Trovare casualmente in rete il cult “Manuale delle Giovani Marmotte” in edizione Pdf (l’ho scaricato gratis anche se non si fa) è stato un tuffo nel passato, con relativo attacco di nostalgia incontenibile anche per un ragazzotto grande e grosso come me.

Nei primi anni settanta questo libercolo finemente rilegato, che oggi farebbe ridere i polli, rappresentò una specie di “lasciapassare” verso la Grande Avventura. Il sogno represso di emancipazione dai genitori e la voglia di saper badare a se stessi in mondi fatti di giungle tropicali, campeggi improvvisati e kit di sopravvivenza contro attacchi di ipotetici orsi che, i grandi sapevano, in Italia sono praticamente estinti.

 

Se ripenso alle minkiate che ci immaginavamo (non avendo altri mezzi!), mi meraviglio di non essere finito a fare il caporal maggiore addetto alle boe d’attracco del porticciolo di Sarzana.

Questo “Manuale delle Giovani Marmotte” della Arnoldo Mondadori Editore (a cui faranno seguito, dopo il grande successo del capostipite, decine di sequel più o meno sulla falsariga), era un libro zeppo di trovate, giochi e stronzatine che, però, rappresentava un modo intelligente e “scarno” per tenere attiva la nostra testolina di ragazzini in erba in braghette corte, capelli a caschetto e con la tv in bianco e nero sempre accesa dalle diciassette in poi, perché prima nei due unici canali esistenti c’era solo il monoscopio.

CRESCIUTI CON IL MANUALE DELLE GIOVANI MARMOTTE
La copertina del primo Manuale delle Giovani Marmotte uscito nel 1969 con le illustrazioni di Giovan Battista Carpi

 

Malefici quegli anni.

Eppure.

Eppure si imparava a costruire un aquilone (cosa che ora non gliene frega più niente a nessuno), si sapeva costruire una tenda improvvisata con legna e frasche secche, si improvvisava un telefono per comunicare a distanza o a scrivere messaggini in codici inventati assolutamente segretissimi. Per non parlare di come trasmettere il pensiero, usare l’orologio come fosse una bussola, uccidere una zanzara con l’alito di prima mattina e chi più ne ha più ne metta.

Insomma, lo stimolo alla fantasia e a far girare le rotelline delle nostre testoline allora c’era… eccome!

Oggi invece i ragazzini di 9-10 anni (e ne conosco parecchi) sanno girare molto velocemente i comandi delle PS3 o delle Wii, ma per quel che concerne la fantasia e la testolina… stendiamo un pelo vietoso!

Chissà se riuscirò a vedermeli a capo di qualche governo ancora più incapaci di quelli che abbiamo avuto… e qui lo ammetto, ce ne vuole di fantasia, eh?

Dato il grande successo ottenuto dal primo volume seguirono molti altri manuali, da quello di Paperinik a quello di Nonna Papera

 

6 pensiero su “CRESCIUTI CON IL MANUALE DELLE GIOVANI MARMOTTE”
  1. Conoscevo a memoria questo, il secondo, il terzo manuale (dal disegnatore completamente diverso).. uno di questi comprendeva persino la divinazione tramite l’I Ching, che così conoscevo già bene quando anni dopo lessi “La svastica sul sole”!
    E vogliamo dimenticare il Manuale di Silvan con i suoi esempi di prestidigitazione?
    Quello “del Marciatore”, di Vezio Melegari?
    Sogni ingenui dei ragazzini degli anni ’70!

  2. io sono arrivato ad avere il anche il 5° manuale delle giovani marmotte.
    alla fine raschiavano il barile, nel senso che c’era quello monografico sullo sport (se non ricordo male).

  3. Io ho il 1,il 2, il 3 manuale delle giovani marmotte, il manuale di Archimede, il manuale di Paperinik, il manuale del Gran Mogol, e il manuale di Qui, Qui, Qua. Mi mancano solo il 4 manuale ed il manuale di Nonna Papera. All’ epoca non mi interessarono. Chissà se ce ne era qualche altro.

  4. Possiedo ancora sia il vecchio, primo “Manuale delle Giovani Marmotte” del 1969, tenuto bene, come nuovo; mia madre ha ancora quello di “Nonna Papera”, che le regalai anni fa. E ho anche quello di “Yoghi”, altra casa editrice ma abbastanza simpatico.

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