La peste bubbonica del 1630 è detta anche peste manzoniana. È chiamata così perché fu descritta da Alessandro Manzoni ne I Promessi Sposi. Nella sua forma definitiva, il romanzo è stato scritto circa due secoli dopo la peste, tra il 1840 e il 1842. Mescola la storia di Renzo e Lucia con un’accurata descrizione delle vicende storiche, ricavata da resoconti dell’epoca e documenti d’archivio, tra cui l’epidemia di peste bubbonica. La peste si diffuse nell’Italia settentrionale tra il 1629 e il 1633. Il Ducato di Milano fu la località più gravemente colpita d’Italia, era stata portata dall’esercito dei lanzichenecchi.

Le compagnie di Landsknecht (Lanzichenecchi), “servi della terra” (da Land, terra, e Knecht, servo), si chiamavano così perché arruolavano i soldati fra i contadini, i poveri, i ladri e i malfattori. Erano mercenari di fanteria arruolati nelle regioni tedesche.

LA PESTE BUBBONICA A MILANO NEL 1630
Soldati lanzichenecchi

I lanzichenecchi ricevevano la paga dai loro reclutatori. Spesso, però, si arruolavano nella speranza di ricavare molto di più dalle scorrerie e dal saccheggio della popolazione inerme.

La discesa dei lanzichenecchi in Italia

LA PESTE BUBBONICA A MILANO NEL 1630
Justus Sustermans: ritratto di Vincenzo II Gonzagna, alla cui morte si estinse la famiglia

Vincenzo II Gonzaga, duca di Mantova, era morto senza eredi diretti. La Spagna e la Francia volevano mettere un proprio candidato sul trono di Mantova. Gli spagnoli erano appoggiati dai tedeschi e dall’esercito di lanzichenecchi.

LA PESTE BUBBONICA A MILANO NEL 1630
Il generale Wallenstein dell’esercito dei lanzichenecchi

Nel 1628 il generale Albrecht von Wallenstein radunò a Lindau, sul lago di Costanza (tra Austria, Germania e Svizzera), un esercito di circa cinquantamila lanzichenecchi. Wallenstein e i suoi lanzichenecchi erano al servizio dell’imperatore tedesco Ferdinando II.

L’Italia in mano agli stranieri

All’epoca la Lombardia era governata dalla Spagna.

LA PESTE BUBBONICA A MILANO NEL 1630
Diego Velazquez: Filippo IV re di Spagna in vesti da cacciatore

Gli spagnoli, con l’aiuto dei tedeschi, facevano la guerra ai francesi in Italia. Tutto il resto della Penisola o era sotto la diretta dominazione spagnola oppure era costretto ad appoggiare la politica spagnola. Il Ducato di Savoia, cioè l’odierno Piemonte, divenne il teatro di battaglia tra spagnoli e francesi nella guerra di successione di Mantova e del Monferrato.

La carestia prima della peste bubbonica

Illustrazione del capitolo 17 dei Promessi Sposi, la carestia del 1628

Nel Milanese gran parte dei raccolti del 1627 e del 1628 andarono perduti a causa del clima freddo e piovoso. Inoltre, gli spagnoli imposero tasse esagerate ai proprietari terrieri per finanziare la guerra per la successione di Mantova e del Monferrato. I soldati saccheggiavano e devastavano i campi e le riserve di cibo già scarse. Molti contadini scappavano nella città Milano per sfuggire alla miseria e alle scorrerie dei lanzichenecchi.

Don Gonzalo Fernández de Córdoba governatore di Milano fino al 1629

Don Gonzalo Fernández de Córdoba

Dal 1625 al 1629 il governatore di Milano fu il generale spagnolo Don Gonzalo Fernández de Córdoba. Le autorità sanitarie cittadine sapevano che le truppe dei lanzichenecchi portavano con sé la peste bubbonica. Con il nome di peste si intendeva fin dall’antichità una brutta malattia. La peste del 1630 che è poi stata identificata con la peste bubbonica si manifestava con bubboni sotto le ascelle e all’inguine. Si rivelò estremamente contagiosa e mortale. Alessandro Tadino, membro del Tribunale di sanità, informò il governatore spagnolo dei rischi che correva la città di sviluppare un’epidemia di peste bubbonica. Don Gonzalo rispose che l’ingresso e il passaggio in Lombardia dei lanzichenecchi rispondeva a esigenze militari e si doveva confidare nella provvidenza.

Fine del 1629: Ambrogio Spinola nuovo governatore della città di Milano

Anton Van Dyck e aiuti, ritratto di Ambrogio Spinola

Alla fine del 1629 venne nominato dal re di Spagna un nuovo governatore di Milano: il genovese Ambrogio Spinola.

Alessandro Tadino, membro del Tribunale della sanità, si recò dal nuovo governatore. Lo pregò di prendere provvedimenti per arginare la peste che si stava diffondendo. Lo scongiurò di chiudere la città di Milano con un cordone sanitario. Ambrogio Spinola ripeté le parole del suo predecessore: le esigenze di guerra erano più importanti. Inoltre ordinò pubblici festeggiamenti per la nascita dell’erede al trono di Spagna. In questo modo provocò un grande assembramento di folla in Milano che fece esplodere il contagio.

Il 4 maggio 1630, quando la peste infuriava in tutta la sua virulenza, due magistrati milanesi si recarono a Casale per chiedere ad Ambrogio Spinola di sospendere il pagamento delle tasse. Spinola stava assediando la città di Casale Monferrato, che era in mano ai francesi. I magistrati chiesero che i milanesi non fossero più obbligati a pagare le spese per l’alloggiamento dei soldati. Pregarono Spinola di concedere aiuti per sostenere le spese sanitarie della città in quel terribile frangente. Anche in questa occasione non ottennero altro che parole di cordoglio.

Spinola si ammalò proprio durante l’assedio di Casale. Il 25 settembre 1630 morì a Castelnuovo Scrivia, forse a causa dell’epidemia di peste di quell’anno.

Il bilancio finale della epidemia fu di 60mila morti a Milano. Un quarto della popolazione morì di peste.

La peste bubbonica si trasmette dagli animali all’uomo

La Yersinia pestis è il nome scientifico del batterio che causa la peste bubbonica. Si trova nei ratti e di altri roditori che vivono nella zona bagnata dal fiume Kama.

Il fiume Kama è un affluente del Volga, in Russia. La zona è un centro importante di produzione ed esportazione delle pelli. Nel medioevo diverse rotte commerciali collegavano questa zona con i principali porti del Mar Nero e da lì all’Europa. Erano corridoi attraverso cui i ratti infetti, che viaggiavano insieme alle merci, portavano il batterio in Europa.

Spillover o salto di specie

La Yersinia pestis passa alle pulci, che si contagiano mordendo i ratti. La pulce, quando morde un uomo, rigurgita il sangue infetto contagiandolo. Avviene quindi un salto di specie chiamato spillover. La malattia, quindi, passa da uomo a uomo. Questo fenomeno, già conosciuto nell’antichità, è riapparso negli ultimi anni, per esempio con il coronavirus che ha colpito tutto il mondo nel 2020.

La peste bubbonica come arma di guerra

“Trionfo della morte”, Palazzo Sclafani, Galleria regionale di Palazzo Abatellis, Palermo (1446), affresco staccato

Trecento anni prima della peste manzoniana, nel 1347, durante l’assedio di Caffa, colonia e scalo commerciale genovese in Crimea, il Khan dell’Orda d’oro Gani Bek fece lanciare cadaveri infetti all’interno delle mura cittadine, sviluppando il contagio di peste. Il Khanato dell’Orda d’Oro fu uno dei quattro Khanati in cui venne diviso l’Impero mongolo dopo la morte di Gengis Khan: Da quel momento la peste ricomparve in ondate successive in Europa ogni venti anni circa. A volte erano gli eserciti a portarla, insieme alla carestia e alle devastazioni.

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