Si è molto parlato della “rivolta” dei professori universitari contro l’ignoranza degli italiani (nel caso specifico erano studenti) nei riguardi della nostra lingua.

Aggiungo a questa onorevole battaglia una mia personale: #parlacomemagni.

Detta così, potrebbe sembrare che inviti a usare un registro linguistico basso, addirittura dialettale (sempre che un dialetto lo si possa classificare in questo modo). In realtà, l’espressione “parla come magni” vuole indicare qualcosa di diverso. La mia battaglia è contro l’uso eccessivo, direi smodato, di termini inglesi, anche laddove non risulti necessario.

Location, feed-back, stand-by, work-out (ambientazione/ubicazione/luogo, riscontro, attesa, allenamento), solo per citarne alcuni. Senza parlare dei termini usati in tv come battle, live, coffe break (battaglia, dal vivo, pausa caffè), o al cinema: tradurre i titoli dei film non va più di moda, e quelli storici come “Guerre stellari” sono conosciuti dalle nuove generazioni solo in inglese. Il peggio ce lo regala ancora una volta la nostra classe politica che intitola ministeri e atti legislativi con termini anglosassoni: “Ministero per il welfare” o “job’s act”, solo per citare i più recenti.

Diamo un’occhiata a cosa fanno in altri paesi. Prendiamo, per esempio, le varie trasmissioni nazionali di “The voice of (segue il nome della nazione in cui si svolge la gara canora)”. Da noi i termini rimangono in inglese (il titolo, le sedute con la scritta “I want you”, le fasi della gara), mentre altrove tutti i termini sono stati tradotti, titolo della trasmissione compreso.

Questa passione per le lingue straniere è anomala per un popolo, come il nostro, che notoriamente non le impara. Eppure, molti si lanciano in improbabili acrobazie, finendo con lo scambiare una spiaggia per una puttana (tra beach e bitch la differenza è davvero minima).

Non fa “figo”. Nella migliore delle ipotesi, fa solo provinciale.

Ovvio che questo non rappresenta la causa principale del degrado linguistico degli studenti, ma a mio parere è sintomo di una pigrizia mentale cui ci si sta abituando. Ci si lascia andare alle parole straniere comunemente usate (a volte senza comprenderne il significato), piuttosto che sforzarsi di cercare un sinonimo italiano.

Un pensiero su “C’È BISOGNO DI UN FEED-BACK? PARLA COME MAGNI!”
  1. Verissimo. Sono senz’altro d’accordo. Questo detto da un traduttore. Forse proprio per il fatto di essere un traduttore capisco l’importanza delle lingue nel comprendere e descrivere la realtà. Credo che d’ora in poi dovrò ribattere a coloro che usano l’inglese a sproposito… 🙂 Sarò complottista (ma preferisco il termine osservatore) ma credo che, oltre al fatto che gli italiani sono esterofili, ci sia un’imposizione della cultura anglosassone e della lingua inglese…

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