Sì, Moon Knight, il “Cavaliere Lunare”, è un’eccezione.
Nel vasto parco dei supereroi Marvel ci sta veramente un po’ di tutto. Abbiamo visto eroi ciechi, paraplegici, cardiopatici, claudicanti e persino chi soffre di depressione cronica, ma non abbiamo dubitato del loro equilibrio mentale.

Nato sulla scia dell’ennesima figura ispirata a Batman, Moon Knight ha saputo ritagliarsi un posto nell’immaginario collettivo dei lettori grazie a una particolare caratteristica: la Did, ossia il disturbo dissociativo dell’identità.

 

DA CACCIALICANTROPI A SUPEREROE

Moon Knight è, come Wolverine e il Punitore, un personaggio creato originariamente con uno scopo e che è finito per diventare qualcos’altro.
Nasce come avversario di Licantropus su Werewolf by Night n. 32 del 1975, serie di genere horror che trattava le vicende di Jack Russell, un tizio che di notte si tramutava in lupo mannaro.

Il misterioso consorzio criminale noto come il Comitato ingaggia il misterioso Moon Knight per catturarlo, ma sul finale il nostro si ravvede e aiuta l’uomo lupo e scappare.

MOON KNIGHT HA UN DISTURBO DISSOCIATIVO

 

Creato da Doug Moench e Don Perlin, a poco a poco lo sceneggiatore si convince delle potenzialità di questo personaggio e decide, d’accordo con la dirigenza Marvel, di riciclarlo come eroe.
Una cosa del resto tipica a metà anni settanta, quando nuovi personaggi, per lo più senza arte né parte, sbocciavano numerosi.

Dopo una manciata di apparizioni su Marvel Spotlight e Marvel Two-in-One (insieme alla Cosa), Moon Knight compare con regolarità in appendice della rivista a colori The Rampaging Hulk!, un grande formato presto abbandonato dalla Marvel, sempre su testi di Dough Moench e su disegni di un allora poco più che esordiente Bill Sienkiewiz.

Qui Moench ne approfitta per ampliare le origini, rivelandoci il suo nome: Marc Spector. Presentandoci la sua fidanzata, la bionda Marlene, e il suo primo avversario, il fratello pazzo Randall, un folle omicida.

Le atmosfere urbane e il tratto di Sienkiewiz, che all’inizio si ispirava parecchio a Neal Adams, fanno assomigliare Moon Knight a Batman, con la differenza di avere la luna anziché il pipistrello come tema.

MOON KNIGHT HA UN DISTURBO DISSOCIATIVO

 

Nonostante questa mancanza di originalità, nel 1980 la Marvel gli dona una serie regolare in formato comic book, sempre gestita dallo stesso team creativo.
Nel primo numero scopriamo le origini di Moon Knight: il mercenario Marc Spector, agli ordini del sanguinario Bushman, giunge presso uno scavo archeologo in Egitto, dove il suo gruppo inizia a fare razzie di oggetti preziosi. A rimetterci la vita è il professor Alraune, ucciso a sangue freddo da Bushman.

Per salvare la vita a Marlene, la bella figlia dell’archeologo, Marc si ribella al capo, ma viene sconfitto e lasciato a morire del deserto.
Stremato, Marc raggiunge il tempio di Khonshu, il dio egizio della Luna, e qui il suo cadavere, sotto gli occhi di una stupita Marlene, riprende a vivere, pare grazie alla volontà della divinità (noi non vediamo se la cosa è realmente accaduta o è solo nella testa di Marc).

Spector decide così di tornare in patria insieme a Marlene, investe i propri ricavi da mercenario in Borsa diventando presto milionario e finanziando così la sua guerra al crimine, secondo (dice) la volontà di Konshu, che fa di lui il suo “pugno della vendetta”: Moon Knight è nato.

MOON KNIGHT HA UN DISTURBO DISSOCIATIVO

 

Le analogie con Batman continuano a sprecarsi. Moon Knight vive in una villa lussuosa, usa gadget e mezzi a tema di luna (il mooncopter e i dardi taglienti a forma di mezzaluna). In più ha un amico, Jean Paul DuChamp detto Frenchie, che benchè non sia un maggiordomo, ma un pilota di elicottero, ricorda molto la figura di Alfred.

Doug Moench allarga il cast di comprimari inserendo Gena Landers, la quale gestisce una tavola calda notturna, e Crawley, un senzatetto che passa informazioni sulla malavita al nostro eroe.

La novità vera introdotta da Moench è l’avere dotato Marc Spector di ben tre identità segrete: oltre a quella di Moon Knight, ha quella del miliardario Steven Grant e del tassista newyorkese Jake Lockley.

Doug Moench ha spiegato che gli serviva una spiegazione per cui Moon Knight potesse finanziare la propria attrezzatura (Grant) e un modo per avere le informazioni che gli servivano per le missioni (Lockley).

Non immaginava di certo cosa queste identità fittizie sarebbero divenute con il tempo, sebbene sia stato proprio Moench durante un arco narrativo a introdurre per la prima volta il tema della crisi d’identità: l’essere continuamente chiamato Marc, Steven e Jake manda in totale confusione l’eroe dopo che ha rischiato di affogare, spingendolo a vagare per la città senza aver idea di chi sia.

Un espediente temporaneo che in futuro si ritroverà a essere la chiave del successo del personaggio.

La serie di Moon Knight va avanti 38 numeri, fino al luglio 1984.
In Italia abbiamo visto questi episodi nell’albo de Il Punitore pubblicato dalla Star Comics.

 

TENTATIVI DI RILANCIO PER MOON KNIGHT

Nel 1989 la Marvel riprende brevemente Moon Knight in una miniserie di 6 numeri intitolata Fist of Khonshu, scritta da Alan Zelenetz e Chris Warner, in cui si esplorano maggiormente le radici egizie del personaggio, abbandonando il gruppo di comprimari originali e dandogli un tema maggiormente legato al misticismo.

Moon Knight si unisce quindi ai Vendicatori della Costa occidentale, in West Coast Avengers n. 21, e ci rimarrà per una ventina di numeri.

Su queste pagine scopriamo che Khonshu non è solo una voce immaginata da Spector (finora non l’avevamo mai visto), ma una vera e propria divinità che gli dona una grande forza a seconda delle fasi lunari.
In questo periodo ritornano a farsi sentire le voci degli alias Steven Grant e Jake Lockley. Inoltre Moon Knight instaura una relazione sentimentale con la felina vendicatrice Tigra.

A scrivere le storie è Steve Englearth con i disegni di Al Milgrom, ma quando a bordo della testata arriva John Byrne, Moon Knight viene eliminato spiegando come la sua unione al team fosse dovuta all’influenza del dio Konshu.

Per ritornare ad avere la propria indipendenza Marc lascia il gruppo e perde i propri poteri.

MOON KNIGHT HA UN DISTURBO DISSOCIATIVO

 

Nel 1989 viene lanciata una nuova serie autonoma, che già dal titolo fa intendere di voler prendere le distanze dalle “crisi di identità” avute in passato dal personaggio, ossia Marc Spector: Moon Knight.
Si cerca di tornare alle origini, con il rientro di Marlene e Frenchie e a trame più urbane, ai team-up con altri eroi come il Punitore o l’Uomo Ragno.

Proprio sulle pagine dell’Uomo Ragno si conclude l’ultima run di Moon Knight: la chiusura della sua serie con il n. 60 non aveva portato a termine la saga dell’Impero segreto, in cui il giovane Mezzanotte, un ragazzo che ambiva a diventare la spalla di Moon Knight, viene rapito per essere trasformato in un letale cyborg.

La storia è fondamentalmente un mega team-up che coinvolge Moon Knight, l’Uomo Ragno, il Punitore, Darkhawk e i due New Warriors Nova e Night Thrasher.

MOON KNIGHT HA UN DISTURBO DISSOCIATIVO

 

Negli anni successivi la Marvel cerca ciclicamente di rilanciare il personaggio (diverse serie sono inedite nel nostro paese), ma dopo inizi interessanti Moon Knight stenta sempre a decollare.

Nonostante la mitologia egizia e il legame con una divinità in grado di resuscitarlo occasionalmente, ancora troppo forte è il suo collegamento con Batman. Peraltro senza che Moon Knight abbia il suo vivace parco di nemici.

 

IL CROLLO DELLA SANITÀ MENTALE

Nel 2006 la Marvel chiama lo scrittore di gialli Charlie Huston per riprendere e risollevare Moon Knight. Valorizzata dagli ottimi disegni di David Finch, la serie ha un buon riscontro di pubblico.

Ambientata nel pieno della Guerra Civile tra supereroi, Marc Spector si ritrova a tornare in azione quando una nuova versione del Comitato assume il mercenario Taskmaster per ucciderlo.

È un Marc Spector devastato nello spirito e nel corpo quello che appare nella serie, abbandonato da tutti i vecchi amici, in preda allo sconforto e agli antidolorifici.
L’essere tornato in azione lo convincerà a riprendere in mano la propria vita.

La sua sanità mentale però è messa in discussione: Khonshu gli si rivolge costantemente ma, ancora una volta, non è chiaro al lettore se non sia solo una voce nella testa di Marc.

MOON KNIGHT HA UN DISTURBO DISSOCIATIVO

 

A causa di Norman Osborn anche Moon Knight diventa un obiettivo dei Thunderbolts, la squadra governativa anti-supereroi del governo che agisce all’interno dell’evento della Guerra Civile. Moon Knight sfugge alla cattura con l’alias di Jake Lockley, che diventa la sua “personalità” dominante.

Si rifugia in Messico, dove sgomina i cartelli locali della malavita, per poi tornare a New York e riprendere l’attività di eroe.

Durante questo periodo Khonshu torna a comunicare con lui apparendo come un uomo che indossa il teschio di un uccello (diventerà la sua immagine definitiva), che lo spinge a utilizzare metodi più brutali con i nemici.

Moon Knight torna a unirsi ad alcune formazioni dei Vendicatori che iniziano a spopolare dopo il successo dei blockbuster cinematografici, benché dichiarazioni precedenti di Capitan America e Iron Man facevano intendere che non lo avrebbero voluto come compagno di squadra.

Nel 2011 Michael Brian Bendis va oltre, scrivendo una serie di Moon Kniight ambientata a Los Angeles in cui il nostro si batte contro l’ascesa al potere del Conte Nefaria.

La peculiare caratteristica di questa serie è che Marc Spector ha di nuovo un’identità dissociata con tre alias, ma stavolta sono tre dei suoi compagni Vendicatori: Wolverine, l’Uomo Ragno e Capitan America. Tre approcci differenti nella lotta al crimine.

 

Questa è una caratteristica che non piace ai lettori e che non verrà più ripresa, anche se ormai è chiaro che Moon Knight ha un pronunciato disturbo dissociativo dell’identità. I deliri personali del personaggio giocano un ruolo determinante per le sue serie, importante quanto (se non più) i conflitti con i criminali.

La gestione Warren Ellis approfondisce questo aspetto, offrendo a Moon Knight scenari onirici e dialoghi folli con l’entità di Khonshu, stabilendo senza più alcun dubbio che si tratta di un reale entità divina e non dell’ennesima visione di Marc.

In questo periodo si delinea la nuova identità di Mr. Knight, un Moon Knight privo di cappuccio e mantello, con solo la maschera e un elegante abito. In questa veste collabora con la polizia di New York.
La variante del costume di Moon Knight ottiene il consenso del pubblico.

 

Sebbene ogni gestione dei vari sceneggiatori inserisca elementi che a volte contraddicono quanto scritto in precedenza, ormai Moon Knight pare aver imboccato la strada giusta, che lo allontana dall’associazione con Batman definendolo sotto nuovi parametri.

 

JEFF LEMIRE RIVEDE MOON KNIGHT

Nel 2016 lo sceneggiatore Jeff Lemire prende in gestione il personaggio, delineandone le caratteristiche in modo definitivo.

Tramite un sapiente uso della retcon, Lemire ci rivela come fin da piccolo Marc mostrava un disturbo dissociativo di personalità, parlando già allora con un bambino di nome Steven Grant.

Marc Spector è stato espulso dai marines per i suoi disordini mentali, per poi unirsi al corpo di mercenari che da lì a breve lo porterà al cospetto di Khonshu. Scopriamo che il dio lo ha sempre condizionato fin da giovane, prima di manifestarsi apertamente.

Jeff Lemire ci descrive un Marc ricoverato volontariamente in un istituto psichiatrico, da cui compie una roccambolesca fuga tra sogno e realtà, a metà tra la realtà newyorkese e l’antico Egitto, in cui nulla è come appare e cosa sia reale e cosa no è messo costantemente in discussione.

Marc, Steven e Jake, al cospetto di Khoshu trovano finalmente un equilibrio, collaborando tra loro e prendendo il controllo del corpo a turno, quando le circostanze lo richiedono.

Jeff Lemire, inoltre, ci rivela come Marlene abbia messo alla luce una figlia, chiamata Diatrice, avuta non con Marc ma con Jake Lockley, quando lui era al “comando” del corpo.

Il nodo cruciale della serie sono più le discussioni oniriche tra le varie identità dell’eroe che  gli scontri con i nuovi avversari, spesso associati alle altre divinità egiziane.

 

Questa versione, simile al film Split di M. Night Shyamalan, consacra definitivamente il personaggio nell’affollatissimo mondo dei supereroi, allontanando definitivamente ogni associazione con Batman.

 

LA SERIE DISNEY PLUS

Nel marzo 2002 i Marvel Studios lanciano sulla piattaforma Disney Plus una serie tv incentrata su Moon Knight, diretta dal regista egiziano Mohamed Diab e interpretata da Oscar Isaac.
La serie prende molto dalla run di Jeff Lemire, sebbene ribalti completamenti alcuni concetti e non inserisca comprimari storici come Marlene e Frenchie.

Il protagonista è il goffo londinese Steven Grant, timido impiegato in un museo di storia egizia e con problemi di insonnia. Un uomo qualunque preso di mira dalla misteriosa setta di Arthur Harrow.
Steven scopre di soffrire di Did, e che condivide il corpo con un’altra identità, quella del mercenario americano Marc Spector, sposato (a insaputa di Steven) con l’archeologa Layla.

Quando Spector prende il controllo riesce a tramutarsi in Moon Knight, il cui costume si manifesta misticamente avvolgendone il corpo. Invece quando è Steven a richiamare il costume si manifesta la versione di Mr. Knight.

 

La serie viaggia tra Londra e l’Egitto, tra istituti psichiatrici e viaggi onirici in compagnia di divinità egizie, mettendo in dubbio in ogni episodio la veridicità dei fatti visti precedentemente.

Il finale della serie vede Marc e Steven, riappacificati, allontanarsi da Khonshu, ma mantenendo ancora uno stretto legame con l’autista e sicario Jake Lockley, terza identità di cui i due non sanno niente…

 

 

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