Ho appena comprato da una bancarella sei numeri di Cliff (che già avevo letto per intero poco tempo fa), una serie a fumetti Corno approdata nelle edicole nel febbraio 1979 e durata fino a maggio 1980, per soli sedici numeri. Ne venne annunciato un diciassettesimo (“Sulla via di Istambul”), che non vide mai la luce.


Il protagonista della serie è Gary Robertson, ricercatore biochimico di Los Angeles al servizio dell’esercito (per qualche motivo, nel primo episodio viene chiamato Dr. Gary e la cosa mi ha confuso non poco). Questi scopre una formula che potrebbe portare alla distruzione di intere popolazioni, di cui il burbero generale Colberg vorrebbe prenderne possesso a ogni costo. Non è l’unico: anche l’organizzazione segreta Watcher desidera impadronirsi della formula e dello scienziato.
Gary si sente in trappola, e per questo decide di recarsi in laboratorio e distruggere il risultato della sua ricerca. Nel fare ciò causa involontariamente una esplosione radioattiva di raggi gamma che gli cambia la vita. Anzi, comincia a viverne un’altra: di giorno è sempre il buon vecchio Gary Robertson, solo un po’ più rimbambito di prima, mentre di notte si trasforma in un nero dalla pelle d’acciaio e dalla forza erculea di nome Cliff.
Quello che succede dopo non l’ho capito bene.


Ai testi c’è Luciano Secchi/Max Bunker, che, fiducioso, chiama i lettori “cliffisti” fino dal primo numero. Presenta così i disegnatori della sua nuova serie: “… Per la prima volta mi sono affidato al pennello di uno spagnolo che ha vissuto diverso tempo in Italia, Vasquez De La Vega, e che lavora attualmente in coppia col fratello Enriquez. Una curiosità: sono entrambi mancini”.
Vasquez disegna i primi cinque episodi e il suo stile divide i (pochi) lettori. C’è chi lo apprezza ritenendolo adatto per un fumetto del genere, ma molti altri non lo possono proprio vedere: trovano i suoi disegni troppo neri e poco immediati, uno stile che non rientra nei canoni dei tascabili Corno. Una delle prime lettere pubblicate nella “Cliff Posta” recita queste poche, acri parole: “Perché non dite a Vasquez De La Vega di migliorare i disegni?”.


Dal sesto numero in poi è il fratello Enriquez a prendere le redini, o meglio i pennelli, della serie. Comincia bene, anche se molte vignette sono, oltre che copiate, addirittura ricalcate da quelle di Vasquez. Poi le sue tavole diventano un disastro, anche se, e qui spezzo una lancia in suo favore, è difficile mantenere il ritmo di 120 tavole al mese mimando lo stile di Vasquez.
Dal settimo numero il fumetto riporta in copertina una striscia con la dicitura “Fumetto d’avventura per tutti”. Stando a quanto dice Bunker nell’angolo della posta, le copertine non attirerebbero l’attenzione del pubblico non perché siano orrende, ma perché verrebbero confuse con quelle dei “soliti pornazzi” [cit.]. Riflettendoci, se Cliff fosse stato la versione nera di Lando, forse avrebbe venduto più copie.

Per molto tempo Cliff viene considerato come uno dei peggiori fumetti italiani mai pubblicati. Del resto tutti i personaggi che Max Bunker lancia negli anni successivi non ottengono più lo stesso successo di Kriminal, Satanik e Alan Ford disegnati da Magnus.

Se, come me, avete provato a cercare informazioni su Vasquez De La Vega quasi sicuramente non ne avrete trovata alcuna, a parte il fatto che ha disegnato Cliff. L’unico De La Vega che si è fatto conoscere a una larga fetta di pubblico è Don Diego, ma non può essere un parente di Vasquez perché è il personaggio di fantasia chiamato Zorro. Allora, se si tratta di uno pseudonimo, chi può mai celarvisi?
La “Guida al fumetto italiano” di Gianni Bono ipotizza che si trattasse di Frank Verola, nonostante il suo stile fosse completamente diverso. Un forum ci è andato più vicino, supponendo che dietro quel falso nome si nascondesse Enrique Badía Romero (noto, soprattutto, per avere disegnato la striscia inglese di Modesty Blaise).

In realtà il vero nome di Vasquez De La Vega è Jorge Badía Romero (1938–1984), fratello meno noto di Enrique. Come faccio a esserne così sicuro? Lo sono perché Jorge disegna i protagonisti delle storie quasi sempre con le stesse fattezze, controllare per credere.

Un fumetto pubblicato in Francia negli anni settanta, “Samba pour Sas”, disegnato da Jorge Badía Romero
Fumetto inglese per ragazze adolescenti, “Time for Love”, realizzato a metà anni settanta da Jorge Badía Romero

 

Ora forse penserete che il fratello di Vasquez/Jorge, “Enriquez de la Vega”, fosse Enrique Badía Romero, invece no: altri non è che il disegnatore milanese Leonardo Gagliano (1953), come confermato dalla già citata Guida e altri siti.
Ignoro se siano tutti e due mancini.

 

Anche le prime cinque copertine di Cliff sono disegnate da Jorge Badía Romero

 

Personalmente ho trovato Cliff una lettura pesante, strapiena di vicende e intrecci che, numero dopo numero, diventano sempre più complicati da seguire. I disegni del sedicesimo episodio, poi, rappresentano l’ultimo chiodo sulla bara di questa sfortunata serie.
Ma, da disegnatore appassionato, consiglio caldamente di recuperare i primi cinque numeri, quelli disegnati da Jorge/Vasquez. Mi sono innamorato subito del suo segno dinamico, come pure dinamiche sono le scene che disegna, e dei suoi neri effettivamente molto presenti, ma ben calibrati da insiemi di linee verticali tracciate a pennello, che successivamente ho deciso di usare anch’io nei miei disegni.

Suo figlio Oscar si è dato da fare per mantenerne vivo il ricordo pubblicando sul sito Comic Art Fans tantissimi suoi lavori. E anch’io ho voluto contribuire a ricordare Jorge Badía Romero, parlandone con voi.

 

5 pensiero su “SCOPERTO IL DISEGNATORE MISTERIOSO DI CLIFF”
  1. Ho un volumetto con la ristampa dei primi due numeri di Cliff e nella prefaz Max Bunker dice che il diciassettesimo numero è stato pubblicato in Francia dove il personaggio aveva un suo pubblico. Sul tratto posso concordare, ma era evidente che il disegnatore aveva lavorato di tavolo luminoso e Mort Cinder perchè uno dei personaggi è Ezra cioé Breccia sr.
    E’ un classico prodotto maxbunkeriano: si parte da una idea sfiziosa – la migliore è stata Satanik, ma anche Maxmagnus aveva uno zinzino di luccicanza – e la si cucina senza editing, con la forza e la debolezza di tutto quanto è scritto di getto e non riletto. Anche Daniel, Xibor , Angel Dark fino ad arrivare a Kerry Kross e Skip Russell sono così. Un disegnatore con un tratto ” argentino” ed uno storytelling non particolarmente efficace può sedurre, ma non serve al meglio quello straccio di plot in sottofondo. Il Dario Perrucca complice di MB da trent’anni – sintesi di Magnus e John Romita sr – ci ha messo più di una pezza con il suo segno chiaro ed un modo immediato di raccontare …Una curiosità : la cover del numero tre Sfida alla Watcher è un chiaro…omaggio a Gil Kane che per qualche tempo negli anni settanta era il cover artist della maggior parte dei Marvel Comics.

  2. Raggi Gamma, esplosione, trasformazione…. dove l’ho già sentita questa? E ancora… nero… con la pelle che non si scalfisce, forza erculea… dove l’ho già sentita questa? Sono sempre stato un ammiratore di Luciano Secchi e dei suoi personaggi, ma questo Cliff non lo avevo mai letto e sinceramente leggendo la trama mi passa la voglia, ma così, su due piedi, mi sembra l’incrocio tra Hulk e Luke, con il sempinterno dualismo del personaggio Jackyll/Hyde spunta fuori… Ripeto: non l’ho letto, ma se ci fosse l’occasione lo farei…

  3. D accordo su tutto, ma non mischierei Daniel a Kerry Kross e alla produzione di Bunker post AlanFord; io lo trovo un ottimo prodotto, in linea con i tempi e illustrato molto bene da Verola.
    Tra l altro con un rientro di Kriminal congruente e accettabile ( poi rifilato come sogno )
    I primi numeri di Cliff a mio parere sono notevoli come tratto e inchiostratura, ripeto d accordo con te per tutto il resto

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