccola crociata contro Dracula e… punto. A parte questo, non è che ci sia molto altro da dire a proposito.
Scuola di mostri è un film invecchiato maluccio con più difetti che pregi. La cosa era evidente già all’epoca, del resto.



All’uscita, Scuola di Mostri fu un floppone, ma di quelli brutti-brutti-brutti. La cosa rende evidente il fatto che persino al pubblico di allora non erano scese certe cose. Tipo, l’assoluta mancanza di backstory o background dei personaggi. La maggior parte dell’azione non ha alcuna spiegazione o motivazione logica. Le cose accadono perché devono accadere. Di conseguenza i personaggi sono marionette messe lì nel tentativo di far avanzare in qualche modo la trama.

Sia chiaro, Scuola di mostri è pur sempre un B-movie tirato allo sparagno, eh. Certo non la produzione giga-chad di uno Spielberg a caso, per dire. Per questo, su tante cose, di una storia riassumibile in larga parte su un post-it, uno è pure disposto a sorvolare. Una storia scritta volutamente così da Fred Drekker, regista e sceneggiatore di Dimensione Terrore e House (da noi: Chi è sepolto in quella casa?) insieme a Shane Black.


Lo stesso Black regista di Iron Man 3, ma famoso sceneggiatore negli anni ottanta con Arma Letale e L’ultimo boy-scout, per dire. Pure se alla fine quasi tutti lo conoscono come Hawkins, il cecato con gli occhialoni nell’originale Predator. Magari è per questo se tante cose non è che non leghino, diciamo… No, fanno direttamente a cazzotti le une con le altre. Tipo certi temi, messi sullo sfondo di un film il cui mood è quello di un episodio di Scooby-Doo. 

Il fatto che i genitori di Sean, per esempio, stiano lì lì per prendersi a sputi e pernacchie in modo sorprendentemente drammatico. Oppure, sempre per esempio, il fatto che “L’abominevole uomo tedesco”, a giudicare da quei “numeretti” tatuati sul braccio, i mostri, quelli veri, li abbia visti sul serio decenni prima in un campo di concentramento. Queste sono caratterizzazioni, risvolti, estremamente cupi. Soprattutto per un film del genere. Eppure… 



Magari è per questo che Scuola di mostri è un film particolare. Il punto non è tanto l’aver preso (manco più di tanto) le distanze da quelli che poi sono diventati i temi portanti del genere per ragazzi, come l’avventura, l’amore adolescenziale e risvolti fantascientifici in genere, preferendo l’horror. Innocuo, certo (manco più di tanto, considerando il lavoro di Stan Winston), ma comunque nei “limiti” di tre decenni fa. 

Per metterla in un altro modo, quell’umorismo tongue-in-cheeck (cosa che per certi versi lo rende molto simile a Tremors) grossolano, assurdo, iperbolico ma sempre pienamente consapevole di essere tale, non è facile né da fare né da tenere in piedi. Quando Sean, per dire, urla a Rotolo di dare un calcio nelle palle all’uomo lupo… cioè, quanti film riuscirebbero a far funzionare una cosa del genere? Sotto questo aspetto, Scuola di Mostri è un film assolutamente fantastico. 

Ovviamente non tutto funziona e molte cose, tipo Phoebe, la sorellina di Sean che ricalca con Frankenstein il rapporto fra E.T ed Elliot, sono ai limiti della tenerezza. Tolto questo, però, Scuola di mostri è un vero e proprio zeitgeist. Un manifesto, anzi, un’istantanea che in appena un’ora e mezza, al netto dei suoi difetti, riesce a riassumere quasi perfettamente un genere e un’intera generazione.
Non gli puoi dare addosso a un film così.

Bene, detto questo anche per stavolta credo sia tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.





(Da Il sotterraneo del Retronauta).





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