Pantera Nera è un personaggio molto particolare. Legittimo re dello stato immaginario del Wakanda, è il primo grande supereroe africano che fa del proprio bagaglio culturale, così diverso da quello degli altri eroi, la fonte del proprio orgoglio.

Esistono altri eroi che traggono la propria origine da culture e mitologie non americane, si pensi a Thor o Wonder Woman, legati ai miti norreni o greci. Oppure a Moon Knight e Hawkman, entrambi legati all’Antico Egitto. Ma in questi casi il personaggio va a vivere ed interagire in America, terra in cui avvengono le storie di supereroi.
Invece Pantera Nera è un eroe che vive e lotta nel proprio continente in difesa del proprio popolo, orgoglioso paladino e ambasciatore del continente nero.

 

Le origini di Pantera Nera

Pantera Nera è stato creata da Stan Lee e Jack Kirby nel luglio del 1966, anticipando di diversi mesi la nascita dell’omonimo movimento politico afroamericano.
Stan Lee ha sempre sostenuto che si sia trattata di una banale coincidenza, che lui voleva soltanto fare un eroe nero: “Avevamo tanti amici e colleghi di colore, perché non dei supereroi?”.
I primi bozzetti di Jack Kirby del personaggio prevedevano un costume e un nome diverso: Coal Tiger.

PANTERA NERA, IL DESTINO DI UN EROE AFRICANO

Su Fantastic Four n. 52 del 1966 fa dunque l’esordio Pantera Nera, al secolo T’Challa, re e protettore dello stato del Wakanda, una nazione ricca e tecnologicamente avanzata nascosta nel cuore dell’Africa.

PANTERA NERA, IL DESTINO DI UN EROE AFRICANO

Questo Stato deve la propria ricchezza alle miniere di vibranio, metallo (immaginario) in grado di assorbire i suoni e l’energia cinetica, che, nel corso del tempo, diventerà di grande importanza nell’intero universo Marvel.

T’Challa rompe gli stereotipi legati ai personaggi neri: è bello, forte, carismatico, dotato di grande intelligenza e nobiltà.
I due autori volevano un eroe di cui gli afroamericani potessero andare fieri.

Kirby disegna un’Africa ancora tribale negli usi e costumi, ma proiettata dentro una tecnologia avveniristica. Si vedono capanne di paglia e guerrieri in perizoma, ma con sofisticate armi laser. In questo modo fa convivere tradizione e fantascienza.

(Per una trattazione dettagliata sulle origini di Pantera Nera e sui personaggi neri che lo hanno preceduto nei fumetti vedi QUI – NdR).

PANTERA NERA, IL DESTINO DI UN EROE AFRICANO

Da lì in poi Pantera Nera fece altre apparizioni in albi Marvel, sempre alleato dei Fantastici Quattro o di Capitan America (Tales of Suspence n. 97-99 fino a Captain America n. 100), per poi unirsi agli Avengers nel numero 52 della loro serie, diventando il primo membro nero della squadra.

PANTERA NERA, IL DESTINO DI UN EROE AFRICANO

Lo sceneggiatore Roy Thomas ha una predilezione per l’eroe africano, tanto da inserirlo anche in alcune storie di Devil. Ma, come era solito fare, tende ad abusare del concetto di “sospensione dell’incredulità”: T’Challa è il re di uno stato africano, perchè mai dovrebbe lasciare il trono per fingeri un professore di Harlem e unirsi ad un team di supereroi newyorkesi?

 

La rabbia dei neri

Gli afroamericani hanno dato via ai movimenti per i diritti civili e il mondo dell’editoria a fumetti non è rimasta a guardare, creando personaggi neri come il Golia Nero, Falcon, Prowler, la Lanterna Verde John Stewart e, da lì a poco, vedranno la luce anche i più noti Luke Cage e Black Lightning.

Lo stesso Pantera Nera, il capostipite degli eroi neri, nel 1973 vede finalmente dedicarsi una serie da solista sulle pagine di Jungle Action.
Jungle Action era una testata dedicata alle avventure dei tarzanidi bianchi che, già nella sua prima incarnazione degli anni cinquanta, aveva ospitato un prototipo di eroe africano: Waku, principe dei Bantu, durato una manciata di numeri.

Ai testi delle storie di Pantera Nera c’è Don McGregor che, sulla serie fantascientifica Killraven, aveva pubblicato il primo bacio interazziale visto su un comic book.
In un periodo in cui agli autori Marvel era concessa molta libertà, McGregor prova a scrivere una serie ambientata in Africa senza utilizzare personaggi bianchi.

Don McGregor ritiene che il Wakanda fosse alla base della mitologia del personaggio, e che dovesse elaborare il luogo in cui si svolgeva l’azione.
Cos’è successo al Wakanda durante l’assenza di T’Challa quando era membro dei Vendicatori? Come hanno preso i sudditi la sua partenza?

Ponendosi queste domande l’autore inizia la sua lunga gestione del personaggio, che diventerà parte fondamentale del background dell’eroe, tanto da essere una delle fonti principali del film del 2018 dei Marvel Studios.

PANTERA NERA, IL DESTINO DI UN EROE AFRICANO
Tornando in in patria, Pantera Nera trova una ribellione in atto, causata dal brutale Erik Killmonger.
L’aspetto principale di queste storie sono le tematiche sociali affrontate dall’autore, come quella del razzismo che il popolo wakandiano nutre verso Monica Lynne, la fidanzata afroamericana del re.

Creata da Roy Thomas sugli Avengers, Monica Lynne è un’aspirante Aretha Franklyn, che instaura con T’Challa una relazione sentimentale.
La ragazza viene bruscamente tolta dall’ambiente americano e immersa nel paradiso tropicale del Wakanda, dove è oggetto dell’ostilità della corte del re, specie dal ministro della guerra W’Kabi.

McGregor introduce velatamente anche i primi personaggi omosessuali, come Taku, membro del consiglio del re, e Venomm (da non confondersi con l’avversario dell’Uomo Ragno), un nemico del Wakanda incattivito per essere stato sfigurato in gioventù ed emarginato per il proprio aspetto.
T’Challa deve riconquistare la fiducia del popolo, che si è sentito abbandonato dal proprio re, e sconfiggere la minaccia di Killmonger, che vuole conquistare il Wakanda.

Ai disegni si alternano Rick Buckler, Gil Kane e Billy Graham: soprattutto quest’ultimo, con il suo segno originalissimo, verrà sempre associato dai lettori al ricordo della serie.
Pantera Nera di Don McGregor non è certo un successo commerciale, ma ottiene consensi tra gli studenti universitari, e sarà d’ispirazione per futuri autori di fumetti come Dwayne McDuffie.

Dopo la run “Panther Rage”, conclusasi nel 1975 con il numero 18 di Jungle Action, l’intenzione di McGregor era di scrivere “Panther Quest”, la storia in cui T’Challa andava alla ricerca della madre perduta in Sud Africa, affrontando il problema dell’appartheid. Per motivi di varia natura, tra cui il doversi documentare in un’epoca in cui non c’era internet, l’idea venne a cadere (McGregor la riprenderà tredici anni dopo, nel 1988, sull’albo antologico Marvel Comics Presents).

McGregor mette però Pantera Nera dinnanzi a un’altra questione spinosa, quella del Ku Klux Klan.
T’Challa va nello stato della Georgia, nel profondo Sud americano, a conoscere i genitori dell’amata Monica Lynne, per poi scontrarsi con la temuta setta razzista.

PANTERA NERA, IL DESTINO DI UN EROE AFRICANO

Le scarse vendite costrinsero la serie alla chiusura, non permettendo a McGregor di terminare questo importante arco narrativo.
Jungle Action chiuse nel 1976, dopo tre anni di storie dai contenuti fortemente politici.

Il ritorno di Jack Kirby con Pantera Nera

Ritornato alla Marvel dopo il suo passaggio alla Dc Comics, a Jack Kirby viene offerto, tra gli altri titoli, quello di Pantera Nera, che così riprende a uscire con una nuova testata nel 1977.

PANTERA NERA, IL DESTINO DI UN EROE AFRICANO
Kirby in questo periodo crea personaggi come gli Eterni e Machine Man, e realizza un lungo ciclo di Capitan America, ma il suo stile di narrazione avventuroso fa a pugni con quello politicizzato e realistico della Marvel dell’epoca.

Su Black Panther Kirby non tiene conto del triennio di storie firmate McGregor, che sicuramente non ha nemmeno letto.
Proietta Pantera Nera al centro di una vorticosa avventura dalle atmosfere alla Indiana Jones, alla ricerca di manufatti perduti di re Salomone e alla ricerca della fonte dell’eterna giovinezza, circondando T’Challa di nuovi nemici e comprimari.

Kirby con il numero 12 abbandona Pantera Nera nel pieno di una saga, venendo sostituito per tre episodi da Ed Hannigan ai testi e Jerry Bingham ai disegni.
La serie chiude con il numero 15 e su Marvel Premiere n. 51-53 vengono portate a conclusione le trame lasciate in sospeso da McGregor.

Per tutti gli anni ottanta Pantera Nera non ha nessuna serie regolare a lui dedicata, sebbene gli vengano concesse alcune miniserie (come la citata “Panther Quest”, con i disegni di Gene Colan).


Gli autori sembrano non volere lavorare su un personaggio che agisce in un luogo così lontano da New York, dove si muove la stragrande maggioranza dei personaggi Marvel.

 

La versione Marvel Knights

Nel 1998 lo sceneggiatore Christopher Priest e il disegnatore Max Texiera riprendono il personaggio per proiettarlo nei giorni nostri.

Attraverso la sottoetichetta Marvel Knights, una nuova linea editoriale della Marvel dedicata al pubblico maturo, in cui viene concessa maggiore libertà, Priest e Texeira prendono spunto dalla storyline di McGregor, recuperando personaggi come Killmonger e Venomm.
Introducono anche nuovi importanti personaggi, come Dora Milaje, il diplomatico americano Everett Ross e Hunter/White Wolf, il fratello adottivo del nostro eroe, un bambino bianco trovato tra i resti di un aereo precipitato in Wakanda e adottato dal padre di T’Challa.
Tutti questi personaggi saranno di primo piano nel film dedicato a Pantera Nera del 2018.

 

Pantera Nera nel nuovo millennio

Nel 2005 a occuparsi di Pantera Nera arriva Reginald Hudin, scrittore e regista cinematografico afroamericano, autore del film Il Principe delle donne, con Eddie Murphy.
Partendo dall’idea di voler rendere il personaggio più interessante agli occhi degli afroamericani, nella miniserie “Chi è Pantera Nera?” Huldin riprende il mito del Wakanda come Stato impossibile da conquistare, prendendo come esempio il Vietnam.

La sua storia si concentra sul tentativo di conquista delle sue risorse da parte del governo americano, appoggiando mercenari internazionali dotati di superpoteri e con l’aiuto del Vaticano.
La storia originariamente non è stata concepita per essere in continuity, lo si capisce dalla presenza dell’Uomo Radioattivo e del Cavaliere Nero, omonimi dei personaggi originali ma che presentano differenze abissali da essi, però viene successivamente integrata nella mitologia della Pantera, in particolare i personaggi della brillante sorella Shuri e l’invidioso cugino T’Shan.
Huldin sarà anche l’artefice del matrimonio di T’Challa con Ororo, l’altra grande eroina africana della Marvel: Tempesta degli X-Men.

Nel corso degli anni Pantera Nera continuerà ad apparire nella pubblicazioni Marvel, e più che mai dopo che il film gli ha dato fama internazionale.
Apparirà sia come membro degli Avengers sia come protagonista della sua serie personale, firmata da autori come Ta-Nehisi Coates.

 

Il film di Pantera Nera

Il film Black Panther (1918), prodotto dai Marvel Studios, è stato diretto da Ryan Coogler, il regista di Creed (spin-off del celebre Rocky).
Black Panther racconta le vicende di T’Challa dopo la sua apparizione in Captain America and the Winter Soldier, in cui ha cercato di vendicare la morte del padre T’Chaka.
T’Challa diventa il re del Wakanda, ma deve vedersela con l’arrivo di Killmonger, l’altro aspirante al trono.

La pellicola deve molto sia al ciclo di Don McGregor sia a quello di Christopher Priest.
Grazie anche a un cast che vede la presenza di grandi nomi come Chadwick Boseman (nel ruolo del protagonista), Michael B. Jordan, Lupita Nyong’o, Daniel Kauuya e i veterani Martin Freeman, Forest Whitaker e Andy Serkis, Pantera Nera si è rivelato uno dei film Marvel di maggior successo e una delle pellicola più apprezzate del 2018.

Black Panther ha vinto numerosi premi, fra cui tre Oscar nelle categorie miglior scenografia, migliori costumi e miglior colonna sonora originale: primo film sui supereroi a riuscirci.
In particolare è stata apprezzata la performance di Chadwick Boseman, presente anche nei celebri film Avengers: Infinity War ed Endgame.

Boseman, che ha dato il volto ha T’Challa in ben quattro film, ci ha lasciato nell’agosto 2020 a causa di un tumore. La Marvel ha dichiarato che non intende fare un recast del personaggio per onorarne la memoria, quindi (a meno di clamorosi ripensamenti) il sequel Black Panther: Wakanda Forever, previsto nel 2022, non vedrà la presenta di T’Challa.

 

 

Un pensiero su “PANTERA NERA, IL DESTINO DI UN EROE AFRICANO”
  1. Billy Graham – secondo chi ha lavorato con lui – aveva le potenzialità per essere un Kirby afroamericano. Il suo segno è fortemente debitore di quello di Eisner – si vedano i suoi disegni su Luke Cage Hero for Hire più che su Jungle Action dove è a volte inchiostrato da chi ha segno potente come Klaus Janson – e si conquista l’attenzione nellla giungla di didascalie di McGregor, tanto incapace di sintesi ( come lo capisco ndr ) da esser preso in giro da autori come Steve Gerber che non erano certo ermetici…
    La saga del KKK mi aveva colpito da bimbo quando ero troppo piccolo per notare incogruenze come i cappucci colorati ed almeno un afroamericano nella setta. Erano anni così. Il citato Gerber fa finanziare i razzisti Figli del Serpente dall’amministratore afroamericano di Kyle Norris ( Nottolone – versione Marvel di Batman ) durante la sua run dei Difensori. King Kirby era tornato in Marvel dopo la parentesi DC ( Quarto Mondo, Kamandi, Demon ) e, come detto nell’articolo, non doveva aver letto nulla dei cicli precedenti dei suoi personaggi. Ignora cosa sia successo a Falcon ( Sam Wilson come parapersonalità innestata sul criminale di strada Snap Wilson da Teschio Rosso ) e a Cap ( saga del Segreto Impero come rilettura del Watergate ) ed anche a T’Challa. Io ho apprezzato anche il ciclo di Priest ( primi quattro numeri di Texeira ) con il suo chiaro omaggio allo storytelling di Tarantino e con il “suo” Michael J. Fox ovvero ” l’uomo + bianco d’America”. Sal Velluto ha detto in una intervista che la testata stava per chiudere, ma il successo relativo dei nn a cui ha lavorato ne ha allungato la vita.
    Mi permetto di dissentire sulla scelta di Pantera di insegnare a Harlem con il nome di Luke Charles. Ricordo un episodio degli Avengers di Thomas/J.Buscema/Palmer in cui uno dei suoi studenti chiede di parlare di un supereroe nero e T’Challa pensa si stia riferendo alla Pantera ( che è nei Vendicatori ) quando si tratta di Falcon. Erano fumetti rivolti a bimbi che stavano crescendo. Forse seguivano quei personaggi dagli anni sessanta quando Pantera era un saltuario alleato dei F4 e aveva aiutato Cap a salvare il mondo da un falso Zemo. I tempi stavano cambiando e T’Challa poteva essere un socionauta in arrivo dalla società + evoluta del pianeta nelle contraddizioni della America ( naturalmente senza la penetrazione di Moore su Swamp Thing, Gaiman su Sandman, Milligan su Shade ed Ennis o Azzarello su Hellblazer ). In retcon poi ora “sappiamo” che si era unito agli Avengers per spiarli. Una curiosità: in una storia dei F4 degli anni settanta ambientata in un Paese in cui vige lo apartheid, T’Challa dice a Ben Grimm e Johnny Storm – che sono arrivati a salvarlo dalla prigione – che ha scelto di farsi chiamare Leopardo Nero per non essere confuso con il movimento di Malcom X ( ucciso nel decennio precedente ). Il re di Wakanda non prende una posizione in un senso o in altro sulle Pantere Nere, ma desidera sia chiaro che il suo ruolo è un altro.

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