MARC DUTROUX

Condannata nel 2004 a 30 anni carcere, Michelle Martin, moglie di Marc Dutroux, ottiene la libertà condizionata già nel 2012. Dopo essere stata in convento per tre anni inizia a studiare legge e nel 2020 si laurea, mettendosi subito alla ricerca di un lavoro.
Per l’opinione pubblica belga gli otto anni passati in prigione sono davvero poca cosa per lei, tenuto conto della sua complicità nei delitti compiuti dal marito.

Marc Dutroux nasce nel 1956 alla periferia di Bruxelles, capitale del Belgio. Pur essendo figlio di una coppia di insegnanti, allo studio preferisce il lavoro manuale, così a 18 anni prende il diploma di elettricista. Due anni dopo sposa Francoise, dalla quale ha due figli, ma la coppia si separa nel 1983, quando lui si mette con Michelle Martin.

Nata nel 1960 a Waterloo, la città belga resa famosa dalla sconfitta di Napoleone, ex insegnante, già mamma di una bambina avuta da un precedente matrimonio, Michelle gli darà due figli e una figlia.
Però non si tratta di una coppia come tante altre.

Nel 1985, con l’aiuto della sua nuova donna, Dutroux sequestra e violenta cinque ragazzine di neanche 16 anni e una donna di 50, che poi ferisce nelle parti intime con un rasoio. Per tutto questo lui riceve una condanna a 13 anni e la moglie a 3.

L’uomo viene liberato per buona condotta dopo averne scontati solo due, lei praticamente non vede il carcere. In teoria, una volta libero, Dutroux dovrebbe essere seguito da un neuropsichiatra e visitato da un’assitente sociale, ma non accade niente di tutto questo.

Ufficialmente è un meccanico disoccupato, ma l’ex galeotto è proprietario di undici case a Charleroi e nei paesi vicini. Inoltre possiede molti automezzi, tra cui auto, furgoni, betoniere e pale meccaniche. Tutto questo l’ha potuto comprare grazie al fiorente traffico di droga che ha organizzato insieme ad alcuni complici.

Il 14 giugno 1995, vicino a Liegi, due bambine di 8 anni, Melissa Russo, nipotina di un minatore emigrato da Agrigento, e la sua amichetta Julie Lejeune decidono di andare sul ciglio di un cavalcavia a salutare per gioco le auto che passano in autostrada.

Mentre sono ancora nel campo di grano che le separa dal cavalcavia, vengono rapite da Marc Dutroux e da Bernard Weinstein, un suo amico spacciatore. Nell’appartamento ricavato dalla cantina di una delle sue case, Dutroux sottopone le piccole a ripetute violenze sessuali, con il consenso e l’aiuto di Michelle.

Il 23 agosto 1995, Dutroux e il suo tirapiedi rapiscono due ragazze, An Marchal ed Eefje Lambrecks, di 17 e 19 anni, davanti alla fermata del tram. Forse perché “troppo grandi”, il rapitore si stanca presto di loro e le uccide pochi giorni dopo. Invece continua a tenere in vita Melissa e Julie, le due bambine.

A dicembre, Dutroux uccide anche il suo scagnozzo Bernard Weinstein, che tenta di ricattarlo. Lo stesso mese, finisce in carcere per avere rubato alcuni camion.
Mentre lui si trova al fresco, la moglie Michelle non si preoccupa di portare il cibo alle piccole, pur sapendo bene dove si trovano. Così, Melissa e Julie muoiono lentamente di fame.

Tornato libero nel marzo del 1996, l’uomo infila in due sacchi neri i piccoli corpi senza vita e li seppellisce nel giardino di una delle sue case. A questo punto, progetta il rapimento di altre due ragazzine insieme a Michel Lelievre, un altro membro della sua banda di spacciatori.

Il  28 maggio 1996, Sabine Dardenne, 12 anni, capelli biondi e zaino sulle spalle, pedala felice verso la scuola con la sua bicicletta nuova. All’improvviso, un furgoncino bianco le si affianca, qualcuno l’afferra e lei sviene, per risvegliarsi poco dopo in una prigione sotterranea.

Alcuni giorni dopo, Marc Dutroux le dice che i suoi genitori si rifiutano di pagare il riscatto e per questo il “capo della banda” ha deciso di ucciderla, ma non deve preoccuparsi perché lui la difenderà.
Comincia così, per la ragazzina, una lunga serie di abusi, dopo i quali, “in premio”, il rapitore le permette di guardare la tv.

Il 9 agosto, il solito furgoncino bianco si aggira intorno al centro sportivo di Bertrix. Dutroux e Lelievre adocchiano una ragazzina di 14 anni, Laetitia Delherz, che torna a casa dopo essere stata alla piscina comunale.

Uno dei due la ferma per chiederle un’informazione, mentre l’altro l’afferra alla gola impedendole di gridare e trascinandola dentro. Le fanno ingoiare alcuni sonniferi per addormentarla e, al risveglio, si ritrova anche lei nella prigione sotterranea insieme all’abbattuta Sabine, prigioniera da più di due mesi.

La dodicenne dice di stare male, di aver paura di non farcela più. Poi arriva Dutroux, il quale racconta anche a lei che i suoi genitori non vogliono pagare il riscatto: preferisce essere uccisa, come vorrebbe il presunto capo della banda, o accettare gli abusi come Sabine?

A Laetitia non rimane che scegliere il male minore. Prima di andarsene, Dutroux si raccomanda affinché non parlino forte, altrimenti il fantomatico capo le ucciderà.

Intanto, negli uffici della polizia locale, un ragazzino particolarmente sveglio racconta di aver visto, vicino alla piscina dove è sparita Laetitia, un furgoncino bianco sospetto, del quale ricorda il numero della targa.
Per gli agenti è semplice risalire al proprietario, un certo Marc Dutroux, condannato per stupro nel 1985.

Il 13 agosto, numerose auto della polizia si dirigono verso Marcinelle, una cittadina vicino a Charleroi. Dutroux e la moglie vengono portati via in manette. Dopo un paio di giorni, l’uomo rivela al procuratore dove si trovano Laetitia e Sabine.

Le ragazzine, quando sentono i rumori degli agenti che si avvicinano al sotterraneo, invece di gridare aiuto rimangono in silenzio, temendo che stia arrivando il fantomatico “capo” che le vuole uccidere.

Quando si rendono conto di essere finalmente libere e passano davanti a Dutroux, che ha accompagnato i poliziotti, lo ringraziano di cuore credendo che sia stato lui a farle liberare.

Quello che ormai tutto il mondo chiama il “mostro di Marcinelle” continua a parlare. Il 17 agosto indica il posto dove ha sepolto Julie e Melissa, le due bambine di 8 anni morte di stenti mentre lui era in prigione.

Sepolto accanto a loro, c’è il corpo di Bernard Weinstein, il complice che aveva cercato di ricattarlo. Il 3 settembre vengono individuati nei pressi di un’altra casa anche i resti delle altre due vittime, An e Eefje.

Nel 2004, al processo, Marc Dutroux viene condannato all’ergastolo. Michelle Martin, che l’anno prima aveva divorziato, a 30 anni, e il complice Michel Lelievre a 25.
Altri complici vengono condannati a pene minori, avendo avuto a che fare solo con lo spaccio della droga,

Mentre Laetitia, la sua compagna di sventura, preferisce spegnere i riflettori intorno a sé, Sabine Dardenne, che oggi vive a Parigi, ha scritto un libro sulla sua terribile esperienza intitolato “Avevo 12 anni, ho preso la mia bici e sono partita per andare a scuola…”.
Al processo aveva guardato il suo carnefice negli occhi e gli aveva chiesto: “Voglio sapere solo una cosa: perché non mi hai ucciso?”.

Nel 2013, Dutroux chiede di ottenere la semilibertà, come l’ex moglie, ma gli viene negata. Persino sua madre Jeannine dichiara che è troppo pericoloso per essere lasciato libero.

Nel gennaio del 2014, il mostro di Marcinelle scrive una lettera di 44 pagine al padre di Julie Lejeune, una delle vittime, nella quale gli dice di aver rapito sua figlia “per difenderla da una pericolosa banda di pedofili assassini”.

 

 

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Di Sauro Pennacchioli

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