RUTH ELLIS, L'ULTIMA INGLESE IMPICCATA

David e Clive stanno avvicinandosi all’auto parcheggiata, mentre dall’altra parte della strada Ruth Ellis si mette gli occhiali per vederli meglio. La giovane donna grida “David!”. Lui non sente o, forse, non vuole sentire. Sta cercando le chiavi per aprire la macchina, in quale tasca le avrà messe?

Ruth emette un piccolo sospiro di rassegnazione e anche lei si mette a frugare, ma nella borsetta dove trova subito la Smith & Wesson calibro 38. Quando estrae il revolver, i due uomini non fingono più di non vedere quella giovane dall’aria decisa.
Mentre Clive rimae impietrito, con uno scatto David cerca riparo dietro il veicolo.

Viene sparato il primo colpo. “Togliti di mezzo”, ordina Ruth a Clive, mentre va a stanare la preda ferita. Finalmente Clive si scuote e corre verso la donna che gli volge le spalle. Troppo tardi, Ruth ha già svuotato il caricatore su David.
Siamo a Londra, nella domenica di Pasqua del 1955. L’assassina ha 28 anni, la vittima 25. Come sono arrivati fin lì?

Ruth nasce nel 1926 a Rhyl, città costiera del Galles. La mamma, Bertha Cothals, è una cittadina belga rifugiatasi in Gran Bretagna durante la Prima guerra mondiale. Poi c’è rimasta per sposare Arthur Neilson, di professione violoncellista sulle navi da crociera. Terza di sei figli, la piccola Ruth cresce in una famiglia numerose come tante.

A 14 anni termina gli studi e inizia a lavorare come cameriera. Intanto scoppia la Seconda guerra mondiale, che a differenza della precedente viene a bussare sotto casa.
Tutti coloro che possono scappano da Londra, periodicamente bombardata dall’aviazione tedesca. In controtendenza, nel 1941 la famiglia Neilson vi si trasferisce, forse attratta dagli affitti improvvisamente molto meno cari.

Nella capitale c’è un viavai di soldati venuti da tutto il mondo per sferrare la controffensiva a Hitler sul continente, tanto che i londinesi non sanno più se ringraziare quei baldi giovanotti che stanno per liberarli dall’incubo nazista o se arrabbiarsi perché, com’è naturale, mentre aspettano l’imbarco si danno da fare con le ragazze del posto.

Ne sa qualcosa Ruth, che nel 1944, a 17 anni, dà alla luce Andy. Il padre, un soldato canadese, per un anno invia i soldi per il sostentamento del figlio e poi non si fa più sentire. La giovane, che è andata a vivere da sola, non riuscendo più a mantenere il figlio lo manda dalla nonna Bertha.

Ruth, sempre più bisognosa di soldi, scopre che può guadagnare parecchio sfruttando il proprio corpo: decide così di diventare modella di nudo e poi “hostess” in un nigt. Un modo elegante per dire prostituta, mestiere nel quale la ragazza dai capelli biondo platino riscuote subito successo.

Il locale nel quale lavora, il Court Club, è gestito da un certo Morris Conley, che costringe le sue dipendenti ad andare a letto anche con lui. Naturalmente gratis.
Quando, nel 1950, Ruth rimane incinta per la seconda volta, al terzo mese di gravidanza il tenutario la manda ad abortire illegalmente per rimetterla a lavorare solo qualche giorno dopo.

Guadagna più di un’operaia, sì, ma conduce una vita d’inferno. Cerca una via d’uscita sposandosi alla fine dell’anno con George Ellis, un dentista divorziato. Lei ha 24 anni, lui 41. Si erano conosciuti al club, che l’uomo frequentava assiduamente.

Ruth smette di lavorare, ma George è convinto che lo tradisca con diversi uomini e glielo urla in faccia. Inoltre, il dentista beve molto e spesso la picchia. Questa almeno è la versione di Ruth. Secondo il marito, invece, è lei ad avere frequenti crisi di gelosia e terribili accessi d’ira.

Entrambi dicono la verità perché si assomigliano: anche lei ama smodatamente il gin e ha reazioni violenti. Esce spesso di casa con gli abiti e il trucco eccessivo di quando si prostituiva e più di una volta abbandona il letto coniugale, non si sa per andare dove, ma poi finisce sempre per tornare dal marito.

Alla fine è lui a lasciarla quando, dopo un anno di matrimonio, Ruth dà alla luce Georgina. Il marito si rifiuta di riconoscerne la paternità, non sapendo di chi sia veramente quella bambina.
Con la figlia in braccio, Ruth torna ad abitare per un certo tempo dalla madre, che finirà col prendersi cura anche di quella piccola, mentre lei riprende la vecchia professione.

Sempre nel 1951, Ruth interpreta una reginetta di bellezza nel film Nuda ma non troppo. Una piccola parte in un film che verrà ricordato solo per il debutto dell’attrice Joan Collins. Ruth, comunque, sa bene che il cinema non è la sua strada.

Nel 1953, a soli 26 anni, le viene affidata la gestione di un night, il Carrol Club. Con i clienti ci ha sempre saputo fare e adesso impara anche a sceglierseli bene: tutti ricchi e, quindi, in grado di farle regali costosi.

È ricercata anche da uomini celebri, uno dei quali è Mike Hawthorn, il più grande campione di Formula Uno di quegli anni, il primo inglese a vincere il titolo mondiale a bordo di una Ferrari.
Mike, comunque, è un cliente come gli altri. Diverso è il caso di David Blakely, l’amico che il campione le presenta.

Anche lui pilota da corsa, è il rampollo viziato di una famiglia benestante. David, che ha tre anni meno di lei, si innamora perdutamente della tenutaria del night. Pur rimanendo fidanzato con un’altra donna, il giovane pilota si trasferisce nell’appartamento di Ruth, nel piano sopra il locale.

Lei ricambia la sua passione. Chissà cosa l’ha colpita in David? Forse i modi raffinati appresi nelle migliori scuole private inglesi. Ma David è anche un forte bevitore, con tutto quello che ne consegue in fatto di litigi e botte.

Quando rimane incinta per la quarta volta, Ruth decide di abortire per la seconda perché non se la sente di correre il rischio di venire abbandonata di nuovo.
L’incertezza per il futuro la spinge a imbastire una relazione a tre. Pur rimanendo sempre insieme a David per amore, cerca altrove qualcuno che possa darle sicurezza economica.

Lo trova in Desmond Cussens, di cinque anni più grande di lei. L’uomo lavora nella grande azienda di famiglia, che distribuisce tabacco in mezza Inghilterra. A differenza di David, che come pilota di riserva non guadagna un granché, Desmond riceve un lauto stipendio.

Così, quando perde il posto di direttrice del Carroll Club, Ruth accetta di fare la mantenuta di Desmond, nell’elegante appartamento che l’uomo ha affittato per lei. In realtà, questo è anche un modo per provocare una reazione in David, per fargli capire che se lo ama davvero deve dimostrarlo.

E David finalmente capitola chiedendo la sua mano. Lei gliela concede con gioia, anche se il matrimonio non viene fissato subito. Rimane di nuovo incinta e stavolta decide di portare a termine la gravidanza.
Ma forse neppure David è sicuro che quello che sta per nascere sia davvero figlio suo, dato che la donna continua a fare la mantenuta di Desmond.

Durante un litigio, nel gennaio del 1955, David sferra un pugno sullo stomaco di Ruth provocandole un aborto spontaneo. Forse per lei la cosa più terribile non è quel figlio mai nato, ma la frase che le grida l’unico uomo che abbia mai amato veramente: “Non ti voglio più vedere!”.

Il 10 aprile, giorno di Pasqua, Ruth Ellis prende un taxi, con il quale va alla ricerca disperata di David. Sa che si trova in uno dei soliti pub che frequenta insieme all’amico Clive Gunnel.
A quest’ultimo, dopo aver ucciso David a colpi di pistola, si rivolge dicendogli tranquillamente: “Adesso vuoi chiamare la polizia, per favore?”.

Il processo si svolge nel giugno del 1955. “Quando ha sparato a distanza ravvicinata verso David Blakely”, le chiede il pubblico ministero, “cosa intendeva fare”?
“È ovvio”, risponde candidamente l’imputata, “volevo ucciderlo”.

Bastano poche decine di minuti ai giurati per emettere un verdetto di colpevolezza e qualche istante al giudice per condannarla a morte. Lei rifiuta di ricorrere in appello.
Pochi giorni prima dell’esecuzione scrive alla madre di David: “Morirò amando suo figlio e lei sarà contenta di sapere che la sua morte è stata pagata con la mia”.
Ruth Ellis viene impiccata il 13 luglio.

Alcuni traggono un sospiro di sollievo, apprendendo che quella fredda assassina “dai costumi abietti e dalle sordide frequentazioni” sia stata giustiziata. Altri, invece, ritengono che la condanna capitale sia stata eccessiva per un omicidio passionale. In molti Paesi, compresa l’Italia, la circostanza avrebbe comportato un’attenuante.
Inizia così una campagna di opinione che porterà, nel 1964, alla completa abolizione della pena di morte in Gran Bretagna.

Nel frattempo il dentista George Ellis aveva finalmente riconosciuto come figlia Georgina, ma poi si impiccherà nel 1958.
L’altro figlio, il primogenito Andy, impazzisce all’età di 10 anni, quando apprende la morte della madre. Trascorre una vita di stenti e di droga che lo porta al suicido, nel 1982, subito dopo aver distrutto la lapide di Ruth.

Nel 1985, la vicenda di Ruth Ellis ispira il film Ballando con uno sconosciuto, con Miranda Richardson e Rupert Everett. Spinta anche dal successo del film, la figlia Georgina chiede la revisione del processo per riabilitare la memoria della madre.

Solo nel 2002 una Commissione della magistratura arriva alla conclusione che la condanna al massimo della pena era stata un errore, date le attenuanti. In particolare, nessun perito aveva spiegato al processo che l’aborto provocato dal pestaggio di Blakely aveva sicuramente prodotto a Ruth Ellis una profonda depressione, peggiorata dall’abuso di alcolici.

Inoltre non si era tenuto conto del fatto che a farla ubriacare la notte prima dell’omicidio era stato l’altro amante, Desmond Cussens, geloso di David. Sempre lui le mise in mano la pistola. Perché lo fece?

Purtroppo Georgina non può più rallegrarsi per il giudizio emesso dalla Commissione: un cancro l’ha uccisa tre mesi prima.

 

 

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Di Sauro Pennacchioli

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