Il 7 marzo del 1992 andava in onda in Giappone il primo episodio di Bishōjo senshi Sailor Moon (La bella ragazza guerriera Sailor Moon), opera animata della Toei tratta dal manga di Naoko Takeuchi, pubblicato da Kōdansha dall’anno precedente.

Dopo trent’anni (e dopo cinque serie, tre film e qualche special) il primo capitolo dello storico anime di Sailor Moon dimostra ancora di essere un’opera rimasta nel cuore di molti.

 

Alle origini del mito

Il ritorno in auge dei cartoni giapponesi nel nostro Paese, dopo un periodo di stasi post anni ottanta, è dovuto proprio a Sailor Moon: QUI tutto il percorso del brand.

Si tratta di un anime che ha unito idealmente due generi diversi.
Sailor Moon è un’opera dagli ingredienti dosati sapientemente, sin dalla costruzione del manga scritto e disegnato da Naoko Takeuchi che univa la magia delle majokko, maghette con poteri tipo Creamy, ai super sentai, ossia i telefilm su squadroni di supereroi in tute colorate (sostanzialmente i Power Rangers).

SAILOR MOON, I MOTIVI DI UN SUCCESSO
Il manga di Sailor Moon (edizione ricolorata)

 

Rinunciando ad animare il precedente manga della Takeuchi, Codename: Sailor V, la Toei punta tutto su una squadra di combattenti e non su un singolo personaggio.

Alla base di Sailor Moon c’era molto di Cutie Honey, sexy guerriera del maestro Go Nagai: alcune idee sono simili e la fonte di ispirazione, del resto, è dichiarata.

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Sailor V nell’anime storico

 

La produzione di Sailor Moon

Dunque una storia per ragazze, ma una storia d’azione: la magia diventa una serie di poteri da utilizzare contro i nemici, mostri bizzarri guidati da un nucleo di invasori.

Belle ragazze protagoniste per ogni gusto (il meccanismo di costruzione alla base delle girl band tipo le successive Spice Girls), ma anche altri piccoli dettagli di forma e di sostanza, riuscirono a garantire il successo a una prima serie pensata per risolversi in poco più di venti puntate e che finì invece per averne 46, risultando la stagione più lunga tra le cinque prodotte negli anni novanta.

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Con cinque belle ragazze e una buona dose action e trame intriganti (anche se l’apice narrativo verrà raggiunto solo con le altre stagioni) il target iniziale del giovanissimo pubblico femminile si allarga: Sailor Moon piace tanto e piace a tutti, maschi compresi.

La serie della Toei segna un prima e un dopo: un punto di rottura (anche simbolicamente femminista) che riattiva l’animazione giapponese, di lì a poco pronta per una nuova invasione universale a partire da questo titolo e tutto il merchandising che ne deriva.

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L’estetica

Diretta da Junichi Sato, Bishōjo senshi Sailor Moon ha dalla sua elementi fondamentali che l’operazione di marketing ha previsto a dovere, più altri accorgimenti probabilmente trovatisi al posto giusto nel momento giusto.

Anche il manga originale, pur spesso semplicistico e apparentemente “tirato via”, faceva leva su un vago sentore “new age” con strane e decadenti atmosfere da fine secolo/millennio (QUI un approfondimento sull’esoterismo nell’opera).

Questi elementi sono rimasti in parte anche nella serie animata, che guadagna il colore di fondali fiabesco-crepuscolari utili sia dal lato meramente tecnico, sia da quello artistico ed estetico.

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Uno scenario notturno

 

D’ora in avanti questi elementi saranno un marchio di fabbrica, pur declinati in sfumature diverse, di tutte le stagioni che verranno. Gli scenari di Sailor Moon, con le loro tonalità, conferiscono allo spettatore un’esperienza avvolgente e unica. Quelle virate sul rosa sono un perfetto esempio di estetica vaporwave ante litteram.

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Architetture europee e colori pastello

 

Un mondo pastello

Il mondo imbastito per Sailor Moon è alla portata di ragazzi delle medie: sale giochi, corsi di potenziamento scolastico, club sportivi.
I coetanei giapponesi delle guerriere Sailor possono facilmente ritrovarcisi, ma il tutto non risulta alieno nemmeno ai ragazzi nel resto del mondo.

Questo ancora di più per un’ambientazione sì nipponica ma anche neutra, un po’ occidentale e vagamente incantata. Una sorta di aggiornamento “anni novanta” ai scenari pastel degli anime del decennio precedente, dal sapore europeo.

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Vezzi femminili e situazioni persino “snob” (gioielli e gioiellerie, balli in maschera, oggetti costosi, fiori e piante…) provengono dalle passioni dell’autrice, tanto che nel manga risultano sempre in primo piano.

Le parti fantasy (il covo dei nemici, o il regno lunare) sono del tutto favolistici, magici e lontani: veri e propri elementi da fiaba europea che contribuiscono a creare un mix accattivante nella messa in scena.

Il character design di Kazuko Tadano si adegua perfettamente al tipo di storia, riproducendo in forma più aggraziata (a volte anche eccessivamente morbida) le spigolose linee schizzate della Takeuchi.

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La storia di Sailor Moon

La protagonista Usagi (da noi Bunny) è la reincarnazione della Principessa della Luna: il Moon Kingdom è stato attaccato dal Dark Kingdom, che è a caccia del Cristallo d’Argento Illusorio, una pietra dai poteri portentosi.
I nemici sono pronti a invadere anche la Terra, così la gatta Luna dona a Usagi il potere di trasformarsi in Sailor Moon.

In giro c’è già una guerriera analoga, che aiuta la polizia della metropoli a risolvere i casi più strani: Sailor V.
E c’è anche il bel tenebroso Tuxedo Kamen (Milord), anche lui a caccia del Cristallo d’Argento.

Tra passato e presente, ma ancora senza una solida base narrativa “dietro” la storia (QUI il riassunto completo), la trama va avanti portando Sailor Moon a incontrare altre guerriere, Mercury, Mars, Jupiter e la stessa V, cioè Venus, tra storie quotidiane e scontri con i Quattro Generali nemici.

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Nonostante la velocità qualche volta raffazzonata del manga originale, proprio nello stesso alcuni risvolti vengono chiariti meglio.
Nell’anime sceneggiato da Sukehiro Tomita alcune cose restano vaghe, puntando più sulla vera novità animata: ragazze vestite alla marinara (l’uniforme scolastica giapponese) che vivono avventure anche romantiche e combattono mostri nemici come fossero uno squadrone di Power Rangers.

 

L’approccio funziona e Sailor Moon va avanti puntata dopo puntata, spesso si tratta di episodi filler, pur piacevoli. Alcune cose si complicano (Tuxedo Kamen passa al nemico; Sailor Moon ottiene un potere più grande…) e si arriva quasi ad avere due parti distinte della storia, accelerando di colpo verso il gran finale.
Che sarà d’impatto e drammatico, sebbene tutto si risolverà per il meglio.

 

Tra gli episodi memorabili, ricordiamo quelli del debutto delle varie guerriere e quelli della tragica storia d’amore tra Naru (Nina) e il cattivo Nefrite (Nevius) o il flashback sul passato di Sailor V.
Anche il doppio episodio finale, ambientato tra i ghiacci del Polo, è tra i più ricordati dai fan.

 

I personaggi

Nessuno scommetterebbe un centesimo su un protagonista imperfetto, a patto che non si tratti di un’opera comica o satirica.
Sailor Moon non rifugge una certa dose di comicità, ma gli intenti del racconto sono seri. Eppure, Usagi/Bunny è tutt’altro che un personaggio perfetto: debole, frignona, sciocca, superficiale, asina a scuola e ignorante.
Ma proprio per questo, umana e semplice.

Capace di migliorare (già nella prima serie è presente una sua graduale crescita), come tutti alla sua età: rispecchia più di chiunque altro una persona “media” e fa centro.

A farle da contraltare sono le altre quattro guerriere.
L’intelligente Ami (Amy), un genio che vive per lo studio perdendosi però altri risvolti della vita. La bella, sportiva e sognatrice Minako (Marta), anch’ella spesso sciocca come Usagi. L’energica Makoto (Morea), la più malinconica del gruppo.

Infine l’adulta Rei (Rea), che gestisce con il nonno un tempio shintoista e attraverso la quale si mette in scena un bellissimo rapporto di amore/odio con Usagi, che intercorrerà sottotraccia per tutte e cinque le stagioni.

Tutti i personaggi ricorrenti della prima serie

 

I nemici, tutti dai nomi di metalli e minerali, perseguono scopi basici di conquista del mondo e risveglio di un’entità superiore (la Regina Metallia).
Guidati da Beryl, i Quattro Generali si susseguono come punto fisso cambiando dopo ogni snodo principale di trama: Jadeite (Jack), il già citato Nefrite (Nevius), Kunzite (Lord Kaspar) e Zoisite (Zackar).

Rubano l’energia degli umani attraverso piccoli e grandi eventi “aggregatori” come mode, passioni, improvvise ossessioni della gente comune.
I “mostri della settimana” di questa prima serie sono gli yoma, più i 7 Malvagi (Daiyoma) che contengono i frammenti del Cristallo Arcobaleno.

Il Dark Kingdom (Regno delle Tenebre)

 

Lo stile di Sailor Moon

Caratteristica di Sailor Moon è, anche per esigenze economiche, la ripetizione ossessiva di certe sequenze: trasformazioni, attacchi e presentazioni appaiono praticamente in ogni puntata.

Da un lato permettono al minutaggio di andare avanti con scene da riproporre costantemente, dall’altro contribuiscono a imprimere con martellante forza le medesime sequenze nelle menti e nei cuori del grande pubblico.
Niente di nuovo, ovviamente: pensiamo agli assemblaggi dei robottoni anni settanta oppure alle analoghe trasformazioni dei personaggi nei cartoon americani come He-Man e She-Ra.

La sequenza della prima trasformazione

 

Le musiche

Firmata dal compianto Takanori Arisawa, la colonna sonora gli valse la vittoria del Gran Premio Golden Disk della Columbia Records nel 1993.
Amante delle musiche di produzione hollywoodiana, Arisawa si ispirò a quelle della serie Charlie’s Angels per alcuni brani destinati a Sailor Moon.
La sigla, Moonlight densetsu, interpretata da Dali, è tra le opening anime più impresse nell’immaginario collettivo, con le sue immagini sognanti e giocattolose.

 

Gadget e merchandising

A dimostrare il successo di Sailor Moon fu anche la proposta di materiale derivativo: giochi, giocattoli, bambole e prodotti marchiati con la guerriera della Luna.
Dalla cancelleria all’edicola, anche da noi sono arrivati quaderni, astucci, libricini, riviste, anime comics. Oltre che tutta una serie di dolls e oggetti per Giochi Preziosi, licenziataria del marchio in Italia.

Questa prima serie infarcisce le puntate di gadget da riproporre sottoforma di giocattolo: vada per l’immancabile Scettro Lunare, avremo anche il ciondolo-carillon di Serenity e Endymion oltre che la Penna Lunare (oggetto che Usagi usa spesso solo in questo primo capitolo, dimenticandolo praticamente del tutto con il proseguire degli eventi).

Nella serie non ha mai debuttato un previsto archery attack, con arco a forma di mezzaluna e freccia: probabilmente avremmo visto anche questo come giocattolo.

L’unica immagine realizzata dell'”archery attack”

 

Sailor Moon in Italia

Considerato subito un titolo di un certo calibro, di Sailor Moon si parlò sulle riviste specializzate dalla sua acquisizione per il nostro mercato.
La prima serie arriva su Canale 5 ogni pomeriggio alle 16, a partire dal 21 febbraio 1995.
L’opera di adattamento eliminò del tutto l’ambientazione nipponica, semplificò nomi e situazioni e cambiò il sesso di uno dei nemici (per via della relazione omosessuale che intratteneva con un alleato).
Le brevi sequenze censurate sono poi state ripristinate con le repliche successive.

Un’edizione integrale e ridoppiata era prevista per la defunta Shin Vision, ma il fallimento di questa azienda unito al blocco dei diritti imposto negli anni 2000, non hanno mai permesso la pubblicazione dei Dvd pur già annunciati.
QUI
tutto il percorso italiano del brand.
L’opening originale venne sostituita da un’apposita sigla cantata da Cristina D’Avena.

 

Concludendo…

Con la prima serie di Sailor Moon nasce un nuovo “immaginario anime” nel mondo fatto di certi stili e stilemi, una regia dinamica, personaggi calati nella contemporaneità e l’uso di gag (anche di tipo visuale) che risulteranno determinanti anche in altre opere, siano epigoni delle guerriere o meno.

Anche se la messa in scena tecnica a volte lascia a desiderare (tra le peggiori delle cinque serie, con animazioni e disegni che risultano abbastanza vecchi, anche se affascinanti), la prima serie di Sailor Moon ha saputo imporsi grazie al sapiente uso dei suoi ingredienti.

 

Le avventure di Usagi continuano con la seconda serie (analisi QUI), con il primo film (analisi QUI), con la terza serie (analisi QUI), con il secondo film, la quarta serie, il terzo film e l’ultima serie.

 

 

 

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