Nella prima parte dell’articolo (clicca qui), abbiamo visto la creazione di The Spirit da parte di Will Eisner, ed esaminato gli episodi fino a quando l’autore è stato arruolato per partecipare alla Seconda guerra mondiale.

Congedato verso la fine del 1945, Will Eisner tornò a lavorare alle storie di Spirit, sempre pubblicate ogni domenica da alcuni quotidiani. Ne risolleva rapidamente la qualità arrivando a livelli ancora più alti di prima, in quella che si può considerare come la prima vera resurrezione di un eroe nato appositamente per morire e poi rinascere.
Fu ben presto chiaro che l’autore non intendeva ripetersi, operando accurate scelte su cosa cambiare o conservare del periodo precedente.

Recuperò innanzitutto certe piccole tradizioni che si erano perse durante la sua assenza, come l’abitudine che aveva cercato di introdurre tra il 1940 e il 1941 di dedicare gli episodi prossimi al 25 dicembre allo Spirito del Natale e quelli vicini al 31 ottobre ad Halloween.

ULTIMO E MIGLIORE SPIRIT DI WILL EISNER
Spirit ad Halloween (1941)

 

Riprese in mano la serie proprio con una storia natalizia, di quelle alla Dickens in cui infondeva umanità e speranza facendo intenerire anche i peggiori criminali davanti alla sorte dei più sfortunati.

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Spirit nella “section” n. 311 (1946), con i colori degli anni ottanta

 

Nell’ultima storia del 1945 raccolse alcuni vecchi nemici di Spirit che non si vedevano dal 1942, compreso l’arcinemico Squid, e dopo averli fatti riapparire, se ne sbarazzò, come per salutarli e voltare pagina.

In questo suo secondo ciclo Eisner riprese a sperimentare soluzioni sempre più originali nella composizione delle tavole, soprattutto nelle grandi vignette d’apertura che fungevano da “copertine” degli inserti di Spirit, in cui la grafica del nome dell’eroe è parte integrante delle scene disegnate e cambia ogni volta senza una posizione fissa.

Anche se le splash page introduttive non sono state inventate da lui, Will Eisner è stato colui che più di ogni altro ne ha dimostrato le potenzialità espressive. Ma l’originalità grafica delle prime pagine di Spirit, che non si ripetevano mai, era un’altra tradizione che nei tre anni della sua assenza aveva finito per essere risolta troppo frettolosamente, se non del tutto tralasciata.

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Prima pagina di Spirit 341 (1946) in versione originale, sia pure con nuovi colori, e quella in bianco e nero dell’italiana Editoriale Corno (1972)

 

Spirit 474 (1949)

 

Spirit 411 (1948) con o colori “europei” della rivista Comic Art n. 31

 

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Spirit 489 con i colori originali del 1949 e ricostruiti per le ristampe de “Gli archivi di Spirit”

 

Nella seconda storia del 1946, Will Eisner rinarrò le origini dell’eroe dal punto di vista del commissario Dolan, dando ora più spazio al piccolo tassista Ebony, che nella prima versione era quasi assente. Ciò rese chiaro che si trattava di un nuovo inizio.

Lo stile dei disegni più morbido, caricaturale e grottesco e un montaggio basato sull’alternanza di lunghi dialoghi e azioni visive mute, tagliando varie scene e passaggi della storia originale, preannunciavano in piccola parte quello che sarebbe stato il nuovo corso della serie.

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Il commissario Dolan racconta l’origine di Spirit nella “section” 294 (1946)

 

Nell’episodio successivo riapparve dopo alcuni anni l’ex spia Satin, ora investigatrice di una compagnia assicurativa e madre di una bambina, ma sempre in amichevole competizione con Spirit. Reintrodurre uno dei personaggi dalla psicologia più complessa indicava, pur nel cambiamento, l’ideale continuità con le migliori storie del passato.

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Il ritorno di Satin in Spirit 295 (1946), colori degli anni ottanta

 

Aumentando i toni umoristici e accentuando la contaminazione tra i generi, Will Eisner iniziò a rappresentare con maggiore autoironia il proprio eroe. Questi, in realtà, non aveva mai preso troppo sul serio i terribili pericoli che affrontava, ma ora, invece di rimanere sempre impeccabile nel suo completo blu, finiva spesso malconcio e con gli abiti a brandelli.

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Da Spirit 303: colori originali (1946) e versione Kitchen Sink (1984)

 

L’autore si occupò ancora di più degli aspetti umani delle storie e dei personaggi secondari: il burbero commissario Dolan che si oppone a politicanti e affaristi senza scrupoli, sua figlia Ellen che cerca di far cambiar vita a Spirit e farsi sposare e il piccolo aiutante Ebony, che rivaleggia con il suo capo come detective.

In parte Will Eisner provò anche a rimediare alla caratterizzazione vagamente razzista di Ebony, aggravata dagli autori che lo avevano sostituito negli anni precedenti. Così dal febbraio al maggio 1946 Ebony fu mandato a scuola fuori città, per fargli almeno imparare a parlare un inglese meno sgrammaticato.

Nel frattempo il ruolo di spalla comica dell’eroe fu assunto dal piccolo eschimese Blubber, incontrato da Spirit al Polo Nord in una delle sue tante missioni in trasferta.

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Spirit e Blubber nella section 300 (1946)

 

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I personaggi fissi della serie in Spirit 330 (1946)

 

Dopo il ritorno di Ebony l’autore gli diede più spazio, approfondendone la psicologia e facendone il primo personaggio afroamericano protagonista di interi episodi a fumetti, pur senza essere titolare della serie.

Ma nonostante il maggior rispetto con cui lo usò, tanto da ricevere i complimenti di lettori neri per l’umanità del personaggio, non seppe o non volle modificarne molto l’aspetto fisico stereotipato.

Dal 1949 al 1952 finirà per aggirare il problema escludendolo dalle storie di Spirit e sostituendolo con ragazzini bianchi… per il buffo aspetto dei quali nessuno si offenderà mai.

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Ebony White nel 1948

 

Per le situazioni umoristiche, dal maggio 1946 Will Eisner riutilizzò abbastanza spesso anche i fratelli Tidewater, chiamandoli in modi diversi. L’occhialuto Bertram fu ribattezzato Brain (Cervello) per l’aria intellettuale e il piccolo Algernon divenne prima Kilroy (come i soldati Usa chiamavano gli eventi bellici assurdi e beffardi), soprannome scelto tra quelli suggeriti da un sondaggio tra i lettori, e infine P. S., perché dal 1946 fu usato da Eisner anche come protagonista di una striscia comica aggiuntiva a fondo pagina con questo titolo (nel senso, quindi, di Post Scriptum).

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Ebony chiede ai lettori di suggerire il nuovo nome di Algernon (1946)

 

Eisner cominciò a creare nuovi nemici ricorrenti per Spirit, a partire dal pittoresco e crudele imbroglione Mister Carrion (Signor Carogna), apparso dall’aprile 1946 con il suo avvoltoio Julia.

Dal luglio 1946 il principale arcinemico di Spirit divenne il misterioso signore del crimine The Octopus (La Piovra), di cui nessuno conosce la vera faccia né l’identità. Una versione migliorata di The Squid, con il quale ha in comune l’uso di particolari maschere di gomma con cui può trasformarsi in chiunque.

Ma a differenza di Squid, che sotto le maschere indossava in modo improbabile un cappuccio scuro, Octopus è sempre immerso nell’ombra e identificabile solo dai guanti viola con bande gialle, che lo fanno apparire come una controparte perversa di Spirit. Anche lui all’esordio, prima di portare la maschera, si nascondeva nell’ombra.

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Prima apparizione di Mister Carrion in Spirit 308 (1946), colori anni ottanta

 

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Octopus nel 1947

 

L’aspetto glamour della serie continuò a essere alimentato dalle tante bellissime donne fatali che perseguitano il protagonista. Che cercassero di uccidere Spirit o di sedurlo, che con il tempo tornassero o apparissero una sola volta, che fossero delle criminali o dalla parte di legge, Will Eisner si sbizzarrì nel caratterizzarle in modi sempre diversi, creando figure memorabili anche quando le fece vivere solo per poche pagine.

Dall’ottobre 1946 la più ricorrente divenne la rovina mariti e perenne giovane vedova P’Gell (il cui nome suona come gal, ragazza).

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Prima apparizione di P’Gell nella Spirit section 332 (1946)

 

L’ultimo personaggio reintrodotto da Eisner nel 1946, nell’episodio di Halloween, fu la strega Hazel P. Macbeth, la cui prima versione risaliva all’ottobre 1941 e riapparirà poi a ogni Halloween fino al 1950.

Non sembra un caso se due anni dopo il nome Hazel sarà usato anche per la strega disneyana nota in Italia come Nocciola, apparsa in contemporanea in un cortometraggio e in una storia a fumetti di Carl Barks nel 1952.

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Il ritorno della strega Hazel nella Spirit section 335 (1946)

 

Nell’autunno 1946 l’intestazione degli inserti prodotti da Eisner cominciò a cambiare da Comic book section a Spirit section e dalla fine di quell’anno restò come logo definitivo The Spirit Section. Se mai ci fosse stato un dubbio, era ormai chiaro che il personaggio di testa non sarebbe mai cambiato.

Dal marzo 1947 apparve un altro personaggio femminile notevole, la dottoressa Silken Floss, le cui conoscenze spaziano dalla fisica nucleare alla ricerca batteriologica. Pur non essendo una criminale, non si fa scrupoli a cercare di manipolare Spirit per forzarlo a collaborare ai suoi esperimenti. Ma nonostante la sua ostentata freddezza neanche lei resta immune al fascino dell’eroe.

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Spirit e Silken Floss nella section 354 (1947)

 

In altre storie di Spirit del 1947 esordirono anche la giovane Saree, una collegiale con simpatie criminali di cui diventa matrigna l’avventuriera P’Gell, e l’ingenuo ma volenteroso agente di terza classe Sam Klink. Tutti e tre i personaggi vengono coinvolti in situazioni da commedia noir sullo stile dell’allora recente film Arsenico e vecchi merletti.

Prima apparizione di Saree, Spirit section 346 (1947)

 

Ma era ormai un vero personaggio anche la città di Spirit, il cui generico nome di Central City indica in realtà la New York che l’autore ben conosceva, con i grandi palazzi accanto ai quartieri miserabili e le tante persone qualunque che si rivelano capaci di imprese straordinarie non appena le si osserva un po’ più da vicino.

Nelle storie di Spirit del dopoguerra sono sempre più spesso queste persone comuni i veri protagonisti. In ciò si intravede un assaggio dei temi dei futuri graphic novel, i romanzi a fumetti con ambizioni letterarie di cui trent’anni dopo Eisner sarà il principale iniziatore, oltre che l’inventore del loro nome.

A fronte del sempre maggior peso dato ad altri personaggi, il ruolo di Spirit si fece sempre più marginale e anche quando è al centro della scena a volte fa un po’ la parodia a sé stesso. Più che un eroe, ora appariva come una persona vera, che ride, soffre, lotta o si stanca, a seconda del momento.

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Vignetta dalla Spirit Ssection 461 (1949), in una versione in bianco e nero degli anni settanta

 

Pur mantenendo il completo controllo dei testi e dei disegni di Spirit dalla fine del 1945 al 1951, in questo periodo Eisner si avvalse di molti assistenti. Tra cui John Spranger per gli schizzi e le chine; Bob Palmer e Jerry Grandenetti per gli sfondi; Martin De Muth e Abe Kaneghson per il lettering; Marilyn Mercer, Klaus Nordling e Jules Feiffer per i testi; Klaus Nordling e Jim Dixon per le rifiniture.

Professionisti relativamente poco noti, salvo Feiffer, ma che dettero il meglio di sé sotto la direzione dell’autore di Spirit. Cambiando nel tempo i loro contributi, la mano dell’uno o dell’altro influenzò lo stile della serie nei diversi periodi, ma fino al 1951 i disegni delle figure umane e soprattutto i loro volti furono saldamente e gelosamente eseguiti dal titolare.

Grandenetti, Eisner e Kanegson ritratti da Eisner nella Spirit section 392 (1947)

 

Sollevato da una parte del lavoro grazie ai suoi collaboratori, nel 1948 Eisner tentò di autoprodurre alcune nuove collane di albi a fumetti, di cui realizzò le prime storie insieme allo staff di Spirit, ma i due albi pilota non andarono bene per la scarsa distribuzione e, poiché l’autore non aveva abbastanza denaro per ritentare, anche gli altri progetti di cui erano stati realizzati i primi episodi furono abbandonati.

Date le pressanti scadenze settimanali molto di quel materiale sarebbe stato riciclato nella serie di Spirit, ideale contenitore in cui da sempre trovavano posto storie d’ogni tipo (anche perché il protagonista, privo di troppi legami, poteva partire quando voleva per affrontare nuove avventure ovunque).

Tra quei fumetti inediti, i tre episodi del detective John Law (che riprendeva il nome di una creazione di Eisner del 1939) poterono essere riadattati facilmente poiché protagonisti e comprimari erano simili, a eccezione di un seducente e pericoloso personaggio femminile.

Nella più lunga di quelle storie, spezzata in due puntate nella versione ritoccata e pubblicata su Spirit, esordiva infatti Sand Saref, una bella avventuriera senza scrupoli ritornata dal passato dell’eroe dopo aver viaggiato in lungo e in largo per il mondo, dalla quale oltre trent’anni dopo Frank Miller avrebbe tratto ispirazione per creare la super-ninja Elektra.

Nel gennaio 1950 Sand, nata per essere l’amore tormentato di John Law, si aggiungeva alle tante donne fatali che perseguitano Spirit, acquistando subito un ruolo preminente come l’unica tra loro che avesse davvero qualche possibilità di successo nel disputarsi con Ellen Dolan il cuore del protagonista.

Copertina di John Law trasformata in splash page per la Spirit section 511 (1950)

 

Sand Saref nel 1951

 

Alla fine Eisner sviluppò anche il ruolo dell’eterna fidanzata e figlia di papà Ellen, dandole una carriera politica dopo quella iniziale di studentessa universitaria. Nel novembre 1950 la fece eleggere sindaco di Central City, carica che manterrà fino alla fine della serie.

Così il cuore di Spirit, come si confà a un eroico semi-fuorilegge, rischia di dividersi tra l’avventura senza regole incarnata da Sand e la legalità istituzionale rappresentata da Ellen, ma propende pur sempre verso quest’ultima.

Tra l’altro in anni in cui le donne sindaco erano davvero rare, Ellen Dolan era ora una figura all’avanguardia non solo rispetto ad altre eterne fidanzate o eroine dei fumetti, ma anche nei confronti della società americana reale.

Ellen Dolan sindaco nel 1951

 

Intanto, tra il 1949 e il 1950, esordirono nella serie di Spirit gli ultimi personaggi ricorrenti di una certa importanza, con i quali le storie finirono per virare sempre di più e sempre più spesso dal noir all’umorismo.

Dal luglio 1949 un giovane ex-allenatore di baseball di nome Sammy fa da spalla a Spirit alla fine di un ciclo di avventure in giro per mare. Dopo essere sbarcato a Central City insieme a lui, viene accolto nella famiglia Dolan diventando in breve tempo il principale sostituto di Ebony come assistente del protagonista.

Prima apparizione di Sammy nella Spirit section 479 (1949)

 

Il piccolo lustrascarpe Willum Waif e il tenente di polizia Dick Whittler, costantemente impegnato a intagliare pezzetti di legno, apparvero rispettivamente dal febbraio e dal giugno 1950. Derivavano da due storie inedite dedicate in origine a un amico di John Law, il lustrascarpe Nubbin, che furono riadattate su Spirit.
Willum, in queste e in altre occasioni, si alternò con Sammy nel ruolo di spalla comica dell’eroe.

Dal luglio 1950 apparve poi la piccola ereditiera Darling O’Shea, la bambina più ricca e anche più viziata del mondo, che per l’aspetto e il carattere tirannico potrebbe benissimo aver fornito l’ispirazione per la più famosa Lucy Van Pelt, apparsa poco dopo nella striscia Peanuts di Charles Schulz.

Amici di Spirit del 1951

 

La serie di Spirit tendeva quindi a non essere incentrata su un singolo eroe, quanto su vari personaggi fissi o saltuari che si alternavano. Ovvero sugli abitanti di Central City in generale, salvo quando il titolare partiva in viaggio diventando così il leit motiv di una o più storie ambientate in luoghi lontani.

In seguito Will Eisner fu pressato da altri impegni, poiché attraverso la compagnia American Visuals Corporation, che aveva fondato nel 1947 per produrre fumetti educativi e pubblicitari, nel 1951 cominciò a realizzare regolarmente per il Ministero della Difesa la rivista P*S* – The Preventive Maintenance Monthly (“La manutenzione preventiva mensile), in cui le sue brevi storie comiche a fumetti, ben più comprensibili dei tradizionali manuali militari, insegnavano ai soldati come aver cura del loro equipaggiamento.

Così nel 1951 Eisner dovette lasciare la realizzazione di Spirit in mano ai collaboratori, tra i quali, però, non c’erano più disegnatori abili come Lou Fine o John Spranger. Nonostante la verve dei testi di Feiffer, futuro grande autore satirico, la serie divenne l’ombra di sé stessa.
Tra i disegnatori che si alternarono dopo Eisner per un anno ci furono i suoi ex-assistenti Klaus Nordling e Jim Dixon, ma nessuno si dimostrò davvero all’altezza del compito. Dopo dodici anni, si profilava la definitiva chiusura della saga di Spirit.

Spirit disegnato da Klaus Nordling nella section 634 (1952)

 

In oltre seicento episodi settimanali, di cui più di quattrocento da lui realizzati, Eisner aveva sperimentato ampiamente tutto ciò che poteva in quel formato, entro i limiti di una produzione seriale.

Prima della chiusura fece un ultimo tentativo per mantenere in vita Spirit, cercando chi potesse proseguirlo degnamente al suo posto e nel 1952 ne affidò i disegni a Wally Wood, un venticinquenne specializzato in fumetti di fantascienza noto per la sua collaborazione agli albi dell’editrice E.C. Comics.

Spirit section 636 (1952), disegni di Wally Wood

 

Spirit section 644 (1952), penultima della serie

 

Wally Wood era alla ricerca di un incarico in cui potersi esprimere liberamente, per questo pose come condizione che le nuove storie di Spirit si svolgessero nello spazio. Così nacque il ciclo di Outer Space, che racconta un viaggio sulla Luna compiuto da Spirit con un equipaggio di galeotti firmato da Eisner, Feiffer e Wood.

Nella prima puntata, forse per la prima volta in un albo americano, sono citati anche i nomi dei co-autori oltre a quello del titolare della serie. Wood fece un ottimo lavoro usando una bellissima tecnica a retini, nonostante fossero destinati a essere un po’ soffocati dai colori.

Spirit disegnato da Wally Wood nella section 635 (1952)

 

Malgrado la qualità di questa originale versione fantascientifica di Spirit, i direttori dei quotidiani non ne apprezzarono il nuovo stile. Inoltre Wood non riuscì a reggere da solo il ritmo di produzione richiesto e, poiché Eisner aveva scommesso tutto su di lui e licenziato gli altri disegnatori, dovette aiutarlo in qualche sequenza.

Gli episodi furono ridotti a quattro pagine la settimana, prima che la serie chiudesse del tutto. Il 5 ottobre 1952 uscì il 645esimo e ultimo inserto di Spirit. Il personaggio sembrava ormai destinato all’oblio.

Da quel momento la sopravvivenza del ricordo della serie sarebbe dipesa dalle ristampe in albi, che anche nel dopoguerra erano proseguite parallelamente alla serie inedita.

Quando Eisner tornò alla fine della guerra, la testata The Spirit della Quality per qualche anno continuò come prima con le sue rade uscite trimestrali, che nel 1946 procedevano regolarmente riproponendo ancora le storie realizzate dai suoi sostituti.

The Spirit n. 6 della Quality (1946)

 

The Spirit n.10 della Quality (1947)

 

La prima cosa che cambiò nei comic book sul finire degli anni quaranta furono le copertine. Dopo una dozzina di numeri in cui erano state realizzate da autori come Lou Fine o Reed Crandall, con vaghe immagini di Spirit e compagni, iniziarono ora a essere disegnate da Eisner stesso, con l’aggiunta delle faccine dei quattro comprimari in alto o a fianco della testata e con un’immagine che di volta in volta si riferiva strettamente ad almeno una delle storie contenute all’interno.

L’autore inaugurava così una tradizione destinata a durare per lungo tempo, quella di essere anche il naturale e principale copertinista delle ristampe del suo personaggio più famoso.

Dal n. 16 del luglio 1949 la testata The Spirit della Quality divenne bimestrale, ma ora gli episodi ristampati erano solo tre per ogni albo. Solo dal n. 18 del novembre 1949 si iniziò a ristampare una selezione degli episodi di Eisner del dopoguerra, a cominciare da quelli del gennaio 1946, tra i quali la seconda versione delle origini di Spirit e il ritorno di Satin. Finalmente anche sui veri comic book iniziava il nuovo corso…

The Spirit n. 16 della Quality (1949)

 

The Spirit n. 18 della Quality (1949)

 

Sulle copertine del 1950 l’autore iniziò a esibire alcune delle sue donne fatali, ma la selettiva ristampa del miglior Spirit eisneriano al momento non andò oltre una quindicina di episodi, fermandosi a quelli della metà del 1946.
Infatti, dopo appena altre quattro uscite, la collana chiuse con il n. 22 dell’agosto 1950.

The Spirit n. 20 e n. 21 della Quality (1950)

 

L’ironica copertina, in cui l’affascinante e pericolosa Skinny Bones estraeva un pugnale da un reggicalze, sarà tra quelle stigmatizzate dai persecutori dei fumetti del tempo.

The Spirit n. 22 della Quality (1950)

 

Anche sul comic book Police Comics, che in passato aveva lanciato Plastic Man di Jack Cole, tra il 1949 e il 1950 furono ristampati otto episodi del nuovo Spirit di Eisner, appartenenti al periodo tra marzo e novembre 1946, dopo di che l’albo cambiò del tutto impostazione.

In quel periodo si stava imponendo una nuova tendenza negli albi americani. Gli eroi più o meno mascherati furono messi da parte e sostituiti con storie di vario genere senza protagonisti fissi, per cui Police Comics fu trasformata in una collana di vere storie poliziesche autoconclusive.

Se lo Spirit di Will Eisner continuerà a essere una fonte d’ispirazione per molti dei più importanti autori del settore e se, a tanti decenni di distanza, c’è chi ne rielabora ancora oggi le originali soluzioni grafiche e narrative, è anche perché la qualità delle sue storie avrebbe dimostrato di trascendere le mode passeggere.
Infatti la sua definitiva riscoperta a livello nazionale e internazionale doveva ancora arrivare… come vedremo prossimamente.

Splash page della Spirit section 441 (1948) citata in The Rocketeer-The Spirit n. 3

 

Esperimenti grafici dalla Spirit section 434 (1948), con la ricolorizzazione di Eisner del 1981

 

“Ten Minutes”, Spirit section 485 (1949)

 

 

(Da Dime Web).

 

 

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