Martine Brochard (il vero nome è Annie Martine) nasce a Parigi il 2 aprile del 1944. In Francia muove i primi passi nel mondo dello spettacolo, ma deve la sua fama al grande lavoro svolto in Italia.

Il padre fa l’architetto, la madre è appassionata di spettacolo, porta spesso le due figlie al cinema e a teatro, trasmettendo a Martine la sua passione. La futura attrice viene iscritta sin da piccola a una scuola di danza. Pare molto dotata, il suo insegnante la stimola a continuare convinto di farne una vera ballerina. Quando il professore di danza classica muore, lei ne resta così sconvolta che cambia corso iscrivendosi a danza moderna.

Martine comincia la sua carriera artistica in televisione come ballerina di fila, ma aspira a qualcosa di più, soprattutto vuole imparare a recitare. Si iscrive a una scuola di recitazione gestita dalla moglie dell’attore Paul Vaneck, lavora con lei per un paio di anni imparando i trucchi del mestiere che in futuro le saranno utili.

Il debutto nel cinema avviene con una breve apparizione in Parigi brucia? di Renè Clement (1967) e con un paio di scene nel successivo Baci rubati di François Truffaut (1968).
Si tratta di due piccole interpretazioni, ma nel secondo film incontra un mostro sacro come Truffaut, che le fa pure la corte.

Altri suoi film francesi sono L’amour di R. Balducci (1968) e Le Socrate (Il Socrate) di Robert Lapoujade (1968), due pellicole di buon livello che ricevono una certa attenzione da parte della critica.
L’amour è un film sull’amore che porta la Brochard in Italia, perché alcune scene sono girate a Roma. Martine Brochard resta in Italia grazie a Pietro Germi, che la sceglie per interpretare lo sceneggiato televisivo I giovedì della signora Giulia, un lavoro girato da Paolo Nuzzi e Massimo Scaglione (1970) a causa della malattia del grande regista.

È proprio su questo set che la bella Martine conosce Umberto Ceriani, se ne innamora e lo sposa. Il matrimonio non nasce sotto buoni auspici: i due non si comprendono, uno parla italiano e l’altra francese. Il lavoro li fa stare lontani, anche se mettono al mondo un figlio (Ferdinando) che verrà cresciuto dal secondo marito di Martine.
Il matrimonio finisce male, ma questo amore e i primi lavori italiani sono la molla che spingono la bella attrice ad abbandonare la Francia e a scegliere l’Italia come patria di adozione artistica.

Trastevere di Fausto Tozzi (1971) è un film fantasma, perché Martine interpreta un scena tagliata in fase di montaggio. Si tratta della parte di una ragazza straniera drogata che arriva a Roma. Viene accolta da Riccardo Garrone e Umberto Orsini, che la portano a una festa dove la fanno bere e si arriva a mostrare quasi una sequenza di stupro.
La scena viene giudicata dal regista (e dall’attore Nino Manfredi) troppo forte, per questo viene eliminata dal film.

Il primo vero film italiano di una certa importanza interpretato dalla Brochard è Armiamoci e partire di Nando Cicero (1971), un regista folle e geniale che dirige Franco Franchi e Ciccio Ingrassia in una commedia bellica dotata di un grande cast.
I due comici si trovano coinvolti nella Grande Guerra trascinandosi dietro per tutto il film il cadavere di un generale francese. La pellicola è divertente ed è ben sceneggiata da Steno, Vianello, Tarabusi e dallo stesso Cicero, ma una parte importante se la ritaglia il mimo francese Philippe Clair.
Martine Brochard non ha nessuna difficoltà a interpretare una ballerina che si esibisce davanti ai soldati eccitati.

La Brochard lavora anche per la televisione con Il buio, un episodio della serie All’ultimo minuto girato da Ruggero Deodato (1971) in una villa alla periferia di Roma.
Si tratta di un breve thriller che la mette a contatto con molti animali selvatici: deve entrare in una gabbia di leopardi, affiancare un orso, dei serpenti, una mangusta e una scimmia.

Partecipa a La ragazza fuoristrada di Luigi Scattini (1971), noto come il primo film italiano di Zeudi Araya, una stupenda eritrea che avrà il suo momento di celebrità con La ragazza dalla pelle di luna (1972).

Milano trema: la polizia vuole giustizia di Sergio Martino (1973) vede la bella Brochard in un ruolo da drogata per un poliziottesco scritto da Ernesto Gastaldi e interpretato da Richard Conte e Luc Merenda.
Le donne nel poliziottesco non hanno mai un grande rilievo, la loro unica funzione è quella delle vittime designate. Il film di Martino ha un grande successo, pure se la critica di sinistra lo accusa di fascismo per alcune battute pronunciate da Merenda su anarchici e comunisti.
In realtà la pellicola è importante per certi riferimenti all’attualità come il caso Calabresi, ma soprattutto perché si tratta di un buon film d’azione. Il personaggio di Merenda è quello del poliziotto radiato dai ranghi per il suo viscerale anticomunismo e per i metodi sbrigativi. L’attore lo rende credibile.

Martine Brochard è stata la prima attrice ad aver interpretato un tonaca-movie d’autore come Le monache di Sant’Arcangelo, girato da un ottimo artigiano come Domenico Paolella (1973) sotto il falso nome di Paolo Dominici.
Si tratta del primo film erotico di ambientazione conventuale, che vede protagonisti anche una giovanissima Ornella Muti, Luc Merenda (negli insoliti panni di un vescovo), Anne Heywood (attrice inglese di gran nome), Duilio Del Prete e Claudio Gora.
Il film si ispira niente meno che a un racconto di Stendhal, Tonino Cervi e Domenico Paolella compiono una pregevole opera di modernizzazione del soggetto.
Si segnala per molte scene lesbo e per alcune parti con torture, che cominciano dopo l’arrivo del vescovo al monastero. La storia, che si snoda all’interno del convento di Fossanova (Latina), tratta le trame per la successione al posto di badessa.
La produzione ottiene il permesso di girare le scene in un vero convento perché ai religiosi non viene raccontata con precisione la trama. Martine Brochard si ricorda soprattutto per le scene di tortura inflitte dall’Inquisitore, con lei che si butta in acqua nuda e le si gonfia la pancia.
Il film fu un grande successo, soprattutto per la novità di mostrare sequenze erotiche all’interno di un convento.

Per questo motivo Domenico Paolella e il produttore Tonino Cervi realizzarono in tempi brevi anche Storia di una monaca di clausura (1973).
Martine Brocahrd è Suor Lucia, pure se non ama molto la parte e preferirebbe non fare questo sequel. Il nuovo film non viene girato in un vero monastero (ormai il contenuto reale non si poteva nascondere), ma negli stabilimenti della Safa Palatino.
Armando Nannuzzi è il direttore della fotografia che immortala la Brochard in stupendi primi piani. Si ricorda la suggestiva scena del suicidio nel pozzo, con la Brochard che per girarla deve restare in un buco oscuro per diverso tempo.
Altri interpreti del film sono Catherine Spaak, Elenora Giorgi, Paola Senatore, Umberto Orsini e Suzy Kendall. Eleonora Giorgi, al debutto nel cinema erotico, ricopre il ruolo della novizia supersexy che si fa suora perché i genitori non le permettono di sposare l’uomo che ama.
Nel convento si intrecciano relazioni lesbiche tra le monache, inoltre si segnala una stupenda Catherine Spaak che concupisce sia le novizie sia Umberto Orsini.
Il feuilleton monastico prevede che la novizia resti incinta del suo amato, un tentativo di fuga finito male e infine la morte dello spasimante con il ritorno definitivo tra le mura del convento.

No, il caso è felicemente risolto di Vittorio Salerno (1973) è un film denuncia sulla cattiva giustizia che la Brochard interpreta insieme a Enzo Cerusico. La storia racconta le vicissitudini di una donna borghese alle prese con i problemi di un marito accusato di un omicidio mai commesso.
Ladri di quadri di Leandro Castellani (1973) è un altro lavoro di scarso peso che ci limitiamo a citare.

Il domestico di Luigi Filippo D’Amico (1974) è un divertente Buzzanca-movie abbastanza spinto sul lato erotico, con la Brochard che interpreta Rita, prima puttana e poi signora.
Buzzanca è il domestico che l’ha conosciuta quando faceva marchette e il giorno che la ritrova nel ruolo di padrona comincia un rapporto piuttosto difficile. Il film. scritto dalla coppia Vianello-Continenza, è una pietra miliare della commedia sexy italiana. Soprattutto per la caratterizzazione che Buzzanca riesce a fare di questo domestico tutto d’un pezzo, votato anima e corpo alla sua professione.
La pellicola racconta la vita di un domestico e soprattutto come è cambiato nel tempo il rapporto tra padroni e servitù. Luciano Salce interpreta un regista del neorealismo, Femi Benussi una mondina mignotta, Enzo Cannavale un produttore cialtrone. Ottimo davvero.

La governante, film erotico di Gianni Grimaldi (1974) tratto da una commedia di Vitaliano Brancati, è il lavoro più importante interpretato dalla Brochard in questo periodo. Grimaldi è un regista di grande esperienza, che lavora dal 1952 come sceneggiatore e come autore di teatro e televisione.
La governante vede Martine Brochard protagonista assoluta accanto a un mostro sacro del cinema comico come Turi Ferro. Il film viene iniziato con l’attrice americana Susannah York, che non piace al regista, quindi la produzione si mette in cerca di una sostituta.
L’agente Roby Ceccacci propone Martine Brochard che viene accettata con entusiasmo sia da Lucisano (il produttore) che da Grimaldi, nonostante la fama dell’attrice non fosse delle più grandi. Per Martine il ruolo che recita ne La governante accanto a Turi Ferro è quello della vita e sul set viene pure a contatto con lo scrittore Vitaliano Brancati, che interviene per modificare parti della sceneggiatura.
Il finale della pellicola è diverso da quello della commedia: Grimaldi preferisce un lieto fine, così la governante non muore. Interpreti anche Paola Quattrini, Vittorio Caprioli, Agostina Belli, Umberto Spadaro, Pino Caruso e Christa Linder.
La storia racconta di una governante francese che finisce in una famiglia catanese, ma la sconvolge per via della sua omosessualità.
Per Mereghetti si tratta di “una commedia modesta”, secondo lui “Grimaldi riduce l’omonimo testo di Brancati a un repertorio di barzellette piccanti sul folclore siciliano”. A nostro parere la pellicola è divertente, non è la commedia di Brancati (di sicuro è meno profonda), ma risulta leggera e piacevole.
La Brochard è molto sensuale e credibile in un’interpretazione lesbica fuori dalle mura di un convento, mentre il resto degli attori, capitanato da un eccellente Turi Ferro, è all’altezza della situazione. Dopo questo film la Brochard si trova a dover fronteggiare innumerevoli richieste per ruoli omosessuali.
L’attrice rifiuta di entrare nel cliché e non accetta compensi milionari per recitare una parte che non vuole duplicare in una serie interminabile di film. “Voi italiani siete così”, dirà in molte interviste, “quando avete appiccicato un’etichetta a un’attrice non gliela togliete più di dosso”.

La Brochard, dopo essersi distinta prima in due interessanti tonaca movies e subito dopo nell’intrigo familiare siculo de La governante, non poteva mancare di interpretare un women in prison.

 

Prigione di donne di Brunello Rondi (1974) si distingue dai molti prodotti simili del periodo per cura formale e attenzione alla caratterizzazione psicologica dei personaggi. Un film erotico scritto da Rondi e dal criminologo Aldo Temerari.
Martine Brochard è una francese (può doppiarsi da sola) in galera per errore, visto che le hanno messo due bustine di droga nella borsa, e si trova a vivere un’esperienza dura in un carcere femminile.
Molto brava la coprotagonista Marilù Tolo nei panni di una mignotta tradita dal magnaccia, vanno citate pure Erna Schurer (Emma Costantino), Maria Pia Conti, Katia Christine e Christine Galbo.
Nel film ci sono molte scene d’amore saffico, qualche doccia di gruppo con generosa esibizione di glutei e seni, un po’ di violenza e qualche tortura sulle prigioniere da parte delle guardie carcerarie.
L’importanza di questo film è data dal contenuto di denuncia nei confronti delle carceri italiane, stigmatizzando il sadismo delle secondine e insistendo sui rapporti psicologici tra detenute. Gli esterni vengono girati dalle parti della via Appia (vedi la scena della perquisizione della Brochard incastrata per via dei sacchetti di droga) e a Ventotene, mentre gli interni sono ripresi nel carcere di Porta Portese.

Gatti rossi in un labirinto di vetro è un tardo thriller che Umberto Lenzi gira a Barcellona nel 1974. Martine Brochard è l’assassina senza un occhio, per questo deve indossare lenti speciali applicate con una soluzione che mitiga il senso di fastidio.

La bella attrice francese deve imbruttirsi parecchio per recitare un ruolo da serial killer che uccide solo donne e come sadico rituale le priva di un bulbo oculare. Un film povero, girato con pochi mezzi, ma senza dubbio efficace.
Nel cast ci sono anche Ines Pellegrini, Daniele Vargas e John Richardson.

Martine Brochard torna al sexy torbido con La nottata di Tonino Cervi (1974), produttore dei due famosi tonaca-movies di Paolella, per l’occasione regista.
La Brochard ha soltanto ventotto anni e si deve invecchiare non poco per interpretare il ruolo piuttosto spinto di una signora con i capelli bianchi che si porta i ragazzi a casa.
Nel cast c’è anche la bella e sfortunata Sara Sperati, morta suicida. Lei, la vera protagonista del film, insieme alla giovanissima Susanna Javicoli attraversa le strade dei bassifondi romani popolati da papponi, puttane e drogati.
Le principali parti maschili sono di Giorgio Albertazzi, Giancarlo Prete e Claudio Cassinelli.

 

Nel 1975 è ancora Gianni Grimaldi a volere la Brochard per Il fidanzamento, dove recita un ruolo sexy accanto a Lando Buzzanca.
La pellicola, tratta da un romanzo di Goffredo Parise, racconta le pressioni della madre Didi Perego per far sposare a tutti i costi la figlia con l’eterno fidanzato. Scena di culto il bacio prolungato e appassionato, con movimenti proibiti, tra Buzzanca e Brochard sulla scalinata della casa materna.
Il film termina con Lando Buzzanca che si stabilisce in casa della fidanzata e di sua madre, paga l’affitto, ma non sposa la figlia.

Quel movimento che mi piace tanto di Franco Rossetti (1975) è un buon film erotico. Martine Brochard si esbisce in diversi nudi integrali durante la prima parte della pellicola, ci sono alcune scene sexy tra lei e Carlo Giuffrè, prima fra tutte quella di una mano che scivola tra le cosce durante il Palio di Siena.

 

Ricordiamo amplessi realistici e alcuni comici spogliarelli, per dire che la Brochard sapeva ironizzare anche quando esibiva una bellezza conturbante. L’attrice francese sfoggia biancheria intima di pizzo, vesti da camera di seta rosa, seni che escono dalla camicetta semiaperta, e lunghe gambe.

 

Fango bollente di Vittorio Salerno (1975) è un film pulp stile Arancia meccanica scritto dal regista insieme a Ernesto Gastaldi, Lucile Laks e (addirittura) Nanni Balestrini. Molto violento e duro, vede tra gli interpreti Joe Dallesandro ed Enrico Maria Salerno.
Martine Brochard, con una capigliatura rossa, impersona una donna cattivissima che alla fine muore a causa di una torta avvelenata. Il film avrebbe pretese psicologiche, perché i sadici criminali sono creati dalla loro insoddisfazione e dalla nevrosi contemporanea.
Le violenze rappresentate sono gratuite e atroci, il film è inferiore alle ambizioni, però coglie nel segno rappresentando la ferocia di una classe media che si ribella all’anonimato.

 

Il solco di pesca di Maurizio Liverani (1976) è una pietra miliare del cinema erotico italiano, un film bislacco e strampalato, unico nel suo genere. Un inno alla bellezza del culo femminile, costruito sulla interpretazione sexy di una giovanissima Gloria Guida.
Martine Brochard esce sconfitta dal confronto con la bionda meranese, ma se la cava a dovere nel ruolo di amante tradita che cerca di conservare la freschezza del suo posteriore.

Una donna alla finestra di Pierre Graniere-Deferre (1976) è un film francese girato sul lago di Como, interpretato da Martine Brochard insieme a Romy Schneider, un’attrice che per lei rappresentava un mito. Niente di erotico, solo una sofisticata storia d’amore che vede nel cast Philippe Noiret, Umberto Orsini e Gastone Moschin. C’è una spia nel mio letto di Luigi Petrini (1976) vede la Brochard protagonista principale insieme a Enzo Cerusico, Gabriella Farinon e Susan Scott. La storia è un intrigo tra spie, falsi criminali e finti diplomatici che si muovono all’interno di un castello. Il colpo di scena finale non risolleva un film insipido.

Nel 1976 Gianni Grimaldi gira Frou-frou del tabarin, il suo ultimo film, e vuole ancora Martine Brochard nel cast di un lavoro che porta sul grande schermo l’operetta La duchessa del Bal Tabarin.
Si tratta di un film ambientato nei tabarin, che vengono descritti come locali equivoci e sede di convegni amorosi proibiti. Va bene a Martine Brochard che come ballerina se la cava a dovere, torna a danzare come ai tempi di Armiamoci e partite e rispolvera le sue conoscenze di danza moderna.
La pellicola racconta la storia di una contessina (Brochard) e di sua madre (Carmen Scarpitta) che si danno da fare per incastrare gli uomini. Notevole la scena della Brochard mentre balla il can can a sedere nudo per conquistare Fabrizio Moroni. Il film non riscuote alcun successo.

Mannaja di Sergio Martino (1977) è un tardo spaghetti-western, un crepuscolare, per parlare come un critico vero.
Il cast è ottimo: Philippe Leroy, Maurizio Merli, John Steiner, Sonja Jeannine e Martine Brochard.
Merli la fa da padrone nei panni di un cowboy che vuole vendicarsi dell’uomo che ha ucciso suo padre. Per la Brochard una parte romantica da ballerina di saloon innamorata di Mannaja, destinata a morire per il suo uomo.

Una spirale di nebbia di Eriprando Visconti (1977) è una spietata analisi del rapporto di coppia, interpretata da Marc Porel, Carole Chauvet, Stefano Satta Flores, Eleonora Giorgi, Duilio Del Prete, Claude Jade, Flavio Bucci, Anna Bonaiuto e Martine Brochard.

La storia di un uomo infelicemente sposato che uccide la moglie durante una battuta di caccia. Il giudice incaricato di seguire il caso scopre molte cose che non vanno in tutti i matrimoni degli indagati, ma pure lui è figlio di un matrimonio infelice e non se la sente di giudicare.
Il film, tratto dal romanzo di Michele Prisco (Premio Strega 1996), ha molte ambizioni psicologiche tra mariti impotenti, menzogne, storie di corna, per raccontare i malesseri della vita di coppia.
Diversi nudi integrali di Martine Brochard, Anna Bonaiuto ed Eleonora Giorgi, che si spogliano tutte con generosità.
Il film è abbastanza spinto, alcune scene erotiche sono ben girate, tra tutte è rimasta storica una fellatio non simulata. Carole Chauvet è la protagonista della scena, che i flani del film pubblicizzano per incuriosire il pubblico.

Tralasciamo alcuni film per la televisione interpretati in questo periodo. Citiamo solo i titoli di due lavori come La villa di Ottavio Spadaro (1977) e Bel Ami, uno sceneggiato in costume di Sandro Bolchi (1979). Ricordiamo che in questo originale televisivo in quattro puntate la bella Brochard interpreta Mareille, la prima e più fedele delle amanti del protagonista. Nei panni del gran seduttore un attempato Corrado Pani.
Un altro film televisivo in tre puntate interessante è Disonora il padre di Sandro Bolchi (1978), tratto dal romanzo autobiografico di Enzo Biagi. Martine Brochard si segnala come convincente interprete della fidanzata e futura moglie del giornalista.

Stringimi forte papà di Michele Massimo Tarantini (1978) è un lacrima movie scritto da Gastone Pescucci, girato in un circo familiare molto piccolo: una location che mette quasi tristezza.
La storia è incentrata sul figlio di un acrobata che sogna di emulare le gesta del padre morto durante una pericolosa esibizione al trapezio. Martine Brochard interpreta la madre che dopo la morte del marito si innamora di un nuovo trapezista, ma deve fare i conti con la gelosia del figlio.
Alla fine il nuovo innamorato della madre conquista anche il ragazzo e in un finale strappalacrime si sacrifica per lui.

Il medium di Silvio Amadio (1979) è il penultimo film del regista che ha lanciato Gloria Guida, un giallo paranormale con Philippe Leroy, Susan Buchanan e Martine Brochard.
La storia di un musicista americano vedovo, con un figlio di cinque anni, che si stabilisce a Roma per lavoro. Nella villa cominciano le apparizioni di una misteriosa entità che si impadronisce del figlio, infine il padre scopre che un essere soprannaturale sta tentando di indurre il ragazzino a commettere un omicidio.

Peccato originale di Anthony Green (Mario Sabatini) (1980) rappresenta un ritorno all’erotismo, sia pure tinto di giallo, per una sempreverde Martine Brochard dotata di una bellezza che non pare soffrire il passare del tempo.
Madre (Brochard) e figlia (Elisabetta Virgili) si contendono lo stesso uomo (Philippe Leroy, esperto di ruoli simili).
La trama gialla è data da una valigetta che contiene il bottino di una rapina.

Murder obsession (1980), altrimenti noto come Follia omicida, è l’ultimo film horror di un grande regista come Franco Freda che in Italia ha inventato il genere. Questo ultimo film non lo amava molto: “È una merda. Gli attori erano scarsi e così i soldi…”, confessava ad Amarcord.
La storia di un attore (Stefano Patrizi) che tornando a casa per presentare alla madre la fidanzata (Silvia Dionisio),viene raggiunto da un amico regista e da due attrici (Laura Gemser e Martine Brochard) che vengono barbaramente uccise.
La Brochard finisce trucidata con una sega elettrica, ma in una sequenza precedente viene messa in una tomba. Il rapporto tra l’attrice è Freda non è dei migliori, il regista è vecchio e inacidito, tratta male il cast e i litigi sono frequenti.

L’ebreo fascista (1980), noto anche come Prima della lunga notte, è un film diretto da Franco Molè, secondo marito di Martine Brochard, che vede nel cast Ray Lovelock, Ines Pellegrini, Silvia Dionisio, Adalberto Rossetti, Martine Brochard ed Enrica Bonaccorti.
La storia è tratta da un romanzo di Luigi Preti. Lovelock è un ebreo ai tempi del fascismo che prima si sposa con la Dionisio, poi parte per l’Etiopia, torna per fare il giornalista, si innamora della bella segretaria e va in crisi dopo le leggi razziali. Alla fine vive la sua tragedia personale.

Notturno con grida di Ernesto Gastaldi e Vittorio Salerno (1982) è un film a budget ridottissimo che vede la Brochard accanto a Mara Chiavetta (nome d’arte Mara Maryl), moglie di Gastaldi.
Nel cast c’è anche Franco Molè, marito della Brochard, per raccontare una storia di medianità e soprannaturale.

In questo periodo la bella attrice francese, ormai naturalizzata italiana, fa molta televisione. Ricordiamo: La sconosciuta di Daniele Danza (1982), Investigatori d’Italia di Paolo Poeti (1985) e I ragazzi della Terza C di Claudio Risi (1986).
Investigatori d’Italia vede protagonista Andy Luotto, da noi non è stato un successo, mentre pare che le dodici puntate della serie siano un cult della televisione francese.

Degno di nota è il soft core L’attrazione di Mario Gariazzo (1987), con protagonista la seducente attrice francese Florence Guérin, che attraversa un momento di grande popolarità.
La pellicola racconta le vicende erotiche che ruotano attorno a una partita a scacchi tra il ricco banchiere Marino Masé e la bella fotografa Florence Guérin. Si gira in una villa, tutto in interni, il piatto forte sono le scene di sesso e i plastici nudi della Guérin, pure se la Brochard non si tira indietro.

Le parti da protagonista erotica non sono più possibili per Martine Brochard, sempre bella ma non più giovanissima. Si deve accontentare di una fugace apparizione ne I miei primi quarant’anni di Carlo Vanzina (1987), dove la parte del leone la fa Carol Alt, inespressiva ma bellissima nei panni (svestiti) di Marina Ripa di Mena. Si narra che l’affascinante modella fosse doppiata da una certa Carmen Stowe per tutte le scene dove era costretta a esibire il sedere nudo.
Il film è tratto dall’omonimo libro autobiografico della trasgressiva Marina Ripa di Meana, un vero caso editoriale che racconta gli amori e le esperienze erotiche della protagonista.

In questo periodo è la televisione a cercare Martine con interesse, infatti l’attrice francese lavora nel thriller L’uomo che non voleva morire di Lamberto Bava (1988), per la serie Alta tensione, che ha avuto un buon successo in Francia ma in Italia è stata trasmessa solo a notte fonda. Martine Brochard è una donna ricca e cattiva.

I promessi sposi di Salvatore Nocita (1988) è un altro lavoro televisivo, remake del grande successo del 1967 diretto da Sandro Bolchi con Castelnuovo e Pitagora. Martine Brochard interpreta un ruolo secondario all’interno di una gigantesca produzione internazionale. Non è un buon periodo.

La Brochard interpreta film fantasma mai usciti in sala, cose come Affollata solitudine di Stefano Santini (1988), La stanza delle parole di Franco Molè (1989) e Ultimo ciak a Venezia di Saverio Lipartiti (1989).
Tra questi ricordiamo La stanza delle parole, secondo lavoro cinematografico per il marito della Brochard che racconta la vita sentimentale di Henry Miller. La pellicola viene prodotta dalla Filmirage di Aristide Massaccesi.
In origine doveva essere un lavoro teatrale da mettere in scena all’Eliseo di Roma, ma viene trasformato in film per via dei contenuti erotici piuttosto scabrosi.
Franco Molè è un regista di teatro più che di cinema, infatti la Brochard lavora molto con lui sul palcoscenico, mentre nel cinema i risultati artistici sono più scarsi, forse il linguaggio diverso crea qualche problema. Questo film non esce mai, anche perché contemporaneamente negli Stati Uniti viene realizzato Henry & June che è praticamente identico.

Un altro suo film poco visto è l’episodio Nel paradiso dei forzati di Duccio Tessari (1990), inserito nella serie televisiva italo-franco-tedesca Il gorilla e girato in Venezuela. Ci sono anche Marina Suma e Françoise Periere.

Il film più importante che Martine Brochard interpreta in questo periodo è senza dubbio Paprika di Tinto Brass (1991), dove tiene a battesimo la debuttante Debora Caprioglio nei panni di una simpatica prostituta che vive con leggerezza l’esperienza della casa di tolleranza.
La Brochard è madame Colette, una maîtresse con desideri lesbici che ricordiamo in un’ironica scena erotica nella quale indossa un enorme fallo di gomma e penetra la bella Paprika.
La Brochard viene rilanciata nel cinema erotico da un Maestro che le cuce addosso un bel personaggio, ambiguo e quasi romantico, di una donna che ha vissuto sempre nel mondo delle case chiuse, ma è consapevole che presto tutto finirà.
Il film provoca scandalo perché promuove la vecchia idea nostalgica di Brass sulla riapertura delle case chiuse. Resta un lavoro molto ben girato, condito di ironia, secondo lo stile di Tinto Brass, senza alcuna ombra di oscenità.
La pellicola lancia nel cinema Debora Caprioglio, ex donna di Klaus Kinski, al tempo compagna del ministro Gianni De Michelis.

Martine Brochard è a un bivio della carriera. Non può essere più interprete di puro cinema erotico, anche se Tinto Brass la vuole ancora per un piccolo ruolo ne L’uomo che guarda (1994).
Il film, liberamente ispirato al romanzo di Alberto Moravia, vede protagonista la bella Katarina Vasilissa, contesa tra padre e figlio rivali d’amore.
La pellicola non funziona, l’attrice principale è molto disinibita ma quasi del tutto priva di sensualità. Un fallimento, rispetto a Sandrelli e Caprioglio dei film precedenti. Il film sa di già visto e di già detto.

Tra gli ultimi lavori cinematografici di Martine Brochard ricordiamo L’orso di peluche di Jacques Deray (1994), un’occasione per lavorare accanto ad Alain Delon. Ricordiamo nel cast anche Francesca Dellera e una giovanissima Claudia Pandolfi.
Il rapporto con Alain Delon è pessimo, la Brochard vede cadere un mito, al punto che sente la necessità di occuparsi di altro, di prendere una pausa dal cinema.

Martine comincia a scrivere racconti per bambini, attività che pratica ancora oggi con incontri nelle scuole dove legge fiabe e novelle a giovani scolari. Zaffiretto il vampiretto e altri racconti è uno dei libri che ha avuto buona diffusione.

La scrittura le riempie il tempo libero come un hobby professionale, ma anche la televisione la tiene occupata con apparizioni in fiction importanti. Ricordiamo: Una donna per amico di Rossella Izzo (1998), Incantesimo 2 di Alessandro Cane e Tomaso Sherman (1999) e Non lasciamoci più di Vittorio Sindoni (1999) (TV).

La donna del delitto di Corrado Colombo (2000) è un episodico ritorno al cinema per un thriller distribuito solo all’estero. La Brochard interpreta una ricca signora che viene uccisa quasi subito per tornare in diversi flashback.
Da citare la scena della sua uccisione, in riva a un lago dove viene annegata, così come il film si ricorda per la presenza di due icone degli anni Settanta come Cinzia Monreale e Giuliano Gemma.

Martine Brochard torna alla televisione con nuove fiction come Vento di ponente di Gianni Lepre e Alberto Manni (2002), Il bello delle donne 2 e 3 di registi vari (2002), La squadra di registi vari (2002), e infine Vento di ponente 2 di Ugo Fabrizio Giordani e Alberto Manni (2004).

Per il cinema Martine Brochard interpreta Sfiorarsi (2006) del regista salernitano Angelo Orlando, un film indipendente di un certo valore, molto premiato ma poco distribuito. Infine ricopre un piccolo ruolo nello struggente Una sconfinata giovinezza (2010) di Pupi Avati, film struggente e intenso sul morbo di Alzheimer.

Martine Brochard non si ferma, pure se il cinema non la chiama, lavora in televisione: Lavagnino: diario di un salvataggio artistico di Vittorio Salerno (2007), Il sangue e la rosa di Salvatore Samperi (2007), Il peccato e la vergogna di Luigi Parisi e Alessio Inturri (2010 – 2014), Caldo criminale di Eros Puglielli (2010), Sangue caldo di Luigi Parisi e Alessio Inturri (2011), Viso d’angelo di Eros Puglielli (2011), Non è stato mio figlio di Alessio Inturri e Luigi Parisi (2016) e Il bello delle donne… alcuni anni dopo di Eros Puglielli (2017).

Non abbiamo detto niente del suo grande lavoro in teatro (citiamo solo Lisistrata di Sergio Giordani del 1996 e Il malato immaginario di Aldo Giuffrè del 2000) e di molti programmi di intrattenimento televisivi ai quali ha preso parte nel corso degli anni (Per chi suona la campanella di Pier Francesco Pingitore del 1985, Tutti a casa Rai uno del 1994…).

Il 2006 è un anno duro per la vita di Martine. Le viene diagnosticata una leucemia, che cura all’ospedale di San Giovanni Rotondo, quello di Padre Pio. Martine confida in un’intervista rilasciata al settimanale Gioia che è stato un miracolo, che si è salvata anche grazie alle preghiere, che “il medico cura ma Dio guarisce”.
Purtroppo poco dopo le muore il marito, l’amore della sua vita, Franco Molè.
Martine ha un figlio dal primo matrimonio: Ferdinando, che fa il regista, di cui va molto orgogliosa. Vive in una grande casa a Morlupo, un ex convento, ed è cattolica praticante. Naturalizzata italiana, ormai la Francia è solo un ricordo.

Martine Brochard con la sua erre francese, lo sguardo sensuale, un corpo perfetto e una grande espressività nella recitazione, è stata una delle attrici più utilizzate nel cinema di genere italiano.
La sua disponibilità a spogliarsi e recitare parti erotiche esplicite (condite di umorismo e ironia) l’ha facilitata in un periodo storico in cui le interpreti femminili venivano ricercate soprattutto per quel motivo.

In ogni caso Martine Brochard si ricorda non solo per il ruolo da lesbica chic, perché le sue interpretazioni sono caratterizzate da una recitazione impeccabile. Tra l’altro, nonostante un marcato accento francese, quando è possibile, si doppia da sola.
E poi ci sarà un motivo se molte sue colleghe di quel periodo sono uscite di scena e lei continua ancora a lavorare…

 

FILMOGRAFIA ESSENZIALE DI MARTINE BROCHARD

Parigi brucia? di Renè Clement (1967)

Baci rubati di François Truffat (1968)

L’amour di R. Balducci (1968)

Le Socrate di Robert Lapoujade (1968)

Una rosa per Jane di Hans W. Geissendorfer (1970) (TV)

I giovedì della signora Giulia di Paolo Nuzzi e Massimo Scaglione (1970) (TV)

Face aux Lancaster di Adonis Kyrou (1971) (TV)

Trastevere di Fausto Tozzi (1971)

Armiamoci e partite di Nando Cicero (1971)

All’ultimo minuto (episodio Il buio) di Ruggero Deodato (1971) (TV)

La ragazza fuoristrada di Luigi Scattini (1971)

Milano trema: la polizia vuole giustizia di Sergio Martino (1973)

Le monache di Sant’Arcangelo di Domenico Paolella (1973)

Storia di una monaca di clausura di Domenico Paolella (1973)

No, il caso è felicemente risolto di Vittorio Salerno (1973)

Ladri di quadri di Leandro Castellani (1973)

Il domestico di Luigi Filippo D’Amico (1974)

La governante di Gianni Grimaldi (1974)

Prigione di donne di Brunello Rondi (1974)

Gatti rossi in un labirinto di vetro di Umberto Lenzi (1974)

La nottata di Tonino Cervi (1974)

Il fidanzamento di Gianni Grimaldi (1975)

Quel movimento che mi piace tanto di Franco Rossetti (1975)

Fango bollente di Vittorio Salerno (1975)

Il solco di pesca di Maurizio Liverani (1976)

Una donna alla finestra di Pierre Graniere-Deferre (1976)

C’è una spia nel mio letto di Luigi Petrini (1976)

Frou-frou del tabarin di Gianni Grimaldi (1976)

Mannaja di Sergio Martino (1977)

Una spirale di nebbia di Eriprando Visconti (1977)

La villa di Ottavio Spadaro (1977) (TV)

Stringimi forte papà di Michele Massimo Tarantini (1978)

Disonora il padre di Sandro Bolchi (1978) (TV)

Il medium di Silvio Amadio (1979)

Bel Ami di Sandro Bolchi (1979) (TV)

Peccato originale di Anthony Green (Mario Sabatini) (1980)

Murder obsession di Riccardo Freda (1980)

L’ebreo fascista di Franco Molè (1980)

Notturno con grida di Ernesto Gastaldi e Vittorio Salerno (1982)

La sconosciuta di Daniele Danza (1982) (TV)

Investigatori d’Italia di Paolo Poeti (1985) (TV)

I ragazzi della Terza C di Claudio Risi (1986) (TV)

L’attrazione di Mario Gariazzo (1987)

I miei primi quarant’anni di Carlo Vanzina (1987)

L’uomo che non voleva morire di Lamberto Bava (1988) (TV)

I promessi sposi di Salvatore Nocita (1988) (TV)

Affollata solitudine di Stefano Santini (1988)

La stanza delle parole di Franco Molè (1989)

Ultimo ciak a Venezia di Saverio Lipartiti (1989)

Il gorilla (episodio Nel paradiso dei forzati) di Duccio Tessari (1990)

Paprika di Tinto Brass (1991)

In camera mia di Luciano Martino (1992)

Lia rispondi di José Quaglio (1993)

L’uomo che guarda di Tinto Brass (1994)

L’orso di peluche di Jacques Deray (1994)

Una donna per amico di Rossella Izzo (1998) (TV)

Incantesimo 2 di Alessandro Cane e Tomaso Sherman (1999) (TV)

Non lasciamoci più di Vittorio Sindoni (1999) (TV)

La donna del delitto di Corrado Colombo (2000)

Vento di ponente di Gianni Lepre e Alberto Manni (2002) (TV)

Il bello delle donne 2 e 3 di Ponzi, Parisi, Montanari (2002 – 2003) (TV)

La squadra di registi vari (2001 – 2006) (TV)

Vento di ponente 2 di Ugo Fabrizio Giordani e Alberto Manni (2004) (TV)

Sfiorarsi di Angelo Orlando (2006)

Una sconfinata giovinezza di Pupi Avati (2010)

Lavagnino: diario di un salvataggio artistico di Vittorio Salerno (2007) (TV)

Il sangue e la rosa di Salvatore Samperi (2007) (TV)

Il peccato e la vergogna di Luigi Parisi e Alessio Inturri (2010 – 2014)

Caldo criminale di Eros Puglielli (2010) (TV)

Sangue caldo di Luigi Parisi e Alessio Inturri (2011)

Viso d’angelo di Eros Puglielli (2011)

Non è stato mio figlio di Alessio Inturri e Luigi Parisi (2016)

Il bello delle donne… alcuni anni dopo di Eros Puglielli (2017)

 

Gordiano Lupi, autore dell’articolo, ha scritto “Gloria Guida, Il sogno biondo di una generazione”, La cineteca di Caino

 

 

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