Nothing but Trouble – Nient’altro che guai

Nothing but Trouble, da noi conosciuto come Nient’altro che guai, è un film piuttosto bizzarro del 1991, con Dan Aykroyd nei panni del regista (per la prima e unica volta). Apro e chiudo una parentesi: da ragazzino per anni ho avuto la Vhs con la copertina americana del film. Perciò, per abitudine, continuerò a chiamarlo con il titolo originale, ok?

Dunque, per Nothing but Trouble Aykroyd venne subissato di rutti dal pubblico. Rendiamoci conto, parliamo di un film che su quaranta milioni di budget spesi, ne guadagnò appena poco più di otto.

NOTHING BUT TROUBLE

Facciamo un passo indietro. Una delle cose migliori che gli anni ottanta hanno regalato al mondo di sicuro è la trasmissione televisiva Saturday Night Live. Nell’arco della decade una bella sfilza di commedianti raggiunse il successo grazie al programma e fece poi il grande passo riversandosi poi dal piccolo al grande schermo.
Parlo di gente come Chris Farley, John Belushi, Bill Murray, Chevy Chase, Eddie Murphy e tanti altri.

NOTHING BUT TROUBLE

Chi più chi meno, alla fine ebbero la fortuna di trovarsi nella condizione di poter lasciare il segno. Dan Aykroyd, appunto, è uno di questi. Allora, come spiegare il floppone di Nothing but Trouble?

NOTHING BUT TROUBLE

Il film inizia a Manhattan dove, nel suo attico di lusso, l’editore finanziario Chris Thorne (Chevy Chase) fa la conoscenza della bella avvocatessa Diane Lightson (Demi Moore). Tra un bicchiere e l’altro, Chris accetta di accompagnare Diane il giorno dopo ad Atlantic City, a un appuntamento con un cliente.

NOTHING BUT TROUBLE

Al viaggio chiedono di unirsi due strambi clienti brasiliani di Chris, i fratelli Fausto (Taylor Negron, il cattivo ed educato Milo ne L’ultimo boy scout) e Renalda Squiriniszu (Bertila Damas).
I quali, desiderosi di conoscere meglio gli Stati Uniti, insistono per andare con loro. Visto che i due sono degli eccentrici milionari che sganciano soldi a pacchi, soprannominati “brasilionari”, Chris accetta di portarseli dietro.

NOTHING BUT TROUBLE

Il giorno dopo, partono allegramente per Atlantic City e il viaggio scorre tranquillo e senza problemi. Almeno fino a quando Chris non ha la bella pensata di cambiare itinerario. A detta sua, la deviazione era giusto per provare una strada panoramica. Così disse l’uomo all’epoca in cui non esisteva il Gps e gli unici modi per trovare la strada erano le preghiere.

NOTHING BUT TROUBLE

La convinzione era che questa deviazione panoramica li avrebbe condotti nelle periferie del New Jersey per poi tornare sulla strada principale. Peccato che, invece, i quattro si ritrovano spersi in un fatiscente paesino rurale chiamato Valkenvania.

NOTHING BUT TROUBLE

Nel tentativo di trovare la via dell’autostrada, il quartetto non si rende conto di alcune stranezze che, “casualmente”, portano Chris a non rispettare un segnale stradale.
Il mancato rispetto della segnaletica è proprio quello che lo sceriffo Dennis Valkenheiser (John Candy), che già teneva sott’occhio il gruppo, aspettava per fermarli.

NOTHING BUT TROUBLE

Chris, non volendo avere nulla a che fare con la polizia di certe zone “rustiche”, prova a scappare. Senza riuscirci. Alla fine del patetico inseguimento, dopo aver arrestato Chris e gli altri, lo sceriffo li porta in municipio/tribunale/casa dove suo padre, il centoseienne giudice Alvin Valkenheiser (Dan Aykroyd), rappresenta il potere assoluto.

NOTHING BUT TROUBLE

Il giudice gli confisca i documenti e mostra il suo concetto di amministrazione della giustizia. Tramite la pressione di un tasto, apre una botola che precipita il gruppo nella sua personalissima prigione/casa dei divertimenti, mettendoli in attesa di giudizio.

A questo punto le cose diventano piuttosto chiare. Valkenvania è una terra di nessuno, disseminata delle ossa di tutti quelli che hanno avuto la sfortuna di trovarsi a che fare con il giudice Alvin.

Un vecchio pazzo che ha trasformato casa in un labirinto di trappole, prigioni sotterranee e bizzarri congegni di tortura. Come quella specie di otto volante/montagne russe, chiamato “Mr. Strappaossa”, con cui condanna subito a morte un gruppo di ragazzi arrivati in paese per caso dopo il gruppo di protagonisti.

Ah, se ve lo state chiedendo, sì: l’Ubriacone #1 qui nella foto è proprio un Baldwin. Daniel Baldwin, per la precisione.

L’unico motivo per cui Chris e soci non sono stati condannati al Mr. Strappaossa, anzi, addirittura invitati a cena, è semplicemente per via di Eldona (sempre John Candy), La raccapricciante nipote muta del giudice Alvin, infatti, pare si sia invaghita di Chris, cosa che spinge il giudice a commutare la pena di morte in matrimonio forzato.

Ovviamente, Chris, Diane e i brasilionari tentano più volte la fuga, ma con risultati disastrosi. Diane, per esempio, si ritrova in una specie di discarica/sfasciacarrozze dove vivono i due nipoti del vecchio, Bobo e Debbull. Messi lì perché dementi e grottescamente deformi, tanto da somigliare a dei troll. Oppure Chris finisce per sbaglio negli appartamenti privati del giudice e così via.

Nothing but Trouble, in fin dei conti, si riduce al tentativo di fuga da parte di Chris e Diane dalle grinfie del giudice Alvin e dalla sua bizzarra casa degli orrori.

A questo punto non credo ci sia bisogno di andare oltre. Quindi passiamo a “La Domanda”: com’è questo Nothing but Trouble (aka Nient’altro che guai)?

Certo, se spendi quaranta milioni per fare un film e ne ricavi giusto otto, tutto puoi dire tranne che hai avuto successo. Proprio questo incasso mi ha incuriosito.

Pertanto, sono andato a cercare un po’ di recensioni. Tutte concordavano su alcuni punti. Ovvero il film è strano, grottesco, inquietante e soprattutto non fa ridere. Ecco, è proprio questo il punto che mi colpisce: “non fa ridere”.

Guardando il film, fondamentalmente, non si notano particolari difetti. Il valore di produzione è decisamente alto, il cast fa il suo lavoro. Che poi, figuriamoci: ci sono Chevy Chase, Dan Aykroyd, John Candy. Tutti attori che sapevano il fatto loro, soprattutto in fatto di commedie. La storia scorre veloce ed è piuttosto godibile. No, in realtà il punto non è questo.
E allora perché Nothing but Trouble ha fallito così miseramente?

Nothing but Trouble è senza alcun dubbio è un film strano. Tuttavia credo che, gratificato dal successo di Blues Brothers e Ghostbusters, Aykroyd si sia semplicemente lasciato andare. Che abbia voluto realizzare qualcosa secondo il suo gusto personale. Secondo una sua precisa visione artistica, allontanandosi dal personaggio che il pubblico aveva imparato a conoscere e che si aspettava.

Non lo sto dicendo giusto perché a me il film piace. Il fatto è che Nothing but Trouble è singolare. Piuttosto fantasioso ma, soprattutto, coraggioso. Una specie di mash-up tra la Famiglia Addams e Non aprite quella porta, in cui si accentuano i toni di uno e si stemperano quelli dell’altro, ma sempre calati in un contesto satirico antiautoritario e coperti da un velo di umorismo nero. A tratti, sì, anche sfiziosamente grottesco.

Nothing but Trouble non ebbe successo semplicemente perché non venne capito. Non venne capito da un pubblico abitudinario. Perché a guardarlo si nota bene che lo scopo di Aykroyd era quello di non fare l’ennesimo film comico adatto a tutte le età. Ma questo non è ciò che il pubblico si aspettava da lui. E quando succede è sempre un gran peccato.

 

Ebbene, detto questo direi che è tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

 

 

 

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