Ho appena visto il film Morbius (2022) di Daniel Espinosa. Molto prima, nel 1972, mi ero imbattuto nel Morbius originale dei fumetti.
Ero in un luogo insolito, la Spagna del dittatore Franco, dove mi trovavo in vacanza con mio padre. In un’edicola di Madrid la mia attenzione fu catturata da un albo tascabile in bianco e nero. Un vampiro anda suelto, diceva il titolo.

MORBIUS TRASFORMATO IN SOAP OPERA
Copertina dell’Uomo Ragno spagnolo illustrata da un disegnatore locale

 

Avrei capito pochi mesi dopo, in Italia, dalle pagine dell’Uomo Ragno dell’Editoriale Corno, che quella frase significa Un vampiro in libertà. Un pericoloso vampiro si aggirava per le strade di New York e impegnava a fondo il mio supereroe preferito.

Ma, appunto, quando mi trovavo nella capitale spagnola in Italia Morbius non aveva ancora fatto la sua comparsa. Comprai subito quel fumetto, in una edizione così diversa dalla nostra, e ancora lo conservo gelosamente. Roy Thomas era lo sceneggiatore, Gil Kane il sorprendente disegnatore, che nella successiva versione italiana a colori rendeva ancora di più.

MORBIUS TRASFORMATO IN SOAP OPERA
Pagina di The Amazing Spider-Man n. 102 del novembre 1971 disegnata da Gil Kane

 

Ho sempre amato Morbius, quando la Comic Art gli dedicò un albo negli anni novanta ho seguito la serie, perché quel suo modo d’essere un tragico antieroe mi affascinava. La condizione di vampiro involontario, costretto a bere sangue umano dopo aver cercato di curare una rara malattia genetica lo rendeva un “supercriminale con super problemi”, come da classica lezione Marvel.

Anche per questo sono andato a vedere senza esitazione il film dello svedese-cileno Espinosa, convinto di trovare più o meno gli stessi ingredienti del fumetto fanta-horror nel personaggio cinematografico.

Invece sono rimasto profondamente deluso, forse per la mia condizione di vecchio fan del fumetto, forse perché il nuovo prodotto pensato per il cinema è destinato alle nuove (inconsapevoli) generazioni.

Tutta la profondità delle storie a fumetti si perde in una sorta di soap opera, inventando un rivale (l’amico d’infanzia) mutato in vampiro e una fidanzata che segue le sorti del protagonista. Inoltre c’è un medico che aiuta Morbius da bambino, ma fa una brutta fine.

Il fumetto risulta tradito in più parti, ma la cosa peggiore è la resa scenica, sia del polpettone a base di dialoghi di una profondità ai minimi storici, sia (soprattutto) degli scontri tra vampiri noiosi e ripetitivi, tra ralenti ed effetti speciali per niente originali.

Jared Leto è un bel Morbius, credibile come aspetto, piuttosto bravo nell’interpretazione. Così come Matt Smith è un degno avversario succhiasangue e Adria Arjona un’affascinante fidanzata.

Fotografia cupa, musica assordante e fastidiosa, montaggio sincopato (ma non troppo), effetti speciali scadenti. Tra le cose interessanti c’è un breve istante in cui si vede la scritta Roy Thomas – Gil Kane sopra un manifesto della metropolitana, come citazione omaggio a due autori storici, creatori di un personaggio purtroppo qui banalizzato.

Se il pubblico adulto appassionato di fumetti non va a vedere questo sottoprodotto Marvel non perde niente. Ai giovani dico invece di avvicinarsi alle storie su carta, dopo aver visto un pessimo film.

 

Morbius

Lingua Originale: Inglese. Paese di Produzione: Stati Uniti d’America. Anno: 2022. Durata: 108’. Genere: Fantastico, Horror.
Regia: Daniel Espinosa. Soggetto: Roy Thomas, Gil Kane. Sceneggiatura: Mark Sazama, Burk Sharpless. Fotografia: Oliver Wood. Musiche: Jon Ekstrand. Scenografia: Stefania Cella. Produttore: Avi Arad, Lucas Foster, Matt Tolmach. Produttore Esecutivo: Louise Rosner. Case di Produzione: Columbia Pictures, Marvel Entertainment, Arad Productions, Matt Tolmach Productions. Distribuzione (Italia): Sony Pictures.
Interpreti: Jared Leto (Michael Morbius), Matt Smith (Milo Morbius), Adria Arjona (Martine Bancroft), Jared Harris (Nicholas Morbius), Tyrese Gibson (Simon Stroud), Al Madrigal (Albert Rodriguez), Roksana Wegiel (loona Croft), Michael Keaton (Adrian Toomes / Avvoltoio).

 

Gordiano Lupi, autore dell’articolo, ha scritto “Tutto Avati”, La cineteca di Caino

 

 

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