Persepolis è un fumetto scritto (in lingua francese) e disegnato dall’autrice iraniana Marjane Satrapi. Il titolo originale è Persepolis, histoire d’une femme insoumise, cioè Persepolis, storia di una donna indomita.
È stato scritto in due parti dal 2000 al 2003. In Italia è stato pubblicato per la prima volta dal 2002 al 2003.

Persepolis è un’autobiografia ambientata per buona parte in Iran e per una piccola parte in Europa, a Vienna.
Inizia alla fine degli anni settanta e tratta il periodo della rivoluzione iraniana e la successiva guerra Iran-Iraq.

Negli anni settanta l’Iran era un paese piuttosto libero, dove le donne potevano lavorare fuori casa e indossare quello che credevano.

Mohamad Reza Palhavi era lo scià, cioè il re dell’Iran. Aveva studiato in Svizzera, era in buoni rapporti con l’Occidente e dichiarava di voler modernizzare l’Iran.
Dal 1962 aveva messo in atto una politica di occidentalizzazione. Aveva introdotto il voto per le donne e il diritto al divorzio.

Lo scià amava le cerimonie celebrative.
L’Iran era un grande produttore di petrolio, ma il popolo non viveva nella ricchezza.

 

È finita la festa

PERSEPOLIS: STORIA DI UNA DONNA INDOMITA
“Ho compreso la vostra rivolta”, dice lo scià in televisione, “cercheremo tutti insieme di marciare verso la democrazia”

 

In Iran molti non amavano lo scià, ritenevano che avesse la colpa di tutto e volevano che se ne andasse.

PERSEPOLIS: STORIA DI UNA DONNA INDOMITA
I supermercati iraniani espongono poca merce sugli scaffali

 

Alla fine degli anni settanta scoppiano manifestazioni di protesta che spesso degenerano nel sangue.

PERSEPOLIS: STORIA DI UNA DONNA INDOMITA
Antiamericanismo e povertà degli iraniani

 

Una parte della popolazione considerava lo scià un traditore venduto all’Occidente e agli americani.

PERSEPOLIS: STORIA DI UNA DONNA INDOMITA
Manifestazioni a Teheran a favore e contro il velo. La madre di Marjane va a una manifestazione dove viene fotografata. La foto è diffusa in Europa e lei teme per la propria vita

 

Gli integralisti islamici, contro il processo di laicizzazione dello scià, esigono il velo tradizionale per le donne. L’obbligo del velo diventa uno dei motivi di scontri di piazza a Teheran.

 

Il velo

PERSEPOLIS: STORIA DI UNA DONNA INDOMITA
7 marzo 1980, imposizione del velo alle donne iraniane

 

La prima vignetta a sinistra: “Questa sono io quando avevo 10 anni. Questo succedeva nel 1980”.
Seconda vignetta a destra: “Questa è la foto di classe. Io sono seduta all’estrema sinistra così tu non puoi vedermi. Da sinistra a destra: Golnaz, Mahshd, Narine, Minna”.

 

La rivoluzione in Iran

Nel libro Persepolis leggiamo che Marjane aveva dieci anni quando scoppiò la rivoluzione in Iran.

Poi venne l’anno 1980: il primo anno in cui portare il velo divenne obbligatorio a scuola

 

Durante la rivoluzione komeinista i ceti più conservatori della società si erano alleati con gli integralisti religiosi. I comunisti, che pure avevano partecipato alla rivoluzione, furono tolti di mezzo dai sostenitori di Komeyni. Il 7 marzo 1979 la legge impose il velo alle donne. L’imposizione del velo fu giustificata dall’applicazione di un precetto religioso.

Questa è la sura (nome dei 114 capitoli in cui è diviso il Corano) a cui si ispirano coloro che vogliono imporre il velo alle donne.

E dì alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti, ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle schiave che possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne.
Corano – Sura XXIV, 31

 

Il velo in Italia

Quando io ero bambina, cioè negli anni cinquanta, in chiesa le donne dovevano indossare il velo. Era un velo leggero, di pizzo, come quelli nella foto. Io vivevo in una città del Nord dove sicuramente il controllo era meno stringente.

Una mia cara amica che proveniva da un paesino della Sardegna mi aveva detto che negli anni sessanta una ragazza che non frequentasse regolarmente la chiesa non aveva possibilità di sposarsi. La Chiesa imponeva il velo alle donne rifacendosi alla prima lettera ai Corinzi di San Paolo.

“L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell’uomo. E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo. Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza… “
Prima lettera ai Corinzi 11,7 (epistola di San Paolo)


Le donne italiane durante il fascismo

Anche in Italia a un regime democratico era seguito un regime autoritario: il fascismo.
Mussolini assunse il potere nel 1922 e lo tenne fino al 1943. Venne fucilato nel 1945, dopo che per un altro paio di anni era tornato al potere, sia pure sotto la tutela tedesca.
Proveniva dal Partito socialista italiano. Era conscio della forza della stampa e della propaganda. Sapeva che per governare doveva riuscire ad avere dalla sua parte le donne. Inizialmente concesse il diritto di voto alle donne alle elezioni amministrative (contro la volontà del re), ma, subito dopo, abolì le elezioni amministrative.
È stato accusato di avere fatto approvare un decreto legge nel 1927 che dimezzava gli stipendi alle donne. Questa è una bufala che circola sul web. In realtà le donne percepivano già circa la metà degli stipendi che percepivano gli uomini. Anche adesso le donne percepiscono uno stipendio mediamente più basso.

 

Provvedimenti sulle donne durante il fascismo

Nel 1926 il regime fascista impedì alle donne di insegnare lettere e filosofia nei licei e le materie scientifiche negli istituti tecnici. Nel 1934, si permetteva lo svolgimento di concorsi per le amministrazioni pubbliche dai quali potevano essere escluse le donne.
Il fascismo sicuramente considerava le donne inferiori all’uomo. Convinzione condivisa dalle classi dirigenti che avevano governato prima dei fascisti.

La questione del voto alle donne si riproponeva ciclicamente. Solo il 10 marzo 1946 le donne votarono per le elezioni amministrative. Molte donne avevano attivamente partecipato alla resistenza e il suffragio universale non era più procrastinabile.

 

Matrimoni combinati in Italia

Benché le leggi possano dire molto sulla effettiva libertà delle donne ci sono usi e abitudini che possono sussistere, pur essendo formalmente fuori legge.
Mia nonna materna, nata nel 1886, si era sposata con un suo primo cugino attraverso un matrimonio combinato. Lei era la figlia primogenita di un proprietario terriero. Il padre aveva una sorella con cui avrebbe dovuto dividere una grande proprietà. Per lasciare la proprietà indivisa i due fratelli si accordarono di far sposare fra di loro i propri figli nonostante fossero cugini primi.
La Chiesa evidentemente aveva dato la dispensa per un matrimonio tra consanguinei. Mia nonna mi raccontava che lei aveva sempre giocato con questo cugino e dato che era molto grintosa e prepotente dopo il matrimonio continuava a picchiarlo come faceva prima.
La zia, che era anche sua suocera, le ripeteva tutti i giorni: “Albero che non dà frutto va tagliato”, perché non era rimasta immediatamente incinta.

 

Marjane e i suoi genitori moderni e progressisti

 

Il padre di Marjane è un ingegnere specializzato nella costruzione di acciaierie, la madre è di famiglia nobile. Suo padre era figlio dell’ultimo scià legittimo. Era stato detronizzato dal padre di Reza Palhavi. Uomo di straordinaria cultura, aveva studiato in Occidente. Messo in prigione dal re usurpatore divenne comunista.
La madre di Marjane è una donna molto attenta alla figlia, disposta a tutto per il suo bene.

Sicuramente le misure oscurantiste e repressive attuate dagli islamici integralisti al potere avevano un impatto più pesante su Marjane che era cresciuta in una famiglia rispettosa della sua integrità.

Quando la madre di Marjane si rende conto che la figlia sfiorirà nell’atmosfera oppressiva di Teheran la manda a Vienna, affidandola alla sua migliore amica che vive lì.

 

Un’iraniana in Occidente

Marjane a Vienna

 

Su Persepolis vediamo che, a Vienna, Marjane entra in contatto con la società occidentale. La accolgono e diventano suoi amici solo gli emarginati della scuola.

 

Marjane rinnega se stessa

Marjane rinnega se stessa

 

Quello che sta succedendo in Iran scandalizza l’Occidente. Marjane preferisce dire che è francese, rinnegando la propria patria. Naturalmente i suoi compagni sanno che è iraniana e la prendono in giro.

 

Integrarsi significa morire

Difficoltà a integrarsi

 

Più Marjane cerca di integrarsi più si allontana da se stessa, dalla sua famiglia, dalla sua patria.

 

Amore tossico

Marjane distrutta da un amore tossico

 

Marjane si fa coinvolgere in un amore tossico. Fa uso di droghe e le spaccia. Finisce sulla strada a vivere come una barbona. Dopo tre mesi di quella vita contrae una grave polmonite. Sarà soccorsa e portata in ospedale.
Rientra in patria accolta dai genitori che l’aspettano a braccia aperte. È cresciuta, è maturata. Ed è sempre indomita.

 

Il film Persepolis

Il fumetto Persepolis è diventato un film d’animazione nel 2007, scritto e diretto dalla stessa Marjane Satrapi e da Vincent Paronnaud.

 

 

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