QUANDO DIEDERO UN TAGLIO A JOHN BOBBITT

Manassas è una cittadina della Virginia a circa trenta chilometri da Washington, la capitale degli Stati Uniti. Quando scende la sera, il 23 giugno 1993, nell’appartamento dei coniugi Bobbitt tutto è apparentemente tranquillo.

John Bobbitt è un ex marine di 26 anni amante della vita sregolata, che lavora come buttafuori in un locale di spogliarelli. Sua moglie Lorena Gallo è una bella immigrata ecuadoriana di 23 anni, che lavora come manicure. Lei è bassina ed esile, lui alto e muscoloso.

John sta dormendo pesantemente, mentre la moglie si alza per andare in cucina. Prende un bicchiere e beve. Poi apre il cassetto delle posate per estrarre un grosso coltello dalla lama affilata. Alza il lenzuolo e, con decisione, taglia il pene del marito alla base.

Con un urlo infinito, John si alza di scatto. Lei corre già all’esterno tenendo in mano l’organo mozzato, sale sull’auto e parte, mentre qualcuno chiama un’ambulanza. Dopo aver guidato per alcuni minuti, Lorena butta il pene fuori dal finestrino.

La giovane scende dall’auto ed entra in una cabina telefonica per raccontare alla polizia quello che ha fatto.
“Lui è un egoista”, dice agli sbalorditi agenti della centrale che registrano le sue dichiarazioni, “gliel’ho tagliato perché arrivava sempre all’orgasmo senza aspettarmi”.

I poliziotti arrivano sul posto, arrestano la donna e cercano meticolosamente il pene nei dintorni. Malgrado la visibilità sia scarsa per l’ora tarda, finiscono per trovarlo in un campo vicino alla strada. Lo mettono sotto ghiaccio e lo portano di corsa dove è stato ricoverato John. Qui l’organo viene ricucito durante una delicata e complessa operazione chirurgica durata nove ore e mezza.

John Wayne Bobbitt nasce nello stato di New York nel 1967. Lorena Gallo viene dall’Ecuador, uno stato sudamericano affacciato sull’Oceano Pacifico, dov’è nata nel 1970.
I due si conoscono negli Stati Uniti, si innamorano e si sposano poco dopo, nel 1989.

La vita coniugale però non è esaltante, nessuno dei due era pronto per le responsbilità che arrivano con il matrimonio. A lui questo non importa, lei scivola in uno stato depressivo. Finché, la sera fatidica, il loro legame viene reciso con un taglio netto.

Dopo averne parlato con l’avvocato, Lorena cambia versione dei fatti davanti al procuratore distrettuale (il nostro pubblico ministero). In apparente contraddizione con quanto detto all’inizio agli agenti, afferma che il marito la picchiava regolarmente.
Quella sera John era arrivato a casa tardi e ubriaco, come gli capitava spesso. Aveva abusato di lei e poi si era addormentato. Lei, umiliata e stravolta, aveva preso il coltello per impedire che l’aggressione potesse ripetersi.

Il primo a essere processato è John Bobbitt, nel settembre del 1993. Durante le udienze la moglie lo accusa di essere stato infedele, di averla costretta ad abortire e di averla violentata più volte.
La giuria assolve Bobbitt da tutte le accuse, in particolare da quella più grave, che gli americani chiamano “stupro coniugale”.

Un giurato, intervistato in forma anonima da un giornalista (dato che non potrebbe rilasciare dichiarazioni pubbliche), afferma che lo hanno assolto perché nessun vicino di casa aveva mai sentito delle urla. Nè la signora Bobbitt era mai andata al pronto soccorso a farsi medicare ferite o ecchimosi.
Quindi non c’è alcuna prova delle violenze che la donna sostiene di aver subito durante il matrimonio.

Per pagare le salatissime spese mediche e gli avvocati, John Bobbitt cerca di sfruttare la sua improvvisa notorietà. Forma un gruppo musicale chiamato, con discutibile gusto, The Severed Parts (“Le parti amputate”), che però non riscuote il successo sperato.

Siccome l’interesse mondiale è concentrato unicamente sulla parte anatomica che gli è stata reimpiantata, nel 1994 accetta di interpretare un film porno intitolato John Wayne Bobbitt: Uncut. Il titolo contiene un doppio senso, vuol dire sia “non censurato” sia “non tagliato”.
Chi ha visto il film afferma che l’organo gli è stato riattaccato un po’ storto, ma che la funzionalità è stata pienamente ripristinata.

Due anni dopo, John Bobbitt gira il secondo film: Frankenpenis, una fusione di parole che suona come “Il pene di Frankenstein”. La sua carriera nel porno finisce qui, perché ormai nessuno ha più la curiosità di vedere i risultati dell’operazione.
Dopo le ultime ospitate televisive, John si trasferisce a Las Vegas alla ricerca di un successo più duraturo.

Prova a fare il cabarettista, pronunciando battute come questa: “Il conto dell’ospedale e quello dell’avvocato arrivano a 750mila dollari. Non per vantarmi, ma sono 95mila dollari ogni 3 centimetri”. Non ride nessuno.
Allora per un breve periodo cambia completamente professione tentando di fare il predicatore, una figura tipica del mondo anglosassone simile a quella del sacerdote.
Quindi lavora come barista, autista di limousine e fattorino di pizze a domicilio. Insomma, scende sempre più in basso.

Nel 1997, l’ex moglie Lorena viene processata a sua volta per “lesioni volontarie”. Come il marito, rischia una condanna a vent’anni di reclusione.
Stavolta la donna racconta di avere un vuoto nella testa, ricorda solo di essere andata in cucina e poi di essersi ritrovata a guidare l’auto con il pene in mano. Non ha idea di cosa sia successo tra quei due momenti.

Durante il processo si svolgono numerose manifestazioni femministe a favore dell’imputata e per chiedere un inasprimento delle pene contro gli uomini colpevoli di violenze domestiche, che in alcuni stati americani sono molto basse.

Lorena viene assolta dalla giuria perché avrebbe agito in uno stato di temporanea infermità mentale, sotto la spinta di un impulso irrefrenabile.
Il giudice, comunque, ordina che trascorra 45 giorni di osservazione in una clinica psichiatrica.

Intanto la vita di John Bobbitt comincia a farsi burrascosa. Viene arrestato sette volte per reati che vanno dalla rissa alla truffa.
Sconta 15 giorni di prigione per avere minacciato una ex fidanzara e, nel 1999, subisce una condanna a cinque anni di libertà vigilata, cioé senza finire in prigione, per complicità in un furto d’abiti del valore di 140mila dollari (circa 120mila euro) in un negozio di lusso. Oltre a una multa di cinquemila dollari e 100 ore di lavoro gratuito al servizio della comunità.

Tra il 2004 e il 2006 la sua nuova moglie, Joanna Ferrel, lo denuncia ben tre volte per abusi domestici. Bobbitt viene giudicato colpevole una volta sola e la condanna è puramente simbolica.

Lorena, dopo il divorzio, riprende il cognome da nubile, Gallo, e torna a vivere con i genitori.
Un giorno Elvia, la madre, la denuncia perché l’ha presa a pugni senza motivo mentre guardavano insieme la tv, procurandole varie ferite.
Poi l’accusa viene fatta cadere e Lorena può tornare ad abitare dai genitori. Torna anche a lavorare come manicure in un salone di bellezza di Washington.

Nel 2007, fonda e gestisce l’organizzazione “Il furgone rosso di Lorena”, per la raccolta di fondi a favore delle vittime di violenze domestiche.
Nello stesso periodo si lega a un vecchio compagno di università, David Bellinger, dal quale ha una figlia, Olivia.

Probabilmente solo per incassare i compensi e farsi pubbicità, nel 2009 Lorena e John accettano di partecipare a The Insider, un noto talk show televisivo della Cbs.
Durante il programma, John si scusa teatralmente con l’ex moglie per il modo in cui l’ha trattata durante il matrimonio.

Da parte sua, davanti alle telecamere Lorena sostiene che l’ex marito l’ami ancora perché non dimentica mai di mandarle un bigliettino e dei fiori il giorno di San Valentino.
Non è dato sapere se queste affermazioni mielose siano farina del loro sacco o se, invece, siano state scritte dagli autori del programma per tenere alti gli ascolti.

“Quell’incidente ha migliorato la mia vita”, afferma oggi John con la consueta spavalderia. “Ho avuto 70 donne dopo quello che mi è successo, anche se all’inizio i medici mi dicevano che non avrei più potuto fare sesso. Essere l’uomo dal pene mozzato ha avuto i suoi vantaggi”.

“Sono una donna che ha sofferto molto”, dice invece Lorena, “che ha pagato per i suoi errori e ha saputo ricostruirsi una vita”.

 

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Di Sauro Pennacchioli

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