Se si parla di Hulk si finisce inevitabilmente di parlare dello sceneggiatore Peter David.
Il suo nome è legato in modo indissolubile a quello del Golia Verde di casa Marvel.
Il suo ciclo di storie durato oltre dieci anni, dal 1987 al 1998, è senza dubbio uno dei più importanti e originali del personaggio, se non il più importante.

Salito a bordo della testata in un momento in cui questa navigava in cattive acque, Peter David ha preso Hulk e lo ho ha rivoltato come un guanto, stravolgendone la mitologia, aggiornandone il cast di nemici e comprimari.
Insomma, ha compiuto una vera e propria rivoluzione che ha regalato ai lettori una serie nuova di zecca, tra le più interessanti dell’epoca.

 

Le origini del Golia verd… grigio?

Hulk è stato creato da Stan Lee e Jack Kirby nel 1962, all’inizio dell’era Marvel (appare dopo i Fantastici Quattro) e in piena guerra fredda.
Ispirati dal Mostro di Frankeinstein di Mary Shelley per l’aspetto e dallo Strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevenson per il suo essere contemporaneamente due persone dai caratteri opposti, Lee e Kirby creano un antieroe, una figura incompresa e tragica, braccata e tormentata per la propria diversità.

La storia della sua origine è nota. Lo scienziato Bruce Banner sta per testare nel New Messico la nuova bomba ai raggi gamma, quando nota la presenza di un civile, il giovane Rick Jones, nell’area del test.
Accorso sul posto per salvare la vita al ragazzo, prima che possa ripararsi dietro la trincea Banner viene investito dalle radiazioni gamma, che, durante la notte, lo tramuteranno in un energumeno dotato di una forza mostruosa.

PETER DAVID CREA LA PSICOLOGIA DI HULK

Sempre su The Incredible Hulk n. 1 incontriamo il generale Thaddeus “Thunderbolt” Ross e sua figlia Betty (amata da Bruce).
Hulk avrebbe dovuto avere la pelle grigia, ma siccome in stampa questo colore non rende bene, si opta per il verde.

Quando Bruce Banner diventa Hulk la sua mente regredisce, si esprime in terza persona con poche parole. Ripete sempre che vuole solo essere lasciato in pace, ma viene costantemente in conflitto con i militari guidati dal generale Thunderbolt e con il suo stesso alter ego, Bruce Banner. Banner, quando riprende possesso del proprio corpo, vede Hulk come una malattia dalla quale guarire.

La serie di Hulk chiude con il sesto numero per scarse vendite, ma subito dopo comincia ad apparire nelle altre testate Marvel, come Fantastic Four e Amazing Spider-Man (nell’albo di esordio di Goblin) e diventa co-fondatore degli Avengers, pur lasciando il gruppo già nel numero 2 a causa della sua instabilità, per poi tornare come avversario ricorrente.

PETER DAVID CREA LA PSICOLOGIA DI HULK

I lettori iniziano ad affezionarsi a questo innocuo dottore che nei momenti di stress si tramuta in una creatura incontrollabile, tanto che la Marvel riprende a pubblicare le sue gesta su Tales of Astonish n. 60, nel 1964. La testata presenta due storie di una decina di pagine l’una: Hulk viene alternato prima con Giant-Man e poi con Sub-Mariner.
Dopo quattro anni diventa l’unico personaggio della testata, com storie di una ventina di pagine, tanto che cambia nome in The Incredible Hulk con il numero 102.

Tra il 1977 e il 1982 la fama di Hulk cresce enormemente quando la rete televisiva Cbs manda in onda una serie incentrata su di lui, in cui viene interpretato dal body builder Lou Ferrigno, mentre Bill Bixby presta il volto all’alter ego Banner (ribattezzato per l’occasione David anziché Bruce – Si dice perché questo nome era usato spesso per designare i gay, verso i quali c’erano ancora pregiudizi, NdR).

PETER DAVID CREA LA PSICOLOGIA DI HULK

La serie ha successo in tutto il mondo, inclusa l’Italia, e influenza anche il fumetto. Anche qui Banner diventa un fuggiasco che gira l’America in autostop, cercando lavori occasionali e aiutando i più bisognosi. Tramutandosi, nei momenti di forte stress, in Hulk.

Successo che scema velocemente quando la serie televisiva finisce. Gli sceneggiatori non riescono a trovare la chiave per far risalire la serie.
Dopo la lunga run scritta da Bill Mantlo e disegnata da Sal Buscema (saltata dalla Star Comics in Italia e rimasta inedita per molti anni), arriva per breve tempo lo sceneggiatore-disegnatore John Byrne, che fa celebrare il matrimonio tra Bruce Banner e l’amata Betty Ross.

 

Peter David rivoluziona Hulk

All’epoca Peter David non era ancora uno degli sceneggiatori di punta della Marvel. Aveva iniziato la carriera nel reparto vendite, per approdare alle sceneggiature dopo essersi visto promuovere il soggetto sulla morte di Jean DeWolf, il capitano di polizia delle storie dell’Uomo Ragno (ne abbiamo parlato qui).
Dopo un periodo ai testi di Spectacular Spider-Man (serie parallela ad Amazing Spider-Man), gli viene offerta proprio la testata di Hulk. Siccome non si ha alcuna aspettativa su di essa, gli viene lasciata carta bianca.

Così come accadde a Frank Miller su Devil e a Chris Claremont su X-Men, in situazioni come queste vengono fuori alcuni dei cicli più ricordati.
Peter David fa tornare l’Hulk grigio, grazie al fatto che la stampa dei fumetti americani è migliorata, mostrandoci un personaggio cinico, astuto e sarcastico. Tagliando così i ponti con l’ingenuo e stupido pelleverde.

Affiancato dall’esordiente Todd McFarlane, che da lì a breve diventerà uno dei disegnatori più celebrati, Peter David ci mostra il personaggio sotto una nuova prospettiva.

PETER DAVID CREA LA PSICOLOGIA DI HULK

Le storie passano dai momenti di grande ilarità a quelli altamente drammatici: David è in grado giostrarsi tra la commedia e il dramma, trovandosi a suo agio in entrambi i generi.

Il suo primo arco narrativo, “Ground Zero”, si conclude con l’apparente uccisione di Hulk  per l’esplosione di una bomba.
Inutile dire che il nostro non è morto. Senza darci una spiegazione, David ce lo mostra tempo dopo attivo a Las Vegas, dove agisce come Joe Fixit, il gorilla del boss Mike Berenghetti, proprietario di un casinò.

PETER DAVID CREA LA PSICOLOGIA DI HULK

È un Hulk completamente diverso da quello visto fino a quel momento. Questo Hulk grigio ama il lusso e la bella vita, va a donne e ha una lingua tagliente, oltre che un’astuzia diabolica.
In questo periodo ha anche una relazione scapestrata con l’insegnate di aerobica Marlo Chandler (che in seguito diventerà la moglie di Rick Jones e parte integrante del cast).

L’alternarsi tra Banner e Hulk, con il primo che appare di giorno e l’altro di notte, e la loro rivalità, è il motore che porta avanti la serie fino a quando Hulk non viene licenziato dal casinò e torna a girovagare.
Ritrova il primo amore Betty Ross, la quale rappresenta un motivo di divergenze tra Peter David e la dirigenza Marvel. Nel corso della run viene rivelato, al termine di un drammatico colloquio, che Betty è incinta e aspetta un figlio da Bruce.

David ha l’intenzione di far portare a termine la gravidanza, ma l’idea di dare un figlio alla coppia non piace agli editor, che ritengono avrebbe invecchiato la coppia agli occhi dei lettori, facendo loro perdere appel presso il pubblico (cosa che succede all’Uomo Ragno quando sposa Mary Jane nel 1994).
Su Incredible Hulk n. 360, dunque, a seguito delle manipolazioni di Incubo (vecchio nemico del Dottor Strange) Betty ha un aborto…
La storia però non è firmata da Peter David, bensì da Bob Harras. Lo sceneggiatore regolare si è rifiutato di scriverla, ed è anche stato molto vicino ad abbandonare la testata. Salvo poi ripensarci, per portare a termine le storie che aveva in mente.
Ed è stato un bene, perché da quel momento sono seguiti un numero di episodi memorabili.

 

Professor Hulk

Ispirato dal ciclo di Bill Mantlo, in cui rivelava come Bruce Banner subì abusi e violenze nell’infanzia da parte del padre, Peter David approfondisce il tema, spiegando come tutti problemi di Hulk siano soprattutto di natura psicologica.
Dopo aver visto il padre uccidere la madre in uno scatto d’ira (la moglie lo stava lasciando per i suoi soprusi), il piccolo Bruce soffoca ogni forma di rabbia, cercando in tutti i modi di non diventare come il genitore.

PETER DAVID CREA LA PSICOLOGIA DI HULK

Questo reprimere le forti emozioni, la paura di perdere il controllo, gli crea una sorta di blocco psicologico che viene a cadere solo quando le radiazioni gamma lo investono.

L’Hulk verde rappresenta la sua rabbia e la sua paura repressa per anni che viene fuori di colpo.
Peter David dà così una spiegazione alle trasformazioni di Banner, rivelando come l’Hulk grigio sia la manifestazione dei suoi desideri repressi, come la lussuria.

Questo disturbo della personalità multipla viene curato da Doc Samson (lo psichiatra dai superpoteri) tramite una seduta d’ipnosi. Nel numero 377, Hulk fonde tutte le proprie personalità in una sola, nota come Professor Hulk.

PETER DAVID CREA LA PSICOLOGIA DI HULK

Un Hulk verde con l’intelligenza di Banner e l’arguzia dell’Hulk grigio è una sorta di Hulk definitivo, in grado di essere un leader saggio e un astuto stratega. Viene invitato a far parte del Pantheon, un’associazione segreta che si propone di difendere il mondo dalla minacce più grandi.

Pantheon compare a lungo nel corso della serie. Ispirati ai personaggi dell’Iliade, questi esseri in parte umani e in parte dèi (il patriarca Agamennone è figlio illegittimo di Loki, il fratellastro di Thor) stanno in una base montuosa del Nevada.

In questo periodo David, con una vena creativa esplosiva, dà origine a storie divertenti, come l’esilarante addio al celibato di Rick Jones, come a quelle con temi scottanti come l’Aids e la pena di morte.

I comprimari, come Rick Jones e Betty Ross, vengono rivitalizzati, e spesso sono al centro di sottotrame interessanti e avvincenti, non limitandosi a fare da spettatori.

Nel 1992, Peter David scrive la sua storia preferita di Hulk: “Futuro Imperfetto”.
Viaggiando nel futuro Hulk incontra l’anziano Rick Jones, che lo recluta per abbattere il regime dittatoriale del Maestro.

Il Maestro non è altri che Hulk invecchiato, reso più forte che mai dalle radiazioni dovute al conflitto nucleare che ha spazzato via i supereroi della Terra.
Hulk così si trova ad affrontare una versione oscura di se stesso, tirannica e con il culto della personalità, assolutamente invincibile sul piano fisico.

La storia è arricchita dei disegni di un George Perez in stato di grazia, che ci regala una splash page con le reliquie dell’età dei supereroi.

Hulk, dopo aver fatto finta di accettare l’offerta del Maestro di regnare al suo fianco, riesce a sbarazzarsi di lui con uno stratagemma: utilizzando la macchina del tempo del Dottor Destino (una delle reliquie). Lo spedisce al momento dello scoppio della bomba gamma che generò Hulk, uccidendolo.

David si congeda da Hulk nel 1998, quando si trova nuovamente in contrasto con gli editor, i quali spingono affinché il personaggio torni a essere l’ottuso e selvaggio “Hulk spacca” delle origini.

Questo però stride con tutto quello che David ha scritto nel corso degli anni.
Così lo sceneggiatore lascia dopo oltre dieci anni, in cui ha rielaborato completamente il mito di Hulk, ristrutturandolo e in parte ricreandolo da capo (cosa che farà poi anche con Aquaman alla Dc Comics).

Il suo ultimo ciclo è concentrato sulla fine di Betty Ross. La donna muore in seguito a un avvelenamento per radiazioni causate dal prolungato contatto con Bruce Banner.
Si scoprirà in seguito, per mano di altri autori, che in realtà la morte è stata causata dal criminale Abominio.

Da lì in poi Hulk torna a essere selvaggio e braccato dalle forze governative e da altri eroi, prendendo strade completamente diverse da quelle di Peter David.

 

L’eredità di Peter David

Il ciclo di Peter David, incentrato sul disturbo della personalità di Banner, è stato d’ispirazione per la versione Ultimate del personaggio e del primo film su Hulk girato da Ang Lee, nel quale Eric Bana interpreta Bruce Banner e Nick Nolte il padre Brian.
Si stava lavorando anche al sequel in cui sarebbe dovuto apparire l’Hulk grigio, ma lo scarso successo ottenuto dalla pellicola ha fatto sì che il progetto non vedesse mai la luce.

Un omaggio alla run di David c’è anche nel fortunato film Avengers Endgame, in cui Mark Ruffalo interpreta una versione del professor Hulk, in cui la mente di Banner prende il controllo del corpo di Hulk.

Non è da escludere, in futuro, che altre idee di Peter David vengano riprese sul grande schermo.

 

 

2 pensiero su “PETER DAVID CREA LA PSICOLOGIA DI HULK”
  1. Al tempo del Bats di Burton ( 1989 ) il Corsera pubblicò un articolo in cui spiegava che Bruce Wayne faceva l’amore con la bella giornalista Kim Basinger ( il sex-symbol di nove settimane e mezzo ) perchè il Darkoso da tempo era considerato un fumetto gay e parsifalico, considerato il rapporto tra Bats e Robin, e in parecchi drammi off Broadway a tematica omosessuale il protagonista si chiamava Bruce.
    Il povero dottor Banner quindi è nato Bruce, poi è diventato Bob Banner ( perchè Stan Lee trovava che le allitterazioni fissasero i nomi nella zucca del lettore vedi Reed Richards, Sue Storm, Matt Murdock e Peter Parker ) ed infiine David in tv.
    Peter “PAD” David ha spiegato in una intervista che il concetto del “suo” Hulk grigio notturno, intelligente e maligno deriva dal sesto numero della prima serie di Hulk ( Lee/Kirby/Ditko) in cui il vecchio pellegrigia sconfigge un alieno che controlla i metalli grazie allla sua intelligenza di scienziato e furbizia di futuro Joe Fixit. Le cose sono sempre lì da qualche parte. Basta saperle guardare.
    PAD ha avuto anche la abilità di cucire ogni singolo ciclo sul disegnatore che se ne occupava: la caccia alla bombe gamma al segno caricaturale e bombastico di un McFarlane in crescita ( ma che in una lettera ebbe a lamentarsi dell’eccessivo numero di vignette per pagina ndr ) il periodo di Vegas a Jeff Purves che era dotato di un ottimo storytelling in tandem spesso con la inker storica della serie Marie Severin ( che anni prima aveva disegnato il Golia Verde ) e così via. Lo sceneggiatore è stato così bravo da incupire le storie quando le disegnava Liam Sharp ( praticamente un Simon Biisley meno incline a muovere i suoi personaggi ) ed accelerare il ritmo per le matite di Deodato jr ( non ancora pesantemente dipendente da riferimenti fotografici e “tamarro” e sketchy anche per il numero elevato di tavole che produceva ogni mese per personaggi come Elektra ed Avengers ). Tante teste tante sentenze, ma credo che i primi dieci anni di PAD su Hulk siano invecchiati meglio dei 17 di Claremont sugli X-Men: David è capace in 20 pagine di strappare un sorriso o una risata o commuovere, X-Chris frammenta questi aspetti della commedia umana in varie testate ( New Mutants è un romanzo di formazione, Excalibur è una commedia, Wolverine è Casablanca ). Inoltre PAD scrive dialoghi divertenti, è poco didascalico e lascia una location poco prima di stancare ( anche se ha confessato che la tentaz di continuare con Joe Fixit a Vegas era forte ). Di quegli anni, sempre in casa Marvel, sono notevoli anche X-Factor e Spider-Man 2099.

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