Sul finire del 1977 mi chiamarono come disc jockey per inaugurare un nuovo locale a Napoli aperto sulle rampe di sant’Antonio a Posillipo: “L’Eclèe”.
Di lì a poco, nel marzo del 1978, fui testimone di un evento che avrebbe sconvolto il panorama di quegli anni: “La febbre del sabato sera”.

Ma quello di cui voglio parlarvi mi è venuto in mente guardando un filmato, definito dal conduttore “la commemorazione del ballo lento”, mandato dalla Rai in Tv/Replay il 4 aprile 2017 nella trasmissione “Porta a porta”. Per vederlo andate al minuto 1h e 54’ / 1h e 59: Ray Play

Confesso di essere stato proprio io, e proprio in quell’anno e non nei primi anni novanta come è stato riferito nel filmato, a cominciare a eliminare il lento dalle sale.
All’epoca si iniziava a parlare di discoteche, ma di fatto esistevano ancora tanti night club e ancora, in alcuni posti, si ballava anche di pomeriggio. La cosa nacque perché il sottoscritto, a dire il vero, si annoiava a mettere dischi di lenti e a fare il “guardone”.

Mi venne quindi l’idea di convincere il proprietario del locale a eliminarli. Gli propinai la scusa che, la sera, molti entravano un attimo solo per vedere se in sala c’era gente e fare trovare le luci soffuse non era certo un bel biglietto da visita. Gli feci questa proposta: avrei invitato un gruppo di miei amici senza farli pagare, e loro sarebbero stati in pista a ballare mentre sui piatti mettevo musica disco.
Fu ovviamente un successo e, da allora, perlomeno nei posti dove ho lavorato, sui miei piatti non c’è mai più stata musica “lenta”.

Sono sempre stato un innovatore, ma in questo caso me ne sono pentito. Perché, senza volerlo, ho decretato un momento di stasi per molti gruppi nostrani che vivevano su quei lenti.

 

 

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