Era il luglio 1969 quando su Eureka, una delle storiche riviste-contenitore che sdoganarono il fumetto quale linguaggio artistico anche per adulti, nelle pagine dedicate alla serie Soliloquy, comparve questa strip.

RONALD REAGAN, FUMETTI ALLA CASA BIANCA

Quanti lettori erano in grado di individuare nel protagonista un ex attore di Hollywood che non era mai stato una stella di prima grandezza, e che tuttavia sarebbe diventato, di lì a dodici anni, il quarantesimo presidente degli Stati Uniti?

Per la verità, sin dal primo numero della rivista, l’autore della strip, Richard Mathias “Ric” Hugo (1927 – 2003), aveva preso in giro Ronald Reagan, attribuendogli una qualità (il comportarsi, da politico, come una star del cinema, ottimista e ridanciano anche quando c’era ben poco da ridere) che gli sarebbe stata contestata anche negli otto anni alla Casa Bianca.

RONALD REAGAN, FUMETTI ALLA CASA BIANCA

In ogni caso, l’allora governatore della California non dovette prendersela. Secondo una testimonianza di Art Marmorstein (professore di storia alla Northern State University di Aberdeen, South Dakota, genero di Hugo), Reagan fu tra i politici che apprezzavano le prese in giro e che chiedevano all’autore gli originali delle strisce.
Che la rivista edita dalla gloriosa Editoriale Corno (che portò al successo, in Italia, i fumetti di supereroi della Marvel) desse spazio alla figura dell’allora governatore della California, forse era nel destino, visto che Reagan si era laureato nel 1932 proprio… all’Eureka College, nella omonima cittadina dell’ Illinois.

Non molti anni dopo fu proprio l’Editoriale Corno a dare alle stampe il primo saggio monografico in lingua italiana (tradotto dall’inglese), dal titolo “Reagan: l’uomo, il presidente”. Stampato a gennaio 1981, lo stesso mese del giuramento alla Casa Bianca, il libro racconta soprattutto le genesi dell’impegno dell’ex attore, che si diede alla politica solo nel 1964 e che impiegò molti anni a scalare le vette del partito repubblicano, perdendo le primarie per le elezioni del 1976 (vinte dal democratico Jimmy Carter), e trionfando poi nel 1980.

RONALD REAGAN, FUMETTI ALLA CASA BIANCA

Quando comparvero le strip di Hugo, il pubblico italiano non sapeva molto sul futuro presidente. Certamente da noi erano apparsi molti dei film interpretati ad Hollywood da Reagan sin dal 1937. Come detto, nulla di particolarmente memorabile: ecco una locandina italiana di una pellicola del 1951 a cui aveva preso parte.

RONALD REAGAN, FUMETTI ALLA CASA BIANCA

Se si guarda l’archivio storico del Corriere della Sera, dal 1937, inizio della carriera cinematografica, al 1963, il futuro presidente è citato 37 volte, per lo più per recensioni di film o riferimenti all’attività di Ronald Reagan come presidente della Associazione attori cinematografici.

I documenti più drammatici sono due: la prima pagina dell’edizione del 21 settembre 1943, con un articolo dal titolo “Industria in guerra”, dove si parla dei divi di Hollywood impegnati a sostenere lo sforzo bellico durante la Seconda guerra mondiale (Reagan è citato insieme a Clarke Gable, James Stewart, Tyrone Power e altri, e si sostiene che “sono tutti precettati, anche se la loro prestazione alla patria si limita a cantare canzonette nei teatri per soldati”).
E l’edizione del Corriere d’Informazione (la vecchia edizione del pomeriggio del Corriere della Sera) dell’11 novembre 1947, dove si mostra Reagan giurare in senato e deporre contro i “divi rossi”.

RONALD REAGAN, FUMETTI ALLA CASA BIANCA

Il 6 gennaio 1966, un articolo dal titolo “Un attore del cinema vuol governare la California” sembra manifestare più curiosità che convinzione. Ma un anno dopo, il 3 gennaio 1967, Reagan viene mostrato, in una bella foto in primo piano, mentre esulta come nuovo governatore. Curiosamente l’articolo si trova a fianco di uno di Mario Cervi sulla opportunità o meno che siano i magistrati siciliani a occuparsi di mafia…

Riparlare oggi di Ronald Reagan dal punto di vista storico e politico, in modo obiettivo e prescindendo dalle proprie convinzioni, non è agevole. La sua presidenza è stata molto marcata ideologicamente, Reagan combatteva fermamente il comunismo (tra le sue tante gaffe, celebre il fuori onda in cui annunciò la distruzione dell’Unione Sovietica) ed era conservatore in economia.

Secondo alcuni, Reagan poco fece per risolvere i problemi sociali, estranei al suo dna di cultore del tradizionale “american way of life” (mentre altri, come il presidente Barack Obama, lo hanno rivalutato per avere superato la crisi economica: qui – NdR).

Al tempo stesso Ronald Reagan fu un pragmatico che seppe trattare con il “nemico”. Forse una delle immagini più iconiche della sua presidenza fu la firma dei trattati a Ginevra il 19 novembre 1985 con il leader sovietico Mikhail Gorbachev, per la riduzione dei rispettivi arsenali nucleari.

Ogni presidente degli Stati Uniti, per le caratteristiche del ruolo e per l’esposizione mediatica necessaria al tipo di campagna elettorale in uso in quel paese, è destinato, come si dice oggi, a diventare una icona pop.

Da questo punto di vista, Reagan fu forse l’uomo che lasciò la più profonda impronta sugli anni Ottanta del Novecento. Mentre ci si può chiedere se “fu vera gloria”, è certamente divertente andare a cercare qualche traccia del suo impatto sui mezzi di comunicazione di massa.
Per esempio, sembra che Reagan sia stato l’unico presidente americano a finire su un sottobicchiere di birra.

Di questo sottobicchiere esiste anche la versione con Gorbachev, a dimostrazione del fatto che forse, malgrado la sua politica di riarmo, Ronald Reagan si impresse nella memoria dei suoi contemporanei, soprattutto per i dialoghi di pace con il segretario generale del vecchio Pcus.

Ogni presidente degli Stati Uniti posa per uno o più ritratti ufficiali, realizzati dai migliori pittori del paese. Nel caso di Reagan, quello conservato tutt’ora alla Casa bianca fu dipinto da Everett Raymond Kinstler (1926 – 2019).

Citare Kinstler consente di tornare a parlare di fumetti dato che il pittore, celebre in America per i suoi ritratti di vip, era stato in gioventù fumettista e illustratore di pulp.

Dei suoi fumetti poco è stato tradotto in italiano, in compenso è noto che una delle sue copertine per il personaggio di Tom Mix fu copiata da Galep (Aurelio Galleppini) per una copertina di Tex.

Sempre tornando al fumetto, oltre alle strisce di Hugo, esistono ovviamente moltissime rappresentazioni di Ronald Reagan, soprattutto nell’ambito delle storie di supereroi.

Nella miniserie della casa editrice Dc Comics, Legends, del 1986, disegnata da John Byrne, è Superman a intrattenersi con l’allora presidente, proprio all’interno della Casa bianca.

Ma certamente la rappresentazione più famosa è quella tratta da “Il ritorno del cavaliere oscuro”, una delle serie a fumetti più famose degli anni Ottanta, e una pietra miliare della Nona Arte.

In essa un Batman ormai invecchiato, ritiratosi da tempo dalla lotta al crimine, riprende i panni del vigilante mascherato anche se i tempi sono cambiati. La polizia non è più dalla sua parte, la società stessa sembra non apprezzare un deciso ritorno dell’eroe, rassegnata com’è ad una criminalità dilagante.
A scontrarsi con l’uomo pipistrello sarà un Superman legato al potere costituito, inviato proprio da un Reagan caricaturale.


In Italia, una ricaduta dell’impatto pop del presidenzialismo all’americana, negli anni Ottanta, fu il tormentone dell’edonismo reganiano, espressione coniata da Roberto D’Agostino nello show televisivo Quelli della notte.
D’Agostino, che più tardi avrebbe diretto un film dimenticabile (Mutande pazze) e poi creato un sito internet di gossip e altro che dura tutt’ora (Dagospia), svolgeva nel programma di Renzo Arbore l’incarico dell’intellettuale astruso, esperto di look e di nuove tendenze.

Come lui stesso ha ricordato in un’intervista, il filosofo Gianni Vattimo fu tra i primi a condividere lo slogan. “Inizia un nuovo ciclo, quella della felicità individuale, dell’affermazione personale, della fine degli steccati e dei ruoli consolidati. Le ideologie degli anni Settanta e la morale cattolica imponevano un divieto di divertirsi ovvero ti assicuravano che ti saresti divertito ‘dopo’ oppure con l’impegno politico. L’edonismo reaganiano ti dava licenza di divertirti adesso”.

Il successo del programma Quelli della notte fu tale che il quotidiano La Repubblica, nella collana di fascicoli celebrativi dei primi dieci anni di vita, nel fascicolo dedicato al 1985 mise in copertina proprio il programma condotto da Renzo Arbore. Prima ancora, il fascicolo del 1980 era stato dedicato alla elezione di Ronald Reagan.

Entrambe le copertine illustrate da Tullio Pericoli, artista poliedrico che ha spaziato dal fumetto (Tutti da Fulvia sabato sera, su testi di Emanuele Pirella) alla pittura.

Ma la più celebre rappresentazione satirica di Reagan nel nostro paese resta forse la copertina de L’Europeo con l’ex attore che sculaccia il nostro capo del governo Bettino Craxi in versione baby, durante la crisi diplomatica verificatasi con il dirottamento della nave Achille Lauro ad opera di terroristi mediorientali.

Ronald Reagan, dopo aver combattuto per dieci anni la sindrome di Alzheimer, morì nel 2004 nella sua residenza a Bel Air, in California.
Buona parte della documentazione relativa alla sua attività politica è custodita dalla Ronald Reagan Presidential Library And Museum, con sede in Simi Valley, sempre in California. Il patrimonio include oltre 60 milioni di pagine di documenti, 1,6 milioni di fotografie, mille km di pellicola, 40mila manufatti.

Non risulta che tra questi materiali vi siano gli originali delle strip di Hugo. Però, se si cerca la parola “comics” nel database, si può scoprire, per esempio, che il 30 marzo 1983 fu proposto al Presidente di assistere alla presentazione di un comic book dei Teen Titans appositamente realizzato per sensibilizzare i lettori ai problemi dell’abuso di droga.
In un intervento del 13 aprile 1988 alla Convenzione annuale della Società americana di editori di giornali, Reagan affermò che per tutta la vita aveva avuto l’abitudine di leggere il giornale la mattina partendo dalla pagina delle strisce quotidiane dei fumetti…

Tra valigette nucleari, consiglieri affaccendati, ministri e sottosegretari, il fumetto non poteva mancare alla Casa bianca.

 

 

3 pensiero su “RONALD REAGAN, FUMETTI ALLA CASA BIANCA”
  1. Ronald Reagan compare, come se stesso presidente U.S., in Martin Mystére “scanners” 36/37/38 nella storia scritta da Giancarlo Malagutti (non attribuita – ma sarà una “svista”). Storia scritta nel 1982 e pubblicata nel 1985. Copie e sceneggiatura originale sono nella mia casa a Milano (dopo la malattia di GC) con tutto il materiale da zio J. prodotto.
    Monica

  2. grazie per la segnalazione. Anche su Facebook, commentando questo articolo, qualcuno ha citato altre storie in cui compare Reagan. Qualcuna la conoscevo, altre no, ma in ogni caso l’articolo non poteva essere un “inventario” integrale di tutti i fumetti, volendo essere invece un breve viaggio intorno alla figura iconica di un presidente che è finito ovunque, dai fumetti alle tazzine ai sottobicchieri di birra.
    Se riuscirò a scrivere qualcosa di più strutturato sull’argomento, farò tesoro di tutte le segnalazioni.

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