Alessandro II sale sul trono di tutte le Russie nell’aprile 1855. È un momento critico per il suo impero, impegnato in guerra con l’Inghilterra, la Francia, la Turchia e il Piemonte, l’embrione dell’Italia. Dopo undici mesi d’assedio gli alleati prendono la fortezza di Sebastopoli e occupano la Crimea, che nel seguente trattato di pace verrà restituita.

QUANDO LO ZAR SALTA IN ARIA
Zar Alessandro II

 

Questa disavventura segnerà il comportamento e le decisioni del giovane imperatore: bisogna svecchiare il Paese. Nel 1861 la Russia è l’ultimo stato europeo ad abolire la servitù della gleba, liberando così il contadino dall’obbligo di lavorare per tutta la vita nella terra del suo padrone.

Contemporaneamente vengono lilberalizzate scuole e università. Gli studenti ora possono associarsi liberamente senza il controllo della polizia, possono andare a studiare all’estero e vengono ammesse agli studi anche le ragazze.
Questi sono gli anni in cui sono attivi scrittori come Tolstoj e Dostoevskji,

Viene ridotta la ferma militare, da 25 a “soli” 15 anni. Malgrado ciò la classe dei riservisti aumenta del doppio, fino a 553mila uomini.
Nelle province vengono istituiti i consigli elettivi chiamati zemstvo. Nei tribunali sono istituiti i giudici di pace, viene dato più spazio agli avvocati difensori e introdotte le giurie per i processi pià importanti.

Dopo le grandi spese per la guerra in Crimea il bilancio dello stato viene risanato, e non mancano misure molto popolari, come l’abolizione della tassa sulla vodka, che ne fa diminuire il prezzo.

Molto importante la liberazione degli Ebrei dai loro ghetti, dove erano sempre minacciati di pogrom: violenze e uccisioni di massa senza motivo avvenivano ciclicamente. Le capacità commerciali degli israeliti fanno rifiorire l’economia.

Nel 1867 l’Alaska, territorio vastissimo ma spopolato nel continente americano, viene venduto agli Stati Uniti per 7.300.000 dollari, una buona boccata d’ossigeno per le casse dello stato.

In politica estera, la pressione sull’impero ottomano ottiene l’annessione delle regioni caucasiche: Georgia, Azerbaigian, Armenia. Una guerra vinta nel 1877-1878 crea i nuovi stati filorussi nella penisola balcanica: Romania, Bulgaria, Serbia, Montenegro.

In Asia vengono occupate le regioni di lingua turca e religione islamica del Turkestan e dell’Uzbekistan. Le ipotetiche minacce provenienti dalla colonia inglese dell’India (che conteneva anche l’attuale Pakistan e la Birmania) vengono risolte con la creazione dell’Afghanistan, paese molto eterogeneo, ma buon territorio cuscinetto tra Russia e Inghilterra (come annota lo scrittore inglese Rudjard Kipling nel suo romanzo Kim, del 1901).

Malgrado tutta la buona volontà dello zar Alessandro, le riforme non bastano. Nel 1863 la Polonia, all’epoca appartenente in gran parte alla Russia, si rivolta e viene duramente repressa.

Cadranno vittime anche alcuni garibaldini italiani volontari tra le file polacche, come Francesco Nullo, eroe della spedizione dei Mille e dello scontro di Aspromonte.
Da allora lo zar viene considerato un feroce tiranno, e per cinque volte verranno organizzati attentati alla sua vita.

Il gruppo antizarista più accanito sarà Narodnaja Volja: “la volontà del popolo”, gruppo di ispirazione anarchica. L’anarchismo teorizzato dal filosofo russo Michail Bakunin (1814-1876), differiva dal socialismo di Karl Marx per il rifiuto di ogni autorità di stato. Il potere andava distrutto con la violenza, a cominciare dai capi degli stati, da abbattere fisicamente.

Nell’ultimo ventennio dell’Ottocento e nei primi anni del ventesimo secolo vi fu un’ecatombe di teste coronate e anche di presidenti della repubblica, basti ricordare l’uccisione di Sissi, l’imperatrice d’Austria, e di Umberto il re d’Italia avvenute per mano di due anarchici.

Gli anarchici provenivano spesso dal ceto medio, e tra loro troviamo parecchie donne. L’arma preferita dagli anarchici russi era la bomba. Fallirono tre attentati contro lo zar: uno distrusse il treno imperiale in viaggio, gli altri danneggiarono un’ala del palazzo imperiale e le sue strade d’accesso.

Infine, il 13 marzo 1881, lo zar Alessandro ritornava alla sua sede, il palazzo d’Inverno di San Pietroburgo, dopo aver trascorso la mattinata esercitandosi a cavallo nel proprio maneggio privato.

Un anarchico, Rysakov, lanciò una bomba. La slitta dove viaggiava il monarca venne rovesciata, ma Alessandro ne uscì illeso. Fece però l’imprudenza di andare a conoscere il suo attentatore, arrestato dalla guardia del corpo dei cosacchi.

QUANDO LO ZAR SALTA IN ARIA
L’esplosione della slitta dello zar

 

A questo punto un altro anarchico, Grinevickij, con un’azione suicida si fece esplodere vicino allo zar. Morì stroncando le gambe ad Alessandro, che cessò di vivere un’ora dopo.

Lo zar Alessandro II viene colpito a morte

 

Rysakov parlò sperando di cavarsela, e fece arrestare i componenti della cellula anarchica di San Pietroburgo. Meno di un mese dopo, il 15 aprile, cinque congiurati, Semenovsky, Zeliabov, Kibalcic. Michajlov e la donna Sofia Perovskaya vennero giustiziati in pubblico sulla forca.

Gli attentatori

 

Anche Rysakov fece la stessa fine, ma non fu facile giustiziarlo: per due volte la corda del capestro si spezzò sotto il suo peso. Bisognò impiccarlo con due corde al collo.

Il risultato dell’attentato non fu l’inizio della rivoluzione. Il successore, lo zar Alessandro III, prese a pretesto l’attentato per revocare molte delle riforme promosse da suo padre, specialmente quelle sulla scuola e sugli Ebrei.

Soltanto una ventina di anni dopo, all’inizio del Novecento l’erede di Alessandro III, Nicola II, aprirà a qualche liberalizzazione. Fino a quando le rivoluzioni del 1917, durante la Prima guerra mondiale, segneranno la fine della monarchia in Russia.

La tragica fine di Alessandro II avrà ripercussioni mondiali anche nella cultura. Dal 1881 Tolstoi abbraccia la non-violenza. Nel 1885 lo scrittore francese Alphonse Daudet scrive il romanzo Tartarino sulle Alpi.

Dopo essersi procurato in Africa la fama di cacciatore di leoni, Tartarino di Tarascona vuole conquistare anche quella di scalatore. In Svizzera si invaghisce di Sonia, facente parte di un gruppo di nichilisti russi. La donna accetterà le profferte amorose di Tartarino se si impegnerà con loro a uccidere lo zar.

Dopo molti tentennamenti l’eroe dilettante saggiamente rinuncia, ma viene arrestato come frequentatore di pericolosi terroristi, e riprenderà le sue imprese alpinistiche dopo un giorno di prigione.

L’umorismo di Daudet sottolinea il buonsenso di Tartarino, che ragionando giunge alla giusta decisione: gli attentati non cambiano la storia, anzi ne ostacolano lo svolgimento positivo, ieri come oggi.

 

 

 

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