Due anni dopo il capostipite, che aveva riscosso un inaspettato successo grazie a una formula avvincente e azzeccata (QUI e QUI), era inevitabile che Home Alone avrebbe generato un sequel: vede così la luce, nel 1992, Mamma ho riperso l’aereo – Mi sono smarrito a New York (Home Alone 2: Lost in New York). Che si svolge un anno dopo il primo, e ne ripropone con altrettanto successo la formula, cambiando giusto qualcosa.

Mossa intelligente quella di reimmaginare di fatto la ricetta precedente evitando però di ricalcarla pedissequamente: Home Alone 2 è un’operazione riuscita, che ripropone tutto ciò che di iconico c’era nel primo film, ma cambia location senza ribaltarne le situazioni.

MAMMA, HO RIPERSO L'AEREO


Ritroviamo quindi Kevin, e stavolta i genitori si premurano che non perda di nuovo l’aereo, assicurandosi che vada in aeroporto (fortunati gli adattatori nostrani che si sono ritrovati una situazione pivot analoga a quella del primo film, tanto da non dover cambiare il titolo italiano…). Con lui c’è l’intera famiglia di simpatici & antipatici già conosciuti l’anno prima.

MAMMA, HO RIPERSO L'AEREO


Ma poi ecco che il ragazzino (sempre Macaulay Culkin, ormai superstar) sbaglia aereo, e al posto di volare fino a Miami con i suoi, si ritrova nella Grande Mela.
Per fortuna con addosso i documenti e le carte di credito di suo padre, che gli permettono di spendere e spandere. Come alloggiare al Plaza Hotel di proprietà del tycoon Donald Trump, il quale appare anche in una scena.

MAMMA, HO RIPERSO L'AEREO


L’avventura finisce qui? No, è appena iniziata: i due banditi intepretati da Joe Pesci e Daniel Stern, che un anno prima provarono a svaligiare la casa dei McCallister, quest’anno (evasi di prigione) sono proprio a New York, pronti a mettere a segno un colpo colossale.
Ovviamente si ritrovano ancora Kevin tra i piedi facendoli dibattere tra voglia di vendetta e volontà di portare a casa il frutto della rapina.

MAMMA, HO RIPERSO L'AEREO

E poi c’è anche chi ha dei sospetti sul ragazzino: Hector, il concierge del Plaza (un grande Tim Curry fresco di Pennywise), non crede alle bugie di Kevin e inizia a indagare per conto suo, tramite i dati della carta di credito usata per pagare la stanza.

“Kevin, lo vuoi un palloncino?”

A completare il quadro c’è la clochard di Central Park, una donna che ha perso tutto e, oggi senzatetto, fa paura.

Lo schema è il medesimo di Mamma, ho perso l’aereo, così come le situazioni, anche se declinate diversamente. Kevin, come nel primo film, fa credere di non essere solo, stavolta anche grazie a un aggeggio so 90’s, un registratore/modulatore vocale con il quale si diverte a prendere in giro il malcapitato di turno, reinterpretando la famosa scena del “tieni il resto, lurido bastardo!“.

Se nel primo film a far paura c’era il vecchio solitario, stavolta quel ruolo è ricoperto dalla barbona del parco… mai fermarsi alle apparenze, ognuno ha una storia che può mandare la vita sottosopra.


Non possono mancare le trappole e i marchingegni creati da Kevin contro i due ladri, altro ingrediente fondamentale (“infantile” e dagli effetti slapstick) che piace a grandi e piccini.

Mamma ho riperso l’aereo è forse un po’ più cupo e cinico del precedente, anche se sempre natalizio: l’atmosfera newyorkese aiuta non poco, specie con l’enorme negozio di giocattoli che fa da sfondo alle vincende.
La stessa città si presenta con scorci fantastici e vediamo Kevin alle due torri gemelle del World Trade Center, che oggi non esistono più.


Un sequel gestito con passione, fatto per duplicare il divertimento dell’originale. Scritto sempre da John Hughes e diretto sempre da Chris Columbus, la produzione non lavora pigramente e si vede: funziona alla grande.


(Da Moz O’Clock).



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