Osservatorio di Medicina - copyright Andrea Antonini, Berlino

Da qualche anno mi occupo di storia ed estetica della tecnologia del Novecento, un settore che mi rammarico di non avere iniziato ben prima a esplorare: i manufatti, le persone che li hanno inventati, progettati, creati scompaiono sempre più rapidamente senza lasciar tracce, nel disinteresse accademico e sociale, sostituiti da incredibili quanto anonime tecnologie asiatiche.

È una ricerca solitaria, non molti capiscono il perché quando sono abbattute antiche antenne in onde lunghe tra gli applausi e le risate della gente io mi senta come se radessero al suolo l’abbazia di Santa Fede a Conques.

 

A volte penso di lasciar perdere, di non spendere più tempo e soldi per andare a vedere, a fotografare e documentare ciò che ha creato e sostiene il mondo contemporaneo, la cui importanza sembra essere ignota ai più.

Poi mi capita di leggere o scoprire qualcosa che rinnova le energie e ridà senso a una solitudine intellettuale che da ragazzi è sentita come eroica e col tempo diventa frustrante. Il breve saggio che segue e che si può anche ascoltare verso la fine del prossimo video, si riferisce al radiotelescopio di Medicina, vicino a Bologna, ed è di Marcello Ceccarelli, il suo creatore nei primi anni Sessanta del Novecento assieme a Gianfranco Sinigaglia e altre persone di genio e passione.

Quella di Medicina è stata una avventura epica tipica del mondo scientifico del Novecento. Se vi capita, cercate in rete la storia di questo osservatorio, ci sono dei siti, qualche video su YouTube, due o tre libri. Chi mastica di tecnica in radiofrequenza potrà scoprire la genialità delle linee di ritardo a bagni di cherosene e stupirsi per le figure di rumore dei nuovi preamplificatori. O ancor meglio andate a vederlo, da fuori la splendida antenna originale e la grande parabola più recente, o all’interno approfittando delle visite guidate.

 

Anche la vita di Ceccarelli merita di essere conosciuta, oltre che attraverso la raccolta qui citata di scritti vari, i testi autobiografici e i testi specificamente tecnici, anche e forse soprattutto scoprendo i suoi volumetti e articoli dedicati all’avvicinamento dei bambini alla scienza.

La tecnologia assieme alla scienza sono tra le cose più vive e umane offerte dallo scorso secolo e quello attuale. Vale sempre la pena di saperne di più.

Marcello Ceccarelli - L'avventura di vivere


La prima domanda che fa di solito un profano davanti a un radiotelescopio è: ‘Fino a che distanza si può guardare?’. Ottocento milioni di anni luce, venti miliardi, cinquanta miliardi? Centomila milioni di miliardi di chilometri? Sono numeri grandi, e anche un po’ difficili da pronunciare, e stupiscono soprattutto per il loro carattere abnorme, come la notizia giornalistica della nascita di un bambino di dodici quintali o quella della pesatura in diamanti dell’Aga Khan.

Per noi invece questo telescopio è un po’ come una casa, costruita con dei sacrifici, per noi, gli amici e per i figli. Girare per mesi e mesi alla ricerca di un pezzo di terreno, passare le serate fantasticando su mille progetti diversi. Modellini di cartone e fil di ferro. (I ragazzi vorrebbero anche una stanza da gioco tutta per loro ma i soldi non bastano). Poi i progetti si precisano, in campagna arriva il geometra con la livella, i primi muratori, le ruspe, i primi ladri (un giorno si arriva al tetto con la bandiera tricolore, ma ancora non ci sono i pavimenti e i soldi sono quasi finiti). E poi c’è la scelta di tante piccole cose: i circuiti dei correlatori, il digitalizzatore su nastro, le piastrelline dei bagni, le rose per il giardino, i giunti ruotanti. (E i ragazzi non solo devono rinunciare alla stanza tutta per loro ma anche al giradischi nuovo).

Poi viene la prima notte nella ‘stanza del ricevitore’. Si scopre che qualche finestra non chiude bene, che il tetto lascia passare un po’ d’umido, che l’albero di sincronizzazione si rompe continuamente, ma si scopre anche che i nuovi preamplificatori sono una cannonata e che c’è un posto imprevisto e meraviglioso per il tavolo del ping-pong.

E così questo immenso occhio comincia a guardare nelle profondità dello spazio, forse proprio a centomila milioni di miliardi di chilometri, e noi comprendiamo che in fondo – come tutte le cose fatte dall’uomo – esso serve soltanto a guardare dentro di noi”.

(Da Marcello Ceccarelli, L’avventura di vivere, a cura di Luisa Fabbrichesi Ceccarelli, Pendragon, Bologna, 2004, p. 104, per gentile concessione dell’editore).

 

(Articolo e immagine copyright © 2024 Andrea Antonini, Berlino. Nella fotografia di apertura, una delle antenne di Medicina, Bologna).

 

Un pensiero su “I RADIOTELESCOPI E IL SENSO DELLA VITA”
  1. La bellezza della scienza sta proprio nell’entusiasmo con cui i grandi scienziati ce la comunicano: entusiasmo contagioso, se riusciamo ancora a guardala con gli occhi spalancati di un bambino. I maledetti cellulari, oltre alla socialità, ci hanno mangiato l’entusiasmo.

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