In Europa esiste una tradizione natalizia che, sebbene modificata dalle culture che si sono sovrapposte nel corso dei secoli, gode di ottima vitalità.
Negli ultimi tempi ha varcato perfino i confini per andare oltreoceano: è la tradizione prenatalizia di Santa Claus, che nella maggior parte dei Paesi si è trasformato nell’odierno benigno Babbo Natale, e del Krampus.

Una tradizione fortissima e sentita in Austria e nella Germania meridionale (in Baviera), nell’Italia nord-orientale (Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia), in Croazia, in Slovenia e in Ungheria.
Santa Claus non è altro che l’appellativo anglofono del vescovo cristiano San Nicola di Bari, che l’antica agiografia ha probabilmente fuso con le vicende di un altro personaggio storico, l’abate Nicola detto Sionita, il quale aveva fondato un monastero a Sion, presso l’antica città greca di Myra, a ridosso dell’odierna Demre nella Turchia meridionale.

E il Krampus? Il Krampus non è esattamente il diavolo e nemmeno uno stregone, tantomeno un accessorio simbolico senza alcuna funzione.
Ma cominciamo dall’inizio, per poi vedere come sia stato rappresentato l’immaginario tenebroso e fantastico di questa antica entità.

Santa Claus e il Krampus

La celebrazione dell’avvento di Santa Claus e del Krampus avviene a cominciare dal tramonto del 5 dicembre per esaurirsi nell’arco della giornata successiva.
In epoca precristiana il 5 dicembre era il giorno dei Faunalia, la festa dedicata al dio Fauno, protettore delle greggi, della campagna e dei boschi.

Dicembre era d’altronde il periodo in cui si celebrava il solstizio invernale con riti legati al culto della terra e al ciclo naturale, per propiziarsi la benevolenza degli dei. Un anno di raccolti grami o moria di bestie voleva dire la miseria e la fame.
Con l’avvento del cristianesimo Fauno assunse una valenza negativa, tanto che, dall’iniziale associazione al dio greco Pan e ai satiri, finì per diventare la rappresentazione del diavolo.

Il Krampus in una cartolina natalizia di fine Ottocento

La leggenda vuole che in epoca antica, durante i temuti periodi di carestia, i giovani dei paesi di montagna si travestissero con pellicce arricchite da piume, pellame e corna, rendendosi così irriconoscibili agli sfortunati viandanti che derubavano.
Un giorno i giovani si accorsero che tra di loro, approfittando del volto diabolico che usavano per travestirsi, si nascondeva il diavolo in persona, smascherato grazie alle zampe dalla forma caprina.
Venne allora chiamato il vescovo Nicola, il quale esorcizzò e sconfisse il diavolo.

San Nicola, nel frattempo diventato il protettore delle famiglie e degli scolari, e quindi dei bambini, cominciò ad acquisire il ruolo di elargitore di doni che oggi conosciamo.
Mentre l’antica tradizione delle Perchten, le processioni alpine precristiane in maschera fatte in onore della dea germanica Perchta, Signora delle bestie e guardiana della natura, veniva pian piano assimilata dai Krampus.

Da allora, tutti gli anni, i giovani travestiti da presenze demoniache accompagnano la figura del vescovo, dando frustate a chiunque non si sia comportato bene.
Sono i Krampus!, il terrore di bambini e adulti, figure bestiali e paurose a metà tra un fauno e un lupo. E contano la bella età di 500 anni.

Una formella ottocentesca per dolci natalizi, di metallo, raffigurante un Krampus

Il San Nicola solitario che arrivava la vigilia della notte di Natale e metteva giocattoli e frutta, oppure una frusta (a seconda che i bambini fossero stati buoni o cattivi), nelle scarpe o nelle calze lasciate fuori dalla porta di casa, e che poi il giorno dopo entrava a visitare tutte le case per sapere dai genitori come si fossero comportati i figli durante l’anno e chiedere poi ai piccoli di recitare una poesia, lasciò a poco a poco il suo ruolo di castigatore a un secondo personaggio, il Krampus. Con il quale iniziò a girare in compagnia.

Ebbe inizio così la tradizione di questo doppio simbolico, la cui parte punitiva fu delegata esclusivamente al Krampus.

Cartolina del primo Novecento con San Nicola e il Krampus
Cartolina degli anni Cinquanta

Bruno Bettelheim (1903 – 1990), psicologo noto per i suoi studi di psicologia dell’infanzia, conosceva bene questa tradizione essendo di origine austriaca.
La descrive nel saggio Un genitore quasi perfetto, A Good Enough Parent: A Book on Child-Rearing (1987).

“Quel giorno, arrivano in ogni casa due uomini: uno impersona san Nicola, ed è paludato come un vescovo; l’altro recita la parte del suo aiutante o servitore, oppure del suo opposto; il nome e il travestimento variano a seconda delle località. […] Questi due personaggi, che in realtà sono dei vicini compiacenti opportunamente travestiti, bussano di porta in porta, chiedendo ai genitori (che sono d’accordo, ovviamente) se i loro figli sono stati buoni o cattivi. Di solito la risposta è: “Il più delle volte buoni, ma non sempre.” Allora il Diavolo fa un balzo in avanti e cerca di afferrare il bambino per dargli una buona sferzata con la sua frusta fatta di ramoscelli, ma il bambino riesce quasi sempre a sfuggirgli, tra alti strilli. In ogni caso, dopo qualche tentativo di punirlo da parte del Diavolo, entra in azione san Nicola, che lo rimette al suo posto, facendo capire chiaramente che proteggerà sempre tutti i bambini”.

A questo punto il santo ammonisce il bambino di essere buono e gli dà i suoi doni, cose modeste, di solito frutta e dolcetti.
Uno dei doni tradizionali, in particolare, riveste un importante significato: è un ramoscello uguale alla sferza di Krampus, ma dipinto d’oro o d’argento, e con appesi alcuni frutti e dolcetti. Il ramoscello di san Nicola, richiama cioè la verga con cui sono puniti i bambini, ma è bello e dolce, è la trasfigurazione di uno strumento di punizione in uno strumento di piacere, cosa molto apprezzata dai bambini.
Nel giorno di san Nicola, dunque, attraverso una drammatizzazione che diverte grandi e piccini, viene dapprima, con la punizione minacciata o simbolica impartita dalla figura del Diavolo data soddisfazione al lato negativo dell’ambivalenza dei genitori e dei figli (che si sentono in colpa per essersi comportati male o per aver fatto cattivi pensieri); dopo di chè può trionfare il lato positivo dell’ambivalenza e vengono distribuiti piccoli doni, che hanno un valore molto più immediato e reale della punizione simbolica. (Aggiungerò, per amore di completezza, che alla fine, quando i bambini sono tutti intenti a godersi i regali ricevuti, i genitori fanno scivolare un piccolo obolo e una regalia in mano ai volenterosi attori, a ricompensa delle spese e delle fatiche sostenute).
In queste piccole rappresentazioni dedicate ai bambini, san Nicola compare sempre in coppia con l’altro personaggio a significare in un modo comprensibile a tutti le due parti della nostra personalità; come a dire che sia nel bambino sia nell’adulto, né il bene né il male esistono indipendentemente l’uno dall’altro. E la risposta dei genitori su come si sono comportati i loro figli indica che essi sanno che questi non sono né tutti buoni né tutti cattivi; i bambini possono perciò godersi i loro piccoli regali senza doversi sentire in colpa”.

San Nicola e il Krampus. Cartolina
San Nicola e il Krampus. Cartolina
San Nicola e il Krampus, illustrazione del primo Novecento
L’entrata di san Nicola e il Krampus nella casa di una famiglia. Cartolina ottocentesca
Una bella illustrazione moderna d’autore: Ron Gervais

L’iconografia del Krampus

Intorno alla metà dell’Ottocento, san Nicola e il Krampus cominciarono a essere disegnati nei libri per l’infanzia, e a diventare i beniamini di molta illustrazione popolare o in vignette umoristiche.
In particolare, verso la fine del secolo ebbe gran successo la figura protagonista del Krampus, a cominciare da Vienna per poi estendersi in altre zone europee, dove veniva riprodotto nei libri per bambini, sulle figurine e nelle cartoline.

Fu anche soggetto per illustrazione d’artista, i cui esemplari più belli si devono alla produzione Wiener Werkstatte, la famosa officina di produzione viennese dell’architetto Josef Hoffmann e del pittore Koloman Moser (quest’ultimo tra i fondatori del gruppo artistico autonomo Secessione viennese) e da un banchiere collezionista d’arte.

Il Krampus ottocentesco classico ha corna, zampe caprine, catene e una sferza, spesso un forcone luciferino, ed è caratterizzato soprattutto da una lunga lingua rossa e prensile. Sul dorso porta una cesta dove ammassa i bambini rapiti, o chiunque si sia macchiato di colpe. È terrificante, a volte grottesco, deciso e imparziale. Solo san Nicola riesce a moderarlo.

Gruss Vom Krampus (Saluti dal Krampus). Cartoncino augurale ottocentesco
Cartolina ottocentesca. Questo Krampus porta anche un forcone infernale
Cartolina augurale, prima metà XXI secolo
Una moderna illustrazione
Una carta da gioco in cui è evidenziato il doppio ruolo di cui parla Bruno Bettelheim
Il Krampus ritratto in una elaborazione forse degli anni Sessanta
Cartolina: un Krampus al quale, oltre alle normali “virtù”, si aggiunge quella del ladro
Cartolina dell’illustratrice ungherese Maria Pranke (1908). Wiener Werkstätte

A illustrare molto bene il carattere spaventoso del Krampus c’era un genere di illustrazione che lo riprendeva mentre puniva e rapiva i bambini per portarli all’inferno.

Qui il Krampus era raffigurato da solo, non c’era la figura tranquillizzante di san Nicola a controllarlo. E i bambini vengono mostrati piangenti e urlanti, oppure in atteggiamento di preghiera affinché vengano graziati.

Un Kramps rapisce dei bambini su una slitta. Cartolina ottocentesca.
Cartolina anni Trenta/Quaranta
Cartolina fine Ottocento
Cartolina ottocentesca: uno dei bimbi è stato catturato. La bambina, probabilmente “buona”, scamperà al rapimento
Alcune tavole tratte da un libro per l’infanzia, probabilmente anni Trenta
Cartolina fine Ottocento/primo Novecento
In questa cartolina di fine Ottocento san Nicola e il Krampus compaiono entrambi. Spesso in quest’epoca i bambini erano raffigurati da ritratti fotografici
Cartolina ottocentesca
Un’altra cartolina ottocentesca con montaggio di ritratti fotografici
Una cartolina, anno 1900, con bambini fotografati, Il Krampus ne sta portando via un paio. Dalla finestra si intravede san Nicola
Una cartolina cecoslovacca. Prima metà XXI secolo
In questa cartolina ottocentesca il carattere bestiale del Krampus viene doppiamente sottolineato dalla capra che traina il carretto
Scatola per fiammiferi primo Novecento
Una bella cartolina dell’illustratrice Pauli Ebner. Prima metà XXI secolo
Cartolina viennese fine Ottocento/primo Novecento. Ancora ritratti fotografici di bambini rapiti addirittura per mezzo di un’enorme frusta
Cartolina fine Ottocento
Cartolina primo Novecento con ritratti fotografici. Il tempo passa e il Krampus si è munito di un’automobile
Una cartolina di produzione Wiener Werkstatte (1911)
Cartolina dell’illustratrice viennese Jutta Sika (1912)
Cartolina dell’illustratrice viennese Mela Köhler (Melanie Leopoldina  Köhler). Primo Novecento
Cartolina dell’illustratore Josef Diveky (1911)

Ma la punizione del Krampus non si abbatte solo sui bambini: ce n’è per tutti. Ragazze e ragazzi pronti a sbocciare, innamorati imboscati, genitori, adulti e anche anziani.

Cartolina prima metà XXI secolo
Cartolina fotografica, prima metà XXI secolo
Cartolina primo Novecento
Cartolina inizio Novecento
Cartolina primo Novecento
Cartolina primo Novecento
Cartolina anni Venti/Trenta
Cartolina del 1903
Cartolina primo Novecento
Cartolina dell’illustratore Josef Diveky (primo Novecento)
Cartolina primo Novecento: un Krampus perplesso che ha più l’aria di portarsi in groppa una strega che di rapirla

Non mancano le raffigurazioni in cui il Krampus compare in versioni dissacranti, licenziose, galanti o con allusioni sessuali.

Cartolina fine Ottocento: la spensierata Belle Époque ha conquistato anche il Krampus
Cartolina prima metà XXI secolo: anche il Krampus sa essere un conquistatore e la catena, stavolta, è un laccio d’amore
Cartolina primo Novecento
Cartolina fine ottocento: un Krampus innamorato
Cartolina primo Novecento: un Krampus sembra proporsi e la ragazza pare ci stia pensando sopra. O forse è un diavolo?
Cartolina anni Venti: ah, queste cattive ragazze che fumano! Però… offrire del fuoco può essere motivo di interessanti abboccamenti
Cartolina anni Cinquanta: la frusta serve anche per sculacciare
Cartolina anni Cinquanta: un Krampus pittore per una bellezza semisvestita

 

A volte, il Krampus si trasforma in un giocattolo, un pupazzo di cui aver cura, forse nell’illusione di attenuare il debito quando verrà il momento, un compagno ammonitore per i bambini, o un modo di sfatare il terrore che incute per i più grandi…

Cartolina, prima metà XXI secolo
Cartolina, primo Novecento
È l’ora del bagnetto
Cartolina, anni Venti
Cartolina, fine ottocento
Cartolina anni Quaranta/Cinquanta
Cartolina anni Trenta/Quaranta
Una illustrazione di fine Ottocento

… oppure si trasforma in colorate scrap, le illustrazioni da ritagliare o già intagliate e solamente da staccare dai piccoli raccordi di carta, che sempre hanno destato grande interesse tra i bambini.

Scrap ottocentesco
Scrap anni Cinquanta
Scrap fine Ottocento
Un gruppo di scrap fine Ottocento, tedesco, ancora intatto

Il Krampus non è solo maschio, esiste anche la versione femminile. Si chiama Krampa e anche questa figura, a seconda dei tempi o delle situazioni, ha assunto aspetti terribili oppure maliziosi, soprattutto nel dopoguerra.

Cartolina fine secolo/inizio Novecento
Cartolina prima metà XXI secolo: una Krampa dà del filo da torcere a un Krampus
Cartolina prima metà XXI secolo: scintille d’amore sono scoccate tra una Krampa e un Krampus
Cartolina anni Sessanta: una sexy Krampa motorizzata
Cartolina anni Sessanta (?): versione di sexy Krampa calciatrice inseguita da un improbabile Krampus
Una versione moderna di Krampa fustigatrice
Una bella fotografia del 1950. Studio Manassé Ellentétes érzelmek

Oggi continua a esserci poco da ridere: la festa è sempre paurosa. Qui si racconta di come viene festeggiata a Tarvisio, in provincia di Udine.

… Ormai le tenebre stanno calando: per le strade compaiono schiere di uomini-caproni dall’aspetto terrificante. Non si sa da dove vengano, forse dalla foresta.
Si aggirano con abiti vecchi, sporchi e laceri, urlano e fanno rumore con dei campanacci, rincorrono e frustano la gente, sporcano le facce dei bambini col carbone e li rapiscono per portarli all’inferno.

Sono i Krampus! Nulla è cambiato. E il Natale è salvo.

Salisburgo 2008. Fotografia di Matthias Kabel
Dobbiaco (Bolzano). Foto di Luca Lorenzi

 

Per approfondimenti

Monte Beauchamp, designer statunitense, ha pubblicato negli ultimi anni: The Devil in Design. The Krampus Postcards (2003), Krampus. The Devil of Christmas (2010), Krampus Greeting Cards (2012), un cofanetto di ristampe di cartoline augurali.

Aa.Vv. (a cura di S. Demetz e S. Spada Pintarelli): Krampus. Maschere e cartoline, Catalogo della mostra tenuta a Bolzano dal 24 novembre 2012 al 24 febbraio 2013. Bolzano, Museo Civico Bolzano, 2012.

Il film Krampus – Natale non è sempre Natale (Krampus) è una commedia horror del 2015, diretta dal regista statunitense Michael Dougherty, che per l’occasione è anche sceneggiatore e produttore.

 

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Articolo pubblicato per la prima volta il 17 dicembre 2017

 

 

3 pensiero su “IL SACRO TERRORE NATALIZIO DEI KRAMPUS”

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