Moebius è lo pseudonimo di Jean Giraud, un fumettista francese nato nel 1938 nella periferia di Parigi.

MOEBIUS, FORZA E DEBOLEZZA DI UN MITO
Autoritratto di Jean Giraud / Moebius

 

Jean Giraud ha pubblicato nel 1999 un’autobiografia intitolata Moebius / Giraud: Histoire de mon double (Moebius / Giraud: storia del mio doppio). Giraud si percepisce come doppio: tutto in lui è doppio. Ha avuto due padri (uno biologico e uno putativo), ha avuto due mogli, due famiglie e due identità come fumettista.
La prima identità la utilizza come disegnatore di storie realistiche, firmando con l’abbreviazione Gir, e la seconda, Moebius, è riservata per i fumetti più immaginifici e creativi.

 

Viaggio in Messico

Nell’autobiografia confessa i suoi supposti limiti nel disegno che attribuisce agli studi incompleti. Non ha mai studiato a fondo anatomia e quindi all’inizio gli veniva difficile disegnare ciò che aveva in testa.

Nel 1956, a 17 anni, Jean Giraud va in Messico al seguito di sua madre, che aveva sposato un messicano. Questo viaggio muta completamente la sua vita attraverso l’incontro con il sesso, la droga e la musica.

Ritornato in patria, inizia a lavorare nel mondo del fumetti nel 1960, entrando nello studio del fumettista belga Jijé (Joseph Gillain), che gli insegna a ispirarsi ai grandi maestri del fumetto. Jijé ha con lui un rapporto paterno, lo spinge a rendersi indipendente dalla madre.

Con lo pseudonimo Gir, nel 1963 pubblica il primo episodio del fumetto western Blueberry, su testi di Jean-Michel Charlier. Tuttavia non è del tutto soddisfatto. Vorrebbe disegnare un fumetto meno classico.

MOEBIUS, FORZA E DEBOLEZZA DI UN MITO

Insieme a Jeanne-Pierre Dionnet, Philippe Druillet e Bernard Farkas forma il gruppo Les Humanoïdes Associés (Gli Umanoidi Associati), con i quali lancia la rivista Métal Hurlant nel 1974.

MOEBIUS, FORZA E DEBOLEZZA DI UN MITO

La rivista presenta alcuni fumetti che in Italia vengono ripubblicati da Alterlinus (si vocifera che il direttore Oreste Del Buono fece un contratto di favore con la rivista francese, permettendogli così di sopravvivere).
Nel 1977 Moebius e soci vengono pubblicati anche negli Stati Uniti, tradizionalmente chiusi al mercato fumettistico europeo, dalla rivista appositamente creata Heavy Metal.

 

L’ispirazione sotto effetto delle droghe

MOEBIUS, FORZA E DEBOLEZZA DI UN MITO
Jimi Hendrix disegnato da Moebius

 

Negli anni sessanta si discusse molto sull’uso delle droghe per sviluppare la creatività. Giraud dice che nel suo soggiorno in Messico nel 1956 aveva usato oppiacei, ma non osò toccare funghi e Lsd.
In Francia fuma gli spinelli, ritenendo che sviluppino la sua creatività.

All’epoca alcuni guru predicavano l’uso delle droghe o dell’alcol per “espandere la coscienza”. Anche i Beatles fanno uso di droghe come il Preludin, una pillola dimagrante a base di anfetamine. I Beatles la usarono per sopportare la fatica di concerti ravvicinati.
Nel 1964 Bob Dylan fece loro conoscere la marijuana. Infine i Beatles usarono l’Lsd, l’acido lisergico, durante la lavorazione dell’album Revolver (1966).

 

Lo pseudonimo Moebius

MOEBIUS, FORZA E DEBOLEZZA DI UN MITO
Il “nastro di Möbius” è un esempio di superficie non orientabile e di superficie rigata. Prende il nome dal matematico August Ferdinand Möbius (1790-1868)

 

Jean Giraud assume lo pseudonimo di Moebius nel 1963 e nel 1964 durante la sua sporadica collaborazione con la rivista Hara-Kiri. Nelle pagine di Pilote, dove continuava a disegnare Blueberry, si firmava sempre Gir.

Giraud pensava di usare il nome Moebius per ricominciare da capo, per distorcere la realtà in modo da rivelarla appieno, per disegnare storie immaginifiche e creative.

The Long Tomorrow, 1975

The Long Tomorrow è un fumetto scritto da Dan O’Bannon e disegnato da Moebius nel 1975. Dalle immagini di questa storia è stata tratta ispirazione per le scenografie dei film Fuga da New York (1981) di John Carpenter e Blade Runner (1982) di Ridley Scott.

Blade Runner

 

Arzac, 1976

La sigla della trasmissione televisiva Mixer fu commissionata a Moebius, che vi introdusse il suo personaggio di Arzac (in ogni episodio del fumetto la grafia del nome cambiava), creato per Métal Hurlant.
Arzac sorvola un mondo fantastico dai colori rossastri cavalcando una sorta di obeso pterodattilo bianco. I fumetti di Arzac non hanno le nuvolette, solo qualche rarissima didascalia.
Il solitario Arzac, dal cappello a punta, e le sue brevi avventure sono straordinariamente evocative.

Il garage ermetico, 1976-1980

Il garage ermetico

Fra il 1976 e il 1980 Moebius pubblica un fumetto di fantascienza a puntate sulla rivista Métal Hurlant intitolato Il garage ermetico. La serie è composta da due parti: Major Fatal e Il Garage Ermetico di Jerry Cornelius.

Nella sua autobiografia Jean Giraud racconta che si sentiva molto limitato dalla sceneggiatura che gli presentava l’autore dei testi di Blueberry e dall’obbligo di doverla rispettare. Sognava di fare un fumetto libero da costrizioni, visionario e più artistico.

Nacque così Il garage ermetico, un fumetto privo, soprattutto all’inizio, di una vera sceneggiatura. Giraud racconta che a ogni puntata di due o quattro tavole rimanevano un sacco di problemi irrisolti che si proponeva di risolvere in seguito. Nelle ultime quindici pagine del fumetto Moebius sostiene di aver messo insieme tutti i fili rimasti in sospeso.

La storia racconta di un asteroide della costellazione del Leone (il garage), sorvegliato dal maggiore Grubert sull’astronave Ciguri. Jerry Cornelius cerca di impossessarsi del garage. L’asteroide rischia di essere distrutto dal malvagio Bakalite. Alla fine il maggiore Grubert si salva grazie al sacrificio di Jerry Cornelius.

Jodorowsky incontra Moebius

Alejandro Jodorowsky è un cileno di origine ebraico-ucraina. Si riallaccia alla tradizione mistica ebraica, alla cabala. Nel novecento era esplosa la letteratura del realismo magico, che ha il suo massimo esponente in letteratura nel colombiano Gabriel Garcia Marquez con l’opera Cent’anni di solitudine, pubblicata nel 1967 a Buenos Aires.

Conclusa la carriera di regista, ispirata a questi concetti (La montagna sacra, Dune), Jodorowsky si dedica alla sceneggiatura di fumetti.
Dopo avere collaborato con lui nella visualizzazione del film Dune, che avrebbe dovuto girare il regista cileno, Moebius disegna, su testi di Jodorosky, i sette albi dell’Incal, dal 1981 al 1991.

Jodorowsky fece conoscere a Jean Giraud i libri di Castaneda, un antropologo peruviano naturalizzato statunitense. Libri nei quali l’autore racconta della sua supposta iniziazione presso uno sciamano Yaqui chiamato don Juan, avvenuta a cominciare dal 1960.

 

Moebius cade nel ridicolo?

Il riferimento diretto o indiretto a movimenti raggruppati genericamente sotto la etichetta New Age, i testi di Castaneda, alcune stravaganti affermazioni di Jodorowsky (un appassionato di tarocchi cultore della “psicomagia”) hanno suscitato lo sberleffo, la derisione e la presa in giro di diversi lettori.

Una non piccola parte di lettori, infatti, considera i testi di Jodorowsky delle truffe, manipolazioni a danno degli ingenui, in quanto teorizzano la possibilità di raggiungere una supposta e non ben definita “conoscenza” senza un lungo lavoro di apprendimento, senza disciplina.

Nella biografia, al capitolo “Il nastro di Moebius” (pag. 35) lo stesso Jean Giraud non rinnega il cammino che ha compiuto, ma teme di aver fatto o di fare un passo di troppo e di cadere nel ridicolo.

 

Raccontare storie

Tuttavia quello che alcuni critici rimproverano a Moebius è forse altro. In questo articolo, Marcello Toninelli osserva che Moebius è un ottimo disegnatore e un illustratore, mentre è estremamente carente come sceneggiatore. Moebius crea mondi immaginifici ma non è in grado di raccontare storie.

Dalla sua biografia si desume che non ha mai cercato di raccontare veramente delle storie, non si è preoccupato di capire quale potesse essere il modo di farle funzionare. Evidentemente si aspettava che la fantasia dei lettori fosse in grado di dare senso e collegare le sue meravigliose illustrazioni.

Nella nostra tradizione culturale abbiamo un infinito repertorio di storie fantastiche, per le quali siamo sempre disponibili a sospendere il giudizio razionale e a scendere a patti con l’autore accettando di credere a quello che ci racconta.

Sono, per esempio, le storie tradizionali raccolte dai fratelli Grimm, i miti classici, i romanzi popolari. In quelle storie, però, la logica interna è stringente, nessun filo pende in attesa di essere legato.

Insomma, la nostra mente funziona a causa ed effetto. D’accordo, siamo disponibili a sospendere il giudizio e a credere che esista un uomo con un probabile cranio a punta chiamato Arzac in un mondo rosso collocato in un tempo non meglio precisato. Però ci piacerebbe vederlo all’interno di una storia vera mentre interagisce con altri personaggi. Ci piacerebbe sapere se è odioso o amabile, non ammirare soltanto il modo splendido in cui è stato disegnato.

 

6 pensiero su “MOEBIUS, FORZA E DEBOLEZZA DI UN MITO”
  1. Buongiorno
    Sono parzialmente d’accordo su quanto sopra,
    sono passati più di quarant’anni,fare del revisionismo ora……il mondo allora era più grande,esisteva ancora l’Avventura…
    Il ricordo che ho è che quello che “mancava”(come dice lei) c’è lo mettevo io.
    Su Jodorowsky sono abbastanza d’accordo con lei, bisogna considerare che allora c’era ancora poca TV(che considero deleteria per la fantasia) per cui era più “facile”credere….
    Per noi ragazzi di allora era il massimo,
    ti bastava una pagina per partire con la fantasia..e spesso la rilettura era diversa.
    Si lo so,traspare una certa adorazione.
    Capisco comunque che essere abituati a certi schemi…
    Saluti
    Leonardo

  2. Egregio Leonardo,
    credo che Moebius meriti di essere riletto e riconsiderato. E’ stato sicuramente un grande artista del Novecento con tutte le implicazioni che questo comporta.

  3. Aprile 1982!! Milano libri editrice non scherza, niente pesci di Aprile!! Arriva MOEBIUS con la sua storia uscita casualmente a puntate dissonanti fra loro, per lunghezza e contenuti anche visivi, qui compattata in un unico volume!
    Non c’è dubbio, in questo modo questo “Garage ermetico” perde un poco del suo fascino di sinfonia sconcertante, diventa quasi un racconto “normale !”. ma rimane il finale che nella sua semplicità lascia a bocca aperta!!Il Maggiore va all’Opera, intendo alla fermata underground della metro parigina! Prendeta una piantina della metropolitana di Parigi con tutte le sue linee e possibilità di cambiare linea e direzione!! Bravo Moebius a suggerire- lo penso io capoccia de coccio- che nella metropolitana parigina si è irragiungibili, poichè uscendo, se si vuole, da ogni terminus ci ssi può dissolvere attraverso una banlieu incontrollabile per chi volesse seguire le tracce di un supposto fuggivo!
    Mi risulta che poi , a distanza di tempo, Moebius abbia tentato un seguito, ma che la cosa non abbia avuto tanta risuonanza! Il Maggiore “fatale” riappare insieme all’Arciere mascherato, ma di fatto il loro fascino dovuto all’incmprensibilità di una normale logica, ammazza e babalizza questi contenuti di un seguito forzato!!
    Moebius e la sua opera complessiva, della quale la storia del garage del Maggiore a sua volta ermetico, va tenuta viva come esempio di una letteratura figurata che non sfigura in nessun possibile confronto! Saludos amigos!!!

  4. Bisogna tener conto che l’età del lettore è fondamentale per i suoi ricordi o opinioni o tutto l’insieme di questo ed altri elementi ancora: se partiamo con scelta personale, dal 1977, beh io allora avevo esattamente 40 anni, ero sposato e mia figlia aveva otto anni, quell’estate tutti e tre andammo in vacanza con viaggio fai da te in treno, in Scozia, con sosta sia in andate che poi al ritorno, a Londra e a Parigi!! Questo fa parte del contesto, se volessi scrivere su Moebious con intenzione di sviscerare chissà cosa! Allora, come poi fondamentalmente anche oggi, pensavo al “Garage ermetico” e al suo Maggiore fatale, una storia possibile, poichè al “possibile” non bisogna a mio parere, mettere troppi steccati!!
    Arzac e il suo succoso volatile sono piccoli episodi di una realtà fatta di colori a mio parere fantastici, scenari che stupiscono e ti ammaliono: una fascinazione che con il successivo “Maggiore fatale, ha non tanto in comune con la sua versione originale in bianco e nero!!
    Poi, non è conveniente cercare di dilungarsi troppo su Moebius, bisogna spesso rileggerlo, casomai a piccoli saporiti bocconi!!Però questo è solo quello che penso io, 40 anni fa progettavo e poi facevo sempre in familia, viaggi per me meravigliosi, le storie di Moebius a confronto erano solo disegni e a volte colori, sulla carta. Se ci sono troppi errori di battitura, chiedo mercede, devo guardare con un occhio aperto alla volta! L’età incombe!!

  5. Carissimo Prospero,
    credo valga la pena di rileggere i grandi autori del passato, quelli che ci hanno colpito ed emozionato. Sicuramente Moebius è uno di questi.

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