MARK CHAPMAN, L'ASSASSINO DI JOHN LENNON

Negli anni settanta ricorreva un tormentone: “Quando si riuniranno i Beatles?”. Ogni voce su un loro possibile riavvicinamento veniva presa sul serio: si pensava che prima o poi i Beatles sarebbero tornati a comporre e suonare fantastiche canzoni insieme, come avevano fatto nei magici anni sessanta. Nel 1980, a spegnere per sempre quell’illusione provvederà il venticinquenne Mark Chapman. La sera dell’8 dicembre, dopo aver passato il pomeriggio negli uffici della propria casa discografica, John Lennon, il più famoso dei quattro ex Beatles, sta per rincasare con la moglie. Davanti al Dakota di New York, il lussuoso palazzo di fronte a Central Park in cui la coppia risiede, Chapman spara cinque volte contro Lennon, colpendolo quattro volte. Il grande musicista e cantante muore così, a quarant’anni, mentre viene portato all’ospedale.

John Lennon nasce nella grande città portuale inglese di Liverpool durante un bombardamento tedesco. Siamo nel 1940 e l’Inghilterra è in guerra con la Germania di Hitler. La mamma, Julia, in quel momento critico non ha neppure il conforto del marito Alfred, che si è imbarcato come marinaio. In ogni caso, il matrimonio finirà due anni dopo e, nel 1946, zia Mimi e zio George prenderanno in custodia il piccolo John, sottraendolo alla povera madre un po’ sventata (ha appena avuto una figlia con un soldato di passaggio e l’ha data in adozione).

Il bambino non va bene a scuola e allora si sfoga con la musica, che studia da solo. Elettrizzato dal rock and roll, la nuova musica proveniente dall’America, John si fa regalare una chitarra da quattro soldi e, a 16 anni, forma la sua prima band, con la quale va a cantare nei locali del quartiere. Due anni dopo, arriva il giorno più brutto della sua vita, quando la mamma, che non l’aveva mai abbandonato del tutto, muore investita da un ubriaco.

Nello stesso periodo John Lennon incontra Paul McCartney, anche lui orfano di madre, con il quale costituisce il nucleo del gruppo che, dal 1960, si chiamerà The Beatles. Gli altri due componenti sono George Harrison e Ringo Starr, quest’ultimo arrivato in un secondo tempo. Ma i capi rimarranno John e Paul, i quali, nel 1963, scrivono Please please me e She loves you. Due brani esplosivi che lanciano il gruppo di Liverpool in cima alle classifiche di tutto il mondo, dove resterà per anni grazie a canzoni che hanno fatto la storia della musica.

Nel 1970, i Beatles decidono di sciogliersi tra la costernazione degli ammiratori. Prima di allora c’erano già stati casi di fanatismo di massa per cantanti come Frank Sinatra ed Elvis Presley, ma nessuno era riuscito a smuovere folle oceaniche in tutto il mondo come i quattro di Liverpool.

Nel 1962 John aveva sposato la scrittrice Cynthia Powell, dalla quale aveva avuto, un anno dopo, il figlio Julian. Ma lei, a un certo punto, si era stancata dei tradimenti di John, del fatto che lui avesse iniziato a drogarsi pesantemente e dell’arrivo, nel 1966, della sua nuova amante fissa, la musicista ed ereditiera giapponese Yoko Ono.

A Cynthia non era rimasto che chiedere il divorzio. Ben presto le vite di John e Yoko, più grande di lui di sette anni, diventano simbiotiche. John la sposa, trovando in lei anche la mamma che non ha mai veramente avuto. Tuttavia, quell’unione costituisce il motivo principale dello scioglimento dei Beatles, perché gli altri componenti del gruppo non amano sentirsi dare consigli dalla nuova arrivata che John porta con sé in sala di registrazione. Secondo alcune voci, sarebbe stata sempre Yoko Ono a iniziare John Lennon all’eroina, trasformandolo in un tossicodipendente. Sciolti i Beatles, la coppia si trasferisce a New York. Malgrado tutto, Lennon resta la rockstar più famosa del pianeta, continuando a comporre da solo capolavori come Imagine, e diventa un simbolo dei movimenti pacifisti.

 

Insieme alla moglie, con indosso solo il pigiama, Lennon indice una conferenza stampa per rilasciare dure dichiarazioni contro le spese militari. Siamo in piena guerra del Vietnam, l’Fbi guidata da J. Edgard Hoover inizia a indagare sul conto dei coniugi Lennon nella speranza di trovare una scusa per arrestarli. La coppia, però, non crea problemi alla sicurezza nazionale e ha iniziato un lungo percorso di disintossicazione dalle droghe. Involontariamente, è il loro stesso spacciatore ad aiutarli, tagliando sempre di più con il borotalco l’eroina che fornisce loro per aumentare il proprio guadagno. Di fatto, li sta disabituando al desiderio di sostanze stupefacenti. Nel 1975 nasce il loro unico figlio, Sean. La guerra del Vietnam finisce nello stesso anno e la pace, oltre che in quel martoriato angolo di mondo, sembra arrivare anche nella chiacchierata coppia.

L’altro protagonista di questa storia è Mark Chapman, nato nel 1955 a Fort Worth, in Texas. Suo padre David è un sergente dell’aviazione, la madre Kathryn fa l’infermiera. Il bambino è terrorizzato dal genitore, che picchia abitualmente la mamma, mentre a lui, forse per fortuna, non rivolge nemmeno uno sguardo. Mark si rifugia in un mondo fantastico, immaginando di essere il presidente del “piccolo popolo” che vive sulle pareti della sua cameretta, dove ha attaccato i poster dei suoi divi preferiti. Quando Mark ha otto anni, John Kennedy viene ucciso a Dallas, a pochi chilometri da casa sua (le città di Fort Worth e di Dallas sono così vicine da formare un’unica metropoli). Un omicidio di cui probabilmente sente parlare spesso e che, forse, lascia un segno indelebile in lui: all’improvviso, una persona qualsiasi è diventata famosa in tutto il mondo per aver ammazzato il presidente.

Essendo di costituzione gracile, Mark viene preso in giro dai compagni di classe. Non sentendosi amato da nessuno, sperimenta droghe e scappa di casa per brevi periodi. Come tutti, è un fan dei Beatles e di John Lennon in particolare. A sedici anni, però, cambia completamente comportamento, diventando un fervente religioso protestante. In estate segue i bambini al campeggio della scuola evangelica presbiteriana, i quali lo trovano molto simpatico e lo chiamano Nemo. Lavora talmente bene nelle iniziative della comunità religiosa che viene premiato ed elogiato pubblicamente. Dopo il diploma, Mark fa un lungo giro a Chicago, dove suona la chitarra nelle chiese e, un po’ contraddittoriamente, nei night club. Frequenta l’università in Georgia insieme alla sua fidanzata, Jessica Blankenship, pure lei molto religiosa. Ma se la ragazza vive senza problemi i rapporti sessuali prematrimoniali, Mark ne soffre, considerandosi un peccatore. Si sente anche un fallito, perché negli studi va sempre peggio.

Mollati sia l’università sia la ragazza, Mark si iscrive a un corso per diventare guardia giurata, poi si trasferisce alle isole Hawaii, perché pensa siano un bel posto per togliersi la vita. Qui, nel 1977, cerca di uccidersi inalando i gas di scarico di un’auto, ma viene scoperto in tempo e portato in ospedale. Da lì viene trasferito in una clinica psichiatrica. Finalmente ci si accorge che il giovane ha problemi mentali, in particolare soffre di depressione.

Quando sembra essersi ristabilito, Chapman viene dimesso e, allo stesso tempo, assunto part-time dallo stesso ospedale come animatore. La madre, che si è decisa a divorziare, lo raggiunge alle Hawaii per stargli vicino. Nel 1978 a Mark viene l’idea di fare il giro del mondo in 80 giorni, come nel famoso romanzo di Giulio Verne. E lo fa senza starci a pensare due volte. In questa occasione si innamora di Gloria Abe, la sua agente di viaggio. Di ritorno, decide di sposarla perché Gloria, essendo di origine giapponese, gli ricorda Yoko Ono, la moglie del suo vecchio idolo. Ora che ha famiglia, per guadagnare di più Mark va a lavorare di notte come guardia giurata. Ma per lui la calma precede sempre la tempesta e infatti, all’improvviso, inizia a bere pesantemente.
 Spesso ubriaco, riannoda i contatti con l’immaginario “piccolo popolo” che aveva lasciato sulla parete della vecchia cameretta di bambino. La gente lo sente parlare da solo, con la tipica cadenza strascicata degli ubriachi. A un amico manda una lettera che finisce con un esplicito: “Sto impazzendo”.

Nel corso del 1980, Mark Chapman si convince che, per risolvere i suoi problemi, dovrebbe uccidere qualche personaggio importante. È in dubbio tra Elizabeth Taylor, Jacqueline Kennedy Onassis (vedova del presidente americano e di un armatore greco) e altri personaggi celebri. Alla fine sceglie John Lennon, tra tutti i vip quello più facilmente avvicinabile. Non gli è chiaro perché voglia ucciderlo, forse si sente tradito in qualche modo dagli ideali che l’ex Beatle aveva rappresentato per lui. In più di un brano di Lennon si sente la parola “sparami” e una sua canzone si intitola Happiness is a warm gun (“La felicità è una pistola calda”). Anche questo potrebbe aver influenzato Chapman.

I conoscenti che incontrano Mark in quei giorni lo descrivono “confuso” e “fuori di sé”. A novembre, Chapman vola a New York con la pistola d’ordinanza, entra in un cinema e poi torna alle Hawaii. Alla moglie racconta che voleva uccidere John Lennon, ma all’ultimo momento ha cambiato idea. La donna prende subito appuntamento con uno psichiatra ma, proprio il giorno in cui Mark dovrebbe andare nel suo studio, sale nuovamente su un aereo per New York.

Al taxista che lo prende in macchina all’aeroporto cerca di offrire della cocaina e forse il consumo di questa sostanza spiega in parte il suo stato mentale. Il giorno dopo il suo arrivo, Mark Chapman si pianta davanti all’ingresso del Dakota, il famoso albergo dei divi nel quale il regista Roman Polanski aveva ambientato il film Rosemary’s Baby. Prima o poi Lennon dovrà farsi vedere visto che abita lì, pensa Mark. Al mattino lo vede uscire, si fa autografare il suo ultimo album e lo saluta. Sorride, mentre Lennon sale su un taxi con la moglie. Non è ancora arrivato il momento. Poi scorge la governante dei Lennon che esce per una passeggiata in Central Park insieme a Sean, il figlio di cinque anni del musicista. Mark stringe la mano alla donna e dice a Sean che è davvero un bel bambino. Finalmente, alle 22.49, ecco il suo obiettivo scendere da una limousine. «Ehi, signor Lennon!», grida, ma lui non si volta nemmeno. È il momento, sì, è arrivato il momento di impugnare il revolver .38 Special e sparare, sparare, sparare cinque volte!

Quando è tutto finito, Mark si mette a leggere un libro aspettando di essere arrestato. Al procuratore dice che una parte di lui appartiene al diavolo. Che ha ucciso per ottenere attenzione. Oppure, ancora, che in quanto fervente cristiano non approvava l’ateismo di Lennon. Inoltre, gli dà fastidio il fatto che John abbia invocato l’abolizione della proprietà privata pur essendo stato un multimilionario. Insomma, non sa neppure lui perché l’ha fatto.

Il corpo di John Lennon è stato cremato: una parte delle ceneri è stata sparsa in mare, le restanti sono custodite da Yoko Ono nella propria casa di New York.

Mark Chapman viene condannato all’ergastolo, con la possibilità di essere rilasciato dopo 20 anni di prigione. Ha chiesto più volte la grazia, ma la libertà condizionata gli è stata rifiutata per l’ennesima volta nel 2014.

 

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Di Sauro Pennacchioli

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4 pensiero su “MARK CHAPMAN, L’ASSASSINO DI JOHN LENNON”
  1. Ciao Sauro. Dando per scontato che tu sia esperto di tutto, cosa ne pensi della stroncatura dei dischi dei Beatles che fa Piero Scaruffi.

    Io la trovo interessante perchè è rarissimo che qualcuno sollevi anche piccole critiche ai quattro e poi perchè mi sembra motivata. In pratica la sua critica verte sul fatto che quasi tutte le idee geniali dei Beatles erano già state fatte precedentemente da altri musicisti più bravi tecnicamente e intelletualmente e che in pratica furono un fenomeno più di costume che musicale.

    Io sono d’accordo con lui su tutto però i dischi dei Beatles mi piacciono lo stesso (e non per nostalgia perchè appartengono più alla generazione dei miei genitori che alla mia) e comunque l’aver portato al grande pubblico una serie di idee musicali della musica di nicchia mi sembra comunque un merito.

    1. Non sono esperto di musica, vedo le cose in chiave più “sociologica”.

      Elvis Presley, come persona, era un provincialotto di scarso spessore rivolto al passato più che al futuro. I Beach Boys sembravano pensare solo alle ragazze e alla spiagge. I Doors erano troppo schizzati e strani.

      I Beatles, invece, nel bene e nel male erano lo specchio della loro generazione.

  2. Grazie Sauro !
    Comunque bel articolo.
    Le foto di Chapman che invecchia in carcere fanno impressione anche a me che non sono contrario all’ergastolo !

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