Il termine drabble è usato in fanfiction per indicare un testo narrativo di cento parole esatte (cioè il drabble per eccellenza). In generale il numero può variare dalle novanta alle cento, a seconda dei limiti che ci si dà. In altre parole, il drabble è un racconto brevissimo entro il quale l’autore deve riuscire a narrare una storia compiuta, nonostante il limite imposto dall’esiguo numero di parole.

 

A titolo di esempio, riporto un drabble scritto da Poeta Zaza, che è anche l’ideatrice del titolo della silloge entro cui è stato pubblicato:

Dammi del lei
La donna disse: «Meglio darmi del lei e chiamarmi Signora Marta, come gli altri». La risposta di Giulia fu uno scoppio disperato di pianto. Da quel momento, l’affetto di una bambina per una persona che riteneva come una parente carissima si afflosciò, ferito, mentre un’adulta, convinta di insegnare il rispetto formale ad una ragazzina che le era cara, contemporaneamente capì di averla persa, e conobbe le sabbie mobili del rimorso e dell’impossibilità di tornare indietro per rimediare l’errore. Giulia la chiamerà per tutta la vita “Signora Marta” e le darà del lei, rispettosa, cortese. E basta.

 

Questo drabble proviene da un’antologia di Nuova Solaria forum, scritta da un gruppo di autori: “Sarò breve… Racconti di cento parole, 77 drabble”.

Sarò Breve

 

I testi sono di: Daniel Von Evol, Gargaros, Iules Fzur, Lino Soddu, mistermike, Nicola Bardone, Poeta Zaza, Tea C. Blanc.

In questo caso, noi abbiamo scelto di darci un limite di sforamento ancor più minimo che va dalle 98 alle 103 parole, tenendo conto delle elisioni per cui, a titolo di esempio, “un’altra” viene conteggiato come due parole. Il titolo non rientra nel limite.

 

L’antologia è scaricabile gratuitamente presso questa piattaforma. Buona lettura!

(Le immagini “drabble” e la copertina sono di Ryo Narushima)

 

 

World © Tea C. Blanc. All rights reserved.

16 pensiero su “RACCONTI DI CENTO PAROLE: SARÒ BREVE…”
  1. Provo:
    Misteriosamente mi ritrovo ancora a bordo di questa auto da pappone. Mi riprometto di cambiare vita, ma non ci riesco. La mia vita è questa, nonostante provenga da una buona famiglia, faccio la prostituta e Frank oltre a essere il mio uomo e anche il mio protettore.
    Mi promette continuamente che cambieremo vita prima o poi. Ma è sempre poi, da diversi anni. Mi porta a lavoro ogni sera e si apposta per proteggermi, poi mi riporta a casa, mi stende sul letto e mi annusa, come farebbe un cane, prima di possedermi. Lui è fatto così.

  2. 🙂

    Mi dà 97 parole: ne manca una.
    “Frank oltre a essere il mio uomo e anche il mio protettore” (è, accentato; e virgola prima di ‘oltre’ e dopo ‘uomo’ sarebbero appropriate)
    “cambieremo vita prima o poi” (virgola dopo vita)
    “Mi porta a lavoro” (al lavoro)

    È poco racconto, nel senso che non ha un vero inizio e una vera fine; d’altronde è la cronaca di una squallida vita a circuito chiuso. Un loop, tanto per intenderci.

    1. La è senza accento è chiaramente un errore di battitura, e, comunque, ero convinta che fosse un tentativo, il tuo, di stimolare la creatività dei lettori, non un compito in classe. Virgola

      1. Infatti è così, Manu. Creatività in una commistione di forma e contenuto.
        Il mio commento si avvicina a quel lavoro preparatorio (di solito anche molto più critico) che facciamo per ottenere un drabble che si avvicini alla perfezione.
        Cioè il processo critico con cui procediamo tiene conto non solo dell’editing, ma anche della revisione.
        Ciao e grazie.

        1. Due cose: perchè dici che manca una parola? Hai scritto dalle 97 alle 103 proprio qui sopra. Non credo che il lavoro preparatorio lo facciate su un post di un blog e relativi commenti. Io ho aderito all’idea con entusiasmo e ho scritto come si scrive un commento, di getto, in cinque minuti. Forse ho frainteso il significato dell’articolo.

  3. 97, mi accorgo ora, è un errore mio. Intendo una tolleranza di tre parole in più o in meno, rispetto al 100. Questa è la prassi implicita.
    Ti ringrazio, modifico.

    Il significato dell’articolo è molto semplice: informare circa l’esistenza del drabble; dare la possibilità di scaricare gratuitamente un’antologia di drabble; se poi qualcuno vuole cimentarsi come hai fatto tu, non vedo il motivo per cui non informare anche su come si procede.
    Ciao e grazie ancora.

  4. Credo che non siano molti a sapere che cosa sia un drabble, per cui l’articolo è utile e interessante, tanto quanto la promozione di un’ iniziativa come quella della silloge che ha, a mio avviso una triplice utilità: stimolare alla lettura anche i meno avvezzi, perché un testo brevissimo ha il merito di essere un prodotto letterario POP, adatto anche agli allergici alla lettura; abituare tanto chi legge quanto chi scrive ai periodi di senso compiuto da un punto di vista tecnico ed espressivo; essere una valida “palestra” per gli aspiranti autori, che spesso e volentieri divagano abbandonandosi all’autocompiacimento inutile, perdendo di vista l’obiettivo finale, ovvero quello di scrivere per altri e non solo per se stessi. Per quanto riguarda la “prova” di Manu, al di là del merito (non discuto la scelta del contenuto che è una libera scelta autorale sempre rispettabile) scorgo proprio questa ultima pecca: il compiacimento egoistico che va ad inficiare l’effetto, per cui quello che potrebbe essere un piccolo progetto vagamente erotico si risolve in un atto meccanico di autoerotismo, poco sensuale e per nulla intrigante, che mi evoca gli scenari volutamente squallidi di certa narrativa sudamericana in cui la contestualizzazione di questo genere, però, ha una finalità completamente diversa, prettamente antropologica e filosofica, per cui lo squallore diventa poesia. Ritenta, Manu. Sono certa che sarai più fortunata, è questione di esercizio.

    1. Non capisco dove hai letto l’atto meccanico di autoerotismo? E, un po’, anche il compiacimento egoistico.
      Non è chiaro, anche, se è una questione di fortuna o di esercizio, decidi. Comunque, a quanto vedo, la cosa che ha preso piede non è la creatività condivisa, ma la critica dotta.

      1. Mi stupisce la tua reazione: questo non è uno spazio destinato alla condivisione, serve per commentare e se uno scrive qualcosa, qualcun altro commenta, è normale. il fatto che a chi legge arrivi qualcosa di diverso rispetto a quello che era nelle intenzioni dell’autore è la regola, capita a tutti noi. La critica è sempre positiva, se non è pretestuosa e sterile, in particolare quando è dotta, termine quanto mai appropriato e sul quale non credo sia il caso di fare dell’ironia: solo la critica dotta e competente consente di migliorare, la piaggeria è come l’apprezzamento dei parenti, non aiuta nessuno. Ho solo letto e commentato quello che hai scritto da lettrice e da professionista. Se non ti è chiara la questione della fortuna, cercherò di essere più chiara: l’esercizio aiuta moltissimo e ti consente di acquisire la tecnica. Il talento artistico fa la differenza e quello è questione di fortuna estemporanea. Così è per tutti, altrimenti ognuno di noi scriverebbe sempre il meglio. E non è così purtroppo.
        Nel tuo drabble “di prova” non c’è alcun cerchio narrativo, non c’è pathos, l’archetipo non è credibile e in tal senso è l’espressione del tuo autocompiacimento. Sperando di essere stata esauriente, ti saluto.

  5. Manu, tranquilla. Il punto è che la sezione commenti forse non è luogo adatto per fare “creatività”. Non ha gli spazi idonei.

    A differenza di quanto si possa credere, forse per la brevità che lo contraddistingue, un drabble non si scrive in cinque minuti.
    Inoltre, come ogni testo, anche minimo, occorre di una pausa per essere riletto e rivisto. Spesso, tra la prima stesura e l’ultima, ci sono anche tre o quattro o cinque stesure intermedie.
    Pensa che, per mettere a punto questa antologia, ogni autore ha aperto un singolo topic (cioè una discussione) per ogni singolo drabble. E per ogni drabble c’è stato un feedback di più lettori, prima che l’autore arrivasse alla stesura finale. E non è detto che il feedback sia sempre dolce o positivo.

    Questo per dire che essenzialità non significa brevità di esecuzione. Anzi.
    È un po’ come quando si scrive un haiku. Tre versi, e in quei tre versi c’è qualcosa di fondamentale nel contenuto, e niente di più o niente di meno nella forma. Tutto è in perfetto equilibrio.

    Ciao e buona serata.

  6. Il drabble di Poeta Zaza è probabilmente perfetto tecnicamente, ma non evoca neanche un brandello di immagine, non trasmette, non racconta.
    Quello di Manu Libera non è strutturato correttamente dal punto di vista narrativo, ma almeno qualche immagine la evoca, mette chi legge nella condizione di entrare nel racconto anche se per poche righe.

  7. Confondi il numero del computer con l’indirizzo IP che, invece identifica l’accesso a internet. Quello che vedi è l’indirizzo IP da cui proviene il commento e si dà il caso che Ernesto e io utilizziamo la stessa rete wi-fi condominiale. Non è la prima volta che mi tocca spiegare questo equivoco visto che Ernesto, evidentemente, è un mio estimatore. Non so chi sia e comunque non posso farci nulla.

  8. Non è esattamente così. Posto che sia vero, il mio consiglio da donna a donna (?) – considerando l’hobby con cui ti diletti e visti i tempi che corrono – è quello di essere più cauta. Assegna a tutte le componenti un indirizzo dinamico e ti eviterai anche situazioni pubbliche imbarazzanti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *