Va be’, Alan Moore è del giro, ma cosa c’entrano i Pet Shop Boys?
Per noi italiani Marvel Uk è quasi un mistero. Pochi ne parlano e non se ne sa un granchè, ma è stata un esperimento importante sotto molti punti di vista. È nata nel 1972 per pubblicare comic book identici a quelli americani, con l’unica ovvia differenza del prezzo espresso in penny invece che in cents. Dato che questi comic book vendevano poco si è cercato di avvicinare il formato a quello classico inglese: grande come una rivista tabloid e con periodicità settimanale invece di mensile. Marvel Uk inizia così nel 1976 le pubblicazioni di materiale inedito con Captain Britain, scritto da Chris Claremont (che, non dimentichiamolo, è inglese di nascita) e disegnato da Herb Trimpe, di “hulkiana” memoria.

Nel numero 8 i due autori presentano la sorella di Brian Braddock, Betsy, la mutante che poi Claremont riciclerà in America nel 1981, come Psylocke su X-Men n. 213.


Prima ancora, Claremont aveva esportato Captain Britain, il principale eroe della Marvel inglese, presentandolo su Marvel Team-Up n. 65 (1978).


In quel periodo, dal 1975 al 1977, il direttore della Marvel Uk era Neil Tennant. All’inizio, Tennant aveva solo il compito di anglicizzare i dialoghi dei fumetti americani, poi prese parte alle decisioni che posero le basi all’introduzione dei nuovi personaggi. Tennant cambierà professione diventando cantante e leader dei Pet Shop Boys: un duo musicale che negli anni ottanta scalerà le hit britanniche, italiane e del resto del mondo vendendo oltre 50 milioni di dischi con una musica synth pop dai testi intelligenti.

In seguito Dez Skinn, il nuovo direttore della sussidiaria inglese, iniziò a far produrre storie originali di Hulk e Nick Fury (personaggi meno legati al supereroismo, poco consono alla tradizione inglese) grazie a Paul Neary e Steve Dillon, e cooptò David Lloyd e Steve Parkhouse sulla serie Night Raven, un eroe locale. La storica decisione di Skinn di lanciare, nel 1979, la rivista dedicata a Dr. Who, sulla scia del successo della serie televisiva, fu il punto di spinta definitivo del ramo britannico del Marvel Universe.


Con l’inizio degli anni ottanta si aggiunsero ai ranghi nomi che in seguito sarebbero entrati nel mito del fumetto, a partire dal giovane Alan Moore. Con Alan Davis, il futuro autore di Watchmen e V for Vendetta lavora su Captain Britain (ora con un nuovo costume), dove poi sarebbe arrivato Jamie Delano e il Grant Morrison di The Zoids. Gli albi dedicati agli adattamenti a fumetti dei Thundercats e dei Ghostbusters superarono le 250mila copie mensili vendute, insieme all’inossidabile Dr. Who Magazine.

La serie Transformers, dedicata ai robottoni della Hasbro, grazie a Simon Furman e Geoff Senior invase addirittura l’altra sponda dell’Atlantico, lanciando la breve ma gloriosa stagione di Death’s Head. Il personaggio era stato creato all’interno della serie dei Transformers e per questo sarebbe dovuto appartenere automaticamente alla Hasbro, ma la Marvel riuscì a impossessarsene rendendolo protagonista di una bella serie, anche se sfortunata. Dragon’s Claws di Furman e Knights of Pendragon di Abnett furono gli ultimi colpi di Marvel Uk, prima che una serie di scelte erronee e interferenze gestionali della casa madre ne provocassero un rapido declino dopo il 1990. Era il periodo in cui la Marvel, diretta da Tom DeFalco (succeduto a Jim Shooter), faceva uscire in Usa una quantità infinita di nuove testate saturando il mercato.


Anche le scelte del nuovo direttore della filiale inglese, Paul Neary, parallele a quelle di Tom DeFalco, causarono l’immissione di troppi titoli su un mercato già sovraffallato, peraltro con fumetti mal scritti malgrado i disegni di Bryan Hitch, Carlos Pacheco, Salvador Larroca e Liam Sharp. La crisi di vendite di metà anni novanta, unita a seri problemi finanziari, portarono alla chiusura di Marvel Uk nel 1995.

Il passaggio dei diritti editoriali a Panini, per un certo periodo di proprietà della Marvel, permise la continuazione del titolo storico Dr. Who Magazine, che nel 2016 ha raggiunto il 500esimo numero e l’entrata nel Guinness dei primati come più longeva rivista legata a una serie televisiva.

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