“L’idraulico non verrà”. Così lo scrittore Carlo Fruttero, autore, in coppia con Franco Lucentini, di molti romanzi di successo tra gli anni ’70 e ’90, titolava una propria poesia metafisica del 1971.

Al di là dell’intenzione poetica, l’idraulico è effettivamente una figura di difficile reperibilità.

“L’artigianato è in crisi. Ci sono più avvocati che idraulici”, titolava a sua volta il Corriere della Sera nel 2023, riportando gli studi di una associazione di categoria, ma omettendo di ricordare che a sua volta l’avvocatura è in crisi e molti giovani avvocati, pur di sbarcare il lunario, sarebbero forse disposti anche a sturare lavandini…

Chi segue la politica da qualche anno ricorderà forse che un certo Samuel Joseph Wurzelbacher, durante la campagna elettorale americana del 2008, interruppe un comizio di Barack Obama in Ohio, lamentando che le proposte in materia fiscale del candidato democratico avrebbero danneggiato i piccoli artigiani, come lui stesso si presentava. La cosa non parve vera all’avversario repubblicano, John McCain, e ai mass media, che ribattezzarono l’attivista col nome di Joe the Plumber e gli consentirono di iniziare una sia pur effimera carriera di commentatore, sfuggendo il luogo comune secondo cui l’idraulico (“plumber”, appunto) sarebbe un lavoratore manuale di bassa cultura. Joe divenne una sorta di simbolo dell’uomo della classe media schiacciato dalle tasse, ma la cosa non impedì a Obama di diventare il quarantaquattresimo presidente degli Stati Uniti.

A volte svilita nella considerazione comune (la professione è degradata lessicalmente a quella di “stagnino”), in un certo senso la figura dell’idraulico si pone al crocevia di molte intersezioni tra problemi materiali e problemi dell’anima. Il tubo intasato, il lavello pieno d’acqua che ristagna e non va giù, possono costituire una metafora di molti malesseri umani; l’anima, come il wc, ha bisogno di liberarsi, di disporre di un tubo di scarico, di svuotarsi dalle proprie scorie. E gli impianti dell’acqua che abbiamo in casa esprimono a volte un significato anche storico che trascende lo spensierato uso quotidiano che ne facciamo, come accennato in un precedente articolo sulla vasca da bagno.

Comunque il mestiere dell’idraulico, per quanto scarsamente attrattivo per i giovani, riscuote una certa attenzione e curiosità in ambito letterario. E poiché il fumetto è, a tutti gli effetti, una forma di letteratura, dedichiamo, proprio ai professionisti di tubi e scarichi, la nostra ricerca sui mestieri del fumetto, iniziata parlando del direttore di carcere.

Questa seconda puntata, pertanto, è dedicata all’IDRAULICO. Al solito, senza pretesa di completezza, verranno proposte cinque schede relative a singoli personaggi o gruppi di personaggi, invitando gli attenti lettori a effettuare nei commenti altre segnalazioni.

 

Super Mario Bros

Il più famoso idraulico al mondo è italiano, è stato creato da un giapponese, vive negli Stati Uniti. Certamente c’è da confondersi pensando ai numeri di Mario, protagonista di svariati videogiochi ideati dalla Nintendo sin da 1985.

Secondo Wikipedia, Mario e i suoi derivati sono apparsi in sette primati mondiali nel Guinness World’s Record, tra cui “Serie di videogiochi più venduta della storia”, “Primo videogioco da cui è stato tratto un film” e “Personaggio dei videogiochi più prolifico”.

Effettivamente si tratta di un personaggio di straordinario impatto, poiché, oltre alle centinaia di videogiochi creati, la sua notorietà si è espansa ad altri formati: film, serie televisive animate, e naturalmente fumetti. Sebbene Mario non possa considerarsi tecnicamente un personaggio dei comics (nel senso che a questo medium è arrivato attraverso altri, come forma di sfruttamento collaterale), può tuttavia vantare numerose apparizioni in vari paesi del mondo ed in vari formati. Parte di questo materiale è in catalogo anche in Italia, in due volumetti pubblicati dalla editrice J-Pop.

 


Come si vede nell’immagine qui sopra, in realtà le avventure di Mario non concedono molto agli aspetti tecnici del mestiere di idraulico; quelle che si svolgono in un fantastico Regno di funghi cercano di imitare l’ambientazione di alcuni dei giochi, ed è difficile conciliare il dinamismo di un videogioco con il carattere prosaico di uno scarico intasato. I tubi compaiono spesso nei fumetti, come nel videogioco, ma più come vie di fuga che come oggetti da riparare.

In altre occasioni, comunque, l’effetto umoristico del fumetto è affidato proprio al mestiere, come in questa tavola autoconclusiva dove l’eroe presenta un museo di idraulica, ironizzando su varie situazioni legate al consumo domestico di acqua ed alla relativa impiantistica (qui nella versione americana pubblicata dalla editrice Valiant nel 1990).

 


Sul perché al buon Mario sia stato assegnato il mestiere di idraulico e una origine italiana, le testimonianze divergono. Secondo alcune fonti, la nostra nazionalità sarebbe idonea a rendere il personaggio più simpatico. Italiano sturalavandini? Perché no, siamo stufi di spaghetti e mandolino!

 

Giuseppe Tubi

“Topolino e la banda dei piombatori” (in originale, “The Plumber’s Helper”, 1938) è considerata una delle più belle storie di Mickey Mouse dell’era antica, quando il personaggio viveva soprattutto nei cortometraggi animati distribuiti al cinema, e i suoi fumetti apparivano solo sui giornali quotidiani, una striscia al giorno, fino a formare una storia completa.

 


L’incipit è un po’ anomalo per chi oggi è abituato a vedere Topolino annoiato a casa, intento a fare niente sino alla solita richiesta di aiuto della polizia; qui il personaggio è sul lastrico e gira la città tristemente alla ricerca di un lavoro. Anche se sono passati anni dal 1929, la situazione che incontra il nostro roditore non è così diversa da quella del disoccupato immortalato in une celebre foto dopo il crollo di Wall Street.

 


Alla fine, Topolino viene assunto come apprendista da Joe Piper, che nella versione italiana diviene Giuseppe Tubi; un idraulico apparentemente pasticcione e con pochissima voglia di lavorare, ma che si rivelerà poi un ladro smaliziato, anche se con un carico di simpatia tale da attirare l’attenzione del lettore più su di lui che sul detective.

Qualcuno sostiene che questa storia prendesse di mira certe norme di legge del New deal roosveltiano, ma, per carità, non buttiamo tutto in politica.

 


La salopette di Tubi, che è poi la stessa di Mario, gli attribuisce un aspetto familiare; il modo in cui scherza con il nuovo apprendista su tutti i pasticci combinati presso i clienti, lo colloca decisamente al centro della storia. A tutti, del resto, è capitato di ritrovarsi a casa un lavoro decisamente fatto male, come nella sequenza che segue.

 


Dietro la bonomia dell’esperto artigiano c’è in realtà un ladro, come dimostra il fatto che in tutte le ricche abitazioni ove è intervenuto, si verificano furti sospetti. Alla fine si scoprirà che Tubi non è un vero idraulico, e che, insieme ai suoi complici, faceva parte di una compagnia di attori teatrali, caduta in disgrazia per crisi economica e disaffezione del pubblico. Tubi, smascherato grazie all’ astuzia di Topolino (compare qui per la prima volta anche il detective Manetta, fisicamente non tanto diverso dall’idraulico), accetta serenamente di andare in carcere, non senza dire all’ex apprendista che non gli serba rancore.

 


Concepito per una sola avventura, Joe Piper colpì la fantasia di tanti altri autori di fumetti italiani, che lo hanno ripreso più volte con nuove avventure, facendone un antagonista di Topolino, sia pure meno costante dei vari Gambadilegno e Macchia Nera.

 

 

Nel 2016 fu anche realizzato in Italia una sorta di remake, “Topolino e la banda dei cablatori”, dove la trama rimane sostanzialmente la stessa, ma la professione è adeguata a tempi più moderni, con gli operai specializzati nella posa di cavi in fibra ottica. Va detto che simili adeguamenti alla realtà moderna lasciano spesso il tempo che trovano; la fibra tra pochi anni potrebbe essere già una tecnologia desueta, mentre sarà difficile trovare modi diversi dalle vecchie tubazioni per avere acqua corrente in casa.

 

Slavek

“Jonas Fink” è una storia a fumetti in tre parti scritta e disegnata da Vittorio Giardino, uno dei maestri del fumetto italiano ed europeo, vincitore di premi un po’ ovunque nel mondo, apprezzatissimo per il suo disegno raffinato e la capacità, nelle storie, di narrare fatti di oggi e di ieri con impegno sociale ed eccezionale capacità di studio e documentazione storica.

La trilogia, iniziata con la pubblicazione delle prime tavole su rivista nel 1991, completata in volume nel 2018, narra la storia della repressione stalinista in Cecoslovacchia sino ad arrivare alla cosiddetta “Primavera di Praga” nel 1968, e a un finale ambientato dopo il crollo del muro di Berlino.

L’eroe della storia, Jonas Fink appunto, si barcamena tra una infanzia difficile (il padre è arrestato solo per essere un intellettuale ebreo, lui di conseguenza viene espulso dalla scuola) e una adolescenza dove l’anelito alla libertà si associa alla scoperta del mondo femminile. Impossibilitato a studiare, trova lavoro come apprendista idraulico alle dipendenze di un certo Slavek, il cui aspetto fisico è certamente ispirato a quello di Giuseppe Tubi. Così ha dichiarato in proposito l’autore: “La parentela c’è; è stato proprio il ricordo inconscio di quel personaggio a farmi scegliere, per la mia versione del buon soldato Sc’vèik, il mestiere dell’idraulico e quella corporatura (e forse anche il modo di muoversi e parlare). La storia di Tubi, assieme a quella di Macchia Nera, è fondamentale nella mia formazione non solo fumettistica, ma culturale in generale”.

 

 

Slavek non è un ladro; condivide, con Tubi, la pigrizia e la capacità di risultare simpatico pur sembrando un egoista dedito solo all’ozio; in realtà ha un pensiero laterale, una filosofia di vita, che lo porta, nei limiti del suo ruolo sociale, a scardinare dall’interno il “sistema”. E quando, verso la fine del secondo volume, Jonas si ficca nei guai accettando di custodire dieci casse di libri vietati dal regime, sarà proprio lui a mettere a disposizione il furgone necessario per il trasporto in luogo sicuro (ecco la scena nella versione americana, dove purtroppo si perde il delizioso lettering che Giardino ha sempre realizzato a mano).

 

Capolavori della letteratura al posto di tubi e attrezzi; in fondo, si tratta pur sempre di strumenti necessari per vivere!

 

Le insidie del “fai da te”

Infinito è il numero dei fumetti umoristici e per bambini che scherzano sulle situazioni che si possono verificare quando un idraulico è al lavoro… soprattutto se, anziché essere un professionista, è uno di noi, l’uomo medio (ora anche la donna, per fortuna) che si improvvisa esperto di tutto e prova le delizie del bricolage.

 

Scorrendo le copertine di serie umoristiche a fumetti di ieri e di oggi, le gag su Paperino, Topolino, Bugs Bunny o chiunque vi viene in mente, che combina pasticci armeggiando con tubi e scarichi, sono numerosissime. Ecco qualche esempio, con l’avvertenza che spesso di tratta di immagini comiche da copertina, alle quali non sempre corrisponde, all’interno della pubblicazione, una storia realmente ambientata in cucina o nel bagno.

 

      

Tra i luoghi comuni che questo tipo di storie umoristiche sfruttano, naturalmente, vi è l’idea che i professionisti siano esosi, e che quindi sia indispensabile far da sé per risparmiare qualcosa. Proprio partendo dall’assunto “l’occasione fa l’uomo idraulico”, finanche un magnate come Zio Paperone decide di mettersi in affari nel campo.

In una storia del lontano 1973, “Zio Paperone idraulico dilettante”, lo schema è esattamente questo. Paperino ha una perdita d’acqua e chiama suo zio, che inizialmente rifiuta di intervenire.

 


Successivamente, il vecchio papero riflette sulle implicazioni della situazione e giunge alla conclusione che potrebbe trarne un vantaggio. Detto fatto, eccolo di nuovo sul posto, non più con la classica palandrana, ma con la salopette che abbiamo visto essere il vero marchio di fabbrica di ogni idraulico che si rispetti.

Chiunque abbia dimestichezza con questo tipo di fumetti può immaginare come andrà a finire. Disastri a non finire, acqua che esce dai fornelli e fuoco dai rubinetti, allagamento torrenziale, e ricerca finale, da parte di Paperino, di vigili del fuoco, polizia, pronto soccorso e, soprattutto, di un idraulico. Del resto il titolo originale della storia americana diceva già tutto: “Always Get A Professional”.

 


Supereroi con superproblemi

Ant-Man, l’uomo formica, è un supereroe della casa editrice Marvel che negli ultimi anni ha avuto anche una fortunata incarnazione cinematografica; ma mentre nei film il nostro eroe affronta veri pericoli (nell’ultima pellicola del 2023, “Quantumania”, nientemeno che Kang il Conquistatore), in una vecchia storia del 1989 tenta l’impresa più difficile che un eroe possa compiere: sostituirsi a un idraulico! E per una causa ancora più impegnativa: ridare il sorriso alla figlia Cassie, che mentre giocava a vestirsi da gran donna, aveva fatto cadere il prezioso anello della nonna nello scarico del lavandino.

Nella traduzione italiana della storia, la didascalia, che riporta la narrazione in prima persona dell’eroe, è resa con “Per non chiamare l’idraulico, me ne sono occupato io”; ma la versione originale è un po’ diversa, poiché il testo si potrebbe tradurre con “Ho pensato che avrei risparmiato il costo dell’idraulico facendo da me”. Torna quindi l’idea della esosità delle tariffe di questi particolarissimi artigiani, un luogo comune quando si parla dell’argomento.

 



La storia prosegue con Ant-Man che, ridotto alle dimensioni di una formica grazie ai suoi superpoteri, si tuffa nel tubo di scarico, recupera l’anello ed è pronto a tornare su, quando la bimba, che non lo riconosce e lo scambia per un insetto, apre il rubinetto rischiando di annegare suo padre.

 


Comincia così una lotta furibonda tra il supereroe e i pericoli che si annidano all’interno di un tubo di scarico e, precipitando sempre più in basso, all’interno delle fognature. L’idea che un uomo, ridotto a dimensioni microscopiche, debba combattere per la sua vita, è un grande topos letterario che ricorre in film classici come “Dr. Cyclops” del 1940 e “Viaggio allucinante” del 1966, oltre che in una vagonata di fumetti. La particolarità del caso è che per Ant-Man la riduzione alle dimensioni di una formica è una scelta voluta ed è parte del suo potere; una condizione che lo porta, in genere, a sfruttare la situazione per sconfiggere i propri nemici, ma che qui gli si ritorce contro a causa dell’ambiente ostile costituito da tubi intasati, che si riveleranno abitati da varie creature.

Il lieto fine è assicurato, anche con un pizzico di simpatica tenerezza, quanto Ant-Man recupera l’anello, esce vivo dalla trappola idraulica e riprende i panni di un papà premuroso, che ricorda alla bimba come l’abbia accudita da piccola.

 

 

© Francesco Lentano 2023

 

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