Pumpkinhead, film del 1988, è la prova del fatto che se uno è bravo e ha talento non c’è limite a quello che può fare.
Due altri film, sempre di anni fa, come Spawn e Virus, pur molto diversi tra loro, sono accomunati da alcuni elementi. Per esempio, entrambi sono trasposizioni di una serie a fumetti. Oppure dal fatto che tutti e due fecero abbastanza schifo. Tanto per dire, eh. Quest’ultima, è probabilmente la diretta conseguenza del fatto che dietro la macchina da presa c’erano Mark A.Z. Dippé e John Bruno.

Per carità, entrambi grandissimi professionisti nel campo degli effetti speciali (soprattutto Bruno). Tuttavia rivelatisi totalmente inadatti nei panni da regista. Sempre durante gli anni novanta, anche Tom Savini provò a cimentarsi come film maker con il remake de La notte dei morti viventi con risultati non proprio brillanti… Insomma, se tanto mi dà tanto, pare che la regola sia che se sei bravo in una cosa dovresti limitarti a quella.

Ora, prima di Savini, Dippé e Bruno, ci ha provato il leggendario Stan Winston. È l’uomo che negli anni ha dato vita, tanto per dirne alcuni, ai dinosauri di Jurassic Park, ai cyborg di Terminator e agli xenomorphi di Aliens.
Nel 1988, Winston si mise sulla sedia da regista e girò Pumpkinhead. Il suo mostro personale, primo realizzato non su commissione. Nonché l’eccezione che conferma la “regola”.

PUMPKINHEAD, UN BEL FILM MAI DISTRIBUITO

Pumpkinhead inizia con un flashback. Nel 1957, in una zona piuttosto rustica degli Stati Uniti, un certo Harley si affretta a mettere al riparo gli animali della sua fattoria e poi torna di corsa in casa. Qui ci sono la moglie e il piccolo Ed, suo figlio.
In generale, sembrano tutti alquanto spaventati.

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Nel frattempo un uomo corre tra i boschi, apparentemente inseguito da qualcosa. Nella fuga, si trova proprio davanti casa di Harley: batte disperatamente alla porta invocando aiuto.
Il contadino lo caccia in malo modo facendogli presente che è già “condannato”, e che se non si fosse allontanato immediatamente gli avrebbe sparato.

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Senza speranza di ricevere aiuto, l’uomo lascia la fattoria. Subito dopo viene raggiunto dal misterioso inseguitore e fatto a pezzi.
Il piccolo Ed, alzatosi di nascosto, guarda dalla finestra l’intera scena.
Pumpkinhead ha compiuto il suo “dovere”.

PUMPKINHEAD, UN BEL FILM MAI DISTRIBUITO

Trascorrono gli anni e siamo nel presente (del film). Ed (Lance Henriksen), ormai adulto, vive insieme al figlioletto Billy (Matthew Hurley) nella fattoria di famiglia.

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È legatissimo al figlio, che non lascia un momento da quando la moglie è morta. Si fa persino aiutare da lui a gestire una piccola stazione di rifornimento.

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Un giorno si palesa l’incubo di ogni campagnolo: un gruppo dei adolescenti provenienti dalla città.

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I ragazzi si fermano al grocery store. Ed è costretto ad assentarsi per sbrigare alcune commissioni, lasciando Billy da solo per pochi minuti.
I minuti bastano a Joel (John D’Aquino) per mettersi a fare casino con la motoretta da cross, sfrecciando sulle collinette lì intorno. Investe in pieno Billy, uccidendolo sul colpo.

PUMPKINHEAD, UN BEL FILM MAI DISTRIBUITO

L’unico a restare accanto a Billy è Steve (Joel Hoffman). Gli altri, convinti da Joel, tra l’altro in libertà vigilata proprio perché non molto tempo prima aveva combinato un disastro analogo, si dileguano.
Subito dopo, Ed ritorna trovandosi davanti il cadavere dell’amato figlio. E viene letteralmente accecato dalla rabbia e dall’odio.

Come impazzito, Ed si reca dai suoi “vicini”. Tutti conoscono la leggenda di Pumpkinhead, ma sono pochi a crederci realmente. Ancora meno sanno dove sia la capanna della megera. La quale, si dice, sappia come invocare Pumpkinhead.

Però lui sa bene che il demone delle zucche è reale, avendolo visto quella notte di trent’anni prima. Cosicché convince Bunt (Brian Bremer), uno dei ragazzi della zona, a farsi dire la strada per la capanna della strega. Si dirige lì con il cadavere del piccolo Billy.

Una volta raggiunta, la strega dice a Ed che non è possibile riportare in vita il bambino. Ma piuttosto di un miracolo, l’uomo cerca vendetta. E per questa la soluzione c’è.

Perciò, come da indicazioni, Ed si reca in un vecchio cimitero per riesumare il cadavere di un tizio sfigurato. Una volta portato alla strega, tramite il sangue di Ed mischiato a quello della carcassa, dà vita a un essere demoniaco: Pumpkinhead, il demone delle zucche.
Il suo compito è vendicare i torti subiti da chiunque l’abbia invocato. Naturalmente uccide coloro che li hanno commessi. Ancor più ovvio, poi, è l’enorme prezzo che il demone richiede nell’applicare questo particolare concetto di giustizia.

Non credo sia il caso di continuare oltre con la storia, pertanto, arriviamo a “La Domanda”: com’è Pumpkinhead?

Allora, si diceva che il film è opera di Stan Winston. Uno tra i nomi più importanti di tutta Hollywood e dintorni. Arrivato a un certo punto (magari per mettersi alla prova o forse per noia) decise di calarsi nei panni del regista, tirando fuori questo Pumpkinhead.
Sicuramente qualche sbavatura qua è là ci sarà pure, eh. Ricordiamoci sempre che non stiamo parlando di un regista vero e proprio. Ciò non toglie che Pumpkinhead è un film veramente, ma veramente riuscito.

Non voglio perdere tempo a parlare della creatura e di come sia stata realizzata, perché il lavoro di Winston e del suo staff è sempre stato splendido e ineccepibile. Quindi anche Pumpkinhead è magnifico e imponente.
Solido e realistico nonostante i più di trent’anni che si porta addosso. Insomma, un vero schiaffone in faccia ai supermilioni spesi per la cgi di oggi, che dopo un paio d’anni assume quell’aspetto da videogioco vintage che fa tanto tenerezza.
Al massimo, proprio a cercare il pelo nell’uovo, si nota forse una somiglianza un po’ troppo accentuata con lo xenomorfo di Alien. Ma tant’è, chissene in fondo.

Per dire, in questo video potete vedere la sequenza della “nascita” di Pumpkinhead.

 

Ciò che mi ha colpito maggiormente nel riguardare il film è la sua tragicità.
Pumpkinhead è un film horror solido. Ha un’atmosfera magnifica, suggestiva, e uno stile altrettanto bello. Il contrasto dei toni blu usati per le esterne con l’arancione caldo degli interni mi infogna malamente.

Solo queste cose basterebbero a elevare Pumpkinhead al di sopra della media dei b-movie. Ma si diceva della storia, no? Ecco, a un livello superficiale si tratta del classico “schema revenge”: uno fa qualcosa di brutto e l’altro si deve vendicare.
Un tema più che consolidato nel genere horror, sfruttato dai peggio slashers di serie z ai migliori orrori gotici. Sotto questo aspetto, quindi, Pumpkinhead non è niente di eclatante.

Ciò che sorprende è il senso di tristezza. Di suo, è già abbastanza triste veder morire il piccolo Billy. Anche se la vendetta è la molla che mette in moto Pumpkinhead, il film non ti porta mai a parteggiare per lui, trasformandolo in una specie di antieroe. Perché la morte del bambino, in fondo, è stata una fatalità.

Com’è tragica la morte di Billy così è altrettanto tragico il fatto che dei ragazzi innocenti paghino con la vita l’errore commesso da uno di loro. Così com’è tragico che Ed, accecato dalla rabbia, venda la propria anima per vendicarsi.
Alla fine l’unica cosa che viene fuori è che non ci sono vincitori, solo dolore e morte.

A ogni modo, con Pumpkinhead Stan Winston è riuscito a creare un personaggio, una maschera, molto potente. In grado di collocarsi nell’immaginario collettivo e andarsi a fissare nella nicchia dedicata agli idoli senza tempo.
In virtù di questo, è quantomeno singolare che questo film da noi non sia arrivato. Ancor più strano, poi, che generò una serie di seguiti e due di questi (il terzo e il quarto, mi pare) siano invece stati tradotti e distribuiti qui da noi. Ma tant’è.

Ebbene, detto questo credo che sia tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

 

Pumpkinhead

titolo originale: Pumpkinhead

Regia: Stan Winston

Produzione: Bill Blake

Sceneggiatura: Stan Winston
Richard C. Weinman
Gary Gerani
Mark Patrick Carducci

Starring: Lance Henriksen
John D’Aquino
Kerry Remsen

Società di produzione: Gruppo De Laurentiis Entertainment

Distribuzione: Metro-Goldwyn-Mayer
(MGM / UA Communications Co.)

Data di rilascio: 14 ottobre 1988

 

 

 

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