Se mi si chiede quale personaggio del fumetto rappresenti meglio la figura femminile e i suoi mutamenti, non ho alcun dubbio: Mary Jane Watson.

È stata odiata, amata e desiderata, raramente è stata capita. Ha subìto e ha inflitto, ha creduto e ha sopportato, è stata protagonista ed è stata vittima.

Mary Jane si intravede solo parzialmente sin dal numero 15 di Amazing Spider-Man, scritto da Stan Lee e disegnato da Steve Ditko: minaccia e promessa di un blind date per un ragazzo introverso e dalla vita sociale difficile come Peter Parker, l’alter-ego dell’Uomo Ragno.

La Mary Jane sempre nascosta disegnata da Steve Ditko

 

Diventa un enigma nel numero 25, quando Mary Jane sconvolge la quiete del vicinato e delle conoscenze di Peter Parker, Queens, Ny, chiarendo pur a volto coperto di avere un aspetto in grado di scuotere le coscienze.

Ma quel che Steve Ditko intendeva fare del personaggio resta un mistero, cui il subentrante John Romita, su indicazioni di Stan Lee, renderà quasi subito omaggio con la celeberrima entrata alla fine del n. 43. La Rossa Esplosiva entra per restare, stracciando la tradizione di donnine petulanti e ostaggi di professione, sfatando la dualità tra timida-virtuosa e perfida-fatale, e stabilendo una novità generazionale rispetto alle eterne salvate (Lois Lane) e delle zavorre fedeli (la prima Sue Storm). Stabilirà presto una rivalità con Gwen Stacy, la fidanzata di Peter Parker, che aiuterà ad ampliare il suo ruolo espressivo, mostrando due interpretazioni di giovane donne in lotta più per l’affermazione dell’età adulta che per il possesso della preda.

La Mary Jane svelata di John Romita

 

Mary Jane è l’icona un po’ fatata della femminilità emancipata dei tardi anni sessanta, mentre Gwen resta il prototipo della donna rispettosa dei ruoli (è figlia di un poliziotto), ma forte e responsabile. E Mary Jane, seppure con sofferenza, dovrà subentrare nel cuore di Peter Parker dopo quella che è forse la scena più drammatica della narrativa Marvel: la morte di Gwen Stacy su Amazing Spider-Man n. 122.

In un mondo che ancora guardava con diffidenza alla donna senza vocazione familiare, disinvolta e lavoratrice (e in un’Italia dove le donne diffidavano della trasgressività di Patty Pravo), Mary Jane è un sorridente colpo di pistola al luogo comune.

Negli anni successivi lei e Peter intrecceranno un rapporto discontinuo fatto di passione, inseguimenti e fughe. Lei rifiuterà la prima proposta matrimoniale di lui, preferendo una relazione priva di vincolo. La retro-continuity, chiarendo come lei abbia conosciuto da sempre la reale identità di Spider-Man, ne farà una figura straordinaria nel periodo segnato dalla crisi dell’idillio familiare dovuta all’affermazione della donna come individuo.

Da coniugata (si sposa nell’Annual n. 21 uscito nel 1987), Mary Jane sarà il traino economico della coppia, rimanendo fedele a Peter nonostante stuoli di corteggiatori, rifiutando ruoli di donna subalterni nel cinema (con un riferimento diretto al futuro governatore della California, Arnaold Schwarzenegger) e intervenendo anche nei destini dell’Uomo Ragno, come nella “saga del costume nero”.

Data per morta e rediviva, privata del suo unico figlio (o figlia, la May Parker-Watson che in una realtà alternativa diverrà Spidergirl), separata e ritrovata, Mary Jane ha acquisito darwinianamente una forza propria tale da costringere la direzione Marvel a un terremoto, per porre fine al matrimonio e alla coppia, giudicati limitativi per le possibilità espressive di un eroe dei fumetti.

Ma nulla ha posto fine all’epica quotidiana di una donna-simbolo dell’eterna battaglia per l’indipendenza femminile, all’anagrafe Mary Jane Watson.

La Mary Jane di oggi disegnata da Scott Campbell

 

3 pensiero su “MARY JANE, OVVERO LA PREVALENZA DELLA ROSSA”
  1. Immagino che Steve Ditko pensasse ad una diva a la Ava Gardner – la major la lanciò con lo strillo ” il + bel animale del mondo ” che oggi sarebbe sicuramente e giustamente stigmatizzato come quantomeno sessista – che avrebbe agito sul Pavido Parker come la divetta che ostacola il suo Creeper ( vedi volumetto in b/n della Planeta DeAgostini ndr ). La MJ di Romita sr è altra roba. Tridimensionale anzichinò, ricordo che mi colpì leggere il suo due di picche a Harry Osborn in quella famosa sequenza di Spidey uscita senza approvazione del Comics Code. Ero un bimbo e sono passati circa 40 anni, ma ricordo la sorpresa di un comportamento anche troppo realistico – la signorina Watson dice chiaro e tondo a Harry che non sono mai stata una coppia se non nella zucca del figlio di Goblin che al massimo andava bene x farsi un giro e involontariamente lo spinge ad impasticcarsi – in un fumetto dove un tizio aderiva alle pareti e combatteva contro picchiatelli con braccia di metallo o svolazzava su un pipistrello di metallo. Decisi allora che la rossa era credibile, ma che non ci sarei mai uscito. Nonono. Nemmeno se avesse bussato alla porta del mio manor quando ero zitello. Nemmeno se si fosse calata nel mio cave e avesse scoperto come passavo il tempo di notte.
    Tra parentesi, è vero che nella saga dei Sinistri Sei di Larsen per il mensile Spider -Man ( che Erik aveva ereditato dal McFarlane in partenza x i lidi Image ndr ) , la MJ Watson Parker rifiuta, dopo averci meditato il tempo sufficiente perchè il marito sconfiggesse Dock Ock e la sua posse ed incontrasse tutto il Marvel Universe o quasi ( + il proto Superpatriota di Savage Dragon ndr ), una parte con Arnold il Terminator, ma solo x evitare di recitare una scena ” biotta “. No kiddin. Una mediocre attrice di soap operas che tira fuori il due di picche ( again ) non x evitare di recitare in uno di quegli ineffabili blockbusters anni novanta pieni di steroidi ed esplosioni quanto x non esporre le sue bellezze stilizzate larsaniane.
    Pfui. Continuo a preferire la mia Selina.

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