PAMPANIA O ANANASSA? I LUOGHI IMMAGINARI DEL FUMETTO

… Irlanda, Israele, Italia, Kenya, Laos, Latveria… Come dite? C’è qualcosa che non torna?

Cominciamo dall’inizio. Gli stati nazionali che compongono l’Onu sono 193, le nazionali di calcio riconosciute dalla Fifa sono un po’ di più (211), eppure sembra che tutti questi luoghi non bastino alla fantasia. Da sempre, l’essere umano sente il bisogno di ideare nuove località: stati, territori, città immaginarie. A volte la finalità è di tipo filosofico, come per l’isola di Utopia immaginata da Tommaso Moro in un romanzo del 1516; a volte di tipo puramente avventuroso, come per la località di ​Hogwarts, cara ai lettori di Harry Potter, o per la Shangri La del film Orizzonte perduto.

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Inventare una località può servire a sbizzarrirsi, a ideare simboli, bandiere, capitali fittizie, magari a fini satirici, o per non nominare un luogo reale che si teme di offendere.

Anche nel mondo del fumetto i luoghi immaginari sono numerosi. Ad esempio c’è la città-stato di Clerville di Diabolik, che si dice ispirata al principato di Monaco. Ricordiamo il regno di Syldavia, ove è ambientata la storia di Tintin: “Lo scettro di Ottokar”. Ci sono un numero infinito di città degli Stati Uniti come Gotham City (Batman), Metropolis (Superman), Central City (Flash), Riverdale (Archie), Springfield, Duckburg, Basin City… il tutto senza tirare in ballo località mitiche come Asgard, regni sottomarini come Atlantide e Lemuria, confusi multiversi e via fantasticando.

Il paradosso è che alcuni di questi luoghi sono in un certo senso più “reali” di quelli veri, quantomeno perché molto più conosciuti. Nel nostro paese il film Avengers: Age of Ultron, parzialmente ambientato in Sokovia (un paese immaginario situato nell’Europa dell’Est), è stato visto, nel solo weekend 23-26 aprile 2015, da 946.495 spettatori. Probabilmente pochi italiani conoscono nazioni reali, ma che fanno poco parlare di sé, come Kiribati, Lesotho o Barbados. Non parliamo poi del regno africano di Wakanda. Anche in questo caso, insomma, la fantasia a volte supera la realtà.

Il regno di Latveria, pur facendo parte del mondo Marvel, è meno conosciuto a livello globale, poiché non ha (ancora) avuto sbocchi nell’universo cinematografico della nota scuderia di supereroi. Tuttavia i vecchi lettori di fumetti ricordano moltissime storie ivi ambientate quando a capo della nazione c’era, come assoluto e spietato sovrano, un certo Dottor Destino, arcinemico dei Fantastici Quattro.

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Nell’impossibilità (e inutilità) di censire tutti gli stati fittizi apparsi nel mondo dei fumetti, ecco qui cinque esempi, pescati quasi a caso tra storie di ieri e di oggi, seguendo una pura curiosità soggettiva, e con l’auspicio che ciascun lettore voglia aggiungere il proprio stato preferito.


1 – PAMPANIA

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La Pampania è una Campania governata da Silvana Pampanini? Può essere. Quando Romano Scarpa, poeta del mondo Disney all’italiana, scrisse e disegnò la storia “Topolino e il mistero di Tapioco Sesto”, nel 1958, l’attrice cui, secondo una leggenda, Totò dedicò la canzone “Malafemmena”, era ancora sulla cresta dell’onda. Se non è certa l’origine del nome attribuito al paese in cui si svolge parte dell’avvenura, appare certa l’ispirazione: la Ruritania, regno di fantasia ideato dallo scrittore inglese Anthony Hope nel romanzo del 1894 “Il prigioniero di Zenda”, cui pagò un ricco tributo sia il cinema, con numerosi adattamenti, sia il fumetto disneyano stesso, con la storia “Topolino sosia di Re Sorcio” disegnata da Floyd Gottfredson nel 1937.

L’avventura ideata da Scarpa, nonostante le fonti d’ispirazione, è del tutto originale ed è considerata uno dei grandi classici del primo periodo, in cui l’autore veneziano costruiva storie di ampio respiro, godibili sia dai bambini che dagli adulti, realizzandone testi e disegni.

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La Pampania scarpiana è un paese ricco di contraddizioni… o forse ricco e basta. Raggiungibile da Topolinia in due giorni di treno (e l’Oceano?), presenta una reggia-castello di stampo europeo, un tesoro di corte di 1.800 miliardi (ma non è precisata la valuta corrente), e nessun abitante disposto a svolgere mestieri umili perché tutti sono milionari.

Le strutture sembrano moderne (taxi eleganti, alberghi di prima categoria), ma la polizia conduce interrogatori come la Gestapo, a dimostrazione che si può essere pieni di soldi ma carenti sul piano del rispetto dei diritti umani.

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Alla fine la ricompensa per Topolino, che ha sventato un complotto di palazzo e consentito al legittimo re di riprendere il trono, è addirittura un feudo. In Italia il feudalesimo resistette più che altrove (in Sicilia fu abolito formalmente solo nel 1812), ma caratteristica di quasi tutti i regni nel mondo dei fumetti è il mescolare insieme antico e moderno.

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2 – MORDANIA

I Challengers of the Unknown, che alla lettera si potrebbe tradurre come “sfidanti dell’ignoto”, sono quattro aitanti avventurieri che, dopo essere scampati miracolosamente alla morte, decidono di non avere più paura del pericolo, e anzi di andarlo a cercare, dal momento che, in fondo, il tempo di cui godono è tempo preso a prestito. Questo il concetto della serie che, disegnata da Jack Kirby (mentre i testi sono di solito attribuiti a Dave o Dick Wood), debuttò su una testata con personaggi a rotazione della editrice Dc (all’epoca denominata National) per poi avere un mensile tutto suo nel 1958.

Sull’ottavo numero della testata compare un episodio particolarmente avvincente anche per la sua ambientazione. I quattro amici stanno riposando in casa quando due donne bussano alla loro porta: una di esse ha ereditato un antico castello in Mordania.

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Siamo, come sarà in seguito per la Latveria disegnata dallo stesso Kirby per la Marvel, in un contesto arretrato, in quel mondo dell’est Europa dove ancora si va a cavallo e gli uomini indossano cappelli di feltro. Un mondo che Kirby in parte conosceva (i suoi genitori erano ebrei originari dell’Austria) come lo conosceva il suo futuro partner creativo, Stan Lee, i cui genitori, pure ebrei, venivano della Romania.

I quattro eroi scoprono che, nel castello ereditato da Marie, ci sono artifici magici sufficienti a consentire a un uomo di farsi re! E infatti tale Drabny, grazie a essi, prende il comando della nazione.


Anche in questo caso il paese presenta un castello medievaleggiante con fossato esterno, ponte levatoio, torri dalle vette aguzze. Insomma, par di capire, la Mordania era una antica monarchia già prima che il malvagio Drabny, ringiovanito dalla sostanza magica rinvenuta nelle segrete del castello, si autocollocasse sul trono.


I nostri eroi sconfiggono il cattivo buttandogli addosso così tanta sostanza ringiovanente da riportarlo alla condizione infantile. L’ex re termina ingloriosamente la sua parabola sulle ginocchia di uno dei Challengers, singhiozzando mentre subisce una sonora sculacciata. Nulla viene detto, però, sulle sorti della Mordania e sull’eventuale ricostituzione di un ordine democratico.

Questa storia è stata pubblicata anche in Italia, sul n. 14 della testata Il Super Eroe, edita dall’Editoriale Corno nel 1979.

Il nome Mordania, come toponimo, sembra aver avuto qualche successo anche al di fuori di questa vecchia storia. Una ricerca su Google informa che esiste un gioco di ruolo dedicato a una Repubblica di Mordania; un profilo TikTok a nome estado_de_mordania; e nel romanzo “Love and Sacrifice” dell’americana Tove Foss Ford, c’è una Principessa Katrin che, a 16 anni, lascia la Mordania per la prima volta.


3 – CORTO MALTESE

Geografia reale e immaginaria si fondono nel nome della piccola repubblica centroamericana di Corto Maltese, apparsa per la prima volta sulla miniserie “Il ritorno del Cavaliere Oscuro”, uno dei capolavori del fumetto degli anni Ottanta.

Nel 1967 Hugo Pratt, maestro della letteratura disegnata, creò il personaggio Corto Maltese, un marinaio avventuriero nato nell’isola di Malta, località del mediterraneo dove si parla inglese (insieme al maltese). Una scelta voluta perché, come spiegò, in quella cultura c’è più fiaba, più leggenda. Il personaggio, come sanno gli appassionati di fumetti, ebbe grande successo in Italia e soprattutto in Francia, le sue storie sono tuttora ristampate e ne sono state prodotte di nuove anche dopo la morte di Pratt.

Frank Miller, autore della celebre miniserie su Batman, mostra a un certo punto Superman che, obbedendo ai desideri di un presidente americano ricalcato su Ronald Reagan, interviene presso uno stato di fantasia chiamato Corto Maltese per bloccare l’infiltrazione dell’Unione Sovietica. Erano gli anni della Guerra fredda, quando qualunque area del mondo poteva diventare teatro dello scontro indiretto tra le due superpotenze; e gli Usa sono in effetti intervenuti militarmente in diversi paesi, come a Grenada nel 1983.


Mentre l’ideazione di fittizi stati centro-sudamericani in storie di supereroi americani è piuttosto frequente (per esempio, San Diablo su Journey Into Mystery n. 84 e San Pablo su Sub-Mariner n. 34…), nel capolavoro milleriano, per la prima volta, ad una nazione di fantasia viene dato il nome di un celebre personaggio a fumetti. Secondo l’opinione comune si è trattato di una forma di omaggio.Tra l’altro la prima edizione della storia apparve a puntate in Italia proprio sulla testata mensile intitolata Corto Maltese. Difficile dire se i lettori americani avessero colto la cosa, salvo i lettori delle fanzine locali, dato che la creazione di Hugo Pratt in particolare e il fumetto europeo in generale non hanno mai avuto un travolgente successo nella terra a stelle e strisce.

Ma in quest’epoca in cui i personaggi a fumetti diventano noti soprattutto grazie agli adattamenti cinematografici, l’isola di Corto Maltese è forse conosciuta più come luogo dove è ambientato il film Suicide Squad, diretto nel 2021 da James Gunn (anche regista della saga sui Guardiani della Galassia). Se vi chiedete quale sia il posto reale dove sono state girate le scene cortomaltesiane, perdete tempo: è stato fatto tutto in studio, con qualche ciak in terra panamense.


Per chiudere il cerchio, a novembre del 2022 è stato annunciato che la francese StudioCanal produrrà sei episodi di un’ora ciascuno, dedicati al marinaio con l’orecchino di Hugo Pratt, scritti nientepopodimeno che da… Frank Miller!


4 – ANANASSA

Restiamo in Centroamerica. Non casualmente, perché quest’area del mondo è forse tra le più satireggiate. Del resto l’espressione “repubblica delle banane” usata per indicare gli stati di fragile democrazia interamente dipendenti da interessi monopolistici, fu coniata dallo scrittore americano O. Henry nel 1904 pensando a una vera nazione centroamericana, l’Honduras.

Nel 1996 Vittorio Giardino, con la collaborazione ai testi di Giovanni Barbieri, crea il personaggio di Eva Miranda e le fa vivere avventure esotiche surreali inframmezzate da spot pubblicitari, con uno stile esasperato da finta telenovela che diventa un capolavoro di raffinato umorismo. La “vicenda”, per così dire, è ambientata a Doris Bay, città americana dove viene prodotta una bibita di enorme successo a base di succo d’ananas, la cui materia prima è importata dallo stato di Ananassa. Ma quando il presidente della piccola repubblica si reca per una visita di stato al Ceo della multinazionale che produce la celebre bevanda (per sua stessa ammissione, “un po’ radioattiva”),  viene trattato rudemente come una caricatura di capo di Stato, e convinto ad abbassare da dieci a nove anni l’età minima per avviare al lavoro gli indigeni ed aumentare in questo modo la produzione del prezioso succo.


Apparse inizialmente sul settimanale Comix, le avventure di Eva Miranda sono state raccolte in volume dall’editore Lizard nel 2005 e mostrano un’altra faccia del lavoro di questo maestro del fumetto, in genere impegnato in storie più drammatiche, ambientate in momenti bui della storia, come la Guerra civile spagnola (con il personaggio di Max Fridman) o l’invasione sovietica della Cecoslovacchia (Jonas Fink).


5 – LILLIPUT

Dopo quattro luoghi noti per lo più ad appassionati “di nicchia”, concludiamo con uno di antica tradizione letteraria e di più ampia risonanza: lo stato di Lilliput compare nel romanzo “I viaggi di Gulliver”, scritto da Jonathan Swift nel 1726.

Derubricato spesso a opera per ragazzi, il libro aveva invece un intento satirico. Swift faceva viaggiare il suo protagonista, Lemuel Gulliver, attraverso luoghi fantasiosi, per descrivere in realtà il mondo in cui viveva. Il primo dei luoghi fantastici visitati dal protagonista è l’isola di Lilliput, i cui abitanti sono talmente piccoli da far apparire Gulliver come un gigante.
L’isola simboleggia l’Inghilterra, e la sua perpetua guerra con il vicino stato di Blefuscu rappresenta le tensioni con la Francia. Gli scontri tra i gruppi locali (acuiti dal dilemma su come rompere le uova, se dalla sommità o dalla parte lunga) sono una satira di quelle tra gli storici partiti dei tories e dei whigs.

Lilliput, nel tempo, è diventato un luogo proverbiale, utilizzato in musica (in Italia anche a opera dei cantautori Francesco Guccini ed Angelo Branduardi), romanzi, adattamenti di vario tipo, tra i quali non possono mancare quelli a fumetti.


Questi ultimi pongono per lo più un problema: nel romanzo, a un certo punto, il gigante Gulliver spegne un incendio nel palazzo reale di Lilliput utilizzando un triviale liquido corporeo, in una scena che a noi moderni evidentemente appare inelegante, e che infatti quasi tutti gli adattamenti a fumetti hanno evitato.

Nella versione dell’editore Dell, apparsa nel 1965 e realizzata da autori non accreditati, il gigante beve dell’acqua e poi la sputa sul palazzo.


Nella versione scritta da Renata Gelardini e disegnata da Lino Landolfi, apparsa nel 1969 sul settimanale cattolico Il Giornalino, e poi raccolta in volume, l’uomo-montagna utilizza del vino in botti (ovviamente anch’esse di formato lillipuziano) e versa il liquido direttamente sulle fiamme.


Sempre del vino viene utilizzato nella versione disegnata (non a fumetti, ma con illustrazioni su testo) da Dino Battaglia per il Corriere dei piccoli, ancora nel 1969. In questo caso il liquido è però sputato anziché versato direttamente sul castello. A dimostrazione che di autocensure, su opere del passato, ce ne sono sempre state, anche prima che la casa editrice Roald Dahl Story Company decidesse di edulcorare ogni riferimento al genere, alla razza e al peso, eliminando parole come “brutto” o “grasso“ dalle opere dello scrittore di cui porta il nome.


L’isola di Lilliput compare in talmente tanti fumetti e cartoni animati che è impossibile nominarli tutti: citando alla rinfusa ci sono di mezzo Topolino, Paperino, Betty Boop, Martin Mystère, Superman, Deadpool e chissà quanti altri.

E voi, in quale stato immaginario vorreste vivere?




Un pensiero su “PAMPANIA O ANANASSA? I LUOGHI IMMAGINARI DEL FUMETTO”
  1. Bell’ articolo ricco di spunti interessanti, come sempre quando a scrivere e’ Francesco Lentano. Io tra questi luoghi avrei forse aggiunto due luoghi inventati dall’ immortale Barks: La valle di Trallala’ e la valle del popolo quadrato di Paperino e il mistero degli Incas. E’ comunque un’ opinione personale, che non vuole intaccare in nessun caso la completezza ed esaustivita’ dell’ articolo.

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