Mutant Chronicles non voglio dire sia la cosa più popolare di tutti i tempi, che pure i sassi di Marte dovrebbero conoscere, no. Però nei primi anni novanta fu un giochillo abbastanza noto. A ogni modo, dopo quasi vent’anni dall’uscita, nel 2008 Mutant Chronicles è diventato un film. E il risultato è… una cosa che non ho capito.

Non mi va di ripetere sempre le stesse cose, ma tant’è: media diversi, significa linguaggi diversi. Quello che in forma scritta funziona, non è detto che funzioni in forma visiva. Perché le parole hanno una tempistica e le immagini tutt’altra.

Tuttavia, se una storia dispone di una specie di proprietà transitiva intrinseca che la rende funzionale in ambo i sensi (scritto e visivo), perché in una trasposizione prendere le distanze siderali dal concept d’origine? D’accordo adattare le cose per renderle funzionali, altro paio di maniche è andarsene per frasche.

MUTANT CHRONICLES, UN FILM SENZA UN PERCHÉ

Mutant Chronicles parte subito con uno spiegone. Una delle cose, per me, più brutte in assoluto, specie se non sono necessarie ai fini della storia.
Ci viene spiegato che più o meno verso l’età della pietra dallo spazio giunse sulla Terra un terribile male. Un aggeggio chiamato Necromacchina. Lo scopo di questo oscuro e malvagio affare è distruggere l’umanità.

MUTANT CHRONICLES, UN FILM SENZA UN PERCHÉ

Il potere della Necromacchina consiste nel trasformare i morti (e pure gli agonizzanti) in una specie di zombie, chiamati, molto elegantemente, mutanti. Finché un tizio preistorico riunì tutte le tribù e riuscì a sconfiggere la Necromacchina sigillandola nelle profondità della Terra.

MUTANT CHRONICLES, UN FILM SENZA UN PERCHÉ

In soli dieci minuti di film è interessante notare due cose, di questo Mutant Chronicles. In primis, la totale perdita di tempo per spiegare un antefatto trascurabile e l’aver bellamente sorvolato su qualsivoglia motivazione.
I famosi dove, quando e perché sono dettagli accessori. La Necromacchina cos’è? Com’è arrivata dallo spazio? Come funziona e perché vuole conquistare il mondo? Boh!

La Necromacchina a quanto pare è, appunto, una macchina. Nel senso che non è un essere senziente. Quindi, a pensarci bene, la storia delle tribù preistoriche (e tutto il resto appresso del film, in fondo) è un po’ come se riunissi i condomini dello stabile per dare battaglia al frigorifero.

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Attenzione però, la lagna mica è finita qui. Mutant Chronicles continua con le spiegazioni. Ci viene detto che all’incirca verso la seconda metà del XXVIII° secolo il mondo è al collasso. L’ordine mondiale vede un nuovo assetto, con quattro mega-corporazioni (Capitol, Mishima, Bauhaus e Imperial) che si spartiscono il globo.

Per accaparrarsi il maggior numero di risorse possibili, le mega-corporazioni hanno mandato all’aceto il pianeta. Naturalmente arrivando alla guerra. Dimenticavo: gli unici a custodire il ricordo della Necromacchina sono gli appartenenti a L’Ordine. Una specie di setta guerriera a metà fra i monaci Shaolin e i francescani medievali.

MUTANT CHRONICLES, UN FILM SENZA UN PERCHÉ

Terminato questo pippone, finalmente Mutant Chronicles mostra un po’ d’azione. Ficcandoci nel mezzo di una battaglia di trincea, in pieno stile Prima guerra mondiale.
Passi la trincea che, volendo, è un evergreen. Però le divise, gli elmetti e i fucili con la baionetta?… Per fortuna che il film è ambientato nel 2700, eh. Sennò c’era pure la fanteria a cavallo a menare sciabolate.

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Sul campo a massacrarsi ci sono da un lato i Capitol e dall’altro i Bauhaus. Quello che le due fazioni non sanno è che stanno proprio nel punto in cui il tizio preistorico sigillò la macchina crea-mutanti.
Tra un colpo di mortaio qui e una granata là, il sigillo viene rotto. La Necromacchina torna in funzione e subito sbucano da sottoterra migliaia di mostrilli tutti uguali che iniziano ad attaccare i due eserciti umani, costringendoli a ritirarsi.

MUTANT CHRONICLES, UN FILM SENZA UN PERCHÉ

A questo punto la notizia del risveglio della macchina giunge al monastero dell’Ordine, a Samuel (Ron Perlman), il priore o l’abate o… non so cosa. Il capo della baracca comunque, il quale capisce che l’umanità è in pericolo. Così va a ripescare il Libro delle Cronache, una sorta di guida for dummies in caso di apocalisse.

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Quindi, armato di guida, Samuel si incontra con i capi delle corporazioni. Chiede aiuto per contrastare l’avanzata dell’oscurità. C’è da dire che ha fatto piuttosto in fretta a riunire i capi di fazioni in guerra da decenni, ma tant’è. Gli uomini di potere hanno già tirato le somme.
La Terra è spacciata, speranza non c’è, prendiamo le navicelle e ci schiaffiamo sopra quanta più gente possibile. Poi via, verso le colonie extra-mondo. Per il resto, vale il sempreverde chi s’è visto s’è visto.

A Samuel però la cosa non sta bene. Perciò si lancia in una delirante arringa che mischia alla buona vari concetti religiosi (di base cattolico-cristiani) con cui convince il capo della, credo, Capitol. Il quale gli concede una navicella e dei pass per le colonie di salvataggio, con cui far leva sui tizi che lo pseudo-prete ha bisogno di reclutare per la missione suicida. Ovvero raggiungere le profondità della Terra e distruggere la Necromacchina.

Ovviamente è inutile perdere tempo visto che, alla fine, gli unici personaggi importanti (e vagamente caratterizzati) sono tre.
Perciò ecco Mitch Hunter (Thomas Jane) dei Capitol. Così stereotipato che ci mancava solo il cartello addosso “guardatemi, sono il protagonista”. Poi Max Von Steiner (Benno Fürmann) dei Bauhaus. Dulcis in fundo, Valerie Duval (Devon Aoki) altra Bauhaus.

Al di là di questi personaggi, gli altri fanno semplice numero per allungare il brodo. Tanto per dare un’idea, una volta riunito il commando per la missione, con una navicella si dirigono nel punto in cui dovrebbe esserci la via d’accesso per raggiungere la Necromacchina.

Uno del gruppo, un Imperial a essere precisi, stando alla regola che il tizio di colore è sempre quello che muore per primo, uhm… niente. La conferma morendo per primo. E manco in battaglia viene tolto di mezzo. Durante il viaggio c’è un incidente aereo dove il tipo viene trafitto da una scheggia di metallo. Non voglio dire, ma ha senso inserire un personaggio del genere?

Arrivati a questo punto è inutile andare oltre, perciò passiamo direttamente a “La Domanda”: com’è Mutant Chronicles?

Allora, Mutant Chronicles in origine è solo un gioco di ruolo da tavolo uscito nei primi anni novanta. Certo, non voglio mettermi a fare un paragone diretto tra questo e il film. Tuttavia un paio di cose le voglio dire, per sottolineare meglio il concetto di adattamento, che spesso diventa un qualcosa di astratto e veramente molto lasco.

La storia alla base di Mutant Chronicles (come sempre in questi casi) è ricca, dettagliata e molto curata. Nel film, alcuni… diciamo assiomi fondamentali del soggetto, come per esempio il nuovo assetto mondiale, in cui a comandare sono le mega-corporazioni e la guerra per l’accaparramento delle risorse, ci sono.
Quindi, la domanda sorge spontanea: perché questo sì e il resto no?

La differenza sostanziale tra Mutant Chronicles gioco e Mutant Chronicles film, sta nei particolari. Particolari in grado di reggere e rendere plausibile la storia. Nel primo, la Terra è al collasso, tuttavia l’umanità da tempo ha colonizzato gli altri pianeti. Del resto spartiti anch’essi fra le corporazioni (tipo Venere è la sede dei Bauhaus, Marte dei Capitol, Nettuno dei Mishima e così via).

Seguendo il concetto della corsa all’arricchimento, gli Imperiali si spinsero oltre Plutone, scoprendo un nuovo pianeta, chiamato Nero. Qui, senza volerlo, liberarono L’Oscura Legione, una razza di demoni antichi quanto l’universo, capeggiati da quattro Signori Oscuri. Non so, si inizia a capire qual è la grande differenza?

Non è una questione di soldi, manco di difficoltà narrativa se è per questo. Perché non ci vuole la scienza per arrivare a capire che questa è una base che si apre a ventaglio su una serie di possibili sviluppi pressoché infiniti. Oltre al semplice fatto che un nemico senziente è preferibile a un oggetto inanimato che dà vita a zombie rincoglioniti.

Nondimeno, fingiamo per un attimo che tutto questo non conti, ok? Ma come la mettiamo con il resto? Diciamo che da un film chiamato Mutant Chronicles certo non mi aspetto un livello di profondità alla Quarto Potere, per dire. Però un minimo di coerenza, sì.
Cioè, il film ci tiene a spiegare che dalla battaglia fra Capitol e Bauhaus, la quale ha riattivato la Necromacchina, al caos mondiale sono passate appena sei settimane. Capisco il voler dare un senso di grave urgenza, ma così no.

Ecco che torniamo al punto di prima: la plausibilità. La Necromacchina si riattiva durante una battaglia tra due eserciti, giusto? I mutanti creati, i quali non sono altro che tizi con una specie di artiglio osseo al posto della mano destra, escono e fanno tutti a pezzi.
Eh, ma come? Come lo fanno, come ci riescono? Com’è possibile? D’accordo l’effetto sorpresa, ci può stare. Però, stiamo comunque parlando di due eserciti schierati con armi pesanti e mezzi da battaglia in campo.

Diciamo che è un po’ come vedere una flotta di barchette a remi che affondano una portaerei. E non sto neanche prendendo in considerazione quanto non si regga in piedi pure tutto il resto. Un mondo futuristico pesantemente militarizzato e sempre in all’erta perché in guerra, per giunta, conquistato in sei settimane da esseri simili.

Nel gioco Mutant Chronicles, come detto, L’Oscura Legione è una razza senziente. Con una civiltà avanzata e linee gerarchiche ben precise. Con un esercito. Organizzato, pesantemente armato e in costante aumento, perché costituito in gran parte da morti rianimati dal male conosciuto come Simmetria Oscura. Che di battaglia in battaglia si uniscono ingrossando le truppe.

Sarebbe bastato veramente poco, non dico per salvare questo Mutant Chronicles, ma, almeno, renderlo decente. Là fuori è pieno di “bei brutti film” che vale la pena guardare. Ma non questo, perché si prende drammaticamente troppo sul serio ed è solo noioso. Oltre che di un misero allarmante, tra l’altro.

A parte pochi e piccoli set tirati su con la cartapesta in studio, la quasi totalità delle sequenze è girata con lo green screen e l’aggiunta di effetti posticci in fase di montaggio. E purtroppo non c’è una sola sequenza in cui questa cosa non si noti subito.
Quindi proprio non si capisce in cosa siano andati a finire i venticinque milioni spesi per realizzare il film.

Cameron con diciassette milioni e rotti ha tirato fuori Aliens. Questo per dire che non conta (fino a un certo punto) quanti soldi hai a disposizione. Piuttosto, conta come li gestisci e le linee guida che decidi di seguire.
Alla fine, l’unica cosa che salva Mutant Chronicles film, è il cast. Sul serio, se ci fossero stati attori più scadenti, non si distingueva da un filmino di matrimonio girato dallo zio ubriaco.

 

Bene, detto questo credo che sia tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

 

Mutant Chronicles

Titolo originale: Mutant Chronicles

Regia: Simon Hunter

Produzione: Edward R. Pressman
Tim Dennison
Pras Michel
Stephen Belafonte
Peter La Terriere

Sceneggiatura: Philip Eisner

Starring: Thomas Jane
Ron Perlman
John Malkovich

Casa di produzione: Isle of Man Film
Grosvenor Park

Distribuzione: Magnet Releasing

Data di uscita: 10 ottobre 2008

Un pensiero su “MUTANT CHRONICLES, UN FILM SENZA UN PERCHÉ”
  1. 17 milioni di dollari del 1986 (anno di Aliens) equivalgono a 33395000 e spicci del 2008 (anno di Mutant Chronicles) che sono di più dei 25 milioni del film in questione. Il che non cambia il succo della recensione, era solo per ridimensionare il paragone economico fatto. Che poi i soldi vadano accompagnati da talento e buone idee è indubitabile. Saluti. [Ho corretto l’inflazione usando miniwebtool.com/it/us-inflation-calculator ]

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