Meatball Machine (Mitoboru Mashin, 2005) è un filmetto che di sicuro non ti aspetti.
Fondamentalmente perché è giapponesissimo, violentissimo, volgarissimo, di cattivissimo gusto ma, soprattutto, divertentissimo. Ah, e anche giapponesissimo è stato detto?

Di norma, quando “guardiamo a oriente” siamo abituati a vedere lavori, come dire… piuttosto seri. Tipo Kwaidan, Jigoku, Onibaba, Ju-On e tutta ‘sta roba qua, no? Ma a noi spesso e volentieri capita di tirare in mezzo gente come Roger Corman, Charles BandLloyd Kaufman e compagnia cantante.
Gente che ha dedicato la vita a mettere in mostra l’eccesso. A mettere in scena ogni sorta di violenza e brutalità, di tanto così sopra le righe da fare il giro e diventare divertentissime. Il non plus ultra del politicamente scorretto, insomma.
Ecco, prendi questa mentalità e ficcala in testa ai giapponesi, aggiungendola alle loro stramberie.

 

Meatball Machine e il giappo-cyber-gore

MEATBALL MACHINE, POLPETTE SPLATTER GIAPPONESI

Cosa ne viene fuori? Film come Big Tits Zombie, Tokyo Gore Police, Mutant Girls Squad, tanto per dirne alcuni. In altre parole, l’altra faccia del J-Horror: un delirante trionfo di trash.
I giapponesi, tanto quanto e forse più di noi, amano i loro b-movies. Impregnati, saturi di elementi culturalmente specifici che spingono al limite del cattivo gusto. In una parola: fantastico.

Detto che Meatball Machine è uno splatter-fi, di quelli gioiosamente giappo-strani, il film inizia con due cosi che si danno battaglia in un vicolo. Gli stranissimi ibridi uomo-macchina, con oggetti e spunzoni metallici che spuntano da ogni parte, stanno letteralmente scannandosi a vicenda.

Alla fine uno dei due riesce a strappare quello che dovrebbe essere il cuore dell’avversario. Poi, all’improvviso, arriva un tizio all’apparenza normale armato con una specie di martello pneumatico che ammazza il vincitore dello scontro. Punto.
Il mattino seguente facciamo la conoscenza di Yoji, un giovane operaio in una piccola fabbrica di periferia.

MEATBALL MACHINE, POLPETTE SPLATTER GIAPPONESI

Ora, già Yoji non è proprio proprio l’anima della festa, visto che in tutta la giornata non spiccica mezza parola con qualcuno. No, il bello sta nel fatto che la maggior parte del tempo Yoji lo passa in disparte perso in bizzarre fantasie masturbatorie. Da bravo asociale, passa la pausa pranzo da solo nel parchetto dietro la fabbrica.

Lì di fronte abita una ragazza che lui spia tutti i giorni mentre stende il bucato. Vorrebbe parlarle, ma sfortunatamente è troppo timido. L’unica cosa che riesce a fare è, appunto, spiarla, per poi tornare a casa e darsi al cinque contro uno.

Intanto, in città continuano a verificarsi strani incidenti: un ragazzino viene assalito da, da… ‘na cosa, che lo trasforma in uno di quei necroborg che si stavano massacrando all’inizio. Purtroppo viene asfaltato in pieno da un camion che lo fa a pezzi. La creatura, per la serie morto un papa se ne fa un altro, lascia il corpo del ragazzino maciullato e si impossessa del conducente che l’aveva investito.

MEATBALL MACHINE, POLPETTE SPLATTER GIAPPONESI

Dopodiché viene raggiunto da un nuovo sfidante e così inizia un scontro tra il conducente trasformato e l’altra strana creatura. Esattamente come all’inizio, arriva di nuovo il tizio misterioso armato di martello pneumatico, solo che stavolta l’arma si inceppa e il necroborg vincitore sta per fargli il culo a capanna.

Fortunatamente per lui la creatura era troppo danneggiata dallo scontro precedente. Quindi fugge e il tizio si salva in extremis. Poco dopo l’essere, davvero troppo danneggiato, abbandona il corpo dell’ospite e si ritira nell’ombra.

Torniamo a Yoji e ai suoi hobby: da buon estimatore dei lavori manuali è un assiduo frequentatore di cinema a luci rosse. Una sera, impegnatissimo nella visione dell’ennesimo film di genere, si trova oggetto delle attenzioni di un travestito che alla fine respinge, forse un po’ troppo malamente.

Il quale, per tutta risposta lo riempie di botte, lo sbatte nella mondezza e come tocco finale gli sputa in faccia. Rimasto solo, il ragazzo dolorante vede qualcosa cadere da un tetto: uno strano affare simile a una tartaruga. Il buon Yoji prende l’affare e se lo porta a casa.

La sera dopo, ancora mezzo acciaccato, il caro vecchio Yoji s’imbatte casualmente in Sachiko, la bella lavandaia che spia ogni giorno. La quale, guarda caso, sta per essere violentata. Allora Yoji entra in modalità eroe e parte al salvataggio, che riesce più o meno a metà: lo stupro viene evitato, ma lui si piglia di nuovo ‘na valanga di mazzate.

Tutto ammaccato, viene accompagnato a casa da Sachiko. Con la quale, finalmente, pare stia per mettere in pratica le sue fantasie. Sul più bello, arriva il dramma. L’affare che Yoji aveva portato a casa è, in realtà, l’essere che aveva abbandonato il corpo troppo danneggiato nell’ultimo scontro. Proprio ora si risveglia.

Salta fuori dall’armadio in cui Yoji l’aveva sbattuto e, con nonchalance, va a stuprare (s’è capito che alla fine il  succo è questo, no?) Sachiko. La quale, dopo essere stata penetrata dal viscido tentacolone alieno, si trova ingravidata di uno strano essere che la trasforma in uno di quei necroborg che si scannano l’un l’altro per sport.

Assurdità e stramberie a parte, è abbastanza evidente quanto la storia di Meatball Machine sia lineare. Il difetto peggiore sta nell’esasperante lentezza della narrazione. Sia chiaro, è assolutamente apprezzabile il tentativo di dare quel pizzico di profondità a questa specie di Fight Club alieno. Tuttavia, sempre di una storia riguardo a questa specie di Fight Club alieno si tratta.

I fatti vengono propinati con un taglio fin troppo drammatico che abbatte il ritmo e fa letteralmente a cazzotti con i toni generali del film. Meatball Machine è stato diretto da Yūdai Yamaguchi e Jun’ichi Yamamoto, ma essenzialmente nasce da un corto di appena otto minuti diretto nel 1999 dal solo Yamamoto.

Sei anni dopo suppongo che l’intento del film fosse quello di mettere in risalto l’aspetto umano delle vicende. Un quid in più, in un film splatter che parla di mostri alieni. Mettere un po’ di polpa su qualcosa nato come un semplice video gore che non arrivava ai dieci minuti.
Però il bello di film come Meatball Machine sta nell’eccesso. In tutto. A voler affiancare risvolti psicologici al gore estremo, devi essere sicuro, ma proprio sicuro sicuro, di sapere cosa stai facendo. Altrimenti è meglio lasciar perdere e concentrarsi su una cosa sola.

A parte questo, Meatball Machine funziona e funziona pure bene. ‘Sta cosa dei parassiti alieni che usano i corpi umani e li pilotano tipo mecha da battaglia lo rendono divertente e curiosamente simile a Highlander. Forse gli effetti in alcuni casi fanno un po’ troppo poverinos, ma nel complesso portano a casa la giornata.

In sostanza, sì, Meatball Machine è appunto una polpetta di robe tipo L’invasione degli Ultracorpi, La Cosa e Alien, fino a finire a Tetsuo – The Ironman. Però, metti una bella ambientazione industrial-cyberpunk, il buon vecchio ultra-gore e tutte le giappo-assurdità e, alla fine, la cosa funziona ed è pure divertente da vedere.

Sicuramente Meatball Machine un occhio se lo merita. Soprattutto considerando, anche se non ho controllato, che da poco dovrebbe essere stato aggiunto al catalogo di Prime.

Ebbene, detto questo credo sia tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

 

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